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Pericle e la democrazia

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Pericle e la democrazia

Messaggioda cardif il 04/05/2011, 0:22

" Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così
."

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

Va bè, si è fatto un po' prendere la mano dalla retorica e qualcosa l'ha esagerata. Però ha lasciato una bella pagina; così vorrei che fosse adesso (quasi 2.500 anni dopo).
Ce ne mette di tempo l'umanità a migliorare...

Qua è recitata da Paolo Rossi
http://www.youtube.com/watch?v=dHW2YaReTwY
cardif
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Pericle e la democrazia

Messaggioda franz il 06/05/2011, 13:16

È un vero peccato lasciar scorrere via questo pregevole testo, senza risposta da un po' di giorni.
E va capito, secondo me, perché OGGI è senza risposta.
Ritengo che tutti, implicitamente, comprendano che il testo, così nel contesto in cui viene presentato, è solo uno dei tanti modi di sottilineare l'aticipità dei giorni nostri (berlusconiani) rispetto alla limpidezza di ciò che veniva detto 2500 anni fa.
Il che vuol dire pero' che il testo viene palesemente presentato e sottolineato unicamente in chiave (legittima e doverosa) anti-berlusconiana.
Ma siccome siamo tutti d'accordo, cosa c'è mai da discutere? E la cosa cade nel dimenticatoio.
E invece no. Se dimenticassimo Berlusconi, qui ci sarebbe molto da discutere, sia per rivalutare quei concetti sia per capire che alcune cose erano vecchie, nel senso che palesano un arricchimento che si è creato nel tempo.
Vedi per esempio il voto alle donne (50% del creato) e in alcuni casi agli stranieri (i famosi "barbari") che non erano affatto contemplati dagli ateniesi (potremmo dire "qui ad atene non facciamo così").
La cosa drammatica è che da Atene (Pericle) ad oggi abbiamo dovuto aspettare Napoleone, per assistere ad una rivoluzione di pari portata. Questo "buio" di oltre 2000 anni va ancora capito. Nel senso per esempio che il cristianesimo, pur fenomeno epocale, non ha avuto alcun effetto nel complesso di libertà politiche e democratiche degli ultimi millenni cosi' come alcun fenomeno religioso, se si esclude forse la rivoluzione luterana e calvinista in alcuni parti d'europa. Nel senso che quel "Noi ad Atene facciamo cosi' " non è mai diventato "Roma" ma caso mai Parigi, Londra, Wittenberg e Washington.

Ripartiamo da qui?

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Re: Pericle e la democrazia

Messaggioda flaviomob il 06/05/2011, 13:45

Bisogna aggiungere che Atene era una democrazia diretta, il che presuppone che oltre un certo numero di cittadini (alcune migliaia) diventasse un modello non più esportabile; inoltre conviveva con la schiavitù, ovvero la negazione dei diritti più elementari per una fetta consistente di popolazione.
Il primo cristianesimo, quello delle origini, aveva un embrione democratico: nelle prime comunità cristiane i vescovi e i diaconi erano eletti. Fu Carlo Magno ad imporsi nella nomina dei vescovi, che poi divennero anche feudatari. A partire dal XIII secolo furono i papi a nominare i vescovi.

Per la precisione, a Roma un antico esempio di democrazia è esistito eccome: il senato romano.
E le costituzioni elaborate nella repubblica partenopea (1799) e soprattutto nella repubblica romana (1849, a cui contribuì Mazzini) sono servite da modello anche per la nostra attuale.


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Re: Pericle e la democrazia

Messaggioda flaviomob il 06/05/2011, 18:37

Una lettura interessante, sul suffragio universale (in USA compiutamente realizzato solo nel 1966, in Svizzera nel 1971):

http://it.wikipedia.org/wiki/Suffragio_universale


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Re: Pericle e la democrazia

Messaggioda franz il 06/05/2011, 21:08

flaviomob ha scritto:Una lettura interessante, sul suffragio universale (in USA compiutamente realizzato solo nel 1966, in Svizzera nel 1971):

http://it.wikipedia.org/wiki/Suffragio_universale

A ben vedere questa universalità si estende (giustamente) anche oltre.
Per esempio il voto agli stranieri. Nel senso che il voto politico non è solo un diritto di "cittadinanza" ma diventa un diritto del "residente", indipendentemente dal passaporto. E qui l'Italia è indietro. Naturalmente parliamo non solo dell'elettorato attivo (il diritto di votare) ma anche di quello passivo (il diritto di essere eleggibile). A questo va collegato anche un altro fattore: la rapidità di assegnazione della cittadinanza. In Usa e Francia è rapida, appena tocchi il suolo o nasci sul territorio usa, sei americano o francese (jus solis: sei cittadino perché nasci in un luogo). A questo si oppone il jus sunguinis italico, che assegna la cittadinanza sulla base della parentela (padre italiano = figlio italiano). Dove non hai la cittadinanza rapida, è apprezzable che in compenso ti diano il voto come residente, almeno a livello locale (comunale).
Previsto in 16 paesi UE ma non da noi, In Svizzera ci sono sindaci da una decina di anni che non hanno il passaporto svizzero in tasca ma quello italiano, turco. Nel senso che non solo sono eleggiblii, ma sono anche stati eletti.
È la prossima barriera da sfondare (Lega permettendo).

Poi si prepara la prossima barriera: quella della specie. Oggi solo gli umani godono di certi diritti ma in alcuni stati ora questi vengono estesi agli animali. Se prima l'animale era una cosa, posseduta, ora in certi ordinamenti (e mi pare giusto) viene visto come "persona", non "cosa".
Probabilmente ai tempi di Pericle, e anche dopo, parlare del diritto di voto alle donne comportava lo stesso scandalo che oggi avremmo accennando al diritto di voto ai primati: vedremo tra mille anni ("vedremo" si fa per dire) quali saranno le prossime sfide.

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Re: Pericle e la democrazia

Messaggioda cardif il 07/05/2011, 1:17

franz ha scritto:Il che vuol dire pero' che il testo viene palesemente presentato e sottolineato unicamente in chiave anti-berlusconiana.
ancorché legittima e doverosa.

E io non sono d'accordo. (mica posso sempre soprassedere per evitare polemiche; ma se non contesto mai che fine fa la mia vis polemica?) :D
A me del S.S. Berlusconi non me ne può fregare di meno (di lui come persona). Tempo fa ho proposto che si facesse una legge sanatoria su tutti i supposti reati commessi e si ritiri dalla politica, per la riappacificazione nazionale (pagando solo il dovuto agli eventuali danneggiati). Lo so che non è possibile ma la speranza ce l'ho messa. E' lui che sogna di dare amore e crede di ricevere odio.
Certo, il riferimento alla realtà attuale, alla "aticipità dei giorni nostri (berlusconiani)" c'è; ma mica è colpa mia se questa atipicità (in particolare questa riduzione sempre più incisiva nel suo corpo della nostra democrazia) è causata da lui. Mica si può evitare di criticare gli effetti dannosi della sua presenza distruttiva per non nominare il nome suo. Vedremo tra qualche anno che succederà, se dovesse passare il 'processo interrotto', per dirne una.
Perciò contesto che io abbia presentato il testo in chiave antiB.

Contesto, poi, in modo più deciso, che io lo abbia fatto 'unicamente' in questa chiave.
Ammetto che ne ha fatte tante per cui sarà pure possibile travare un appiglio tra il suo operato e ciascuna delle parti che ho sottolineato, ma, avendolo fatto io, lo so per certo che non è per questo che ho scelto quelle parti.
Va bè, queste son ciance. :D

L'umanità complessivamente nel tempo migliora. E infatti è stato eliminato il potere di derivazione divina dei re (ma nel 1688 con la seconda rivoluzione inglese).
E' stata eliminata la schiavitù (ma è rimasta fino al XIX secolo sia in Europa che in America, ben oltre Atene).
E' stato introdotto il suffraggio universale (ma nel XX secolo).
Si è arrivati alla 'Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo' nel 1948 (che però spesso è ancora a livello di intenti).
Ancora non è stata eliminata la pena di morte, ma penso che ci si arriverà.
La lentezza nel miglioramento dipende dal fatto che ogni tanto spunta qualcosa che fa avanzare l'umanità col passo del gambero (la Lega Nord, per esempio, a proposito dello ius solis citato da Franz).

Ma quello che mi lascia perplesso è il fatto che ciò che è stato insegnato 2500 anni fa perché acquisito come elemento positivo per la pacifica convivenza, è stato poi dimenticato; l'umanità non ne ha fatto un suo patrimonio culturale, non è stato assunto come valore eterno (almeno fino alla individuazione di un valore superiore che lo sostituisse) ed assorbito nel dna del corpo sociale (salvo qualche raro caso patologico, naturalmente).
Per esempio quel rispettare i magistrati, e le leggi,
Oppure Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Non mi pare cosa da poco che oggi si usi il termine 'polemica' per indicare una discussione tesa alla ricerca della soluzione di un problema, considerato che il significato della parola proprio in greco è "attinente alla guerra".
cardif
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