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...un paese senza vergogna

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...un paese senza vergogna

Messaggioda gabriele il 12/12/2014, 13:37

Mafia Capitale, Expo, Mose e Olimpiadi: un paese senza vergogna
di Amalia Signorelli | 12 dicembre 2014

No, non voglio sentire la storia delle mele marce. Se un paese in un solo anno riesce a far esplodere tre bubboni come l’Expo di Milano, il Mose di Venezia e Mafia Capitale, per non parlare di tutte le altre iscrizioni nell’elenco degli indagati di politici e di loro manutengoli, (e per favore non si tiri fuori, la presunzione di innocenza, altro grande mantra dell’italica ipocrisia), se un paese con questo curriculum pensa seriamente di candidarsi per ospitare le prossime Olimpiadi, be’ allora…. Oltre all’onestà questo paese ha perso anche, totalmente, il senso della vergogna.

Se qualcuno la sera del 10 dicembre, ha visto Otto e mezzo, la trasmissione di Lilli Grubner, avrà “ammirato”; l’educato disprezzo con cui il giornalista tedesco presente parlava dell’Italia e la garbata ma ferrea intransigenza con cui esprimeva i suoi giudizi. Ma di quello che gli altri dicono di noi, che ce ne importa? Non li sentiamo nemmeno. E non ci passa per la testa che il problema non è quello che gli altri dicono di noi, ma che noi non ci accorgiamo – o non vogliamo accorgerci – che hanno ragione.

E questa sordità è di tutti. Perché sì, sarà pure vero che non tutti i politici sono corrotti, che non tutti i funzionari prendono la mazzetta, che non tutti i professori si vendono gli esami e non tutti i medici operano le vecchiette “con scarse aspettative di vita” per avere i rimborsi della regione; sarà pure vero che c’è qualche centro di identificazione per rifugiati e immigrati che funziona decentemente e che c’è qualche cooperativa che spende per i rom i soldi che per i rom riceve. Ma se questa gente per bene c’è, dov’è? Non parla, non protesta, non dice nulla. Secondo l’aurea regola della moralità pubblica italiana,“si fa i fatti propri”.

Non importa se le mele putride sono tutti, la metà, un quarto, un decimo. Ciò che importa è che nessuno sente più la puzza del marciume, ci siamo assuefatti; o, se non assuefatti, abbiamo imparato a fingere di non sentirla, per “evitare guai peggiori”.

Non è questione di moralismo. E’ chiaro che delinquenza, anche organizzata, c’è in tutti i paesi come in tutti i paesi ci sono politici venali e funzionari in vendita. Ma in Italia la delinquenza fa sistema con la politica e le istituzioni, controlla gangli vitali, centri decisionali e centri di spesa; e la disonestà è lo strumento, accettato, di una egemonia culturale il cui valore positivo riconosciuto come supremo è:arricchirsi. E infatti chi non fa i soldi è considerato un poveraccio, un incapace, quando non un cretino: incarna cioè la parte negativa dell’umanità. L’Italia di oggi assomiglia al Messico che visitavo regolarmente una decina di anni fa: oggi il Messico è sostanzialmente governato dalle bande di narcotrafficanti. Ma non c’è da menarne scandalo. Il Messico sta progressivamente adeguando la sua struttura istituzionale alla sua realtà economica e sociale.

L’Italia seguirà questo esempio? O ha la capacità di reagire? Purtroppo la struttura culturale alla quale gli italiani si richiamano per regolare la propria vita civica è ancora e sempre il familismo e i suoi derivati perversi: il clientelismo e la cosca. Tradotto in termini quotidiani questo significa concepire la cosa pubblica come una sorta di proprietà privata: quando riesci a impadronirti di un pezzo di essa, puoi farci ciò che ti aggrada, come privatizzarlo, cementificarlo, appaltarlo e subappaltarlo, usarlo per sistemare tuo cugino, perché suo padre, tuo zio, deve farti un grosso favore anche lui a te…Ma qualsiasi uso tu ne faccia, deve essere sempre a vantaggio tuo e dei tuoi o di chi ti può restituire il favore; e chi se ne importa del bene comune!

Certo, se ne potrebbe uscire. Ma ci vorrebbe una fermezza di roccia, una capacità quasi eroica di non farsi coinvolgere e al tempo stesso un’abilità mediatica eccezionale per rendersi visibili e non tacitabili. La vicenda del Movimento Cinque Stelle ha mostrato com’è difficile.

Perché in questo nostro svergognato paese chi è che dà veramente fastidio è chi non si fa i fatti propri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1268190/



Amalia Signorelli
Antropologa

Sono nata a Roma. Ho insegnato nelle Università di Urbino, Napoli e Roma, più alcune Università straniere, dove sono stata invitata. Il mio mestiere è antropologa. Più precisamente, antropologa culturale. Come tale, da sola o partecipando a gruppi, ho fatto molte ricerche: sui processi di modernizzazione dell’Italia meridionale, sulle migrazioni, sulla condizione femminile, sulle culture urbane. Tra i miei libri, il più attuale, anche se non il più recente, è del 1983: si chiama Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un’area interna del Mezzogiorno (Liguori,Napoli) e dimostra che già a quella data era possibile prevedere lo sfascio politico-istituzionale in cui siamo piombati qui in Italia. Infatti il mio problema ora è capire perché la nostra classe dirigente prende sistematicamente decisioni i cui nefasti effetti sono largamente prevedibili; e perché gli italiani continuano a lasciarglielo fare. Una questione di mentalità, penso: e dunque un oggetto preferenziale per l’antropologia culturale.

Sono piuttosto anziana, ho tre figli e tre nipoti. Fare la mamma e la nonna mi piace e mi è sempre piaciuto quanto fare l’antropologa.
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/asignorelli/
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: ...un paese senza vergogna

Messaggioda mariok il 12/12/2014, 16:24

«MAFIA CAPITALE» VISTA DAL MONDO

Il New York Times: «Non c’è angolo d’Italia immune da crimine»

Nell’edizione internazionale l’NYT commenta l’inchiesta sulla corruzione e gli appalti pilotati che ha portato a 37 arresti a Roma: «Il boss dava istruzioni dopo le elezioni in Campidoglio: “Chiamate i neoletti e dite loro: che te serve?’»
di Redazione Online Roma

ROMA - L’inchiesta sulla corruzione a Roma «sta a ricordare che, virtualmente, non c’è angolo dell’Italia che sia immune dall’infiltrazione criminale»: è il commento pubblicato nell’edizione internazionale del New York Times in una corrispondenza da Roma di Elisabetta Povoledo apparsa in prima pagina. Analizzando quanto accaduto nella Capitale negli ultimi dieci giorni, da quando il 2 dicembre sono scattati i 37 arresti per l’inchiesta che vede indagati un centinaio tra malavitosi, manager delle aziende municipalizzate e politici romani, il quotidiano statunitense spiega che l’inchiesta rivela uno scandalo nazionale e sottolinea come «virtually no corner of Italy is immune to criminal penetration».

«Incapaci di riformare il sistema e il fisco»
Non solo, secondo Il New Yor Times, le indagini della Procura di Roma rilanciano interrogativi «about Italy’s ability ever to reform itself and fulfill the demands for fiscal responsibility», ovvero sull’affidabilità del Belpaese in merito alla richiesta di una maggior responsabilità in campo fiscale chiesta dai soci dell’Eurozona. E ricorda che poco dopo le elezioni comunali del 2013 (Marino era stato eletto a marzo), il boss Massimo Carminati dava nai suoi «collaboratori» della banda istruzioni su come trattare con i neoeletti rappresentanti in Campidoglio: «Dite loro che abbiamo fatto questo e quello... e chiedete quali sono i loro progetti - diceva intercettato nel giugno 2013 - Chiedete: che te serve? Che posso fa’ per te? ».
«La corruzione all’origine del debito pubblico»
E commentando la grande mole di intercettazioni, il quotidiano Usa scrive: «Perfino per un Paese in cui la corruzione è data per scontata nella vita quotidiana, le rivelazioni hanno sbalordito i cittadini». E il giornale non ha dubbi: «La diffusa e incontrollata corruzione, con sottrazione di fondi pubblici rivelata dall’inchiesta è un’esempio della situazione che ha portato il debito pubblico dell’Italia ad uno dei livelli più alti in Italia».
12 dicembre 2014 | 11:30
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: ...un paese senza vergogna

Messaggioda pianogrande il 12/12/2014, 16:46

Tutta gente prevenuta e razzista.

Noi siamo "brava gente".
I veri delinquenti sono i politici.

La causa dei nostri guai è l'Europa. (Un merito ce l'ha. Ha fatto passare in seconda linea i teroni)
Ci hanno tolto la sovranità nazionale.

Ah, no, no.
Dimenticavo.
La fonte dei nostri guai è l'antipolitica.

Italia.
Un paese di sessanta milioni di puri di spirito, piangente ed impotente sotto l'oppressione di qualche migliaio di farabutti.

Se parlano male di noi c'hanno 'raggione
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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