Il fascismo del Terzo Millennio: smettere di esorcizzarlo e cominciare a comprenderlo
- Nicoletta Rocca -
Qualche giorno prima che a Firenze i due ragazzi senegalesi Mor Diop e Samb Modou venissero uccisi dalla follia di Gianluca Casseri, simpatizzante di Casa Pound, due giovani sociologi, Emanuele Toscano e Daniele Di Nunzio*, pubblicano per la Armando Editore la loro ricerca “Dentro e Fuori CasaPound“ durata due anni. Saranno loro a guidarci nella comprensione di questo “fascismo del terzo millennio” partendo da Destra per arrivare a Sinistra.
A Firenze un simpatizzante di CasaPound uccide due senegalesi e poi si spara. A gran voce si chiede la chiusura del centro sociale di destra: è giusto?
No, non è giusto. Ma per spiegare questa posizione è prima di tutto necessario fare una premessa: il gesto di Casseri è anche follia, ma non solo. Casomai, è una follia razzista. Un folle spara nel mucchio e forse anche quando spara nel mucchio non è detto che sia solo follia, come nell’Erostrato di Sartre. Scegliere le vittime sulla base del colore della pelle, come ha fatto Casseri, dimostra una certa razionalità. Precisamente, dal nostro punto di vista, questa razionalità è orientata da un atteggiamento razzista. Il razzismo all’origine della tragica morte di Samb Modou e Diop Mor è dato, anche, da un’insana chiusura dell’assassino nelle proprie certezze personali e identitarie, dal rifiuto di comprendere il mondo con un’intelligenza il più possibile aperta e obiettiva, dall’incapacità di confrontarsi con quello che c’è fuori dal proprio orizzonte culturale. La scelta del nemico da uccidere in base al colore della pelle è frutto di un abominevole pensiero razionale. Comunque, crediamo sia errato e molto pericoloso per la democrazia assegnare le responsabilità di un singolo a un intero gruppo. Questo innesca una logica repressiva volta a minacciare gruppi interi, che di volta in volta possono essere politici, sociali o culturali. La democrazia si fonda sulla libertà di espressione, non sulla repressione e sull’impulso a odiare l’avversario. Le idee, anche quelle che riteniamo sbagliate, vanno combattute culturalmente, attraverso un dibattito libero. Infine, trovare un facile capro espiatorio rischia di oscurare le complesse ragioni del razzismo in Italia, che principalmente possiamo rinvenire nell’assenza di politiche d’integrazione, nello sfruttamento delle vite e del lavoro che caratterizza il nostro paese nei confronti degli immigrati così come di quote crescenti d’italiani, nella scarsa propensione all’incontro e al dialogo tra culture, nella ricerca dell’interesse personale o della propria fazione contro il rispetto di ciascun individuo.
Questo non significa che noi siamo favorevoli alla visione di CasaPound, anzi. Come abbiamo provato a raccontare nella ricerca, l’interpretazione di cittadinanza su base di appartenenza comunitaria è un’opzione che, dal nostro punto vista, è in tensione con l’affermazione stessa della democrazia, che si fonda sulla costruzione e la difesa di diritti individuali universali.
Quali sono le differenze fra CasaPound e gli altri attivismi di destra anche nell’uso strumentale della religione cattolica?
CasaPound, differentemente da molte delle formazioni di quella che il giornalista Caldiron definisce “destra plurale”, si professa laica, e difende la laicità dello Stato. Inoltre, come è sottolineato nelle FAQ nel sito, «CasaPound rispetta ogni credo e ogni via d’accesso al sacro come percorso individuale. Da un punto di vista più politico diciamo invece che un cattolico (così come un pagano, un musulmano, un buddista o anche un ateo) può aderire a CPI (ndr. CasaPoundItalia) se ne condivide programmi, idee, stili, linguaggi. Un cattolico non può invece aderire a CPI se crede di poter perseguire sotto le nostre insegne una politica di stampo confessionale, clericale». Il passaggio ci sembra parli abbastanza chiaro rispetto al ruolo giocato dalla religione cattolica a CasaPound.
La lotte sociali portate avanti da CasaPound, mi riferisco per esempio al “Mutuo Sociale”, quanto hanno giovato dell’assenteismo e dalla disorganizzazione, nel campo, della Sinistra?
L’affermarsi di CasaPound è dovuto, a nostro avviso, anche all’assenteismo e la frammentazione della sinistra su alcuni di questi temi e lotte sociali. In generale, pensiamo che chi si avvicina a CasaPound lo fa perché questa fornisce risposte che altrove non si trovano più, o comunque non come qualche anno fa. Crediamo che il nostro lavoro di ricerca serva prima di tutto a sinistra, per cominciare a riflettere su come sia stato possibile per un movimento come CasaPound guadagnare così tanto terreno, e cominciare a interrogarsi sulle proprie contraddizioni, sull’aggiornamento delle proprie pratiche di azione, di linguaggio e di comunicazione, sulla propria capacità di intervenire sui contesti sociali sui quali si sta perdendo presa e contatto. Più in generale, l’assenza di una prospettiva social-democratica giusta e concreta, in Italia e in Europa, rischia di alimentare nuovi nazionalismi, anche in maniera difensiva nei confronti del neo-liberismo dominante.
Secondo voi dove finisce il dovere di comprendere e inizia il rischio di giustificare?
Fare una ricerca su un movimento come CasaPound non è stato facile, soprattutto perché, anche a livello accademico, considerare i movimenti di estrema destra come oggetto di studio è ancora, in parte, un tabù. Le difficoltà sono state soprattutto relative al fatto che molte persone non comprendevano (e tuttora non comprendono) la nostra volontà di cercare di capire il perché molta gente, soprattutto giovani, si avvicina a CasaPound. Crediamo che, per combattere politicamente e culturalmente il proprio avversario, sia necessario conoscerlo, e non demonizzarlo, solo così è possibile fornire un’analisi obiettiva che sia veramente utile, superando la paura di dover parlare di qualcosa di scomodo. A sinistra si è spesso commesso l’errore, per non correre il rischio di giustificare o legittimare l’azione politica di CasaPound semplicemente nominandola, di far finta che questa realtà non esistesse, o che fosse marginale, o ininfluente. E’ una strategia a nostro avviso miope, perché in questi anni CasaPound ha acquisito agibilità e conquistato spazi politici, anche se a sinistra non si è voluto comprendere le ragioni del suo espandersi. Forse, provocatoriamente, si dovrebbe rigirare la domanda: quand’è che uno deve smettere di comprendere per evitare di giustificarsi?
*Emanuele Toscano è ricercatore a tempo determinato all’Università di Roma Sapienza. Associate Fellow presso il CRER – Center for Research in Ethnic Relations dell’Università di Warwick e membro del comitato esecutivo dell’RC47 “Social Classes and Social Movements” dell’ISA – International Sociological Association, ha insegnato Sociologia Generale all’Università di L’Aquila.
Daniele Di Nunzio è ricercatore presso l’IRES, Istituto di Ricerche Economiche e Sociali. Ha diretto e partecipato a numerose ricerche in ambito nazionale e internazionale, analizzando le trasformazioni nei processi produttivi e il loro impatto sulla vita delle persone. Tra i lavori più recenti, ha curato la pubblicazione di “Rischi sociali e per la salute”, sulle condizioni di lavoro dei giovani in Italia.
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