da lucameni il 24/01/2012, 15:42
Ma i magistrati devono applicare la legge a prescindere dal colore politico di chi indagano e condannano.
Peraltro ci sono magistrati anche vicini al PDL e, guarda caso, di quelli non si contesta mai la politicizzazione.
Penso a Nordio, in ottimi rapporti con Previti, tanto per dire.
Io più che politicizzazione vedo semmai un gran fastidio nell'essere beccati con le mani nel sacco ed argomenti (la politicizzazione) usati per delegittimare indagini nei confronti di se stessi o amici o amici degli amici.
Argomenti propri anche dei militanti partigiani di un partito.
Altro discorso, semmai più grave e presente, quello di un protagonismo di molti o tanti magistrati, spesso amplificato in carenza della "politica".
E il fatto che molti magistrati, soprattutto quelli amministrativi e delle giurisdizioni superiori, non si degnino di rifiutare doppi stipendi, l'essere titolari di case editrici giuridiche, di corsi di formazione e consulenze milionarie.
Diciamo che molti di loro fanno parte della "casta", ovvero di una classe dirigente complice del malaffare.
Il tribunale di Roma, il "palazzaccio", mostra esempi eclatanti.
Etichettare politicamente invece, soprattutto al momento nel quale viene beccato un personaggio che si stima dal punto di vista politico-ideologico, ad oggi, visti i precedenti, mi pare uno strumento più di delegittimazione che un esercizio di verità.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)