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SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda franz il 14/09/2008, 10:40

Ho ricevuto un messaggio di posta elettronica che vi sottopongo una discussione collettiva.
Possiamo farlo qui come anche sul sito dei proponenti.
Ciao,
Franz


SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Credo che, così come me, anche molti di voi si chiedano se valga ancora la pena spendere parte del nostro tempo e delle nostre energie a parlare e osservare i comportamenti della politica formale.

La domanda di fondo è: “Crediamo sia possibile far ripassare il potere politico (cioè la decisione pubblica) dai luoghi della politica formale (parlamenti, partiti, sindacati, ecc…)?” E’ di tutta evidenza che questo oggi non accade. La politica (cioè le decisioni che impattano sulla nostra vita) nascono in luoghi che poco hanno a che vedere con la politica formale: banche, laboratori scientifici, media, aziende che gestiscono servizi di rete, ecc… E’ del tutto logico che, in questo quadro, la politica formale strilli e si agiti. Questo attivismo “visibile” è, infatti, il comportamento naturale di chi ha perso il potere reale. Paradossalmente, molti non se ne accorgono e scambiano la sovraesposizione della politica per potere effettivo. Non è così! E questa infondatezza diviene evidente quando compiamo un’analisi seria su chi e che cosa ci cambia realmente la vita. Non i politici e i loro chiacchiericci sulla sicurezza e le puttane, ma la scienza, la tecnologia, l’opinione formata dai media, il controllo operato dai gestori dei servizi di rete, ecc…

Tuttavia, noi tutti siamo affezionati alla democrazia occidentale e cioè a quel sistema che, più o meno intensamente, mette nelle nostre mani la parola finale sulle scelte collettive. E, purtroppo, è di tutta evidenza come questo sistema stia svanendo nel nostro paese.

A questo punto le strade sono due.

La prima passa per un percorso di “democratizzazione” dei luoghi di decisione vera (le banche, la scienza, i media, ecc…). Si tratta di una strada molto difficile da percorrere, perché occorrerebbe rimettere un soggetto moribondo come lo Stato al centro dell’intermediazione delle scelte pubbliche. E’ evidente a tutti che questo non ha alcun senso e che si tratterebbe di una scelta di restaurazione che la contemporaneità renderebbe ben presto fallimentare. Immaginatevi se dovessimo a rinazionalizzare banche, giornali, ecc… Sarebbe un disastro!

Allora non ci resta che una seconda strada, sicuramente più difficile da realizzare, ma certamente più efficace: rifondare i presupposti culturali della politica formale. Analizzando lo scenario politico italiano, ciò che salta agli occhi è l’esistenza di un solo soggetto: Berlusconi. Il resto è imitazione (il PD), servilismo (gli alleati del PDL) o, ancora peggio, utopia reazionaria (Di Pietro) o antistorica (la sinistra radicale).

Che fare? Un cinismo razionale ci suggerirebbe di andare con Berlusconi, ma la politica ridotta a cinismo razionale non costruisce nulla. Quindi occorre ragionare sui presupposti culturali di una soggettività politica che si contrapponga a Berlusconi, non attraverso pallide imitazioni o giustizialismi analfabeti, ma con proposte che possano costruire una sintonia vera e funzionante con il futuro della nostra vita. Parliamone.

Alessandro Aleotti
Milania, 12 settembre 2008
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda lucameni il 14/09/2008, 11:09

mi sembra un editoriale sopra le righe. Volutamente sopra le righe, perciò non da prendere alla lettera.
Già il solo termine "giustizialismo" va chiarito.
Ricordo che al tempo dell'indulto chi era contrario come me era tacciato di "giustizialismo".
Idem adesso coloro che si oppongono alla riforma dell'ordine giudiziario prossimo venturo.
Mi pare uno di quei termini jolly, adatto a tutti gli usi, volutamente vaghi proprio per non voler affrontare nel dettaglio gli argomenti polemici proposti dai "giustizialisti".
E magari conservare per sè e per gli amichetti un gradito presente di privilegi ed illegalità-
Per il resto che dire?
E' vero che il PD è un partito che ad oggi ha poca visibilità, sovrastato dal furbo e ipnotico iperattivismo berlusconiano, ma non penso proprio che si possa ragionare per paradossi.
L'Italia, sia come elettorato, sia come cultura civica, sia come classe politica è quella che è.
Prendiamone atto, partiamo da questa constatazione e premiamo perchè il PD abbandoni timidezze ed eccessivi appetiti di potere.
Difficile occuparsi di politica, a volte frustrante quando vedi che certi vizi e vezzi persistono nonostante la pratica e gli avvenimenti siano lì ad insegnare, ma non vedo perchè gettare la spugna.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda mario il 14/09/2008, 15:12

E se Aleotti ha ragione, allora cominciamo col riformare la scuola in modo da creare dei cittadini coscienti e critici in grado di capire.
Contemporaneamente cerchiamo di costruire un sistema politico in grado di coniugare il massimo della governabilità col massimo della partecipazione.
Profittiamo inoltre di Internet e delle grandi opportunità che esso offre in tema di informazione e di partecipazione.
Nel 68 la presa di coscienza, da parte degli studenti, di un sistema che doveva essere riformato, portò molti a scendere nelle piazze.
Allora ci fu “Lettera ad una professoressa” che fu come un lampo nella notte.
Oggi ci vorrebbe un altro Don Milani che guidasse noi tutti a scrivere, a più mani…. “Lettera al…… Presidente “, in termini semplici, chiari, convinti e convincenti.
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda annalu il 14/09/2008, 16:53

Forse sono sospettosa, ma un articolo del genere, sul fatto che occuparsi di politica possa essere inutile, mi sembra un articolo chiaramente (lui vorrebbe nascostamente, ma non ci riesce) di destra antidemocratica.

Questa la risposta che mi viene spontanea: "ti piacerebbe, che rinunciassimo ad occuparsi di politica, oppure che ci buttassimo dietro a Berlusconi ..." ma mi astengo.
Però basta leggere i giudizi che da di tutti coloro che non sono berlusconiani (Luca ovviamente nota subito il termine "giustizialismo", ma anche il resto non è male):
Analizzando lo scenario politico italiano, ciò che salta agli occhi è l’esistenza di un solo soggetto: Berlusconi. Il resto è imitazione (il PD), servilismo (gli alleati del PDL) o, ancora peggio, utopia reazionaria (Di Pietro) o antistorica (la sinistra radicale).
[...]
Quindi occorre ragionare sui presupposti culturali di una soggettività politica che si contrapponga a Berlusconi, non attraverso pallide imitazioni o giustizialismi analfabeti, ma con proposte che possano costruire una sintonia vera e funzionante con il futuro della nostra vita.


Mi spiace.
Continuo a pensare al Pd come un partito che sta sbagliando molto, ma non è certo solo la brutta copia del PdL, e Di Pietro non mi pare né fautore di una "utopia reazionaria" né di "giustizialismi analfabeti" e così via.
I "poteri forti" esistono, ma non penso proprio che il problema sia la privatizzazione delle banche, della ricerca scientifica, dell'informazione ... anche se forse proprio a questo aspirerebbe Aleotti.

Discutere con persone ambigue che cercano di solleticare le più riposte paure di chi la pensa in modo differente da lui, sperando che prevalga la vigliaccheria e l'arroccamento nel "particulare" mi sembra fuori luogo.
Perché dargli spazio?

Se vuole, può intervenire personalmente sul forum, e potremo discutere direttamente con lui.
Ma accettare un suo articoletto come tema di dibattito, mi sembra sia offrirgli uno spazio che non merita.

annalu
Ultima modifica di annalu il 14/09/2008, 18:24, modificato 1 volta in totale.
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda gabriele il 14/09/2008, 17:34

Annarosa, sono d'accordo con te.

Però questo articolo rende chiaro un concetto, che forse l'autore non ha preso in considerazione.

Ora come ora molte decisioni comuni sono prese in ambienti "esterni" alla politica. Su questo aspetto do atto ad Aleotti. Con questo però non vuol dire che le cose sia giuste mandarle avanti così. Ed è per tale motivo che il PD deve fare uno sforzo straordinario per far tornare fra i cittadini la volontà decisionale che in uno stato democratico e liberale gli spetta di diritto.

Il PD non deve trovare l'alibi di fermarsi e lasciar fare, ma deve assumersi la responsabilità straordinaria di convincere il cittadino a fare politica.

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annalu ha scritto:Forse sono sospettosa, ma un articolo del genere, sul fatto che occuparsi di politica possa essere inutile, mi sembra un articolo chiaramente (lui vorrebbe nascostamente, ma non ci riesce) di destra antidemocratica.

Questa la risposta che mi viene spontanea: "ti piacerebbe, che rinunciassimo ad occuparsi di politica, oppure che ci buttassimo dietro a Berlusconi ..." ma mi astengo.
Però basta leggere i giudizi che da di tutti coloro che non sono berlusconiani (Luca ovviamente nota subito il termine "giustizialismo", ma anche il resto non è male):
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Mi spiace.
Continuo a pensare al Pd come un partito che sta sbagliando molto, ma non è certo solo la brutta copia del PdL, e Di Pietro non mi pare né fautore di una "utopia reazionaria" né di "giustizialismi analfabeti" e così via.
I "poteri forti" esistono, ma non penso proprio che il problema sia la privatizzazione delle banche, della ricerca scientifica, dell'informazione ... anche se forse proprio a questo aspirerebbe Aleotti.

Discutere con persone ambigue che cercano di solleticare le più riposte paure di chi la pensa in modo differente da lui, sperando che prevalga la vigliaccheria e l'arroccamento nel "particulare" mi sembra fuori luogo.
Perché dargli spazio?

Se vuole, può intervenire personalmente sul forum, e potremo discutere direttamente con lui.
Ma accettare un suo articoletto come tema di dibattito, mi sembra sia offrirgli uno spazio che non merita.

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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda franz il 14/09/2008, 18:17

gabriele ha scritto:Però questo articolo rende chiaro un concetto, che forse l'autore non ha preso in considerazione.
Ora come ora molte decisioni comuni sono prese in ambienti "esterni" alla politica.

Pochi lo prendono in considerazione.
Da noi vige una cultura della omnipotenza (teorizzata) della politica che poi si scontra nella realtà dei fatti con una impotenza disarmante. Tanto che poi la distanza tra teorie e reltà si conclude con posizioni di chiaro scetticismo e pessimismo ci si chiede in modo piu' che naturale "se serva ancora occuparsi di politica".
Invece noi dovremmo ripartire dalla realtà e renderci conto che la politica non è "tutta la società" e non la domina affatto.

La politica è "parte" insieme alla economia ed alla cultura. In quanto "parte", ogni elemento ha le sue leve di potere, i suoi meccanismi, prende le sue decisioni (quelle delle cultura sono democratiche? Perché dovrebbero esserlo quelle dell'economia?) e cio' che conta è l'equlibrio tra i tre fattori fondanti della società moderna.
Se si comprende e si accetta questo equilibrio allora si è in grado di stabilizzarlo, migliorarlo e di capire che "serve ancora occuparsi di politica".

Ciao,
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda pierodm il 15/09/2008, 20:20

Come è possibile verificare facilmente, uno dei miei primi post sul forum riguardava proprio la stanchezza di questi anni più recenti, in merito alla politica e alle relative discussioni, le quali tutte sembrano girare a vuoto, insistendo sulle medesime parole e sui medesimi rimbalzi di concetti annosi, fritti e rifritti, senza che niente venga a rinnovare in qualunque modo gli scenari.
L'articoletto di Aleotti non dice esattamente le stesse cose, ma gira intorno allo stesso argomento, e mi viene quindi spontaneo guardarlo con un occhio tendenzialmente benevolo.
E' un articolo fin troppo sintetico, facile da criticare in lungo e in largo, senza sapere esattamente ciò che l'autore intende dire, oltre il limitato senso letterale delle parole usate.
Ma una delle critiche principali che mi sembra emergere è anche un tipo di critica che generalmente non mi piace molto: quella che cerca, per così dire, la "fedina ideologica" di chi scrive.
Ci sono cose, infatti, che possono essere degnamente prese come oggetto e inizio di discussione, anche senza analizzare troppo le intenzioni di chi scrive, o spaccare il capello sui termini usati.
Le definizioni delle varie forze in campo sono sicuramente denigratorie, ma sono d'altra parte perfettamente in linea con l'esasperazione ormai abituale nella comunicazione politica di questi anni

Il vero difetto dell'articolo a me sembra in realtà quello di suggerire un tema troppo ampio, che riassorbe in sé tutti i temi specifici di questo forum, per esempio.
Questo limite non può essere sfuggito a Franz, il quale infatti del tema coglie e ripropone un aspetto più determinato: quello delle decisioni, ossia dei limiti della politica, che poi in fondo tanto determinato nemmeno è.
Io che della politica mi sono sempre interessato, ma mai con feticismo, ho sempre guardato ad altri fenomeni sociali e umani come strumento di conoscenza e come argomento d'interesse, e ho comunque considerato alcuni aspetti della politica più interessanti di altri, specialmente il suo legame con la storia, più che la stretta attualità: non è un punto di vista migliore di altri, ma è semplicemente il mio, e devo dire che mi ha deluso assai raramente per ciò che riguarda la possibilità di capire la politica.
Un punto di vista, il mio, che m'induce più facilmente di altri a percepire la stanchezza verso certi rituali, e l'inutilità di certi meccanismi inerenti la politica politicante, e a considerare altri poteri e altri fenomeni non strettamente politici come determinanti.
Sotto questo aspetto, ho da lungo tempo maturato la convinzione che la sinistra ha commesso l'errore di non aver dato abbastanza peso a ciò che "sta fuori" dallo stretto ambito politico, accontentandosi di essere "fiancheggiata" dalla cultura: come dico spesso, tanti personaggi politici fanno esibizione di ottime letture, ma sembrano dimenticarsele immediatamente non appena mettono piede nelle salette delle riunioni e dietro le scrivanie dalle quali legiferano e organizzano - dal che deriva, in buona parte, la proposizione di programmi e quadri legislativi che sembrano riferiti al paese dei campanelli, ovvero ad un paese irreale, la copia sbiadita dell'Italia qual'è.

In definitiva: chi se ne frega di chi è Aliotti, e dele definiziono che gli piace distribuire,ma il tema che offre il suo articoletto potrebbe essere interessante - sempre che rimanga un momento libero dall'impegno di difendere la nazione italiana dai comunisti, sia viventi che trapassati.
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Re: SERVE OCCUPARSI ANCORA DI POLITICA?

Messaggioda gabriele il 15/09/2008, 21:32

Certo. Se la politica dominasse la società, allora saremmo in uno stato dispotico.

Però è bene far notare che fra i poteri in gioco non ci sono solo quelli che hai citato tu.

Esiste una commistione di "affari" gestiti da "potenti", che alcuni definiscono, arcaicamente, "mafia", che vanno oltre i soggetti storicamente considerati autonomi i quali, invece, li gestiscono e li manipolano per il più delle volte nell'oscurità.

Ciò è causato soprattutto dalla mancanza di coinvolgimento dei cittadini nella vita sociale (e politica) della Nazione. Cercare di capire il perché, secondo me, non è tempo sprecato

Gabrive


franz ha scritto:
gabriele ha scritto:Però questo articolo rende chiaro un concetto, che forse l'autore non ha preso in considerazione.
Ora come ora molte decisioni comuni sono prese in ambienti "esterni" alla politica.

Pochi lo prendono in considerazione.
Da noi vige una cultura della omnipotenza (teorizzata) della politica che poi si scontra nella realtà dei fatti con una impotenza disarmante. Tanto che poi la distanza tra teorie e reltà si conclude con posizioni di chiaro scetticismo e pessimismo ci si chiede in modo piu' che naturale "se serva ancora occuparsi di politica".
Invece noi dovremmo ripartire dalla realtà e renderci conto che la politica non è "tutta la società" e non la domina affatto.

La politica è "parte" insieme alla economia ed alla cultura. In quanto "parte", ogni elemento ha le sue leve di potere, i suoi meccanismi, prende le sue decisioni (quelle delle cultura sono democratiche? Perché dovrebbero esserlo quelle dell'economia?) e cio' che conta è l'equlibrio tra i tre fattori fondanti della società moderna.
Se si comprende e si accetta questo equilibrio allora si è in grado di stabilizzarlo, migliorarlo e di capire che "serve ancora occuparsi di politica".

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