dal sito on line di repubblica
MILANO - "Caro Silvio con te in campo, noi non ci siamo; la Lega non può sostenerti se tu mantieni la tua candidatura a premier". Sono le dieci di sera, e Bobo Maroni non ha ancora raggiunto Palazzo Grazioli, dove Berlusconi lo aspetta per ascoltare la risposta al suo diktat di tre giorni fa. Se vuoi l'appoggio del Pdl alla tua candidatura in Lombardia, aveva tagliato corto il Cavaliere, devi far rinascere l'alleanza tra i nostri due partiti anche alle politiche. Da quel momento nel Carroccio è scoppiato il finimondo, scudi alzati per respingere l'offerta, anzi "il ricatto", dell'uomo di Arcore. E a tarda sera "Bobo" rompe gli indugi.
"Ho deciso così - confida il segretario federale prima di varcare il portone di Palazzo Grazioli - perché questa è la linea della Lega, così come è uscita negli ultimi due giorni per bocca dei segretari nazionali (su tutti il lombardo Salvini e il veneto Tosi, ndr)". È una linea che "interpreta fino in fondo i sentimenti dei nostri militanti, degli amministratori e dei parlamentari".
E il leader, pure tentato dallo "scambio" proposto dall'ex premier, deve tenerne conto: "Fino in fondo", aggiunge Maroni. Calderoli e Giorgetti sono già nella residenza romana del Cavaliere, nell'attesa gli hanno già spiegato che aria tira. Aria grama, per Silvio che contava sulla sponda della Lega per impedire che "i comunisti" potessero diventare maggioranza al Senato: con la Lombardia,
il Veneto e magari la Sicilia al centrodestra l'obiettivo sarebbe stato raggiunto. Ora tutto si fa difficile. Perché la Lega non può permettersi di perdere una valanga di voti, presentandosi di nuovo con Berlusconi. E men che meno pericolosissimi sconquassi interni, con i veneti sul piede di guerra e magari pronti a separare i propri destini da quelli degli altri "fratelli padani".
"Questa - insiste Maroni - è la linea del movimento, e non può cambiare di una virgola; adesso tutto da dipende da Berlusconi: se dice che intende andare avanti, che sarà lui il candidato premier del centrodestra, tanti saluti e arrivederci". Arrivederci, non addio. Perché uno spiraglio rimane aperto: "Io cerco di convincerlo al passo indietro". Il problema è lui, Berlusconi: non il Pdl. E se Silvio dovesse cedere il posto a qualcun altro il discorso cambierebbe. "Ma deve farlo, perché se io perdo con lui in campo noi siamo finiti".
Insomma: il leader del Carroccio conferma che sarà comunque candidato alla presidenza della Lombardia. Con la Lega, con la lista "Per Maroni presidente", "e con chi vorrà starci". Se con o senza il Pdl, tutto a questo punto dipende dalle scelte Cavaliere. "Bobo" l'aveva già detto l'altra sera a Torino, e adesso, prima di affrontare l'ex premier, lo ripete, consapevole che il suo niet potrebbe indurre l'ex premier a cambiare idea: "Non credo che alla fine Berlusconi si candiderà". Lo sostengono in molti nell'entourage del segretario: "Nessuno sa leggere i sondaggi meglio di lui, prima o poi si renderà conto che la sua candidatura danneggia anche se stesso". Ma più che una certezza, è una speranza. Una speranza alla quale Maroni, prima di incontrare Silvio, mostra di credere: "Ma se non andrà così, accada quel che deve
Purtroppo la destra non è come la sinistra e temo che ci ripenseranno; ma se così fosse i numeri ci potrebbero essere anche al senato