Le nostre società europee si definiscono orgogliosamente "democratiche". I politici che le governano, sia a livello nazionale, sia europeo, parlano con fierezza dei diritti sacrali istituiti in carte costituzionali celebrate come grande conquista dell'intera umanità. Se gettiamo però lo sguardo appena oltre le compiaciute e pompose esternazioni formali, ne scopriamo il carattere retorico fondato sulla falsa coscienza. Una democrazia degna di questo nome, un'autentica civiltà del diritto, si giudica in primis dallo status formale e sostanziale che garantisce alle minoranze e alle alterità di fede e di cultura. Ora, se prendiamo come paradigma della minoranza le popolazioni rom e sinti, vediamo quanto siano ipocrite le autoproclamazioni di società di diritto di cui pretendiamo di essere cittadini. Rom e sinti sono continuamente vessati, discriminati, sottoposti collettivamente a trattamenti di polizia. Sono considerati di volta in volta un problema, una questione di sicurezza, un pericolo, ma non sono mai valutati nella loro umanità personale e sociale, nella titolarità dei loro diritti inviolabili. La "questione degli zingari" non è una questione loro, è una questione nostra, dell'infamia dei politici che cavalcano le paure indotte per biechi calcoli elettoralistici, dei cortocircuiti patologici nella nostra relazione con l'altro. Si sente spesso ripetere la trista espressione criptorazzista: "non sono come noi". E perché mai dovrebbero esserlo? L'uguaglianza si fonda sul rispetto delle reciproche diversità. Il diritto alla diversità è garantito dalla nostra costituzione. L'essere umano è universale nella dignità e nel diritto ma si esprime nella molteplicità delle sue variegate culture. Tramite l'accoglienza e lo scambio si costruisce la prosperità. I rom e i sinti invece vengono esclusi, segregati, i loro bambini privati del loro sacro diritto alla pienezza della loro infanzia, al gioco, allo studio. La logica dell'emergenza e degli sgomberi praticata per motivare artatamente erogazioni finanziarie della Comunità europea, favorisce le speculazioni sulla pelle dei rom, invece di aiutarli e l'informazione sensazionalistica li confina in frusti e sconci stereotipi come quello del nomadismo vocazionale.
Questa vergogna deve finire immediatamente.
Moni Ovadia, per Amnesty International