Dal gossip all’Unità. Veneziani: “Voglio che sia popolare e facile”
Il nuovo editore: il direttore dovrà essere un giovane
Guido Veneziani è editore di cinque settimanali, quindici mensili e un canale satellitare
23/10/2014
ALBERTO MATTIOLI
MILANO
Cos’hanno in comune «Vero», «Stop», «Miracoli», «Rakam» e «l’Unità»? Il proprietario. Guido Veneziani è l’uomo che riporterà in edicola il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e affondato dal Pd. Torinese trapiantato a Milano, 41 anni, Veneziani ha costruito un imperino editoriale (cinque settimanali, quindici mensili, un canale satellitare, 75 milioni di fatturato) basato sul gossip, i soliti noti della tivù, Padre Pio, Al Bano, l’uncinetto, insomma sul nazionalpopolare, per usare un termine, guarda caso, gramsciano. Che c’azzecchi con l’ex giornalone del Pci, Veneziani lo spiega in questa intervista.
Intanto, la notizia. Conferma che l’accordo con il Pd è fatto?
«Certo. Ma sarà concretizzato solo all’inizio del mese prossimo».
Però è deciso? E lei sarà il socio di maggioranza?
«La risposta è sì in entrambi i casi».
Quindi è lei il nuovo padrone dell’«Unità».
«Visto che l’affare deve ancora essere chiuso, lo prendo come un augurio».
Cosa se ne fa dell’«Unità»?
«Io sono un editore puro. Se voglio “l’Unità” è perché credo che sia un affare».
Un giornale di carta? E per di più fallito?
«Da rilanciare con le opportune operazioni di marketing, d’accordo. Ma con un marchio ancora forte e un bacino di lettori veramente ampio. Specie adesso, con il segretario del Pd che è il primo ministro e un comunicatore perfino più efficace di Berlusconi».
I lettori dell’«Unità» hanno traslocato a «Repubblica» e al «Fatto quotidiano» da quel dì...
«A “Repubblica” può darsi, al “Fatto” non credo. Ma il punto non è questo».
E qual è?
«Io vorrei che “l’Unità” diventasse un grande quotidiano popolare, che spieghi quel che succede nel mondo con un linguaggio semplice».
Oddio, «l’Unità» come «Vero»?
«Guardi che popolare non vuol dire né povero né gossipparo. È vero che “Vero” ha molto intrattenimento, ma tratta anche dei temi che sono culturali in senso lato. Io voglio dei giornali che usino un linguaggio accessibile a tutti».
E i contenuti?
«Diversi da quelli degli altri quotidiani, che o raccontano quello che la gente ha già visto in tivù o su Internet oppure ospitano le pompose opinioni di gente che si parla addosso. E infatti sono noiosissimi».
«L’Unità» dei bei tempi non era esattamente briosa...
«Infatti non la rifaremo così. Ma mi ricordo di quando andavo in edicola a comprare “Topolino” e c’era la gente che faceva la fila per “l’Unità”. Ecco, bisogna recuperare la storia popolare del giornale».
Dica chi le piacerebbe come direttore.
«Nemmeno sotto tortura. Però io di direttori ne ho sei, il più vecchio ha 34 anni e sono tutti dinamici e innovativi. Lo vorrei così anche per “l’Unità”».
Sta dicendo che darà «l’Unità» a un direttore del suo gruppo?
«Sto dicendo che non lo escludo. E che di certo sarà un giovane».
Ma «l’Unità» resterà il giornale del Pd?
«Certamente».
Lei è iscritto, simpatizzante o semplice elettore?
«Io non sono mai stato iscritto a un partito e li ho votati quasi tutti. Alle ultime elezioni, in effetti, il Pd».
Piddino forse no, ma renziano sicuramente sì.
«Esatto. Mi piace chi è giovane, energico e prova a fare quel che tutti non considerano fattibile».
E allora faccia fare il direttore a Renzi. Tanto ormai in Italia fa tutto lui...
«Magari! Venderei una montagna di copie».
http://www.lastampa.it/2014/10/23/itali ... agina.html
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L'Ho sempre detto.L'unita' doveva chiudere!!!! Anche per rispetto nei riguardi del suo fondatore A,Gramsci.
C'erano problemi di personale?
Trovavano un'altra collocazione come fan tanti nell'industria . O se avessero cambiato nome al giornale avrebbero potuto essere automaticamente assunti o no?
NO, qualcuno obietterebbe subito.
NO perche cambiando nome avrebbero perso gran parte dei lettori invece rimanendo col vecchio ci sarebbero stati ancora i soliti merli e/o carte assorbenti sempre pronti a metterselo in tasca senza rendersi conto di quello che facevano.
Sarà da ridere o da piangere secondo i punti di vista, se domani vedessimo forzaitalioti, fra i quali Gasparri e Co. con l'Unita sul taschino dei pantaloni o sotto il braccio come si usava un tempo quando questo giornale difendeva i lavoratori e non solo.
Per quanto riguarda invece i giornalisti di questi quotidiamo che posso dire se non quello che ho detto riguardo Menichini:
Franza o Spagna puche' se magna.. Sempre pronti al servizio del "nuovo" acquirente.
“E’ un mondo difficile: vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto” canta giustamente Antonio de la Cuesta in: Me cago en el amor
Hasta la vista, amigos
Hola
.