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Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda franz il 11/10/2012, 22:46

Da Il Fatto Quotidiano del 11/10/2012

La dichiarazione fatta alcuni giorni fa da Giorgio Squinzi, secondo cui le imprese raccolte in Confindustria sarebbero felici di rinunciare a tutti i sussidi ed aiuti di stato che ricevono in cambio d’una pari riduzione del carico fiscale a cui sono sottoposte, deve essere riconosciuta per il valore storico che ha. Avrebbe potuto essere, avesse questo paese alla sua guida una classe politica all’altezza del compito che la storia le pone di fronte, il punto di partenza per un cambio radicale di politica economica. È invece praticamente già sparita dal dibattito pubblico: né i ministri economici del governo Monti né i responsabili dei partiti hanno colto l’occasione per iniziare a fare ciò che Squinzi ha coraggiosamente proposto. Questo perché l’idea di ridurre le imposte sulle imprese in cambio di una riduzione dei sussidi alle medesime si fonda su un insegnamento economico cruciale che la classe politica di questo paese ha sempre, colpevolmente, ignorato e che costituisce uno dei grandi errori strutturali che sono alla radice del declino italiano. Quello che occorre fermare cambiando classe politica, appunto. Vediamo perché.

La ragione economica per cui i sussidi pubblici alle imprese in difficoltà sono un grave errore è che devono essere pagati da chi in difficoltà non è. Questo penalizza (attraverso l’aumento di costi che l’imposta addizionale genera) chi è produttivo e capace mentre favorisce chi non lo è, inducendolo a continuare a produrre male o produrre cose che non servono. Poiché lo sviluppo economico viene proprio e solo dall’utilizzazione dei fattori produttivi (capitale, lavoro e conoscenza) nella produzione di cose che i consumatori vogliono acquistare a dei prezzi che coprano i costi e dalla contemporanea non utilizzazione di quegli stessi fattori per produrre le cose che i consumatori non vogliono acquistare al prezzo di costo, ne segue che la politica dei pubblici sussidi distrugge crescita e genera declino per definizione. Favorisce chi non è produttivo, rendendolo alla lunga in un parassita, mentre danneggia chi produttivo è, forzandolo o ben a diventare anch’egli un parassita o ad andarsene altrove. Esattamente quello che vediamo accadere in Italia da più di un decennio e ad un ritmo accelerato dal 2008 in avanti. La dichiarazione di Squinzi rappresenta un evento storico proprio perché questo orrendo errore è radicato nella politica e nella cultura nazionali.

Da almeno quarant’anni – da destra a sinistra passando per CGIL-CISL-UIL-Confindustria per finire, purtroppo, anche con alcuni ministri economici del governo Monti – si invocano ed adottano politiche industriali, del lavoro e fiscali secondo cui, in nome della difesa dell’occupazione o del mantenimento nel paese di imprese “simbolo”, è bene sussidiare imprese decotte quando grandi abbastanza da avere rilevanza politico-sindacale. L’argomento fintamente “generoso” che si utilizza per difendere tale follia (aiutare chi è “in difficoltà” togliendo a chi è più “fortunato”) è il prodotto di quello che, sul blog noiseFromAmerika, chiamiamo il “modello superfisso”, ossia l’idea secondo cui la realtà economica è immutabile e le persone non rispondono agli incentivi. Se fai i panettoni male e di cattiva qualità quello è per sempre il tuo destino che t’è stato assegnato da un dio cattivo, non puoi cambiare lavoro o prodotto o metodo di produzione. Sei condannato ad essere improduttivo e a diventare, quindi, un parassita sulle spalle degli altri. Viceversa, se sei produttivo continuerai ad esserlo anche se ti massacrano di tasse, tanto da te colerà sempre il grasso da trasferire a chi mi sia politicamente utile. La realtà dei fatti ed il senso comune si sono sfortunatamente coalizzati, da qualche decennio a questa parte, per provarci che questa baggianata pseudo-buonista tale è: chi ne ha l’incentivo diventa parassita per iniziativa personale e chi è produttivo si rifiuta d’essere massacrato dalle tasse chiudendo o fuggendo. Il risultato è un paese in declino perché il numero dei parassiti è cresciuto a dismisura rispetto a quello dei produttori.

L’esempio più palese di tale dissennata politica si chiama FIAT, l’impresa controllata dalla famiglia-simbolo del capitalismo monopolistico italiano intrallazzato con, e sussidiato dal, lo stato. Sino a pochi anni fa e per decenni, FIAT ha ricevuto quantità esorbitanti di aiuti pubblici sotto ogni forma o trucco concepibile e con il consenso dell’intero “arco parlamentare”. Ora che tali sussidi si sono ridotti a ben poco e le trasformazioni del mercato mondiale dell’auto lo impongono, FIAT che fa? Da un lato globalizza se stessa, magari per andare a lucrare i sussidi pubblici di altri paesi proni a compiere i nostri stessi errori, e dall’altro si siede al tavolo della trattativa con il governo Monti per offrire il solito storico ricatto: forse manteniamo qualcosa qui se ci date, di riffe o di raffe, altri sussidi. Giustamente da un punto di vista etico, ma inutilmente da un punto di vista legale e pratico, tale condotta viene criticata da varie parti chiedendo alla FIAT di mantenere comunque i livelli di occupazione in Italia in base al fatto che i contribuenti italiani se la sono “comprata” (con i sussidi di cui sopra) già più di una volta. Vero, ma irrilevante. Per la semplicissima ragione che, come in tutti i casi di sussidi pubblici ad imprese altrimenti decotte, quei sussidi non si sono trasformati né in capitale né in ricerca e sviluppo oggi utilizzabili. Essi se ne sono andati, anno dopo anno, a coprire la differenza fra costi e ricavi correnti, ossia sono finiti in salari di dipendenti (dall’ultimo degli apprendisti sino all’amministatore delegato) e guadagni degli azionisti che quei redditi di certo non restituiranno.

Morale: prendere Squinzi in parola, cancellare i sussidi e ridurre le imposte su lavoro ed impresa di un’identico ammontare. Così i produttori avranno un incentivo per restare tali e restare in Italia ed i parassiti per smettere di esserlo e sforzarsi, magari, di diventare produttori anche loro.

Michele Boldrin
Ultima modifica di franz il 12/10/2012, 11:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: alviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda ranvit il 12/10/2012, 10:15

Come non essere d'accordo?
Ma....Boldrin scrive su "Il Fatto"? :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda franz il 12/10/2012, 11:49

ranvit ha scritto:Come non essere d'accordo?
Ma....Boldrin scrive su "Il Fatto"? :roll:

Sono in tanti a chiederglielo. E lui risponde che si scrive dove ti danno spazio.
Il che fa onore al Fatto.
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Re: Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda trilogy il 12/10/2012, 17:15

franz ha scritto:
ranvit ha scritto:Come non essere d'accordo?
Ma....Boldrin scrive su "Il Fatto"? :roll:

Sono in tanti a chiederglielo. E lui risponde che si scrive dove ti danno spazio.
Il che fa onore al Fatto.


io non penso che sia casuale e l'avevo già scritto. E' il modello economico-politico che c'è dietro che li fa accoppiare: libertà economica coniugata e garantita da uno Stato autoritario.
Invece bisognerebbe coniugare in modo creativo spezzoni del dna analitico democratico di Fassina, con spezzoni del dna economico pragmatico dei vari Boldrin. Si otterrebbe un ottimo OGM politico-economico :geek:
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Re: Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda flaviomob il 12/10/2012, 22:00

Dovremmo salvare le imprese oneste, che pagano tutto (troppo) da quelle disoneste, che non pagano nulla o che pagano solo in parte, che assumono in nero, che sottopagano e così facendo vincono i concorsi pubblici al ribasso, che non rispettano le norme di sicurezza, che "sbaragliano" la concorrenza grazie a intimidazioni di stampo mafioso, che vincono appalti grazie a cricca e tangenti, etc.

A proposito di nuovo che avanza...

http://www.corsera.it/notizia.php?id=2750


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Re: Salviamo le imprese da tasse e sussidi di Stato

Messaggioda flaviomob il 19/10/2012, 6:56

Dato che il titolo di questo argomento è "salviamo le imprese..."

http://www.vita.it/non-profit/cooperati ... iardi.html

Lo Stato deve alle coopsociali 6 miliardi
di Paolo Stregia
L’appello di Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative, lanciato al convegno del TAIIS: è necessario rivedere il Patto di Stabilità

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