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La sentenza, l'esercito e il silenzio

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Re: La sentenza, l'esercito e il silenzio

Messaggioda ranvit il 07/08/2013, 8:09

A quanto pare non sono l'unico a pensarla cosi'...

http://www.huffingtonpost.it/2013/08/06 ... ref=topbar

Silvio Berlusconi non è l'unico problema dell'Italia. L'editoriale del New York Times

L'Huffington Post | Pubblicato: 06/08/2013 21:03 CEST | Aggiornato: 06/08/2013 21:06 CEST





"Se la serie di azioni evasive che riguardano Silvio Berlusconi fosse la sola causa del malessere prolungato dell'Italia, la condanna della settimana scorsa per frode fiscale starebbe ad indicare che tempi migliori sono all'orizzonte. Ma il tre volte presidente del consiglio non è stato l'unica ragione della debolezza economica e della cultura politica irresponsabile" della penisola.

Inizia così l'editoriale con cui il New York Times punta il dito contro il centro-sinistra che "non ha saputo fare molto meglio" anche quando gli elettori hanno dato ad esso una chance. L'affondo del prestigioso quotidiano newyorchese continua con un avvertimento: "Nessun governo a roma ha la possibilità di guidare il paese verso giorni migliori fino a quando sia la Germania sia l'unione europea mettono falsi dogmi sull'austerità fiscale davanti al vero problema economico dell'italia: crescita anemica".

Il "times" spiega come dopo vari tentativi, il sistema giudiziario italiano abbia "finalmente" condannato Berlusconi, che dovrebbe cominciare a scontare la pena di quattro anni (ridotti a uno per l'indulto) a ottobre. "Con tutta probabilità", spiega il giornale, "questo potrebbe significare la fine della sua carriera politica attiva da leader del più ampio partito di centro-destra italiano".

Ma senza "evidenti rivali", continua il times, "e con la figlia 46enne marina", definita la protégée del padre 76enne, "berlusconi potrebbe continuare a influenzare la politica anche lontano dalla scena".

Quanto al centrosinistra, il vero problema è che "non ha alcun vero leader né un vero programma". I suoi leader più noti, sottolinea il New York Times, "sono ex-comunisti troppo ambiziosi di provare la loro ortodossia capitalista attraverso un'adesione indifferente alle dottrine ascetiche preferite dai banchieri tedeschi". E' da questo approccio che ne è derivata la loro impopolarità, prosegue il giornale che ricorda come l'italia sia protagonista di "una doppia recessione" con un tasso di disoccupazione "inchiodato intorno al 12%" e una crescita che è stata "minuscola" in gran parte dell'ultimo decennio.

"Con queste debolezze eclatanti su ambo i lati dello spettro" politico, secondo il ny times il vero vincitore delle elezioni dello scorso febbraio "non è stato nessuno dei soggetti citati sopra". Non solo. Il governo che si è venuto a creare ad aprile, paragonato a un patchwork, non è altro che una "coalizione sgraziata con pochi obiettivi finora raggiunti".

L'editoriale si conclude ribadendo che l'Iitalia ha "disperatamente bisogno di un rinnovo politico totale, che produca leader che riescano a guadagnarsi il consenso popolare per le dovute riforme economiche". Se mai emergeranno tali figure politiche, "la loro prima responsabilità sarà quella di guidare una sfida credibile alle domande di austerità senza uscita che arrivano dai partner europei"

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Re: La sentenza, l'esercito e il silenzio

Messaggioda ranvit il 07/08/2013, 8:13

http://www.huffingtonpost.it/2013/08/06 ... _ref=italy

Sentenza Mediaset, 15 giorni a Giorgio Napolitano, poi si rompe. Silvio Berlusconi e Marina preparano il voto a ottobre.


Pubblicato: 06/08/2013 21:23 CEST | Aggiornato: 06/08/2013 21:23 CEST



Aspettare è un rischio. Fidarsi di Napolitano è un atto di fede che può spalancare le porte dell’inferno: “Ti porta in giro fino a settembre – è la tesi Verdini – e poi quando vai in galera ti dice che non c’è niente da fare”. E’ per questo che Silvio Berlusconi, all’ombra dell’appeasement apparente con Quirinale e Letta, ha iniziato a ragionare di un “piano b”, che porta dritto alla rottura, al voto già ad ottobre, all’ordalia finale, a una campagna elettorale da iniziare in piazza e finire in cella.

È più di una suggestione, legata alla fiammata di giornata del caso Esposito, la prova, per il Cavaliere, l'ennesima, di una sentenza politica già scritta. È una scelta che Berlusconi sta compiendo con l’appoggio totale dei figli. Di Marina e Pier Silvio. E’ il loro, di parere, quello che ha deciso di ascoltare, per la scelta più difficile. Politicamente drammatica. Aziendalmente rischiosa. Fuori i secondi. Ed è con Marina e Pier Silvio che Berlusconi negli ultimi giorni, al riparo da falchi e colombe indiscrete, ha fissato una cornice. Politica, ma anche psicologica. È stata l’erede designata, nel rispetto di una scelta che spetta in primo luogo solo al padre, a dare il suggerimento giusto. A questo punto, è la sua tesi, occorre fissare una dead line, un termine oltre il quale non si va. Perché, in questa storia, che pare segnata, sapere di che morte morire è irrinunciabile. Ecco la dead line, che in uno scambio di ruoli con Berlusconi (Silvio) prudente e provato e Berlusconi (Marina) più decisa, è stata fissata per i prossimi quindici giorni, tre settimane al massimo.

È questo il tempo entro il quale Napolitano deve sciogliere il nodo della richiesta di agibilità politica: “Se vuole – dicono nell’inner circle – può”. Eccola, la forma estrema di pressione su Quirinale. Perché la subordinata è davvero pesante. Se non salva Berlusconi è Napolitano che, nel ragionamento del Cavaliere, a quel punto di fatto stacca la spina al governo. A questo governo su cui il capo dello Stato ha messo “faccia, mani e piedi” e in nome del quale ha accettato il bis, un fatto epocale. “Se vuole, può” ripetono i fedelissimi. E’ uno scambio drammatico quello sotteso alla richiesta: grazia o commutazione della pena in cambio della sopravvivenza del governo. Ma è drammatica la situazione. Per Berlusconi, nero di umore, l’infelice uscita di Esposito è un’ulteriore prova di una sentenza politica già scritta e di un atteggiamento persecutorio di fronte al quale un garante delle istituzioni come Napolitano non può far finta di niente.

Ecco, ora tocca al Colle. Per questo pure Daniela Santanchè tiene bassi i toni col Quirinale. E, paradossalmente ma non troppo, il capo dello Stato è difeso più dal Pdl che dal Pd contro Grillo. Toni bassi, visto che Napolitano ha chiesto di aspettare. E che lo ribadito smentendo il Corriere: “Non ci sono allo stato posizioni definite – fa sapere il Colle - ma approfondimenti e riflessioni in corso da parte del capo dello Stato”. Già, riflessioni. Parole che per le colombe della cerchia ristretta significano che è consapevole che qualcosa deve fare e che sta pensando. Per i falchi, sono invece specchio di una ammuina: “Ha smentito il Corriere che ha detto la verità e cioè che non concederà la grazia, altrimenti noi avremmo urlato che ci sta prendendo in giro”.

Eccola la dead line. Per togliere alibi a tutti. Perché, per dirla con Marina, la libertà non ha prezzo. E se mai bisogna collegare il ragionamento alla questione Mediaset, per la Cavaliera è l’assetto dell’azienda da calibrare in funzione del resto, e non la libertà da sacrificare all’azienda. È lei la prima a non essere convinta del ragionamento secondo cui se si tira giù Letta allora si compromettono le aziende. E la rottura inizia a sembrare sempre meno un salto nel buio. Prima che si chiuda la finestra elettorale di ottobre, prima che si coaguli una maggioranza alternativa. E prima che Berlusconi diventi incandidabile. C’è ancora un po’ di tempo visto che al Senato la guerriglia organizzata dal Pdl consentirà bloccherà la Giunta fino almeno a metà settembre. Ma non è un dettaglio che sulla scrivania di palazzo Grazioli, il calendario elettorale è stato incrociato col calvario giudiziario. La finestra elettorale per votare a novembre resta aperta fino al 30 settembre. Ed entro il 15 ottobre il Cavaliere deve scegliere su domiciliari o servizi sociali. Questione solo congelata, fino alla risposta di Napolitano. Un “no” metterebbe in fila le date, col Cavaliere che inizia la campagna elettorale da uomo libero e la finisce non si sa come.
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Re: La sentenza, l'esercito e il silenzio

Messaggioda Iafran il 07/08/2013, 8:34

http://www.huffingtonpost.it/2013/08/06 ... ref=topbar

Silvio Berlusconi non è l'unico problema dell'Italia. L'editoriale del New York Times

Lo pensiamo anche noi di questo forum e ... anche altri elettori di Cs o iscritti al PD (in fuga, alla ricerca di rappresentanti politici degni).
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