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Giuseppe, operaio meridionale iscritto ad un partito della sinistra, è stato oggetto da bambino delle "attenzioni particolari" del prete ed ha perso la fede religiosa ma non ha mai cessato di credere e di ubbidire alle regole del vivere civile. Ora, è stato licenziato per la delocalizzazione della fabbrica di mobili in cui lavorava, ed è a casa, in Padania.
Se non ci fosse il sostegno della moglie (domestica a ore) e del figlio (precario), si lascerebbe morire di stenti (ha consumato tutti i risparmi per cure odontoiatriche ed è stato scippato pure del portafoglio) nonostante l'affetto e gli obblighi verso l'altro figlio, studente al secondo anno dell'IPSIA, in dubbio a conseguire il diploma.
Gli amici cercano di smuoverlo, di invitarlo a richiamare tutti quelli che hanno responsabilità nei suoi confronti e di partecipare alle manifestazioni di categoria, ma Giuseppe, piuttosto che essere incolpato di "razzismo religioso, politico, etico e sindacale", preferisce pensare che non gli spetta fare alcuna rivendicazione altrimenti il prete, l'impresario, il responsabile dell'ASL, il ladro, il politico, il sindacalista avrebbero fatto ciascuno "quel che di dovere" perché "lor signori" sono esenti da qualsiasi forma di "razzismo" verso tutti (e se anche "lor signori" dovessero manifestare una forma di "razzismo", forse penserebbe che ne avrebbero un "sacrosanto diritto"!)
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Se non ci fosse uno "berlusconismo dilagante", che vuole avere a che fare solo con "sant'uomini" in Italia, forse le ultime 2-3 righe sarebbero irreali, anche se nella nostra storia millenaria non sono mai mancati "uomini di chiesa" che hanno imposto molto spesso "diritti divini, sacrosanti" ai "sant'uomini!
