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Partiti personali cancro della democrazia

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Partiti personali cancro della democrazia

Messaggioda Giovigbe il 18/01/2013, 10:11

Quoto in toto questo intervento di Bersani (le evidenziazioni in rosso sono mie) che - a mio avviso - a centrato uno dei problemi principali della nostra vita politica



dal sito di Republica

ROMA - "Questa campagna elettorale si sta mettendo fuori dai binari, non sono soddisfatto, in questi termini noi non ci stiamo: non stiamo in una campagna fatta solo in termini di politicsmo e cabaret". Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, parlando ai giovani nell'apertura ufficiale della campagna elettorale del Pd.

"Sono abbastanza stanco di dover essere tutti i giorni registrato su temi come 'io, Monti, la desistenza, il Senato e compagnia cantante' - ha detto Bersani - Sono abbastanza allibito del fatto che ci sia il cabaret per avere un titolo, mentre siamo davanti a un paese che ha bisogno di essere ricostruito. Noi parleremo dell'Italia e degli italiani".

Il segretario democratico ha preso la parola in un teatro Ambra Jovinelli gremito di gente. In platea molti giovani, qualche deputato uscente e militanti del Pd. Sul palco con il candidato a Palazzo Chigi, gli unici presenti che stanno prendendo a turno la parola sono Anna Ascani, 26 anni candidata alla Camera in Umbria; Enzo Lattuca, 25 anni, candidato alla Camera in Emilia e Valentina Paris, 30 anni, candidata in Campania alla Camera.

"Non si nasce imparati neanche in politica, ma non c'è bisogno di avere 60 anni per essere imparati", ha sottolineato Bersani. "La battaglia - ha aggiunto - la vinceremo non perché abbiamo la vittoria in tasca, l'avversario c'è e ha rialzato la testa ma perché susciteremo le nostre forze in tutto il Paese e le nostre forze questa volta sono in grado di battere la destra".

"Oggi avviamo la riscossa civica morale ed economica del Paese - ha proseguito il segretario - deve tornare l'idea che la buona politica sia possibile. Noi diciamo no ad ogni qualunquismo che porta a posizioni fascistoidi per le quali non c'è destra e sinistra. La barra del Pd deve essere una politica seria e sobria, l'onesta che è una virtù privata ma anche un bene pubblico". "Se andiamo al governo - ha assicurato ancora Bersani - cominciamo dal fare delle lenzuolate sulla moralità pubblica: ad esempio sulla corruzione due tre norme. Sui conflitti di interesse. Facciamo l'elenco delle principali sette otto norme ad personam e si aboliscono. Finché c'è la personam...".

Bersani ha sferrato poi l'affondo più duro contro quella che con un immagine forte descrive come il cancro della politica. "Io sono l'unico a non aver messo il nome nel simbolo - ha detto - Sistemi organizzati su una persona che spesso si sceglie da sola sono un tumore che rendono la democrazia ingessata, inefficace e impotente". "Io sono l'unico candidato che non mette il proprio nome sul simbolo - ha insistito il segretario - Pur essendo stato scelto da 3 milioni e 200 mila persone non metto il nome sul simbolo. Pur non essendo stato scelto come candidato premier da solo non metto il nome sul simbolo". "Nel Pd Bersani c'è per un po' ma il Pd ci sarà tra 20-50-100 anni", ha rivendicato.
"Non sarà una passeggiata, loro suoneranno le loro trombe e noi le nostre campane. La nostra arma atomica è l'appello al popolo delle primarie", ha detto ancora il segretario. "Ci sono 3 milioni e 200 mila persone che dovremo raggiungere, gli chiederemo di non essere spettatori ma protagonisti. Adesso arriva il momento e credo ci sarà una mobilitazione". Rivolgendosi alla platea, il leader democratico ha proseguito: "Abbiamo fatto girare con le primarie la ruota del rinnovamento e la confermeremo anche nelle sfide del governo senza mai spezzare il filo tra generazioni purché vengano avanti i giovani".
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Re: Partiti personali cancro della democrazia

Messaggioda matthelm il 18/01/2013, 13:46

Cancro della politica non è mettere il nome nel simbolo ma guidare non democraticamente un partito di cui si è unici padroni e finanziatori: Il caso di Berlusconi.
Uno può mettere il nome magari perchè il partito è nuovo e non conosciuto come il caso Monti. Che sia il cancro è una delle uscite infelici di Bersani che si affida troppo alle sparate non all'altezza di un Leader. Per esempio ha elogiato l'inno del Pd della >Nannini dove appare continuamente solo la sua immagine. Ditemi voi qual è la stupidaggine più grossa mettere il nome nel simbolo o fare uno spot autoreferenziale che magari crea qualche dubbio agli elettori?
Diciamola tutta è stato solo un attacco neanche troppo velato a Monti che è comuunque una persona seria ed i cancri sono ben altri. Un'emerita sciocchezza, a mio parere, e sicuramente non un problema fondamentale della nostra democrazia.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Partiti personali cancro della democrazia

Messaggioda cardif il 19/01/2013, 0:05

Non è che Bersani abbia detto solo questo; non si tratta di dare una valutazione complessiva.
Esprimo un'idea su questo punto: credo che lui abbia voluto sottolineare quello che ha effettivamete detto: io scomparirò ma il PD come maggior partito dell'area di cs, continuerà ad esistere dopo di me. Che il PD, possa cambiare nome è poco significativo. Ci sarà sempre un elettorato che si riconosce nei valori che oggi definiamo di cs, e che confluirà in questo partito. Cosa che ovviamente vale pure per il cd. Come avveniva una volta nel sistema proporzionale, quando c'erano sigle senza nome, ma di cui l'elettorato conosceva la storia e la collocazione.
Viceversa, un partito che si caratterizza col nome di una persona è l'aggregazione attorno a quella persona di coloro che si riconoscono nei valori e negli interessi di cui è portatore quella persona. In questa logica c'è già il partito dei pensionati, e ci possono essere pure i partiti 'il notaio' (che vuole mantenere il numero chiuso) , 'l'automobilista' (che vuole la riduzione della tassa auto, del prezzo della benzina e delle multe), 'il fornaio' ( che vuole la riduzione del prezzo della farina) ecc...
Certo è, però, che i partiti col nome si è visto la fine che fanno (non tutti, lo so). Quello Di Pietro perde l'80% dell'elettorato, quando il leader mette la moglie nel cda del partito; quello di Berlusconi si dissolve come neve al sole causando un 'si salvi chi può' se lui si ritira; ed è costretto, poverino, a sacrificarsi di nuovo per il bene dell'Italia (ma non si era dimesso per il bene dell'Italia? Va bè, vallo a capire un uomo di spettacolo)
Strano è, però, che il nome conta dove può: la scritta 'Berlusconi Presidente' c'è nelle liste del PdL in Italia, ma non all'estero. Possibile che sia per il fatto che gli italiani all'estero (oltretutto non ho capito la logica del loro diritto al voto) leggono troppa stampa estera e il PdL si è fatta l'idea che è meglio evitare quel nome?
Mi sono distratto. Tornando a Bersani, la si può condividere o meno l'idea che un partito debba rappresentare una politica nota all'elettorato attraverso il suo programma più o meno costante nel tempo e non legato alla persona del momento. Oppure si può preferire che la politica di quel partito cambi, a seconda che ci sia Bersani o Renzi, per esempio.
Mi chiedo: ma un partito che cambia continuamente in funzione di chi lo rappresenta potrà avere una strategia di lungo termine? Potrà esprimere statisti (quelli che guarda alla prossima generazione) o esprimerà solo politici (quelli che guardano alle prossime elezioni)?
Veramente mi rispondo pure...
Fermo restando che questa non è la sola cosa che ha detto.
Ma mo' mi so' capito bene?
cardif
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