La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

I 'sacramenti' civili secondo Baffino

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

I 'sacramenti' civili secondo Baffino

Messaggioda flaviomob il 13/09/2011, 16:00

FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Circola su YouTube uno scambio di battute tra Massimo D’Alema e Zoro (lo trovate anche qui sopra) cui riesco ad agganciare un solo aggettivo che è “lunare”. Sembra una di quelle vecchie trasmissioni di Minoli che ti capitano di tanto in tanto di notte in televisione quando non riesci a dormire: pezzi di cronaca precipitati nel presente da un passato remoto e rese attualissime dal faccione di qualcuno che pare vivo e invece è già morto da qualche annetto. O da qualche diva del cinema o della canzone (magari ancora viva) il cui primissimo piano esplode sullo schermo ancora privo dei segni della devastante chirurgia plastica con cui la conoscono i contemporanei.

Una specie di macchina del tempo, insomma. La stessa su cui ti pare di salire quando senti D’Alema che parla di diritti civili. Uno che ha fatto il Ministro degli Esteri e che sembra ignorare che appena passata la frontiera a Ponte Chiasso o a Ventimiglia (e non ti chiedono nemmeno più i documenti), le cose che dice lo proiettano dritto dritto in un cartoon degli Antenati. Perché, dice il buon Massimo, da un lato c’è il governo serio, le cose da uomini: la riforma dello Stato, il rilancio dell’economia, premiare il lavoro: per questo ci vuole un’ampia coalizione (si legga: con l’UdC) e su questo D’Alema parla e si espone (mica dice qualcosa sulla censura del telefilm tedesco sulla Rai, figuriamoci). Poi ci sono le cose da donne, i “nice to have”, gli optional, le varie ed eventuali: i diritti delle persone, per esempio.

Come se si potesse dare l’immagine del paese che vogliamo senza dire chiaramente agli elettori cosa pensiamo dei loro diritti individuali: il loro dover espatriare per fare un’inseminazione artificiale, il calvario per ottenere un aborto in un’Italia dove la 194 è in molte zone del Paese disapplicata di fatto, il destino che li aspetta finissero mai disgraziatamente in un coma. Come se si potesse pensare a un paese che cresce senza aprirsi alla diversità, a un’economia che non investe sul talento, a una strategia efficace per la crescita che non spinga sulla creatività, sulla ricerca, sulle capacità individuali e sulla propria abilità di essere un luogo accogliente per tutto questo.

Ma no: su queste cose abbiamo una “posizione limpida”. Che sarebbe a dire decidiamo limpidamente di fare un’alleanza di governo che non ce la farà mai a legiferare su questi temi. Perché se in Parlamento su questi temi “ci si scontra” tra alleati di governo, è sicuro che le leggi non si fanno. E quindi limpidamente stabiliamo o di ingannare gli elettori inserendo nel programma punti che non passeranno mai, oppure decidiamo di non inserire proprio il tutto nel programma e buona notte al secchio. “Non facciamo compromessi sulla pelle delle persone”, chiosa il buon Massimo. Siamo proprio sicuri?

Sì, dice D’Alema, perché abbiamo la coscienza a posto. Perché quando abbiamo governato “trovammo un compromesso”, che poi sarebbero i DiCo. Che erano un compromesso osceno e che non sono mai diventati una legge, e non per caso. E tutto questo succedeva prima che, non so, il Portogallo e l’Argentina decidessero per il matrimonio (come l’ex capo delle feluche non avrà mancato di notare). “Le organizzazioni serie degli omosessuali non hanno mai rivendicato il matrimonio”. Serie. Mah. “Salve, mi sono iscritto a un’associazione seria, quella che non si dà da fare per rivendicare la mia piena uguaglianza.” Serie o non serie, comunque, è falso. Tutte le associazioni GLBT, di qualsiasi grado di serietà, sono oggi per il matrimonio. E hanno fatto molto male a non condurre la medesima battaglia a suo tempo, abdicando al ruolo che avrebbero dovuto istituzionalmente svolgere.

E in ultimo arriviamo al crescendo rossiniano sul matrimonio in Chiesa. “Il matrimonio è un sacramento”: all’anima della laicità dello Stato. Caro D’Alema, il matrimonio per un uomo di stato è un negozio giuridico, disciplinato dal codice civile, aperto ai cittadini di qualsiasi confessione o aconfessionali. E, lo dico anche a Zoro, nessuno chiede di sposarsi in Chiesa, nemmeno i gay o le lesbiche di confessione cattolica. La Chiesa decida quello che vuole: del resto discrimina le donne da millenni e nessuno si è mai sognato di dire che non lo possa fare. Ma lo Stato no, quello non può farlo. Il tema è sia ammissibile che possano esserci, con il nostro partito al governo, istituti giuridici a cui taluni cittadini non possono accedere a causa del “sentimento” di altri cittadini. Questo è, nudo e crudo, il punto. Se si aggregasse in Italia una maggioranza antisemita o razzista, asseconderemmo i “sentimenti” di quella maggioranza, dunque, e priveremmo ebrei e stranieri di alcuni diritti fondamentali?

E’ un’intervista avvilente, questa. Lo dico con grande franchezza e molto dispiacere. Perché si parla di gay, ma in realtà si parla della visione di una classe dirigente che non ha proprio idea di quanto questo paese sia cambiato negli ultimi vent’anni, le cui priorità affondano le radici in categorie novecentesche (Stato-Economia-Lavoro), con le vite delle persone fatte a fette col machete: il lavoro di qua, gli affetti di là, come se i gay e le lesbiche non fossero anche persone che lavorano e che non capiscono perché per noi, per il PD, metà della loro esistenza non conta un fico secco. Le cose che dice D’Alema starebbero bene in bocca a un popolare spagnolo di 70 anni, cresciuto con Fraga Iribarne. O a qualche parruccone conservatore infilato tra i pari del regno dopo la caduta di Lady Thatcher.

E poi quest’intervista indica una subalternità deprimente alla Curia romana, a questo senso del valore culturale del cattolicesimo e della suo impregnare di sé la vita nazionale che non tiene conto di quanto l’Italia sia cambiata dal punto di vista demografico, di quanto la nostra integrazione con l’Europa ci chieda di adeguarci agli standard continentali in materia e al resto del mondo. Ma possibile che D’Alema non si chieda come mai a New York un Senato saldamente nelle mani dei repubblicani abbia introdotto il matrimonio gay? Che non abbia letto cosa quei senatori hanno dichiarato al momento di prendere quella decisione? Che non abbia riflettuto e meditato su quelle parole? Io non ci posso credere.

Ha ragione Cristiana Alicata. Tutti quelli che nel Partito Democratico la pensano diversamente dovrebbero cominciare a raccogliersi e a farsi sentire. Si tratta semplicemente di agganciare il treno che ci tiene attaccati ai paesi civili, niente di nuovo da inventare. Limitarsi a constatare che la nostra natura e la nostra identità non ammettono esitazioni su questo, né ammettono che si minimizzi. Sulla pari dignità delle persone non si scherza, né si può pensare di evitare le domande che i cittadini legittimamente ci porranno. Se non lo capiamo da soli, saranno loro a farcelo capire. Non è una responsabilità da poco. Sveglia, Massimo, sveglia.

http://www.ivanscalfarotto.it/2011/09/1 ... o-sveglia/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 38 ospiti

cron