da cardif il 19/01/2013, 0:05
Non è che Bersani abbia detto solo questo; non si tratta di dare una valutazione complessiva.
Esprimo un'idea su questo punto: credo che lui abbia voluto sottolineare quello che ha effettivamete detto: io scomparirò ma il PD come maggior partito dell'area di cs, continuerà ad esistere dopo di me. Che il PD, possa cambiare nome è poco significativo. Ci sarà sempre un elettorato che si riconosce nei valori che oggi definiamo di cs, e che confluirà in questo partito. Cosa che ovviamente vale pure per il cd. Come avveniva una volta nel sistema proporzionale, quando c'erano sigle senza nome, ma di cui l'elettorato conosceva la storia e la collocazione.
Viceversa, un partito che si caratterizza col nome di una persona è l'aggregazione attorno a quella persona di coloro che si riconoscono nei valori e negli interessi di cui è portatore quella persona. In questa logica c'è già il partito dei pensionati, e ci possono essere pure i partiti 'il notaio' (che vuole mantenere il numero chiuso) , 'l'automobilista' (che vuole la riduzione della tassa auto, del prezzo della benzina e delle multe), 'il fornaio' ( che vuole la riduzione del prezzo della farina) ecc...
Certo è, però, che i partiti col nome si è visto la fine che fanno (non tutti, lo so). Quello Di Pietro perde l'80% dell'elettorato, quando il leader mette la moglie nel cda del partito; quello di Berlusconi si dissolve come neve al sole causando un 'si salvi chi può' se lui si ritira; ed è costretto, poverino, a sacrificarsi di nuovo per il bene dell'Italia (ma non si era dimesso per il bene dell'Italia? Va bè, vallo a capire un uomo di spettacolo)
Strano è, però, che il nome conta dove può: la scritta 'Berlusconi Presidente' c'è nelle liste del PdL in Italia, ma non all'estero. Possibile che sia per il fatto che gli italiani all'estero (oltretutto non ho capito la logica del loro diritto al voto) leggono troppa stampa estera e il PdL si è fatta l'idea che è meglio evitare quel nome?
Mi sono distratto. Tornando a Bersani, la si può condividere o meno l'idea che un partito debba rappresentare una politica nota all'elettorato attraverso il suo programma più o meno costante nel tempo e non legato alla persona del momento. Oppure si può preferire che la politica di quel partito cambi, a seconda che ci sia Bersani o Renzi, per esempio.
Mi chiedo: ma un partito che cambia continuamente in funzione di chi lo rappresenta potrà avere una strategia di lungo termine? Potrà esprimere statisti (quelli che guarda alla prossima generazione) o esprimerà solo politici (quelli che guardano alle prossime elezioni)?
Veramente mi rispondo pure...
Fermo restando che questa non è la sola cosa che ha detto.
Ma mo' mi so' capito bene?