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Paghiamo i parlamentari a cottimo

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda franz il 04/01/2012, 11:54

http://noisefromamerika.org/articolo/pa ... ri-cottimo

3 gennaio 2012 • sandro brusco

È uscito il rapporto della ''commissione Giovannini'' sui compensi erogati ai parlamentari in Europa. A mio avviso il dibattito su quanto è giusto pagare i parlamentari sta girando a vuoto. Vorrei proporre una alternativa radicale: paghiamo, almeno temporaneamente, i parlamentari in base ai risultati economici del paese.

La cosidetta commissione Giovannini era stata stabilita nel luglio scorso. Imperversava ancora Voltremont, e la commissione era il risultato dell'ennesima presa per i fondelli del paese. Infatti, a fronte del clamore e della rabbia montante sui costi della politica, anziché fare qualcosa di concreto il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti fece la solita altisonante dichiarazione di principi, affermando che la remunerazione dei parlamentari italiani doveva prendere come riferimento la media dei trattamenti omologhi degli stati dell'area euro. Ma visto che non era ben chiaro quale fosse tale media, si mise su una bella commissione di studio per capire quale fosse. La commissione ha ora prodotto la sua relazione. Non l'ho letta, ma mi pare che il Post ne faccia un buon riassunto: in sostanza la commissione ha preso atto che il compito assegnatole era vago fino ai limiti dell'impossibilità e questo ha detto, non mancando di sottolineare alcuni aspetti della normativa italiana che appaiono anomali (come il trasporto gratuto o la completa discrezionalità nella gestione dei portaborse). Non ho dubbi che se ci fosse stato il precedente governo questa sarebbe stata la fine della storia, con totale insabbiamento della relativa pratica. Può essere che questo succeda anche con il governo Monti, ma prima di abbandonare la speranza voglio provare a fare una proposta che non vuole assolutamente essere provocatoria ma molto concreta.

Proviamo infatti a porci una domanda un po' differente: non quanto, ma come è giusto pagare i parlamentari. La pratica consolidata a livello internazionale è di pagarli con un salario fisso e indipendente dai risultati. Ci sono almeno due ottime ragioni perché, in casi normali, sia così. In primo luogo è in principio molto difficile definire cosa sia una ''buona performance'' per i parlamentari. La politica è terreno di scontro tra idee e interessi, e ciò che viene considerato eccellente performance da alcuni viene considerato disastroso da altri (provate a pensare alle differenti reazioni che può generare un aumento della spesa per la difesa al fine di costruire un esercito più forte). In secondo luogo, anche ammesso che sia possibile individuare in modo efficace alcune variabili esattamente misurabili da cui far dipendere la remunerazione, è rischioso far dipendenre la compensazione dai risultati perché si rischia che gli sforzi si concentrino sulle variabili più facilmente misurabili a scapito delle variabili meno esattamente misurabili, ma magari più importanti. Si tratta di un problema ben noto nella teoria degli incentivi. Per esempio, se si pagano gli insegnanti in base ai risultati raggiunti dai loro studenti in test standardizzati, si rischia che gli insegnanti dedichino troppo tempo a sviluppare capacità nozionistiche che permettono di ottenere buoni risultati nei test a scapito di altre capacità, come l'abilità a pensare in modo innovativo e creativo. In presenza di compiti multipli e con differenti gradi di misurabilità è quindi consigliabile usare una compensazione fissa.

Pur essendo cosciente delle difficoltà che una compensazione basata sui risultati può generare io credo che il momento sia sufficientemente eccezionale da consigliare una deviazione temporanea dalla regola del salario fisso. Il mio argomento è il seguente. Credo ci sia consenso generale nel paese sul fatto che il compito più urgente del parlamento sia il miglioramento delle condizioni economiche. In particolare, è necessario riportare sotto controllo il debito pubblico e riavviare il processo di crescita economica. La mia proposta è che per i prossimi 5 anni i parlamentari vengano remunerati in funzione di due variabili: l'avanzo primario e il tasso di crescita del PIL. In particolare propongo un processo in due passi:

1) Se il bilancio pubblico non presenta un avanzo primario, la remunerazione dei parlamentari è zero.

2) Se il bilancio pubblico presenta un avanzo primario, la remunerazione dipende dalla differenza tra il tasso di crescita del PIL Italiano e il tasso di crescita del PIL tedesco. Specificamente, la remunerazione (identica a quella attuale) viene pagata per intero se il PIL italiano cresce almeno quanto il pil tedesco, e viene ridotta proporzionalmente altrimenti.

Visto che siamo tra nerds, mi azzardo a riassumere il tutto in una formula. Sia W il compenso attuale ricevuto dai parlamentari, PRIM, una variabile che assume valore 1 se l'avanzo primario è positivo e zero altrimenti, ItPil il tasso di crescita del PIL italiano e GerPil il tasso di crescita del PIL tedesco. Sia

CompGross = PRIM*W*[1-max(GerPil - ItPil,0)]

Allora il compenso effettivo di un parlamentare in un dato anno è dato da

Compenso = max(CompGross,0).

Per capire meglio, facciamo alcuni esempi. Supponiamo che nel 2012 si raggiunga l'avanzo primario (questo è l'unico caso interessante, se non viene raggiunto il compenso è sempre zero), il Pil tedesco aumenti dell'1,5% e quello italiano cali dell'1%. In tal caso CompGross è negativo, poiché è pari a W*[1-(1,5+1)]= -1,5*W. Il compenso è quindi zero. Se invece il Pil italiano cresce dell'1% allora CompGroos = 0,5*W. I parlamentari ricevono quindi un compenso che è pari al 50% del compenso attuale. In generale il compenso si azzera se il Pil italiano cresce meno di un punto del Pil tedesco.

Vorrei ora chiarire quali sono i vantaggi di questa formula. In primo luogo è importante che il governo mantenga l'avanzo primario (ossia, le entrate devono essere superiori alle spese non per interessi). Una dipendenza esclusiva dal tasso di crescita del Pil può generare incentivi perversi, portando a politiche di aumento della spesa in deficit che generano effetti positivi di breve periodo ma creano enormi problemi di deficit nel medio e lungo periodo (tutti ricordiamo gli anni Ottanta). Allo stesso modo, una dipendenza esclusiva dall'equilibrio del bilancio pubblico può generare incentivi altrettanto perversi, portando ad aumenti draconiani delle tasse che ammazzano la crescita. È quindi opportuno che entrambe le variabili entrino in gioco.

Mantenere un avanzo primario è, nel breve periodo, una condizione necessaria per evitare un peggioramento della situazione debitoria. Dato l'attuale livello di debito, la spesa per interessi è (grosso modo, non ho controllato i numeri esatti) intorno al 5% del Pil. Quindi il raggiungimento di un avanzo primario positivo è requisito assai meno stringente del pareggio di bilancio, che il governo Monti intende raggiungere nel 2013. Di fatto è un obiettivo che già ora viene soddisfatto dal bilancio pubblico. Data la dimensione della spesa per interessi, il requisito dell'avanzo primario positivo lascerebbe comunque spazio, qualora lo si ritenesse opportuno, per un deficit di bilancio fino al 5% del Pil (non sto dicendo che va fatto, sto semplicemente dicendo che anche chi è convinto che in questo momento c'è troppa austerità può tranquillamente essere a favore di un avanzo primario).

D'altra parte è ormai abbastanza chiaro che il parlamento italiano è stato completamente incapace di affrontare il problema della crescita. C'è, da un lato, una notevole ignoranza su come stimolare la crescita. Basta sentire i ragionamenti bislacchi che si fanno a sinistra sulla ''crisi causata dalla disuguaglianza'' o le idiozie protezionistiche alla Tremonti-Bossi, per non parlare dell'agghiacciante abitudine dei politici di tutti gli schieramenti di chiamare ''risorse per lo sviluppo'' gli aumenti di spesa pubblica. Ma c'è anche un problema più di fondo: tipicamente, per il politico medio risulta essere più remunerativo (in termini politici) difendere le corporazioni che bloccano la crescita piuttosto che puntare allo sviluppo economico, per una varietà di ragioni che ora non possiamo analizzare. Rendere la compensazione dei parlamentari dipendente dalla crescita può quindi servire da bilanciamento, aumentando gli incentivi dei parlamentari ad approvare provvedimenti efficaci per la crescita. D'altra parte è sciocco far dipendere la remunerazione solo dalla crescita del Pil italiano, dato che esso è influenzato non solo dalle politiche domestiche ma anche dal ciclo internazionale. Appunto per depurare gli effetti del ciclo internazionale è opportuno guardare alla differenza con un paese di riferimento. La formula può essere cambiata, ad esempio prendendo la media dell'area euro anziché la Germania o altre simili combinazioni del genere. L'importante è che sia chiara e il principio di base, ossia la dipendenza della remunerazione dal tasso di crescita italiano depurato degli effetti del ciclo internazionale, resti.

Nel più lungo periodo credo sia giusto tornare a remunerare i parlamentari come in tutti gli altri paesi, ossia con un salario fisso. Ma per questa situazione emergenziale un periodo transitorio in cui i nostri parlamentari sono pagati ''a cottimo'' può fornire un notevole aiuto al miglioramento delle nostre decisioni in tema di politica economica.


Link citati:
Relazione Giovannini: http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-cont ... annini.pdf
Il Post: http://www.ilpost.it/2012/01/03/il-nuov ... -politici/
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L'Italia stà meglio

Messaggioda Robyn il 04/01/2012, 13:19

La commissione parlamentare istituita allo scopo di equiparare l'indennità dei parlamentari italiani a quelli europei è giunta alla conclusione che un parlamentare al netto percepisce 5,000 euro,quindi non è vero come dice Grillo che i parlamentari si fregano i soldi.Inoltre il sentimento anticasta è pericoloso per la democrazia perche mina alla base le istituzioni democratiche.Più che altro si potrebbe dire che è un problema di cuneo ficale visto che su 13,000 euro si pagano il 40% di tasse.Inoltre è sempre e comunque profondamente sbagliato mettere contro eletti ed elettori perchè una democrazia per funzionare ha bisogno della fiducia reciproca fra eletto ed elettore.Per effetto del governo Monti l'Italia stà meglio perche non c'è più quella conflittualità esasperata.Un paese cresce solo se c'è la serenità se c'è la relazione biunivoca democrazia<>economia.Inoltre la Cgil non drammatizzi sui tavoli separati,non è per dividere i sindacati ma per capire meglio le loro convergenze.E mò la mobilitazione e mò un'altra cosa etc ciao robyn
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Re: L'Italia stà meglio

Messaggioda gabriele il 04/01/2012, 13:43

Robyn ha scritto: come dice Grillo


Ma cos'è? uno sport nazionale cercare di sputtanare Grillo?

Uscito di scena (almeno per il momento) Silvio, nel centro sinistra si cerca un altro capro espiatorio?
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Foglia di fico?

Messaggioda franz il 04/01/2012, 14:40

Robyn ha scritto:La commissione parlamentare istituita allo scopo di equiparare l'indennità dei parlamentari italiani a quelli europei è giunta alla conclusione che un parlamentare al netto percepisce 5,000 euro,quindi non è vero come dice Grillo che i parlamentari si fregano i soldi.Inoltre il sentimento anticasta è pericoloso per la democrazia perche mina alla base le istituzioni democratiche.Più che altro si potrebbe dire che è un problema di cuneo ficale visto che su 13,000 euro si pagano il 40% di tasse.

Questa del netto mi pare una foglia di fico. Il lordo (13'000) lo pagano i contribuenti italiani, non i Parlamentari con le loro tasse. Il problema è trovare un sistema che leghi lo stipendio alle prestazioni. Sarei ben contento di pagarli anche 50'000 euro al mese netti se lavorassero bene e l'Italia crescesse del 10%, senza debito e con poca o nulla disopccupazione e inflazione.
Gran parte di questi risultati (ma non tutti) dipendono purtroppo dal governo e dal parlamento, visto che lo Stato gestisce di fatto il 50% del PIL. Dico purtroppo perché é evidente che troppo spesso predominano gli incapaci.
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda lucameni il 04/01/2012, 14:46

Il pericolo maggiore per la democrazia non viene certo dall'informazione e dalle legittime incazzature dei cittadini. Semmai dagli abusi di chi usa le Istituzioni per i loro comodi.
Questo non è populismo, è buon senso.
Si dice populismo come giustificazione di quello che non si può giustificare.
Una delle tante paroline standard che in Italia si usano come jolly per non dire niente o per quando non c'è altro da dire.
L'importante è non credere a questi contorsionismi verbali.
Se poi ne parlano Grillo o Di Pietro, non è che per questo cambiano i fatti per quelli che sono.
C'è solo da rammaricarsi perchè queste battaglie non vengano fatte da personaggi ritenuti (secondo me spesso a torto) più equilibrati.
Ultima modifica di lucameni il 04/01/2012, 14:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda Iafran il 04/01/2012, 14:49

franz ha scritto:Vorrei proporre una alternativa radicale: paghiamo, almeno temporaneamente, i parlamentari in base ai risultati economici del paese.

Se ciò è visto come l'applicazione del principio meritocratico ... i nostri parlamentari "responsabilisssimi e rispettabilissimi" non lo faranno passare: ci rimetteranno la faccia ("no problem!"), ma salveranno la tasca ("fessi no, al diavolo l'etica!").

Robyn ha scritto:Inoltre è sempre e comunque profondamente sbagliato mettere contro eletti ed elettori perchè una democrazia per funzionare ha bisogno della fiducia reciproca fra eletto ed elettore.

Non bisogna dimenticare che gli elettori danno fiducia tutte le volte che votano, gli eletti la ... tradiscono soltanto (eccezione fatta per quella dei loro ben individuati "benefattori").
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda pianogrande il 04/01/2012, 15:16

Sarei d'accordissimo se ogni parlamentare si portasse a casa soltanto 5.000 Euro al mese.
Quello che non si dice (aiutando così la opportuna confusione) è che si portano a casa ben altro.
Diarie a forfait, servizi gratuiti, prezzi stracciati all'interno del parlamento etc.
Non ci voleva una commissione per stabilire lo stipendio netto.
Che si portino a casa 5.000 Euro reali al mese.
Ci sarebbe una rivolta terribile a dimostrazione che, come al solito e noi pure qui a discuterne, ci prendono per scemi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda Robyn il 05/01/2012, 11:59

La cosa migliore è che certe spese come ad esempio pagare l'impiegato che disbriga le pratiche del parlamentare,è farle passare per il parlamento non per il parlamentare che può ometterle.Inoltre altre spese come viaggi,internet,cellulare non si possono tagliare perchè il parlamentare si muove molto sul territorio.Per esempio chi risiede nella capitale ed ha una casa di proprietà non dovrebbe avere diritto al compenso per le spese di affitto e chi ha diritto al compenso dovrebbe vivere in appartamenti modesti.Esiste poi il ristorante e gli altri servizi i cui prezzi dovrebbero essere quelli normali che paga qualsiasi cittadino fuori dalle aule parmentari ciao robyn
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda franz il 05/01/2012, 18:53

La situazione europea, secondo F.Bechis per Libero

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Il paese che ha costi più vicini a quelli italiani è la Francia, che pure spende quasi la metà. Per Nicolas Sarkozy, che ha ben altri poteri, si sono spesi nel 2010 poco più di 112 milioni di euro. Per Giorgio Napolitano la dotazione quell’anno è stata di 228 milioni di euro: un vergognoso sproposito, ancora più evidente se si confronta con le spese per i palazzi della Regina di Inghilterra: 46,4 milioni di euro. Fra il Quirinale e la media della presidenza della Repubblica o delle case reali europee c’è una differenza di 192 milioni di euro all’anno. Basta tagliarla, perché si tratta di un trasferimento dalla tabella del ministero dell’Economia. Poi decideranno i collaboratori di Napolitano cosa fare con la dotazione ridotta, in piena autonomia istituzionale. L’unico limite è imposto dalla legge: l’ultima è quella del 23 luglio 1985 a firma di Bettino Craxi. Stabiliva aumento della dotazione del Quirinale da 180 milioni a 2,5 miliardi di vecchie lire, che dovevano essere rivalutate ogni anno secondo l’indice dell’inflazione programmata. Usando le tabelle Istat sulla rivalutazione della lira, la dotazione del Quirinale stabilita per legge oggi dovrebbe ammontare a poco meno di 3 milioni di euro. Invece è salita a 228 milioni: si dovrebbe tagliarne 225, per stare in media con palazzi assai più potenti del Quirinale basta invece tagliarne 192 milioni. E Monti lo può fare.

Lo stesso vale per Camera e Senato. Basta discussioni lunghe e inconcludenti. Monti può tagliare senza violare alcuna legge la dotazione annuale, e cioè il trasferimento dal ministero dell’Economia. Per la Camera nel 2010 era di 992 milioni di euro. Per i francesi era di 553 milioni di euro, quasi la metà. Il costo medio della Camera nei principali paesi europei è di 296 milioni di euro. Il surplus italiano da tagliare è di 696 milioni di euro. Troppo da portare via in un anno? Lo si faccia in un triennio, dando tutto il tempo alla Camera nella sua autonomia per tagliare le spese. Lo stesso per il Senato: è costato nel 2010 526 milioni di euro, e quello che si è più avvicinato è quello francese: 327 milioni di euro, poco più della metà. La media europea è di 125 milioni di euro. La somma da tagliare ogni anno ammonta dunque a 401 milioni di euro. Anche qui si può fare in un triennio, lasciando tutta l’autonomia ai parlamentari per decidere dove trovare quei risparmi, se tagliando indennità, dimezzando i propri membri con l’approvazione di una legge costituzionale , tagliando vitalizi e regole pensionistiche anche per i dipendenti, bloccando il turn over o riducendo gli acquisti di beni e servizi.

Quello che non si può più accettare quando agli italiani sono stati imposti sacrifici pesantissimi è che i tre principali palazzi della politica costino a Roma 1,7 miliardi di euro all’anno contro una media europea di 458 milioni di euro. Con quella differenza, che ammonta a 1,2 miliardi di euro ogni anno (3,6 miliardi di euro nel triennio della manovra economica) si sarebbero salvate dalla mannaia tutte le rivalutazioni pensionistiche. E il paragone fa accapponare la pelle…
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Re: Paghiamo i parlamentari a cottimo

Messaggioda flaviomob il 10/01/2012, 21:07

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NEL PARLAMENTO ITALIANO I PIÙ PAGATI D'EUROPA

di Matteo Pelagatti 19.07.2011


In questi giorni politici e mezzi d’informazione si stanno chiedendo quale possa essere il compenso appropriato per i parlamentari italiani che, come è noto, sono i più pagati d’Europa (vedi Corriere della Sera e i dati raccolti dalla Commissione Giovannini). Un criterio equo può essere quello di commisurare lo stipendio dei parlamentari al benessere economico dei propri cittadini, e quindi ad una misura (per quanto imperfetta) di questo: il Pil pro capite.
In figura si vede come esista una relazione lineare piuttosto precisa tra il Pil pro capite e gli stipendi dei parlamentari europei, con l’eccezione dell’Italia che si trova ben al di sopra della retta visibile in figura, costruita escludendola. Tale retta indica per l’Italia un valore di circa 51 mila euro (le linee tratteggiate mostrano il valore del Pil pro capite e il rispettivo stipendio atteso tramite la retta di regressione).

NOTA: la retta di regressione (y = -45580 + 3.28x, R quadro = 0.84) è stata stimata per mezzo dei minimi quadrati escludendo l’Italia. Gli stipendi dei parlamentari sono quelli riportati nel Corriere della Sera del 9 giugno 2005 e quindi inferiori agli attuali.

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002445.html

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