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si rischia «l’eutanasia dell’euro»

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Re: si rischia «l’eutanasia dell’euro»

Messaggioda Robyn il 10/02/2015, 14:22

magari energia vuoi siamo il paese del sole,basta costruire dei grattacieli a pannelli fotovoltaici nelle città incentivare l'uso a fini industriali del fotovoltaico sfruttare l'energia del vento sulle autostrade nelle gallerie
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Re: si rischia «l’eutanasia dell’euro»

Messaggioda flaviomob il 10/02/2015, 16:34

Niente di nuovo, ma secondo me la "notizia" è che un articolo del genere esca sul Sole24ore.

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«La Merkel ha dimenticato quando l’Europa dimezzò i debiti di guerra alla Germania»


«Scheitert Europa?», «L’Europa fallisce?» si chiede l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer nel suo libro, appena pubblicato, in Germania che è un durissimo atto di accusa contro le «politiche di euroegoismo» attuate dalla Cancelliera Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, la politica dell’«ognuno per sé», come la definisce l’ex leader dei verdi, politico-maratoneta, voce critica dell’attuale dirigenza tedesca.

Fischer scrive che è «sorprendente» che la Germania abbia dimenticato la storica Conferenza di Londra del 1953, quando l’Europa le cancellò buona parte dei debiti di guerra. «Senza quel regalo - scrive l’ex ministro tedesco nel suo libro - non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati. La Germania non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miratolo economico».
La cura di austerità imposta dalla coppia Merkel-Schaeuble, secondo l’ex ministro tedesco, è stata «devastante» perché ha imposto ai Paesi del Sud Europa «una deflazione dei salari e dei prezzi» impossibile da superare con il peso del rigore; «alla trappola della spirale dei debiti», che condanna questi Paesi a non uscire dalla crisi con il pretesto del risanamento dei conti. Fischer, in definitiva, accusa la Germania della signora Merkel e della sua grande coalizione di «euroegoismo» e di avere la memoria troppo corta. «Se la Bce non avesse seguito le decisioni di Draghi ma le obiezioni dei tedeschi a quest’ora l’euro non esisterebbe più. Il più grande pericolo per l’Europa - conclude il politico tedesco -attualmente è la Germania».

Ma cosa si decise alla Conferenza di Londra del 1953? La prima della classe Germania è andata in default due volte durante il Novecento (nel 1923 e, di fatto, nel secondo dopoguerra). In quella conferenza internazionale le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per darle la possibilità di ripartire. Tra i Paesi che decisero allora di non esigere il conto c’era l’Italia di De Gasperi, padre fondatore dell’Europa, e anche la povera e malandata Grecia, che pure subì enormi danni durante la seconda guerra mondiale da parte delle truppe tedeschi alle sue infrastrutture stradali, portuali e ai suoi impianti produttivi.

L'ammontare del debito di guerra tedesco dopo il 1945 aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora). Una cifra colossale che era pari al 100% del Pil tedesco. La Germania non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre. Guerre da essa stessa provocate. I sovietici pretesero e ottennero il pagamento dei danni di guerra fino all’ultimo centesimo. Mentre gli altri Paesi, europei e non, decisero di rinunciare a più di metà della somma dovuta da Berlino.

Il 24 agosto 1953 ventuno Paesi (Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia), con un trattato firmato a Londra, le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto.

L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l'eventuale riunificazione delle due Germanie. Ma nel 1990 l’allora cancelliere Helmut Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Anche questa volta Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto. Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell'ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro. Senza l’accordo di Londra, la Germania avrebbe dovuto rimborsare debiti per altri 50 anni.

Il resto della storia è noto. E’ scritto nei sacrifici imposti dalla rigida posizione tedesca ai Paesi del Sud Europa che da anni combattono con una crisi che sembra senza fine. Fischer non ha dubbi. E punta il dito contro la sua connazionale Merkel: «Né Schmidt e né Kohl avrebbero reagito in modo così indeciso, voltandosi dall’altra parte come ha fatto la cancelliera. Avrebbero anzi approfittato della impasse causata dalla crisi per fare un altro passo avanti verso l’integrazione europea. La Merkel così distrugge l’Europa».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABkKN62B


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Re: si rischia «l’eutanasia dell’euro»

Messaggioda franz il 10/02/2015, 16:51

Il debito della grecia è già stato dimezzato. La Grecia è in crisi finanziaria continua (90 anni su 192)
La differenza è che le germania del dopoguerra è uscita dalla crisi ed è diventata la locomotiva che sappiamo, la grecia contina a fare debiti e continua a volerli fare.
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Re: si rischia «l’eutanasia dell’euro»

Messaggioda Robyn il 10/02/2015, 19:54

La strada verso l'unità fiscale è ancora impervia non per le differenze fra paese e paese ma per il fatto che ci sono ostacoli da superare.Il primo è che la germania,pur essendo un partner di rilievo,deve rinunciare alla sua egemonia perche all'interno dell'europa federale tutti i paesi partner contano allo stesso modo a prescindere dal pil che hanno.La seconda è che se capita un ministro delle finanze tedesco e cerca di applicare la ricetta tedesca all'europa siamo messi male.Deve accettare un'austerity declinata in modo diverso e più declinata al welfare state e non può imporre all'europa di rivolgersi semplicemente alla domanda estera.Per evitare che questo avvenga è necessario un parlamento europeo più egemone rispetto al governo federale europeo che sappia dire dei si e dei no ad un'eventuale ministro delle finanze tedesco che cerchi di applicare la ricetta tedesca all'europa
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