da lucameni il 11/03/2011, 20:45
Leggendo questo forum ho un deja vu.
Tempo fa frequentava l'utente Paolo65 che peraltro ho conosciuto anche personalmente e pensavo - erroneamente - che avesse parecchie idee coincidenti con le mie.
Non era così.
Da mesi scriveva sui forum che non era il caso di fare opposizione, non era il caso di alzare la voce, che non era il caso di opporsi al conflitto d'interesse etc etc altrimenti non si facevano le riforme.
Alla domanda però "di cosa stiamo parlando", "di quali riforme parliamo" non sono mai riuscito a capire dove si voleva andare a parare.
Mi dava l'idea che il fine fosse cambiare per cambiare. Ma la direzione del cambiamento?
Dire "così si cambia" ha poco senso che le riforme vanno nella direzione di peggiorare anche quello che di poco decente esiste in Italia.
O si entra nel dettaglio, magari dimostrando di sapere quello di cui si parla (tipo legislazione dei paesi stranieri, spesso tirati fuori a sproposito, ordinamenti esteri, reale situazione organizzativadella P.A. , del ministero giustizia e dei tribunali, compreso l'ordinamento giudiziario e organici, gli effetti concreti delle riforme fatte o annunciate), oppure è un esercizio inutile, al più basato su interessate balle dei soliti noti.
Non è per volersi ancora una volta atteggiarsi a professorino ma davvero quando si bazzicano tribunali, si studia diritto e poi si legge di certe riforme spacciate per epocali e a favore dei cittadini, una persona in buona fede e - mi permetto di dirlo - un minimo informata anche per motivi professionali e di studi pregressi, viene naturale indignarsi.
Si racconta di un mondo che non c'è e ci si rende conto come quella propaganda sia fatta esclusivamente per far abboccare all'amo quelle persone che non sono addentro a certe questioni non sempre di immediata comprensione.
In fondo quando si legge di un "giusto processo" ex art. 111 C., riformato negli anni '90 dopo tangentopoli, è lecito pensare che questo sia frutto di una sincera volontà riformatrice anche nel leggere le petizioni di principio ivi contenute.
Pochi hanno conoscenza della sua genesi e di come si è voluto disinnescare così la pronuncia sull'art. 513 cpp della Corte Costituzionale.
Questo solo un esempio e forse neanche il più devastante se in rapporto alle riforme annunciante.
Quindi non è questione di avere puzza sotto il naso o la verità in tasca, ma si chiede, proprio in virtù di argomenti capitali ma facili ad essere taroccati, di pensarci bene prima di essere contenti e felici di un cambiamento.
Cambiare è indispensabile, tanto che lo stesso Davigo tempo fa, tra il serio e il faceto, ci disse come la migliore riforma del codice civile sarebbe stata quella di introdurre in Italia il codice civile svizzero, ma cambiare a prescindere dei contenuti ci può portare in una situazione ancora più devastante dell'attuale.
Immaginiamo una riforma del codice penale appaltata a Messina Denaro e Riina.
Sarebbe anche quello un cambiamento.
Ma che tipo di cambiamento?
Auspico meno ottimismo e più approfondimento nei dettagli, che da quanto leggo, sono a dir poco devastanti.
Opinione personalissima ma supportata da motivazioni e qualche conoscenza di diritto; e non da spocchia conservatrice.
Liberi di crederci o meno.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)