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Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democrazia?

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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda flaviomob il 07/04/2014, 17:17

No, il senato risale agli antichi romani.

Assemblee che decidevano con voto di maggioranza erano certamente e notoriamente presenti nell'antica grecia, in cui nacque l'idea di democrazia.
Il senato romano aveva però delle peculiarità proprie.

Sui Sumeri, stando a Wikipedia, esistono solo ipotesi non provate.


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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda Robyn il 08/04/2014, 20:28

A mio parere bisogna avere un'idea complessiva sulle cose da fare.Differenziare le due camere di cui solo una elettiva che dà e toglie la fiducia e fà le leggi in doppia lettura composta da 630 deputati.L'altra non elettiva delle rappresentanze regionali di 160 -180 membri che ha in comune con la camera dei deputati la revisione delle leggi costituzionali che non dà la fiducia e non legifera.Leggero rafforzamento dell'esecutivo con nomina e revoca dei ministri,precedenza ai ddl del governo,voto di sfiducia richiesto da un terzo dei deputati e non da un decimo come adesso.Da escludere categoricamente presidenzialismo e premierato perche il percorso della democrazia in Italia non è sempre lineare,ci sono dei momenti in cui la democrazia retrocede ed entra in crisi.Le riforme della seconda parte della costituzione non sono un gioco vanno fatte bene,con le cose che veramente servono non quelle inutili come premierato e presidenzialismo.Il premierato è adatto alle coalizioni e l'alternanza e l'Italicum non vanno verso le coalizioni ma verso partiti che diventano maggioranza.Il presidenzialismo sminuirebbe il compito e le funzioni del parlamento.Escludere premierato e presidenzialismo significa fare riforme che guardano lontano ai possibili rischi
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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda franz il 08/04/2014, 22:43

flaviomob ha scritto:Sui Sumeri, stando a Wikipedia, esistono solo ipotesi non provate.

Lo giuro, io non c'ero! ;)
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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda gi.bo. il 10/04/2014, 10:24

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9 aprile 2014 - 1 Commento »
Marco Travaglio
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Siccome in Italia – come diceva Flaiano – “i fascisti sono una trascurabile maggioranza”, nessun intellettuale (o quasi) riesce a comprendere l’allarme di Zagrebelsky, di Rodotà e degli altri firmatari dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria”.

Infatti, dopo una settimana di ostracismo su tutti i tg e i giornali (tranne il nostro), l’appello e i suoi firmatari sono diventati il bersaglio di attacchi concentrici, insulti plenari e scomuniche trasversali che vanno dalla destra al centro alla sinistra.

Professoroni”, “tromboni”, “parrucconi”, “conservatori” (che – almeno a proposito della Costituzione del 1948 – è un meraviglioso complimento). Nessuno – a parte Michele Ainis sul Corriere – ha risposto nel merito alle loro obiezioni. Quasi tutti le hanno falsificate e caricaturate per poterle meglio ignorare e demolire.

Qualcuno ha detto che è ridicolo definire “autoritaria” la riforma del Senato: infatti non è solo a quella che si riferisce l’appello, ma a un insieme di riforme scritte o annunciate che vanno tutte nella direzione di una democrazia verticale, sempre meno partecipata, dunque non più democratica.

Proviamo a immaginare come sarebbe l’Italia fra qualche anno se tutto ciò che Renzi e i suoi alleati sparsi qua e là (Berlusconi, Casini, Alfano, qualche ex-M5S) hanno in mente diventasse legge. Il presidente della Repubblica sarà eletto (ancora) da un Parlamento di nominati.

La Camera sarà (ancora) formata da deputati scelti da 3-4 segretari, padroni assoluti dei propri partiti con leadership sempre più personali e carismatiche, tagliando fuori qualunque minoranza che non voglia coalizzarsi e non superi l’8% o qualunque coalizione che non salti l’ostacolo del 12%.

Il Senato, privo di poteri, sarà formato da governatori, consiglieri regionali, sindaci e amici del capo dello Stato, eletti per fare tutt’altro o non eletti tout court. Il premier sarà il boss dell’unico ramo del Parlamento che ancora può impensierirlo grazie a un premio di maggioranza mostruoso, che regala il 53% dei deputati anche se il partito-guida della coalizione vincente ha solo il 20% dei voti validi (cioè il 12-13% degli elettori), e incasserà entro 60 giorni il via libera obbligatorio a qualunque suo disegno di legge. Le province cambieranno soltanto nome e, a loro volta, non saranno più elettive, ma nominate dai soliti noti.

Poi, se tutto va bene, si provvederà a rafforzare vieppiù i poteri del premier, consentendogli di sfiduciare i ministri quando pare a lui.

Uno comanderà e gli altri eseguiranno, in un sistema mostruoso dove il potere sarà concentrato in pochissime mani (perlopiù due) e diventerà difficilmente scalabile e contendibile. Cosa resterà dei checks and balances, cioè dei pesi e dei contrappesi previsti dai testi sacri della democrazia liberale, dove i poteri sono separati e si controllano e si bilanciano l’uno con l’altro? Poco o nulla.

Chi cita i sistemi presidenzialisti francese o americano non sa quel che dice: lì può addirittura capitare che il primo ministro o il presidente si ritrovino un Parlamento di colore opposto al loro. Cosa che in Italia sarebbe impensabile. Ma l’allarme sulla “svolta autoritaria” insita in questo accrocco di controriforme cade nel vuoto proprio perché l’Italia è già dominata da culture autoritarie: l’intellighenzia è cortigiana dal Rinascimento (anche se al posto di Lorenzo il Magnifico ci sono Renzi, la Boschi e Verdini).

La democrazia verticale, per affermarsi, necessita di intellettuali orizzontali. L’anno scorso stuoli di giuristi di corte accorsero festosi alla chiamata di Napolitano&Letta per arruolarsi in comitati di “saggi” incaricati di devastare la Costituzione: e a nessuno venne in mente che quello scapicollarsi a Palazzo era la negazione del ruolo dell’intellettuale. Infatti Zagrebelsky, Rodotà & C. vengono scomunicati dai “colleghi” proprio perché non s’intruppano al servizio del potere: non sono abbastanza governativi.

Un giorno – per dirla ancora con Flaiano – il fascismo sarà curato con la psicoanalisi”.
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda Iafran il 10/04/2014, 10:46

Condivido ogni cosa dell'articolo di Travaglio e ciò che mi spaventa è:

Nessuno – a parte Michele Ainis sul Corriere – ha risposto nel merito alle loro obiezioni. Quasi tutti le hanno falsificate e caricaturate per poterle meglio ignorare e demolire.

La "casta" deve arroccarsi per difendere meglio i confini "sociali" (bollando come "culturame" l'oculatezza e il sapere degli altri ... beata arroganza!).
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Re: Pesi e contrappesi:Che fine fanno il Senato e la Democra

Messaggioda Robyn il 10/04/2014, 11:23

In nessun paese europeo il senato è elettivo,con funzioni identiche a quelle della camera dei deputati.Inoltre ci sono dei partiti che governano non delle coalizioni e non esiste l'elezione diretta del premier.Il leader del partito che ha vinto le elezioni viene chiamato dal Presidente della Repubblica a ricoprire l'incarico di primo ministro e deve avere la fiducia della camera dei deputati che è la sola che legifera.La camera legislativa ha un'alto numero di deputati dai 600 ai 650 "Francia,Regno Unito,Germania"ed è per questo che non bisogna diminuirli,anche perche non sarebbe possibile l'adozione di un sistema elettorale con collegi uninominali piccoli.Il primo ministro in Francia in Inghilterra in Germania in Spagna e in altri paesi può nominare e revocare i ministri,la sfiducia può essere richiesta da un terzo dei deputati,il governo ha la precedenza sui suoi ddl
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