La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda ranvit il 08/07/2013, 8:57

Ma infatti "i ragionieri" abbondano tra i tecnocrati europei! :D
E mentre i ragionieri imperversano l'Italia muore (vedi sotto)!

Cioè, mentre stiamo morendo soffocati dalle tasse (e non solo), ci vogliamo preoccupare della possibile, eventuale, potenziale inflazione? Ma siamo matti???
Ovviamente io non posso che semplificare molto il mio ragionamento...non ho gli elementi e le informazioni necessarie...ma sono certo che volendo si possa e si debba dare uno shock all'imposizione fiscale.

Ritengo che le tasse sulle imprese....cioè chi produce ricchezza....debbano essere a livello delle tasse sulle rendite finanziarie! Parlo delle tasse in generale: quindi Irap, Imu, Irpeg, etc! La ns tassazione sulle imprese è come il marito che se lo taglia per fare il dispetto alla moglie!


http://www.lastampa.it/2013/07/08/econo ... agina.html

Economia

08/07/2013


Ogni due ore falliscono tre imprese


Trentacinque fallimenti al giorno. Ogni due ore in Italia muoiono 3 imprese: 5.334, per la precisione, nei primi cinque mesi dell’anno. Duecentottantaquattro in più (+5,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La fotografia che scatta Unioncamere nel suo ultimo rapporto sulla crisi italiana, che la Stampa è in grado di anticipare, è impietoso. E’ la rappresentazione esatta di quel baratro di fronte al quale ci troviamo da mesi, o se vogliamo l’ultimo fotogramma del film della caduta senza fine della nostra economia: sono i numeri che fanno disperare le nostre imprese e vivere nell’inquietudine il governo.

Oltre ai fallimenti crescono anche le domande di concordato, addirittura triplicate rispetto al 2012: passate da 539 a 904 casi (+68%). In alcuni casi si tratta di un modo per procrastinare situazioni già molto compromesse, in molti altri è invece la via breve per serrare i cordoni della borsa e liberarsi (per un po’) di tanti creditori.



Nessuno paga più

Le imprese muoiono perché i consumi continuano a scendere, perché non riescono o non possono agganciarsi al treno dell’export, perché i costi sono troppo alti. Ma anche perché, spiega Unioncamere, i clienti, spesso altre aziende, non pagano. Insomma si fallisce - e pure tanto - non solo per debiti ma anche per crediti non riscossi. Non solo dallo Stato, che in queste settimane poco alla volta ha iniziato a pagare i suoi primi 20 miliardi di arretrati, ma dai privati.



Manifattura al capolinea

I settori più colpiti sono le attività manifatturiere (1131 fallimenti), le costruzioni (1.138) e il commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso (1.203). Ma anche le attività immobiliari non se la passano bene con un aumento del 117,4% delle istanze (salite da 135 a 250). Idem le attività di trasporto e magazzinaggio: +49,5% (da 93 a 281 fallimenti). A fallire sono soprattutto i costruttori edili (680, +67,1%), e le aziende che effettuano lavori di costruzione specialistici (413, +70%). A ruota seguono le attività immobiliari ed i trasportatori (202, +75,7%), ma soffrono anche i ristoratori (202 fallimenti) e ed i fabbricanti di mobili (113 procedure, +91,5%).

Le difficoltà del settore edili ed immobiliare sono fotografate bene anche dall’impennata delle domande di concordato arrivate da questo comparto: +277,3% per le attività immobiliari, +141,7% per le costruzioni. Boom anche nel settore delle industrie alimentari (+222,2% a quota 29) e nel commercio all’ingrosso, +145,5% a quota 108.



Il Ko da Nord a Sud

E’ Milano la città che conquista il primato in questa per nulla entusiasmante graduatoria con circa il 10% di tutti i fallimenti, 525 nei primi 5 mesi del 2013, uno in più del 2012; seguono Roma (466), Napoli (217), Torino (209) e Brescia (143) come Firenze. A livello regionale il record spetta pertanto alla Lombardia (1211 fallimenti, +95), seguita da Lazio (595, +11,4%) e Veneto (454, +11,5%). Mentre sono Toscana (+38,2% a quota 441), Calabria (153, +24,4%) ed Emilia Romagna (+15,1% a quota 428) a segnare i rialzi più forti, segno che la crisi sta penetrando in profondità ovunque nel Paese e non risparmia nemmeno le aree (Emilia, Toscana e Veneto) tradizionalmente più dinamiche ed attrezzate per far fronte alle tempeste dei mercati.

È il segno che il male è ormai diffuso in tutto il corpo del Paese, e che la cura deve essere rapida. E soprattutto molto forte.

Twitter @paoloxbaroni
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda ranvit il 08/07/2013, 9:01

E, ancora!

http://www.lastampa.it/2013/07/08/cultu ... agina.html


Editoriali

08/07/2013


Creare lavoro non solo difenderlo


mario calabresi




Nei primi cinque mesi dell’anno sono fallite in media 35 imprese al giorno, questo significa che dall’alba al tramonto si certifica la fine di un’attività ogni venti minuti. Si spengono le luci delle aziende e quelle dei negozi, questa è l’emergenza dell’Italia, anche se si continua a parlare molto di più di Imu, di Province e di Ruby.

Si parla di deindustrializzazione del Paese, chi è qui fatica e rischia di chiudere, chi può se ne va attratto dalle sirene delle regioni oltreconfine (oggi sono molto più calamitanti la Savoia, la Carinzia, il Canton Ticino o la Slovenia rispetto alla Romania o alla Cina del decennio scorso) e chi è fuori non ci pensa più a venire da noi. La settimana scorsa Confindustria ha lanciato l’allarme sugli investimenti esteri in Italia crollati del 70 per cento nel 2012: sono le multinazionali che non mettono più piede nel nostro Paese scoraggiate dalle troppe incertezze del nostro sistema.



L’idea prevalente, pur di fronte a questi dati, resta però che il lavoro si difende, non che si crea. C’è una sfiducia profonda nell’idea che le cose possano cambiare, che ci possano essere lavori nuovi e diversi, che ci sia bisogno di aggiornarsi e di rimettersi in discussione.

Non c’è dubbio che sia sacrosanto difendere i livelli di qualità e i diritti fondamentali raggiunti sul lavoro, ma quest’ottica ha il limite di chiudersi solo nell’idea della difesa, della trincea, finendo per tutelare soltanto chi è dentro e quei pochi che riescono ad entrare e non mettendo al centro della discussione tutti quelli che sono fuori.



Un anno fa avevamo fatto un viaggio nei fattori penalizzanti dell’economia italiana, individuando gli ostacoli al fare impresa, dalla burocrazia al costo dell’energia, dai ritardi dei pagamenti alla lentezza della giustizia all’alta tassazione, ora ne cominciamo uno sul lavoro che si crea, sulle caratteristiche che devono avere i territori per permettere che germogli l’impresa, sulle sfide delle tecnologie, sulle ricette che la manifattura non può perdere, sulle elasticità che il sistema dovrebbe essere capace di darsi e sulle porte che si possono aprire ai giovani.

I giovani sono quelli che più stanno pagando questa crisi, perché sono vittime non solo della mancanza di lavoro ma anche della chiusura del sistema a difesa dell’esistente. Ho sotto gli occhi un esempio che riguarda i giornali che mi sembra illuminante: le aziende editoriali in stato di crisi – la maggioranza oggi in Italia – che accedono ai contributi per i prepensionamenti non possono assumere nessuno, nemmeno fare contratti a termine (per sostituzione malattia, maternità o ferie) e nemmeno ospitare stagisti delle scuole di giornalismo.



In questo schema ci sono almeno due soggetti tutelati: il giornale, a cui viene data una possibilità per sopravvivere e ripartire, e il giornalista a cui è garantito uno scivolo alla pensione. Un solo soggetto è sconfitto: i giovani giornalisti o gli aspiranti tali, quasi che il problema fossero loro. Non solo gli si dice che per salvare l’esistente è necessario alzare un muro che li tenga lontani ma non gli si da nemmeno la possibilità di fare gli stages: insomma non devono farsi vedere. E pensare a quanto i giornali avrebbero bisogno di energie nuove, di pensieri freschi, di aggiornarsi alla società, di aprirsi ai nativi digitali. La logica, qui e in tutto il mondo del lavoro italiano, andrebbe ribaltata: chi vuole avere contributi in fase di ristrutturazione non deve chiudersi ma gli andrebbe chiesto, al contrario, di investire in tecnologie, giovani e cambiamento.



L’obiezione a questo punto è sempre la stessa: che ci sono aziende che i giovani li sfruttano senza riconoscere nulla o che fanno lavorare gli stagisti come dipendenti a tempo pieno. Ma anche qui la risposta non può essere che i giovani vanno lasciati a casa: la risposta deve essere che vanno perseguiti gli sfruttatori e aiutati tutti gli altri a crescere.



Di fronte alla deindustrializzazione del Paese è fondamentale cambiare passo ma anche cultura, non si può pensare di continuare a leggere la realtà con le lenti del Novecento e a considerare il lavoro e l’impresa come soggetti non interdipendenti. Non si può pensare che il lavoro si crei senza le imprese e che il benessere dell’uno non sia legato a quello dell’altro. Non abbiamo bisogno di nuovi scontri ideologici ma di capire in che modo si può riaccendere il motore, dobbiamo chiederci perché nessuno viene più a investire qui e ripartire da questa domanda. Perché se saremo in grado di avere un sistema di nuovo capace di attrarre gli stranieri allora di sicuro quel sistema sarà un buon posto per fare impresa e per dare lavoro anche agli italiani.

Le prime pagine del giornale di oggi ci raccontano il dramma di chi non ce l’ha fatta, da domani proveremo a raccontarvi come si può provare ad essere un’altra Italia.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda franz il 08/07/2013, 9:07

ranvit ha scritto:Cioè, mentre stiamo morendo soffocati dalle tasse (e non solo), ci vogliamo preoccupare della possibile, eventuale, potenziale inflazione? Ma siamo matti???

Non si tratta di essere ragionieri o matti, ma se uno pensa che mettere piu' soldi in tasca al consumatore induca crescita mentre in realtà puo' indurre crescita dei prezzi e dei tassi di interesse, alla fine la sperata crescita non c'è, abbiamo solo 40 miliardi in meno di cartucce da sparare eci siamo fatti male da soli.
E nella situazione in cui siamo non abbiamo colpi da sprecare.
E non tutte le tassoe sono uguali, quandole diminuamo o le aumentiamo. Meglio abbassare IRAP (anzi eliminarla del tutto) e l'imposta sugli utili societari mentre IMU e IVA non sono cosi' urgenti. Irpef non è troppo alta rispetto all'europa ma sono troppo alti i contributi, quindi avendo cartucce da sparare diminuirei i contributi passando da un regime di aliquota unica ad aliquote progressive, come in UK. Questo potrebbe comportare un'emersione di parecchio sommerso.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda ranvit il 08/07/2013, 11:02

Scusa franz....ma tu leggi quello che scrivo?
Ho detto di tagliare drasticamente le tasse (p.e. 10% all'anno per alcuni anni fino ad arrivare ad una tassazione equivalente a quella delle rendite finanziarie) utilizzando i ricavi delle smobilizzazioni: due terzi alle imprese e un terzo ai cittadini...niente a che vedere con "il mettere soldi in tasca ai consumatori"! Per le imprese è fondamentale perchè solo cosi' avrebbero utili da investire in ricerca e ammodernamento degli impianti; per i cittadini....mi riferisco a quelli con redditi molto bassi che oggi fanno ormai la fame...
Da notare che tale abbassamento è propedeutico alla lotta all'evasione/elusione. Con le tasse di oggi solo un imbecille non ci prova.... ;) E infatti ci provano tutti... ;)
Con aggiustamenti alla Bersani (stringere un po' di bulloni qua e là) o alla ragionieri, non si va da nessuna parte! Se tu dici agli imprenditori che gli riduci le tasse (a cominciare da quell'ignobile Irap) dello zerovirgola all'anno per 5 anni....non ti pigliano neanche in considerazione. Quindi niente ricerca, niente nuovi investimenti, niente di niente!!!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda franz il 08/07/2013, 12:09

ranvit ha scritto:Scusa franz....ma tu leggi quello che scrivo?
Ho detto di tagliare drasticamente le tasse (p.e. 10% all'anno per alcuni anni fino ad arrivare ad una tassazione equivalente a quella delle rendite finanziarie) utilizzando i ricavi delle smobilizzazioni: due terzi alle imprese e un terzo ai cittadini...niente a che vedere con "il mettere soldi in tasca ai consumatori"! Per le imprese è fondamentale perchè solo cosi' avrebbero utili da investire in ricerca e ammodernamento degli impianti; per i cittadini....mi riferisco a quelli con redditi molto bassi che oggi fanno ormai la fame...

Come sostengo in altro thread, quello sulle proposte economiche di Renzi, anche 40 miliardi in meno di BOT emessi significano 40 miliardi in piu' per le imprese che vogliono investire, per il settore privato. C'è da dire che pero' per avere quei 40 miliardi in piu' occorre vendere (smibilizzare) il patrimonio pubblico e bisogna quindi che qualcuno compri. Gli stranieri comprano meno BOT (anzi se ne sono liberati) ed il carico è passato alle banche italiane. Si spera quindi che le nostre vendite di asset pubblici interessino invece gli stranieri, cosi' che il mercato interno non sia gravato da questi acquisti. Altimenti tasse o non tasse, è solo una partita di giro.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda ranvit il 08/07/2013, 15:16

Sto diventando noioso, lo so...ma l'obiettivo è ridurre drasticamente le tasse alle imprese per far ripartire la crescita.
Nel caso, anche se tutti gli immobili fossero comprati da italiani, considerando la grande ricchezza dei patrimoni italiani (6/7 volte il Pil), ci sarebbero ampi margini per gli investimenti nelle imprese sgravate dalla folle tassazione di oggi!!! 8-)
In particolare se ci fosse un piano di riduzione sistematica per alcuni anni, fino a portare la tassazione allo stesso livello delle rendite finanziarie... ;)
Il problema è che abbiamo una classe politica di cialtroni-cacasotto o di cialtroni-populisti :evil:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Immobili e dismissioni da 400 miliardi

Messaggioda franz il 08/07/2013, 16:30

ranvit ha scritto:Il problema è che abbiamo una classe politica di cialtroni-cacasotto o di cialtroni-populisti :evil:

E quella infatti è la vera dismissione da fare. Anche a prezzi di saldi o regalandoli :-)
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Precedente

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 39 ospiti