Un doveroso omaggio a
Bronte, una cittadina (suppongo) delusa dal "moto risorgimentale per eccellenza".
Da oggi fino al 9 ottobre, a Bronte (Catania), si tiene la sagra del pistacchio, un prodotto che fa conoscere in Italia la cittadina etnea, ma Bronte era assurta già all'attenzione dell'Italia (meglio all'attenzione degli artefici della cosiddetta "Unità d'Italia") fin dai primi di agosto del 1860.
I cittadini di Bronte, infatti, non hanno bisogno delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, perché la "novità" dell'unità d'Italia sono stati i primi (di alcune centinaia di migliaia) a provarla sulla loro pelle e a ... doverla ritenere una vera e propria "azione piratesca" di Casa Savoia.
D'altra parte Garibaldi lo aveva scritto nel
"proclama di Salemi" che assumeva la "Dittatura" della Sicilia
<<in nome di Vittorio Emanuele II, fornendo così la dimostrazione che non era venuto in Sicilia per liberarla dai Borboni (che, alla fine, risulteranno addirittura meno dannosi e vessatori dei proconsoli di Casa Savoia) bensì per portare a compimento il prestabilito progetto di "annessione" del sud Italia alla monarchia piemontese, secondo i piani elaborati da Cavour.>> Tutto l'entusiasmo e le speranze di quei primi cittadini siciliani sono stati repressi dalle stesse "camicie rosse", all'ordine di Nino Bixio. Un "tribunale di guerra", infatti, processò e condannò a morte, in quattro ore, Nicolò Lombardo, Spitaleri Nunzio Nunno, Samperi Nunzio fu Spiridione, Longhitano Nunzio Longi, Nunzio Ciraldo Fraiunco, il 9 agosto 1860 "in nome di Vittorio Emanuele II re d'Italia", quali capi di una rivolta popolare (altri 745 imputati, per avere la sentenza definitiva, vennero trattenuti in carcere fino al 1863, nonostante il decreto d'indulto di Garibaldi del 29 ottobre 1960). (*)
Una "bella lezione" ai popolani di Bronte e a tutti quelli che avevano accolto quelle che sembravano
"nuove idee per una giustizia sociale" e che si erano illusi
"di uscire dal tunnel della fame, della miseria e delle privazioni"!http://www.ethosassociazione.it/bronte.htmhttp://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601a.html#repress. . . .
(*) Una prassi questa della lunga detenzione nelle carceri sabaude, in condizioni ambientali estreme, riservata anche ai prigionieri dell'esercito borbonico ... per la loro fedeltà al giuramento originario (non ricordo la fonte).