Vedi Vittorio, io credo che fra noi non esistano fratture ma punti di vista.
In un partito democratico i punti di vista servono a creare differenze, ma sono le differenze che lo tengono vivo e sempre in moto, in fermento.
Le nuove idee, giuste o sbagliate che siano, non nascono da una società statica, stantia, stagnante, ma da una in movimento, dinamica.
Tocca a noi però riuscire a trovare un sistema di governance interna che ci permetta di esprimerci e che dia, secondo un modello democratico, a chi ha la maggioranza gli strumenti per adottare le scelte più opportune.
Si sono volute le primarie. Le ho contestate fin da subito, ma le ho anche appoggiate fin da subito. Mi sono impegnato di prima persona per portare avanti (nel mio piccolo) la cosa pensando che, anche se incompleto, fossero comunque un importante passo avanti. Ora però bisogna svilupparle.
Mi sono impegnato perché sebbene vi siano molte persone che non la pensano come me, la direzione della barca, sebbene ricca di falle e di passeggeri che non remano o che la abbandonano per falsi lidi, è quella giusta.
Stiamo andando a zig zag e occorre dare molto di più di qualche "aggiustatina".
La prima aggiustata che occorre affrontare è l'abbattimento della vecchia cultura di partito. Con i dinamismi dell'informazione moderna, il culto del "correntone" presente e radicato prima nel PDS, poi nei DS e ora nel PD è obsoleto e perdente.
Di conseguenza, pensare che chi critica il segretario per le sue scelte sia uno che rema contro, è ancora più controproducente.
Le idee e le critiche vanno sempre a "braccetto". Una non esclude l'altra, anzi.
Nel nostro modello sociale la critica crea quasi sempre due condizioni: inasprimento delle posizioni, sviluppo di nuove idee. Ecco, cerchiamo di far pendere la lancetta dalla parte delle idee.
Ovviamente, una critica che non è costruttiva, soprattutto in politica, vale niente.
Nel fatto specifico mi trovi d'accordo. Le mafie si sconfiggono anche con lo sviluppo economico, ma dato che esse sono in antitesi allo sviluppo economico perché per loro natura parassite del sistema stesso, occorre prima di tutto sconfiggerle con un forte cambiamento culturale improntato sul concetto della responsabilità.
Una delle parole che mi viene in mente, legata alla responsabilità, è: federalismo.
Inviare "inconsciamente" (e non so quanto il governo attuale sia incosciente in ciò) enormi capitali al sud per costruire infrastrutture faraoniche senza prima aver dato un'impronta di cambiamento culturale che possa sconfiggere le mafie, vuol dire solo alimentare le mafie stesse.
Attuiamo un vero federalismo. Diamo responsabilità ai cittadini. Nel sud Italia, aiutiamo la società civile che lotta contro le mafie. Poi pensiamo al ponte sullo stretto.
Gabrive
ranvit ha scritto:Le mafie si contrastano anche (e molto) con lo sviluppo economico.
Come dico altrove la mafia non è una banda di criminali....è tutto un sistema sociale e culturale, negativo quanto si vuole, ma non si sconfigge con la sola repressione.
Che il Pd "non sa cosa fare" è un dato di fatto oggigiorno. Bisognerebbe chiarire chi siamo e cosa vogliamo. Per quanto mi riguarda ribadisco che al momento c'è una frattura di difficile gestione tra chi dice certe cose (vedi gabriele per esempio) e chi altre (vedi paolo, pagheca e me, per esempio). Insomma non c'entra la provenienza Margherita/Ds o teodem/laici.
E' lo stesso errore fatto nel Pci dopo la cadta del muro, la Bolognina etc : invece di affrontare i perchè di certe scelte si passa avanti....ma il non aver "masticato e digerito" le scelte porta al mal di stonaco...
Vittorio
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.