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Le ragazze e l'iper-sessualizzazione
Le ragazze e l'iper-sessualizzazione
La televisione e i social media trasmettono un’immagine iper-sessualizzata delle ragazzine. Che impatto può avere questo fenomeno sull’autostima di tua figlia? E come darle gli strumenti per interpretarlo nel modo giusto?
L'iper-sessualizzazione e la crisi dell’autostima
Una ricerca sulla sessualizzazione dei giovani, condotta nel 2010 dalla Dottoressa Linda Papadopoulos e commissionata dal Governo del Regno Unito, rivela che l'attuale generazione di giovani donne è in preda a una crisi di autostima. Infatti, "L'esposizione a un ideale di femminilità altamente sessualizzato è causa scarsa autostima, di stati d'animo negativi e persino depressione nelle donne e nelle ragazze di oggi".
Nel suo libro Raising Girls, lo psicologo Steve Biddulph sostiene che, in una cultura come la nostra in cui l’apparenza è tanto importante, le ragazzine sono più "depresse e stressate che mai". Un’altra ricerca più recente, condotta da Dionne Taylor, docente presso Birmingham City University, ha dimostrato l’impatto negativo della cultura hip hop sulle giovani donne britanniche di colore, provando che l’iper-sessualizzazione, solo non ha danneggiato la loro autostima, ma ha avuto anche un impatto deleterio sulle loro opportunità di istruzione e di lavoro.
Che cos'è l'iper-sessualizzazione?
Il termine "iper-sessualizzazione" indica la tendenza a raffigurare e pensare la donna come oggetto sessuale. Oggi, Infatti, i media, il marketing e prodotti destinati alle ragazze le spingono – in modo palese o inconscio - ad assumere comportamenti inadatti alla loro età e a essere sessualmente esplicite. Ci sono tantissimi esempi di questo fenomeno: basta accendere la TV o fare un giro per negozi, per trovarsi di fronte a pubblicità che mostrano ragazze giovanissime in pose "sexy" e a programmi in cui le ragazzine sono vestite in modo provocante e si esibiscono in balli disinibiti sulle note delle canzoni delle pop star del momento, i cui testi sono spesso volgari. Basta digitare la parola "iper-sessualizzazione" su un qualsiasi motore di ricerca per trovare tantissimi esempi di questo fenomeno.
Il ruolo dei media
Dionne Taylor spiega che le giovani donne che ha intervistato nel corso del suo studio si sono abituate a vedere sessualizzazione come "parte integrante della loro quotidianità, a causa di pop star come Miley Cyrus e Rihanna e dei loro video musicali volgari ed espliciti". Per questo, ha lanciato un appello all'industria musicale, invitando a smorzare i toni e a raffigurare la donna in maniera più equilibrata e realistica. La Taylor incoraggia anche i genitori e gli insegnanti a parlare apertamente con le ragazze e a insegnare loro a interpretare i messaggi dei media nel modo giusto, acquisendo un occhio critico sulle immagini proposte. Infatti, stanno emergendo dei trend allarmanti tra le adolescenti, come scattarsi selfie al “thigh gap” (lo spazio tra le cosce, che più è ampio, meglio è) e al “bikini bridge” (lo spazio tra gli slip del bikini e lo stomaco, che si ottiene con la complicità di anche sporgenti): queste tendenze sono molto pericolose per l’autostima delle ragazzine, perché le portano a concentrarsi su ideali fisici poco realistici e altamente sessualizzati.
Il “thigh gap” e la sessualizzazione
Il “thigh gap” è una vera ossessione per le adolescenti, tanto che gli è stato persino dedicato un hashtag sui social media. Basta provare a digitare questo termine su un motore di ricerca e si apriranno migliaia di immagini di cosce magrissime. E non è finita qui: esistono addirittura dei blog sull’argomento, dove la magrezza malsana di certe modelle è elevata a ideale di bellezza da raggiungere a tutti i costi. Nelle immagini che si trovano sul web, l’inquadratura va dalla vita alle ginocchia: tutto ciò che viene prima o dopo non conta e questo fatto è davvero allarmante, perché indica la tendenza diffusa a ridurre la donna a oggetto e a una parte del suo corpo, senza dare importanza all’armonia complessiva delle sue forme.
Caryn Franklin, presentatrice televisiva, esperta di moda e co-fondatrice di All Walks Beyond the Catwalk, è preoccupata dal modo in cui la nostra società raffigura la donna. In un’intervista del 2013 al The Guardian, ha raccontato quanto fosse sconcertata dal fatto che la nostra cultura spinga le ragazze a dare valore solo all’estetica. "Alle giovani donne non vengono dati modelli di riferimento femminili che spicchino per doti intellettuali, sportive o lavorative. La conseguenza è che le ragazze guardano con ammirazione le celebrity da rivista patinata e vedono nella moda l’unica via alla femminilità e al successo”.
L'iper-sessualizzazione e il fenomeno dei selfie
C’è un fenomeno che spopola sui social media, non solo tra i giovani: il selfie. Più di un milione di foto sono postate su instagram con l’hashtag #selfie e, secondo un recente studio, il 91% di degli adolescenti che hanno un profilo sui social media hanno pubblicato online almeno un selfie. Sebbene si tratti di un normalissimo autoritratto fotografico e scattarsene uno ogni tanto sia un gesto innocuo, le adolescenti di oggi tendono a imitare le pop star che vanno di moda, postando sul proprio profilo foto che le ritraggono poco vestite e in pose volgari. Olympia Nelson, una studentessa di 11 anni, ha pubblicato un articolo su The Age in Australia intitolato "Dark undercurrents of teenage girls' selfies", in cui sostiene che la popolarità di una ragazzina dipenda dal suo modo di fare provocante e da quanto è ammirata dalle sue compagne . "Si scattano foto davanti allo specchio con l’espressione imbronciata e con addosso vestitini succinti per dimostrare quanto si piacciono e con la speranza di strapparti un “like” che dia una conferma alla loro vanità”.
L'iper-sessualizzazione delle ragazze: le cose devono cambiare
Con la nascita delle applicazioni di fotoritocco per cellulari, tablet e computer, le adolescenti possono modificare il proprio aspetto e cancellare i cosiddetti “difetti” dalle proprie foto con un semplice click. Di questo passo, le nostre figlie corrono il rischio di non riconoscersi più e di sviluppare un’immagine falsata di se stesse. Per evitare che questo accada, è molto importante provare a trasformare il selfie da moda a strumento per conoscersi meglio, come abbiamo provato a fare noi di Dove con questo video, in cui abbiamo chiesto ad alcune madri e alle loro figlie di scattarsi selfie che raffigurassero il loro lato autentico e spontaneo, senza usare filtri ed effetti.
Nel marzo del 2014, la rivista inglese Girl Talk ha condotto un sondaggio, chiedendo alle lettrici (che hanno dai 7 ai 12 anni) quale fosse l’aggettivo con cui gli sarebbe piaciuto essere descritte. La maggioranza di loro ha risposto “carina”. Preoccupata da questo risultato, Bea Appleby, la redattrice della rivista, ha deciso di sensibilizzare le ragazzine sul tema del femminismo, con la campagna #girlsareamazing, perché "Abbiamo il dovere di mostrare alle nostre lettrici che la femminilità ha tantissime forme, devono solamente trovare quella in cui si sentono a proprio agio."
Un buon modo per contrastare l’ipersessualizzazione sarebbe che i media iniziassero a celebrare le ragazze e le donne per le loro qualità che non hanno a che fare con l’aspetto fisico, come i talenti, la determinazione e la forza. Malala Yousafzai, la studentessa pakistana vincitrice del premio Nobel per la pace per il suo impegno nel campo dell'educazione, è un ottimo esempio di come le ragazze possano cambiare il mondo. Dovremmo porre le basi per una cultura in cui le donne e le ragazze non siano immaginate e raffigurate come oggetti e dove il loro valore non sia misurato sulla loro attrattiva sessuale. Dobbiamo costruire una cultura e una società dove vengano riconosciute per il loro talento e la loro personalità.
Autrice: Lisa Lister, fondatrice di Sassyology.com, scrittrice e autrice.