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Mentre si discute di Grecia la Germania taglia il debito all

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Re: Mentre si discute di Grecia la Germania taglia il debito

Messaggioda gabriele il 13/07/2015, 17:19

trilogy ha scritto:
gabriele ha scritto:
ok, deve pagare la Carinzia e non Vienna...(tra l'altro il governo federale Austriaco ha detto che coprirà solo 1 miliardo di euro)

http://www.bloomberg.com/news/articles/ ... r-aid-stop

La questione di fonda cambia poi così tanto?


E' una questione differente. Il rapporto debito e credito è tra banche. La questione si è complicata quando la carinzia ha posto la garanzia sul debito della banca (27 miliardi). La Commissione europea bloccò tutto, perchè aiuto di stato illegale.


Più che bloccare successe che il governo federale non volle pagare utilizzando il bail-in e la carinzia rimase comunque esposta

"La banca tedesca può anche chiedere il fallimento della bad bank austriaca, ma ha un credito non garantito. "
non trovi un certo parallellismo col caso greco? non a caso è stato preventivato dal ministro della finanze tedesco l'uscita per 5 anni della grecia dall'euro per "ristrutturare il loro debito"
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Mentre si discute di Grecia la Germania taglia il debito

Messaggioda mariok il 13/07/2015, 21:56

L'ignoranza dei giornalisti è una malattia altamente contagiosa.

Tra le varie idiozie del suo editoriale, Lucia Annuziata scrive tra l'altro:
Mentre si parlava di Tsipras, l'Austria ha invece incassato senza se della Germania, la ristrutturazione del suo debito, per 1, 5 miliardi di Euro, che la stavano portando ad essere una miniGrecia alle porte della Germania. Ristrutturazione cui ha detto sì la Germania, naturalmente.


E insistono: Ma vi pare che l'Austria con un debito pari ad appena il 74,5% del pil (contro il 180% della Grecia) ed un prodotto interno quasi doppio, potesse diventare una "mini Grecia" per 1,5 miliardi?

Lucia Annunziata
Editorial Director, L'Huffington Post

Europa disvelata. Ora sappiamo chi siamo
Pubblicato: 13/07/2015 17:13 CEST Aggiornato: 4 ore fa EUROPE

Ora sappiamo chi siamo. Come in tutti i momenti drammatici, in cui ci si confronta con la distruzione di ogni cosa che si possiede, la verità viene a galla. Il negoziato che in queste ore ha portato a una soluzione per la Grecia - sperando che questa soluzione funzioni - è stato un percorso di disvelamento di cosa sia l'Europa, e chi siamo noi che la abitiamo. Una tempesta di rabbia, di paure, di risentimenti che ha spazzato via la rassicurante retorica ufficiale riportando - positivamente dal mio punto di vista - alle dimensioni reali il mondo in cui ci muoviamo: e abbiamo scoperto che gli interessi di ciascuna nazione, illuminati dalla paura, pur dopo tanti anni di Europa, sono ancora taglienti come rasoi.

Il disvelamento forse più scioccante per tutti riguarda la Germania. Che Berlino fosse il maschio dominante dell'Ue è sempre stato chiaro, ma non chiara era la profondità di questo ruolo, la determinazione del paese a mantenerlo, al di là e al di sopra delle sue stesse divisioni interne, nonché l'ampiezza del blocco di nazioni che vi si aggrega.

Abbiamo così imparato, grazie a Sigmar Gabriel, Presidente del Spd, e a Martin Schulz, presidente dell'Ue, che fra i socialisti e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble al di là delle distanze nominali c'è una condivisione profonda dell'idea di Europa: una unione il cui cardine è soprattutto un ordine economico, il cui rispetto è dettato dalle nazioni (o meglio dalla nazione) il cui dato di affidabilità è misurato dal bilancio. Non è una regola sbagliata: dopotutto un sano bilancio è la base di ogni benessere anche morale dei popoli. Il fatto è che questa versione non è esattamente né quella veritiera né quella più storica. Quel che forse più ha colpito della posizione della Germania nel dibattito è stata la cancellazione dalla sua lista di argomenti, nonché dalla sua memoria collettiva, di un paio di fatti: il primo è che il bilancio di Berlino è ampiamente aiutato dalla sua posizione di paese creditore, incluso nei confronti della Grecia - il che illumina di diversa luce la sua posizione sull'assetto economico attuale dell'Ue; il secondo è che il debito non è l'unico e solo elemento attraverso cui valutare lo stato e la responsabilità di una nazione - che Berlino abbia dimenticato la cancellazione del suo debito in ben due dopoguerra è significativo della ristrettezza politica con cui la Germania guarda oggi alla costruzione dell'Europa. La pressione interna che ha quasi rischiato di schiacciare la pur coriacea Merkel è il metro di misura di quanto forte sia questa posizione e di quanto continuerà a tormentarci in futuro.

ll secondo disvelamento ci ha fatto capire quanto fragile ancora è l'asse Franco-Tedesco e quanto poco scontato è il funzionamento di quello che chiamiamo il motore d'Europa. Messi davanti a una scelta senza mediazioni, i due paesi hanno scoperto di non aver un gran terreno comune. La Comunità cui pensa la Francia ha ancora dentro di sé almeno una eco della Fraternitè (se non della Egalitè) fra popoli. E il Presidente Hollande, alla prova del nove del consenso, deve pensare che la sinistra francese ed Europea è ancora sufficientemente convinta di certi valori da assicurargli un posto nella Storia, se non all'Eliseo.

Ma soprattutto la posizione della Francia è stata per certi versi obbligata, nel momento in cui si è reso visibile l'impatto della Germania. Oggi molti dimenticano che la creazione di una Europa Unita è stata immaginata anche come contenimento del ruolo eccessivo e distruttivo che Berlino ha avuto in ogni passaggio Europeo del secolo scorso. Come dicevamo, nello scontro con la Grecia si è reso visibile quanto questo ruolo sia di nuovo cresciuto e sia di nuovo molto minaccioso: basta guardare il gruppo di paesi che hanno accompagnato Berlino in queste circostanze, e che in buona parte sono ancora, come sempre, quelli del blocco tradizionale di influenza di questo paese, come Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia.

Ma se il loro no alla Grecia è stato il frutto del risentimento di chi ha fatto sacrifici e non intende scontarne ora a nessuno, è interessante la posizione negativa preventiva della Polonia, che non è ancora membro dell'Eurozona ma deve entrare nella moneta unica come precondizione, ed ha dichiarato immediatamente la sua impossibilità a entrarvi nel caso non ci fosse una soluzione positiva alla crisi Greca - segno evidente che la moneta unica in Polonia non è al momento molto popolare.

Nessuna di queste prese di posizione è una sorpresa; più sconcertante invece la durezza della Finlandia, che si è schierata contro la Grecia, spinta da una potenziale crisi di governo a pochi mesi dalle elezioni, a causa della opposizione di un partito antieuropeista. Mentre si parlava di Tsipras, l'Austria ha invece incassato senza se della Germania, la ristrutturazione del suo debito, per 1, 5 miliardi di Euro, che la stavano portando ad essere una miniGrecia alle porte della Germania. Ristrutturazione cui ha detto sì la Germania, naturalmente.

Se aggiungiamo alla lista degli scontenti l'Olanda e il Belgio, e Malta che della crisi Greca sta già sperimentando per vicinanza le conseguenze; e se si aggiungono le rabbie di paesi come il Portogallo e l'Irlanda che dopo aver fatto i loro sacrifici al dio Euro ora comprensibilmente non intendono fare sconti a nessuno, si può guardare alla mappa del continente e concludere che questa forse non è l'Europa che ci aspettavamo.

Alla fine, si può dire che alla Grecia è arrivato quasi soltanto il soccorso dell'Europa del Sud, sia pur con diversi gradi di calore. Dietro la Francia si sono mosse la Spagna , il cui governo è pressato dal grande successo politico di Podemos; l'Italia del Premier Renzi, che pur senza nascondere una certa freddezza nei confronti di Tsipras, forse ha alla fine rivissuto i molti no che lui stesso ha ricevuto dall'Europa in questi mesi di governo, a cominciare da quello sulla crisi dei migranti, e infine la piccolissima Cipro che nel 2013 ebbe un salvataggio di 10 miliardi e oggi certamente è la prova positiva di questo approccio. Ha tenuto un atteggiamento defilato l'Inghilterra che ha scelto di ascoltare gli spiriti animali dei mercati, che tifavano per un salvataggio di Atene.

Nell'equilibrio finale va infine calcolato Mario Draghi, governatore della Bce, il cui ruolo decisivo ha provato che la costruzione di nuove istituzioni è positiva proprio in quanto sovranazionale.

Questa è l'Europa oggi. Forse non ce lo aspettavamo e forse non è quella che molti vorrebbero. Ma i processi politici sono fatti non di illusione ma di verità. E mai prima, nella ormai abbastanza lunga storia di coabitazione europea, avevamo avuto una tale chiarezza.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Mentre si discute di Grecia la Germania taglia il debito

Messaggioda trilogy il 13/07/2015, 22:27

Forse l'Annunziata non si rende conto cosa significherebbe applicare norme come quelle sul bail in bancario alla Grecia. I creditori europei perderebbero un centinaio di miliardi altrettanti ne perderebbero i risparmiatori greci. Anche se hanno circa 40 miliardi di euro in contanti nascosti in casa e nelle cassette di sicurezza sarebbe una mazzata tremenda.
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