Le ideologie del secolo passato sono morte, destra e sinistra non significano più nulla, il posto fisso è monotono, meno diritti per tutti migliorerà la competitività. Quante volte avete sentito ripetere queste parole? Troppe. E così finisce pure che qualcuno ci crede a questo mare di baggianate, come bene sintetizzava Goebbels: “Una bugia ripetuta centinaia di volte diventa una verità.“
E così alla Fiat, che da un secolo e poco più campa coi soldi dello Stato italiano, più che nel 2012, sembra di essere tornati ai tempi del “mitico” (si fa per dire) Ingegnere Valletta. Nel 1953 quest’individuo, che molto ricorda il Marchionne di oggi, opera un duplice attacco diretto al movimento operaio e alla Fiom: attacca la classe operaia attraverso la divisione degli operai in “costruttori” e “distruttori”, con una forte limitazione al diritto di sciopero (arrivando a istituire persino il premio di collaborazione) e con il ricatto sulla garanzia del posto di lavoro; discrimina la Fiom cacciando i comunisti dalle commissioni interne e la promozione del sindacalismo aziendale “giallo”.
Tra il 1953 e il 1962 i tesserati FIOM pagano il proprio attivismo con ammonizioni, multe, sospensioni, il licenziamento di 2mila quadri sindacali, il trasferimento di migliaia di tesserati nei “reparti confino”. All’interno della fabbrica viene instaurato un clima da caserma militare: viene impedita la mobilità fisica tra i vari reparti, c’è un capo-reparto pronto a riferire ai superiori qualsiasi sospetta attività sindacale all’interno della fabbrica. Vengono addirittura instaurati i tribunali di fabbrica composti da dirigenti aziendali e da ispettori del corpo dei sorveglianti che hanno il compito di giudicare i lavoratori indisciplinati, sanzionandoli finanche con il licenziamento.
Ebbene, di fronte all’ottima inchiesta di Michele Azzu, come possiamo non fare il paragone? E tutto ciò ce lo spacciano per modernità. Addirittura Marchionne ieri assicurava che in Italia si sarebbero prodotte le auto da esportare negli USA: se fosse ancora vivo Totò gli risponderebbe direttamente lui: “Ma mi facci il piacere mi faccia!“
L’obiettivo è uno solo: distruggere quel che resta dei diritti e delle tutele dei lavoratori per tornare al metodo Valletta. Lo si vede bene nel rifiuto di rispettare una sentenza di un tribunale della Repubblica, che ha obbligato l’azienda a reintegrare i tre operai Fiom di Melfi. Ed è una vergogna che dal principale partito del centrosinistra non dica una parola. E’ questa la modernità? Si è arrivati persino a negare
l’Unità in fabbrica!
E’ ora di piantarla una volta per tutte. Di reagire. Chi tace, è complice. E chi non sa (o fa finta di non sapere) semplicemente è colpevole.
http://www.enricoberlinguer.it/qualcosa ... -complice/