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Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immigrati

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immigrati

Messaggioda franz il 11/07/2015, 8:57

Nel 2014 in Italia per la prima volta più emigrati che immigrati: e Londra diventa la tredicesima città italiana
Le anticipazioni del rapporto Idos: l’anno scorso i residenti all’estero sono aumentati di 155mila unità contro i 92mila nuovi residenti stranieri

Per la prima volta negli ultimi 20 anni, nel 2014 i cittadini italiani residenti all’estero sono aumentati più degli immigrati residenti in Italia. Lo rivela il Dossier statistico sull’immigrazione 2015 realizzato dal centro studi Idos, che sarà pubblicato in autunno.

Dati
I dati fanno riflettere. E non solo perché nel 2014 gli italiani residenti all’estero sono aumentati di 155.000 unità contro i 92.000 immigrati in più che risiedono ora stabilmente nel nostro Paese. Ma soprattutto perché il numero complessivo degli italiani che vivono fuori dalla madrepatria (4.637.000) si sta avvicinando a quello degli stranieri presenti in Italia (5.014.000). E non si tratta solo di emigrazione occasionale, se sempre nel 2014, sono 89.000 i nostri connazionali che si sono cancellati dal l’anagrafe del loro comune di residenza per iscriversi in un comune straniero. A onor del vero va detto che contestualmente ci sono stati nel 2014 anche 130mila cittadini stranieri che hanno ricevuto la cittadinanza italiana per lo più, figli di genitori stranieri nati in Italia che , una volta raggiunta la maggiore età hanno acquistato la cittadinanza. Ma, secondo, gli esperti dell’Idos, il trend complessivo è in calo.
Poi vi è anche il fenomeno dell’immigrazione di passaggio. Sono 170mila i profughi che nel 2014 sono sbarcati nel nostro Paese per lo più diretti verso altri Stati europei.

Conseguenze
Se passiamo alle conseguenze dello scambio migratorio ci rendiamo conto che ha conseguenze significative anche sull’invecchiamento complessivo della popolazione. L’età media dei 60.796mila cittadini italiani è pari a 44,4 anni. In particolare il numero degli ultrasessantacinquenni è pari al 21,7% della popolazione contro una media degli Italiani all’estero ultrasessantacinquenni pari al 19,9%.

Dove vanno
Se poi andiamo a vedere dove stanno andando i nuovi emigrati italiani secondo i dati Aire (L’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) di inizio 2014 vediamo che è la Gran Bretagna il Paese con più nuovi immigrati italiani, al ritmo di quasi 13.000 nuovi immigrati italiani all’anno, tanto che una città come Londra, in cui vivono circa 250mila nostri connazionali, è teoricamente la tredicesima città italiana.

http://www.corriere.it/cronache/15_lugl ... c1da.shtml
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda mariok il 11/07/2015, 10:39

Sarebbe interessante un confronto tra i livelli di studio di coloro che escono e quelli che entrano.

Se fosse vero che ad andarsene sono i più preparati, staremmo finanziando l'istruzione per gli altri paesi.
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda pianogrande il 11/07/2015, 10:53

mariok ha scritto:Sarebbe interessante un confronto tra i livelli di studio di coloro che escono e quelli che entrano.

Se fosse vero che ad andarsene sono i più preparati, staremmo finanziando l'istruzione per gli altri paesi.


Questo è sicuramente vero se consideriamo non il titolo di studio ma il livello della prestazione lavorativa.
Noi esportiamo laureati che vanno a fare lavoro da laureati.
Non solo ma rischiamo di esportare i nostri laureati (e imprenditori) migliori.

http://www.repubblica.it/tecnologia/201 ... ef=HRERO-1
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda franz il 11/07/2015, 11:46

mariok ha scritto:Sarebbe interessante un confronto tra i livelli di studio di coloro che escono e quelli che entrano.

Se fosse vero che ad andarsene sono i più preparati, staremmo finanziando l'istruzione per gli altri paesi.

Sicuramente interessante. Per ora ho trovato dati 2013. se trovo altro aggiorno questo thread.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABLB8DHB
Italiani in fuga all'estero: boom (+71,5%) di espatri nel 2013 secondo l'Aire. Gran Bretagna al primo posto

Boom di espatriati Oltremanica nel 2013: +71,5% in un solo anno. Parla inglese la nuova emigrazione italiana. Cresce del 19% l'emigrazione complessiva: lo scorso anno gli italiani fuggiti all'estero hanno sfiorato quota 100mila. Assume i contorni di una vera e propria "invasione" l'espatrio di italiani in Gran Bretagna, secondo i dati ufficiali Aire (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero), che la trasmissione di Radio 24 «Giovani Talenti», condotta da Sergio Nava, rivela in esclusiva nella puntata di sabato 10 maggio, in onda alle 13.30.

Nel 2013 la Gran Bretagna è diventato il primo Paese mondiale di emigrazione per gli italiani, con 12.904 espatri ufficiali (segnalati all'ufficio Aire). L'incremento rispetto al 2012 è stato del 71,5%. Il vero boom di espatri verso il Regno Unito si registra soprattutto nella fascia 20-40enni: lo scorso anno sono approdati Oltremanica 8487 italiani in quella fascia d'età, con un incremento dell'81%, rispetto al 2012. Più numerosi i 20-30enni (4351), rispetto ai 30-40enni (4136).
A livello generale, anche il 2013 ha visto crescere l'emigrazione ufficiale italiana verso l'estero: 94.126 i connazionali espatriati, con un incremento del 19,2% rispetto al 2012 (anno nel quale la crescita era stata pari al 30%). Oltre a sfiorare quota 100mila unità, l'emigrazione ha fatto registrare in soli due anni un incremento del 55% (dai 60.635 del 2011).
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Per dare un'idea comparativa, è come se - nel 2013 - l'intera città di Alessandria si fosse trasferita all'estero. Anche se e' più ragionevole ritenere che -poiché circa un italiano su due non comunica il proprio trasferimento oltreconfine- sia stato l'equivalente della città di Prato (188mila abitanti) ad emigrare, nel 2013.

Caratteristiche generali: boom di emigranti dal Lazio. Si espatria sempre più dal Centro-Nord Italia. A livello di provenienza regionale, resta ampiamente primatista la Lombardia, con 16.418 espatri (+24,7% sul 2012), seguita dal Veneto (8743 emigrati). La vera sorpresa è però il Lazio, che in un solo anno sale di due posizioni e scalza la Sicilia dal terzo posto: 8211 gli emigranti laziali, con un incremento del 37,9%.
L'emigrazione all'estero assume sempre di più i connotati di un fenomeno del Centro-Nord del Paese: nella "top ten" regionale degli espatri 2013 troviamo al quarto posto la Sicilia (7818), al quinto il Piemonte (7267), al sesto l'Emilia-Romagna (6682), al settimo la Campania (6249), all'ottavo la Toscana (5159), al nono la Calabria (4716) e al decimo la Puglia (4665).

L'Europa resta il "porto sicuro" dei nostri emigranti: nel 2013 si sono trasferiti nei Paesi del Vecchio Continente 60.066 italiani, il 63,81% sul totale degli espatriati.
Come anticipato, la Gran Bretagna passa dal terzo al primo posto, tallonata dalla Germania (11.731 emigrati nel 2013), dalla Svizzera (10.300), dalla Francia (8342) e dall'Argentina (7496). Nella "top ten" dei Paesi di emigrazione da segnalare il sorpasso del Brasile (sesto Paese di destinazione) sugli Stati Uniti (ora settimi).
Anche nel 2013 gli uomini hanno costituito il 56% degli espatriati, le donne il 44%.

Fascia 20-40enni.
La "fuga dei talenti" non cala: un emigrante su due ora è "under 40". Gli "under 40" italiani fanno registrare una maggiore propensione alla fuga: lo scorso anno sono emigrati in 45.516. In percentuale, il 48,3% sul totale. Praticamente uno su due. Più numerosi i 30-40enni (24.001), rispetto ai 20-30enni (21.515). Rispetto al 2013, l'incremento di espatri in questa fascia d'età è stato del 28,4%, superiore dunque alla media generale di quasi dieci punti. Nessun calo rispetto al 2012, quando l'incremento era stato del 28,3%.

Anche per i 20-40enni l'Europa fa la parte del leone quale Continente di approdo, "assorbendo" il 70,3% della nostra emigrazione: la Gran Bretagna stacca tutti, seguita dalla Germania (6023 20-40enni, +17%) e dalla Svizzera (5016, +22%). Interessante notare come la Germania attiri la fascia più giovane degli emigranti (3270 i 20-30enni), mentre la Svizzera costituisca un porto di approdo per quella più matura (2667 i 30-40enni).

Le prime tre regioni di provenienza degli "under 40" sono, nell'ordine: Lombardia, Veneto e Lazio. Tra i giovani il gruppo più numeroso di espatrio è quello dei 30-40enni lombardi (in 4421 hanno lasciato lo scorso anno la regione), seguiti dai 20-30enni lombardi (3596 espatriati), dai 30-40enni laziali (2360), dai 30-40enni veneti (2145) e dai 20-30enni siciliani (2069).
Infine, sempre secondo dati Aire, gli espatriati italiani al 31/12/2013 hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 2.379.977 (calcolata a partire dall'1/7/1990). Gli italiani complessivamente residenti all'estero alla stessa data erano invece 4.482.115.



«Non è che vado all'estero: scappo dall'Italia». Ecco perché 4 laureati su 10 non ne vogliono sapere di lavorare qui
Prima la fuga, poi il lavoro. Secondo l'Osservatorio Istud 2013-2014, il 41% dei giovani sceglie l'estero come prima opzione. Anche senza un progetto in cantiere

di Alberto Magnani

Perché i giovani non vogliono lavorare in Italia / Introduzione

Se hai un progetto, vai all'estero. O viceversa. L'edizione 2013-2014 dell'Osservatorio Istud ha messo a confronto sogni, ansie e aspettative sul proprio futuro di 3.289 giovani di Europa, America e Asia. Il paragone tra italiani e "resto del mondo" ribadisce la voglia di fuga dalla Penisola: più di 4 laureati su 10 preferirebbero trasferirsi, oltre l'80% reputa «povere» o addirittura «poverissime» le opportunità professionali offerte dall'imprese di casa propria. Ma c'è di più. Se in Germania o Stati Uniti le esperienze internazionali sono viste come opportunità di formazione, in Italia più del 20% degli under 30 identifica con la fuga la sua (unica) chance di trovare lavoro. Vediamo perché.

2. Perché i giovani non vogliono lavorare in Italia / Prospettive zero
Domani è un altro giorno. E se il fuso orario è diverso, meglio ancora: secondo l'Osservatorio, più di 8 "italians" su 10 non vedono prospettive professionali nel paese d'origine. Nel dettaglio, le opportunità lavorative sono considerate «povere» o «molto povere» dal 32,4% e il 52,2% degli intervistati, contro una media generale del 17,7% e del 20,2%. Se si ribalta la prospettiva, lo sbalzo è ancora più largo: solo il 3% dei laureati italiani considera «molte buone» le offerte di casa propria, contro il 26,1% dei grossi paesi industriali dell'Occidente (i "Gwic", Great Western Industrial Countries: Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna...) e addirittura il 40,6% dei Bric (i paesi emergenti o già emersi come Brasile, India e Cina). In altre parole: un under 30 qualificato di Pechino o Brasilia è 13 volte più ottimista sul proprio futuro rispetto a un coetaneo di Milano o Roma. «C'è una fortissima disillusione. I giovani italiani non vedono prospettive» spiega al Sole 24 Ore Antonio Nastri, ricercatore Istud. I rischi? Ad esempio, "partire per partire" senza un progetto specifico: «C'è una maggiore disponibilità ad accettare qualsiasi cosa – spiega Nastri - Gli italiani fanno più fatica a mettere a fuoco la propria fantasia professionale, soprattutto in un settore stabile».

3. Perché i giovani non vogliono lavorare in Italia / L'estero è la prima scelta
Ma i soggiorni a Londra, Berlino, Shangai sono un'occasione o una fuga? Nel caso degli italiani, una fuga. «Potendo scegliere», ben il 41,6% degli intervistati volerebbe all'estero come prima opzione sul suo domani. È vero: tra i Brics si parla comunque di un caso su 5 (il 23,3%), se ci si sposta sui cugini di Europa o negli Stati Uniti la percentuale è di poco inferiore: il 38,8%. A far la differenza non è il dove, ma il perché: se i giovani international partono nel segno di una «futuro migliore», gli italiani si limitano alla fuga da un «presente peggiore" o comunque sprovvisto del suo minimo sindacale. Lo dimostra un dato: il 21,4% dei connazionali affida alle sue esperienze fuori dall'Italia qualsiasi spiraglio per "opportunità che non sono offerte nel mio paese", contro percentuali ferme all'11,2% nel caso dei Gwic e addirittura al 6,7% nel caso dei Bric. «Il sogno dell'estero c'è sempre stato – spiega ancora Nastri -. Il punto è che si sta affermando sempre di più come prima scelta. E quando chiediamo quali sono le aspettative, la prima risposta che ci viene fornita è: trovare qui le opportunità che non trovo in Italia». Le formazioni post laurea interessa a pochi: la ricerca evidenzia come poco più dell'11% degli italiani intervistati si apra alle ipotesi di un master, contro il 40,5% dei giovani nati e cresciuti nei Bric e il 21,6% dei coetanei di Europa e Usa.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... navigation
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda flaviomob il 11/07/2015, 13:31

Si discute tanto del sistema scolastico, che comunque riesce a formare anche eccellenze anche grazie ad una università statale ancora accessibile a un costo moderato e di qualità, ma poi scopriamo che i migliori cercano immediatamente di scappare all'estero. E' il disastro socioeconomico che abbiamo messo in piedi nei confronti dei nostri giovani la colpa gravissima di questo paese ed è il problema principale, figlio dei nepotismi, di un sistema ingessato perché corrotto e clientelare, della mancanza di un welfare universale, di incentivi alla ricerca che creino posti di lavoro di alto livello accessibili post laurea ai migliori. Per non parlare delle baronie universitarie, altro che riforma (pessima) della scuola pubblica, peraltro a favore delle baronie prossime venture dei presidi e dei loro "favoriti".


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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda franz il 11/07/2015, 20:57

Capisco che nell'enfasi si possa anche tentare di dare la colpa della fuga dei giovani ad una riforma approvata ieri alla Camera ma cerchiamo di rimanere con i piedi per terra. Il problema non sembra essere quello dello studio (che pur ha i problemi che sappiamo) ma di cosa fare una volta raggiunto il livello di formazione desiderato. Il problema è il lavoro.

Quindi opportunità, merito, reddito adeguato, stato efficiente e non vampiresco. Questo per i giovani 20-40.
Poi ci sono gli imprenditori, che cercano meno burocrazia, un sistema legislativo stabile che non cambia ogni mese. Le tasse vanno in secondo piano, anche se sono un aspetto importante, rispetto alla possibilità di aprire un'attività in poco tempo, di avere i permessi, di avere certezza e stabilità della norma, servizi efficienti, logistica impeccabile.

E mentre i giovani partono da soli, quelli piu' avanti con l'età partono con moglie e figli e quindi cercano anche una migliore qualità della vita. Non credo che se avessimo un welfare degno di questo nome (cosa doverosa comunque e da fare) cambierebbero idea.

Quello caso mai interessa l'anziano, che cerca una sanità migliore, strutture di sostegno alla disabilità quando si è over 75, centri di ricovero degni di questo nome. Diciamo anche anche un anziano con una buona pensione, un gruzzoletto messo da parte e che conosce luna lingua straniera potrebbe avere l'interesse a emigrare. Ma sono pochi, proporzionalmente, rispetto alla classe 20-40 (che rapprenta il 24% della popolazione italiana ma la metà circa - quindi il doppio) di chi se ne va).
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda flaviomob il 14/07/2015, 23:12

Cosa c'entra la riforma approvata alla camera? Ho scritto che il sistema scolastico riesce ancora a sfornare eccellenze (e probabilmente ci riuscirà anche nonostante Renzi), ma già all'università i giovani italiani si rendono conto che nella maggior parte dei grandi paesi europei riceverebbero incentivi allo studio (rimborsi per spese universitarie, vitto e alloggio se fuori sede) che in Italia si sognano; poi dopo la laurea hanno a che fare con baronie, raccomandazioni, clientele e mafie di vario genere, oltre a lavori di bassa qualità e retribuzione. Fanno bene ad andarsene.


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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda pianogrande il 14/07/2015, 23:45

flaviomob ha scritto:... dopo la laurea hanno a che fare con baronie, raccomandazioni, clientele e mafie di vario genere, oltre a lavori di bassa qualità e retribuzione. Fanno bene ad andarsene.


Ooooh!
Qualcosa su cui siamo d'accordo.
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Re: Italia 2014: per la prima volta piu' emigrati che immig

Messaggioda franz il 15/07/2015, 8:28

pianogrande ha scritto:
flaviomob ha scritto:... dopo la laurea hanno a che fare con baronie, raccomandazioni, clientele e mafie di vario genere, oltre a lavori di bassa qualità e retribuzione. Fanno bene ad andarsene.


Ooooh!
Qualcosa su cui siamo d'accordo.

Continuo a non comprendere cosa possa c'entrare la riforma della scuola (che tra l'altro non tocca le università) appena votata con una situazione che si trascina da decenni e che nessun governo, di centrosinistra o centro desta ha saputo invertire. Questo malgrado diversi tentativi di riformare il sistema scolastico. Tutti tentativi bloccati da docenti e studenti, tra l'altro. Una riforma che nelle intenzioni vorrebbe proprio rilanciare la scuola, dando piu' autonomia (come a suo tempo volle Berlinguer).

Una cosa poi sulle eccellenze. Vero che la nostra scuola ne sforna un po' ma a vedere i dati PISA questa percentuale di eccellenze è inferiore a quella di altri paesi. Quei pochi sono una minoranza e quella minoranza se ne va. La maggioranza non è fatta da eccellenze ma per prima cosa è quella che quando è nella scuola manifesta contro le riforme, in secondo luogo è quella che quando entra nel mondo del lavoro, tramite raccomandazioni, nepotismi e clientele varia, cerca di mantenere intatto questo sistema. Sanno che in un sistema meritocratico avrebbero vita difficile. Le eccellenze (o chiunque pensi d meritare di più) quindi capiscono che è meglio cambiare aria, se ci riescono.

La Riforma della scuola di Renzi cambierà qualcosa? Non lo so ma comunque ci vorranno 20-30 anni prima che le generazioni a scuola oggi entrino nel mondo del lavoro in misura sufficiente per cambiarlo. Però è possibile che l'eventuale rientro in Italia di diversi milioni di lavoratori che hanno imparato all'estero un diverso modo di fare, possa un domani piu' vicino dare una sterzata.
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