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Per cosa è morto il mio Libero

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Per cosa è morto il mio Libero

Messaggioda flaviomob il 20/08/2011, 20:42

Per cosa è morto il mio Libero
di Lirio Abbate

Vent'anni fa suo marito, imprenditore siciliano, venne ucciso dai clan perché si rifiutava di pagare il pizzo. Oggi Pina Grassi ricorda la solitudine in cui quell'eroe contemporaneo fu lasciato. E racconta due decenni di lotta contro il pizzo
(19 agosto 2011)

Lui era una persona perbene, un uomo che ha sempre basato la sua vita sul lavoro. Ripeteva spesso che lavorando in modo corretto e onesto, senza avere scheletri negli armadi non si poteva diventare schiavi di questi mascalzoni". Ci sono gesti che segnano una svolta, stabiliscono un confine tra due stagioni. Spesso non lo si comprende subito, perché certe rivoluzioni richiedono tempo, ma venti anni fa l'uccisione di Libero Grassi è stato un segnale che ha determinato un punto di non ritorno. In una Palermo dove il problema principale era "il traffico", come ripeteva la graffiante parodia del Johnny Stecchino di Roberto Benigni uscito in quei giorni nei cinema, lui aveva mostrato un coraggio senza precedenti. E mentre il governo guidato da Giulio Andreotti di fatto aboliva il Commissariato per la lotta alla mafia, questo piccolo imprenditore dimostrava con il suo sacrificio quanto fosse forte Cosa nostra.

Libero Grassi aveva fatto un gesto normale in Europa e sovversivo in Sicilia: aveva detto no al racket, si era rifiutato di pagare il pizzo che tutta l'isola versava agli esattori di Totò Riina. E non era rimasto in silenzio: il 10 gennaio 1991 aveva scritto una lettera "al caro estortore" pubblicata in prima pagina sul "Giornale di Sicilia", raccontando la richiesta e il suo no. Per otto mesi è stato lasciato solo, mentre il clan Madonia organizzava l'esecuzione del ribelle: isolato dai colleghi, criticato dalla Confindustria palermitana. Lo contestò persino da un magistrato catanese, pronto a sostenere che se gli altri imprenditori si fossero comportati come lui si sarebbero distrutte tutte le industrie siciliane. Grassi gli rispose a muso duro, nella diretta tv di Samarcanda: "No, così distruggeremmo gli estorsori". Salvino Madonia, il figlio del padrino, lo uccise la mattina del 29 agosto di venti anni fa su un marciapiede a pochi passi dalla sua abitazione. A far capire agli italiani quanto fosse importante quello che era accaduto a Palermo fu un altro evento senza precedenti: una trasmissione tv a reti unificate, Rai e Fininvest insieme, voluta da Michele Santoro e Maurizio Costanzo per onorare Libero Grassi. Sul palco Giovanni Falcone mentre da Palermo un giovane politico sconosciuto alzò le voci per difendere "la Sicilia denigrata dal programma": era Totò Cuffaro, oggi in cella per favoreggiamento alla mafia. E i corleonesi decisero di punire anche Costanzo, ordinando l'autobomba fatta esplodere ai Parioli: era l'inizio dell'attacco frontale allo Stato.

Pina Grassi ha condiviso il coraggio del marito e ancora oggi a 82 anni non perde occasione per testimoniarlo. E' sempre stata presente a ogni manifestazione, a ogni convegno contro il pizzo con una dignità e un orgoglio di altri tempi. Ora per i ragazzi di Addiopizzo lei è una nonna, che li sostiene e conforta nella loro rivolta civile dal basso, senza ispiratori politici, che da sette anni continua a diffondersi in tutta l'isola sotto la guida di Tano Grasso, il primo leader dei commercianti messinesi che si sono opposti alle estorsioni. "Nella lotta al racket non siamo ad un punto di arrivo, ma a quello di partenza. Addiopizzo è una delle azioni più belle e intelligenti fatte dopo la morte di Libero. Perché la presenza di questi giovani ha determinato una rivoluzione. Senza bisogno di avere alcuna delega, Addiopizzo ha preso in mano la situazione della città ed ha contrastato nei fatti i mafiosi. Lo ha fatto andando in giro per i negozi, aiutando i commercianti vittime delle estorsioni, e poi creando "Libero futuro", la prima associazione antiracket di Palermo". Ci sono voluti 16 anni dalla morte di suo marito per creare questa associazione a Palermo."Si. Tutto è nato dagli adesivi con i quali è stata tappezzata Palermo in cui si diceva "un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". All'epoca gli autori di questa iniziativa li indicai subito come miei "nipoti", perché riflettevano il mio pensiero. E questi ragazzi mi vennero a conoscere. Nacque Addiopizzo e da allora non hanno mai mollato, portando dopo alcuni anni gli imprenditori, grazie anche a Tano Grasso, alla creazione di "Libero Futuro", dedicato proprio a mio marito".

(Espresso)


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Re: Per cosa è morto il mio Libero

Messaggioda Iafran il 22/08/2011, 15:00

flaviomob ha scritto:Ci sono voluti 16 anni dalla morte di suo marito per creare questa associazione a Palermo."Si. Tutto è nato dagli adesivi con i quali è stata tappezzata Palermo in cui si diceva "un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". All'epoca gli autori di questa iniziativa li indicai subito come miei "nipoti", perché riflettevano il mio pensiero. E questi ragazzi mi vennero a conoscere. Nacque Addiopizzo e da allora non hanno mai mollato, portando dopo alcuni anni gli imprenditori, grazie anche a Tano Grasso, alla creazione di "Libero Futuro", dedicato proprio a mio marito".

Molti, nelle popolazioni meridionali, stanno facendo di tutto per debellare (a caro prezzo) il sistema mafioso dalle loro attività quotidiane, altri, invece, ritengono il sistema mafioso un'opportunità da cogliere e ... lo portano a "funzioni" che la gente onesta non riesce minimamente ad immaginare e ... a pagare, inconsapevolmente, il "conto" che presenterà a tutti.
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Re: Per cosa è morto il mio Libero

Messaggioda ranvit il 22/08/2011, 16:15

Iafran ha scritto:Molti, nelle popolazioni meridionali, stanno facendo di tutto per debellare (a caro prezzo) il sistema mafioso dalle loro attività quotidiane, altri, invece, ritengono il sistema mafioso un'opportunità da cogliere e ... lo portano a "funzioni" che la gente onesta non riesce minimamente ad immaginare e ... a pagare, inconsapevolmente, il "conto" che presenterà a tutti.



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