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"Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Montezemolo

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda ranvit il 01/10/2012, 9:46

Quante belle considerazioni!

Il problema è sempre l'alternativa, qual'è??? :roll:

Un Governo Pd+Sel? Cioè l'immobilismo piu' totale??? :cry:

Un Governo Berlusconi? Cioè il definitivo default del Paese??? :twisted:

Che altro c'è?

Un nuovo Governo Monti a causa di un "pareggio"...la cosa piu' probabile ;)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda Robyn il 01/10/2012, 9:50

Nel memorandum d'intesa o nella carta di intenti serve un riferimento "chiaro" alla laicità,è questo il punto di snodo per il cs.La laicità nella versione più classica è dare a cesare quel che è di cesare e a dio quel che è di dio.Ma non possiamo certamente scrivere così poiche serve un'interpretazione laica.La laicità per il cs è tenere ben presente quelle che sono le caratteristiche e le varietà culturali del paese.Infatti se non sarebbe così,se ognuno applicasse il proprio concetto di laicità slegato da quelle che sono le caratteristiche e le varietà culturali del paese,si passerebbe dalla democrazia dell'alternanza all'alternanza dell'etica dove al cambiare delle maggioranze cambia l'etica e sarebbe la fine della laicità
Martini->Dobbiamo conservare ciò che abbiamo,ma essere aperti a tutto ciò che esprime la società
contemporanea ciao robyn
Ultima modifica di Robyn il 01/10/2012, 11:31, modificato 1 volta in totale.
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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda trilogy il 01/10/2012, 10:14

Perché votare: un dilemma italiano
di ILVO DIAMANTI

Perché votare: un dilemma italiano Mario Monti (ansa)
Votare per scegliere chi governerà. Oppure scegliere chi governerà indipendentemente dal voto e dal risultato. Questo è il dilemma. Amplificato dalle recenti dichiarazioni di Monti , che ha confermato l'intenzione di non candidarsi come premier, alle prossime elezioni. Ma non ha escluso l'ipotesi di "dare una mano, se fosse richiesto". Per proseguire nell'impegno avviato da quasi un anno.

Un messaggio raccolto, per primo, da Montezemolo. Che ha annunciato , infine, la sua "discesa in campo". A sostegno di Monti. Con la convinta adesione di Casini e Fini. Che hanno proposto un "cartello elettorale". Nel nome del Professore. Al quale, però, interessa presentarsi e agire - come premier al di sopra delle parti e dei partiti. Dunque, al di sopra e al di fuori della competizione elettorale. Investito dalla volontà di un'ampia maggioranza del Parlamento.

L'idea, d'altronde, non piace neppure ai leader dei partiti maggiori, Pd e Pdl. Per non ridursi a svolgere un ruolo gregario. Non è, quindi, detto che la "disponibilità" annunciata da Monti si traduca in decisione. Ma il fatto stesso che l'ipotesi oggi appaia verosimile è significativo. D'altronde, l'unico leader di cui gli elettori si fidino veramente è lui. Monti. Il cui consenso personale è di nuovo in crescita, nelle ultime settimane. Come il sostegno al governo. In entrambi i casi, superiori alla metà dell'elettorato (dati Ipsos).

Gli elettori, dunque, vogliono un governo espresso dalla maggioranza che emergerà alle prossime elezioni. Basta che a guidarlo sia Monti.

Il dilemma della democrazia rappresentativa, in Italia, è tutto qui. Se il voto "non serve" a scegliere chi governa, attraverso i rappresentanti eletti, a che "serve" votare? E com'è possibile, in queste condizioni, parlare ancora di democrazia rappresentativa?

Questo dilemma, però, non è poi tanto paradossale - e neppure inedito. Almeno in Italia. Secondo alcuni osservatori, sarebbe alla base della nostra "anomalia".

In fondo, per quasi cinquant'anni il sistema politico italiano è apparso "bloccato". Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, la frattura geopolitica internazionale ha impedito una vera alternativa, per la presenza, in Italia, del più importante partito comunista occidentale. Si è così affermato un "bipartitismo imperfetto", per citare Giorgio Galli. Dove la competizione elettorale, indipendentemente dal risultato, proponeva un esito comunque scontato. Perché, comunque la Dc avrebbe governato, da sola o in coalizione. Mentre il Pci avrebbe guidato l'opposizione. Lo stesso Pci ne era consapevole. Complice. Coinvolto in un sistema consensuale e consociativo. Dove aveva influenza in tutte le principali scelte.

Questa "anomalia" è proseguita, non a caso, fino al crollo del muro di Berlino e della Prima Repubblica. Ma, per quasi cinquant'anni, gli italiani hanno votato pur sapendo che gli equilibri di governo, nonostante i cambiamenti elettorali, peraltro notevoli, non sarebbero mutati in modo sostanziale. Il Capo del governo lo decidevano la Dc, i suoi capicorrente e i suoi alleati. In base ai rapporti di forza interni ai partiti. Che cambiavano spesso, nel corso della legislatura. Senza possibilità, per i cittadini, di reagire e intervenire.

Eppure, gli italiani, nonostante tutto, continuarono a votare. In grande numero. Alle politiche: tra il 90% e l'80% degli aventi diritto, fino ad oggi. Un tasso di partecipazione elettorale tra i più alti, nelle democrazie occidentali. Anche se la fiducia nei partiti non è mai stata troppo alta. Neppure in passato. In Italia, però, si votava egualmente. Pro o contro i comunisti. Pro o contro la Dc e, sullo sfondo, la Chiesa. Per fedeltà. Per fede. Ma anche per sentirsi parte. Per partecipare.

Nella Seconda Repubblica questo modello è cambiato profondamente. Ma non del tutto. Sono crollati i sistemi comunisti, ma in Italia il comunismo, meglio ancora: l'anticomunismo non è mai morto. Evocato e tenuto vivo, per primo, da Berlusconi. Che in questo modo ha cristallizzato il passato a proprio favore. Così gli elettori hanno ripreso a schierarsi. A dividersi come prima. Fra anticomunisti e antiberlusconiani. La novità, semmai, è la personalizzazione. I partiti riassunti nei loro leader e viceversa. Le elezioni trasformate in referendum. Pro o contro Berlusconi.

Così il Paese si è presidenzializzato in fretta. Senza riforme istituzionali e costituzionali. Di fatto. Gli italiani: si sono abituati ad affidarsi a un premier espresso dai partiti. O meglio: a leader, di cui i partiti apparivano e appaiono una protesi. Gli elettori: indotti a votare per parlamentari nominati dai partiti e dai loro leader. Fino alla deriva a cui assistiamo oggi. Che ha travolto la credibilità dei partiti. Non qualcuno in particolare. Tutti. I Partiti, nell'insieme. Nessuno dei quali appare credibile. Legittimato a esprimere il Capo (del governo).

Così oggi gli italiani, in maggioranza, tendono a tener separata la partecipazione elettorale dalla scelta del premier. Anzi, pongono i due processi quasi in contrasto. Vogliono votare. E pretendono che il governo venga espresso dalla maggioranza uscita da voto. Ma al governo, vogliono il Tecnico. Monti. Perché non viene dai partiti. Di cui diffidano. Come nella Prima Repubblica, si ripropone il distacco fra voto e rappresentanza. È l'anomalia italiana che si rinnova. Ieri come oggi. In nome del vincolo internazionale. Ieri: per ragioni ideologiche e geopolitiche. Oggi: per ragioni economiche e monetarie. Ieri: in nome dell'anticomunismo; oggi: dello spread. Con una differenza significativa: non ci sono più la "fede" ideologica o religiosa a mobilitare gli elettori. Pro o contro i partiti.

Per questo, dubito che la dissociazione fra i principi della democrazia rappresentativa - partecipazione e governo - possa riprodursi a lungo, senza conseguenze serie, dal punto di vista politico e istituzionale.
Lo suggerisce il successo del M5S. Un soggetto che raccoglie il sentimento "antipartitico" e sostiene, in alternativa all'attuale sistema, la democrazia diretta - attraverso rete.

Lo sottolinea, ancora, il dilatarsi dell'area degli indecisi. Ormai prossima al 50%. Più che per incertezza: per disaffezione verso i "canali" della rappresentanza democratica.

Da ciò il dubbio. Che la dissociazione fra partecipazione - elettorale - e governo dissolva i partiti. Releghi la Politica "in un cerchio chiuso in se stesso", come ha osservato Edmondo Berselli. Perché, in questo caso, "la democrazia si incarta, come in una partita malriuscita: funziona peggio. Rischia il grippaggio". E Monti, premier al di sopra delle parti e del verdetto elettorale, si troverebbe a governare da solo in mezzo a tutti. Solo contro tutti.

(01 ottobre 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-3
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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda flaviomob il 01/10/2012, 15:40

Non mi sembra che a Milano o in Puglia o in altre realtà dove il PD governa insieme a SEL si sia raggiunto l'immobilismo, i veti incrociati, i cavalli dei bolscevichi che si abbeverano in... piazza Duomo o quant'altro...


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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda ranvit il 01/10/2012, 16:03

E' la milionesima volta che fai questa osservazione.... :roll:
A livello locale non si decide nè la politica economica nazionale, nè quella del welfare, nè quella di politica estera, etc etc!!!

Altre volte ho anche detto che a Napoli come a Milano avrei votato anch'io per il candidato poi Sindaco....in Puglia no :D
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Il problema dell'Italia

Messaggioda pianogrande il 01/10/2012, 17:16

Ranvit
Forse sei facile profeta a dire che andrà a finire così ma è proprio questo il problema.
Se non c'è "l'alternativa", è proprio questo il problema.
Se non c'è l'alternativa vuol dire che si istituzionalizza una classe politica di mantenuti (che magari non mettono affatto in crisi la "democrazia rappresentativa") mentre a lavorare deve essere qualcun altro.
Questa è la strada non dell'antipolitica ma della dittatura.
A cosa servono tutti questi politici?
A mangiar pane (ostriche) a tradimento.
Io li metterei tutti su una nave .......
(1)

(1)Veramente, non mi è mai capitato di leggere frasi del genere su qualche documento ma, da piccolo, mi raccontavano che i fascisti usavano questi termini a proposito dei mafiosi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda flaviomob il 01/10/2012, 23:37

ranvit ha scritto:E' la milionesima volta che fai questa osservazione....


Forse è la milionesima volta che proponi lo stesso tema :P

In ogni caso penso che per amministrare grandi metropoli o importanti regioni sia necessario occuparsi in profondità di politiche economiche, sociali, industriali, culturali. Bisogna anche considerare come nella realtà politica milanese operi oggi un esponente del centro quale è Tabacci, assessore al bilancio, bisogna anche valutare il ruolo che l'UDC ha avuto in Puglia presentandosi in solitudine, scelta che ha favorito l'elezione di Vendola, candidato di sinistra ma cattolico, per capire meglio gli equilibri politici in atto.


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Re: "Non mi candido, staremo con Monti" Luca Cordero Monteze

Messaggioda Manuela il 02/10/2012, 8:27

Evidentemente non sono bastate due legislature finite malamente, con la dimostrata incapacità di governare di coalizioni troppo eterogenee; non ha pagato abbastanza Prodi, e noi con lui, l'essersi prestato a mettere il suo nome su queste coalizioni?
E' del tutto evidente che le coalizioni, nelle città, possono funzionare per molte ragioni: per esempio, l'omogeneità del territorio su cui si interviene, gli interessi tutto sommato limitati (anche se si tratta di una grande città) che sono in gioco. Ma soprattutto una legge elettorale che, in caso di sfiducia al sindaco, manderebbe a casa tutti: non sottovalutiamo il suo effetto. E con tutto questo, le nostre città non sono governate bene: molto spesso ci si limita a mantenere l'esistente, senza proiettarsi su progetti innovativi, e senza una prospettiva che vada oltre la legislatura. Le nostre città, pur con giunte apparentemente salde, sono spesso paralizzate nelle scelte che le proietterebbero in avanti (guardate, per esempio, la questione dei trasporti). Il mantra degli amministratori è "non ci sono soldi": più spesso non ci sono idee, né una classe dirigente in grado di attuarle, se ci fossero...

Sono d'accordo con Franz: puntiamo su chi potrebbe sparigliare gli assetti politici attuali, che ormai sono più che frusti, su chi ha nel programma di "rivoltare lo Stato come un calzino", che è il primo e fondamentale bisogno del nostro paese. Che poi ci si riesca davvero, è un'altra storia...
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