da pierodm il 07/12/2010, 14:45
I secoli della spiritualità in effetti sono esistiti soltanto nel senso che il caos politico e sociale seguito al declino dello stato romano consentiva un allentamento del rapporto diretto, vincolante e consolidato tra autorità e popoli, e soprattutto nella molteplicità delle autorità e dei popoli, che sostituivano l'unitarietà romana.
Per qualche secolo, quindi, è esistita una vera e forte doppia religione, quella dei popoli e quella dell'autorità, a cominciare dal fatto che per questo lungo periodo le diverse autorità vescovili, locali, "provinciali" erano assai più forti di quella romana, diramandosi spesso in interpretazioni centrifughe e tendenzialmente "eretiche", che con grande fatica l'autorità romana cercava di contenere tramite i concili.
In particolare si distingueva per forza e diffusione l'arianesimo, che aveva connotati che già allora prefiguravano il protestantesimo, e che fu fieramente avversato dalla chiesa romana. Una versione, quella ariana, di per sè assai più spirituale rispetto a quella che si andava costruendo come "ortodossa" con centro a Roma.
Ma quando parliamo del cattolicesimo non possiamo dimenticare che tale è in quanto romano, e che ha i suoi fondamenti in una chiesa che fini dall'inizio ha usato ed è stata usata, in steìretto connubio, con il potere politico: un connubio che emerge pienamente - specialmente nella strumentalizzazione da parte della chiesa - con il regno di Costantino, nel quarto secolo, fino ad uno dei falsi storici più celebri e più sfacciati, quale fu la frottola ben architettata della "donazione", sulla quale si basa la legittimazione del potere temporale vaticano.
Proprio la storia di questi primi secoli, in realtà mostra con la massima chiarezza che pervasività e prepotenza possono benissimo convivere, e che anzi l'una funge da sostegno all'altra: la necessità, la vocazione al proselitismo del cristianesimo ha come scopo qualla che possiamo definire pervasività sociale, se usiamo un termine sociologico invece di quello "religioso".
Una pervasività, un proselitismo che è doppiamente violento: lo è, in modo indiretto come prevaricazione sociale di una maggioranza che emargina e sottopone a pressioni gli "infedeli" da convertire; e lo è in modo diretto quando usa il braccio secolare dell'autorità e la persecuzione ai fini della conversione, o del privilegio da riservare ai convertiti.
Di questo genere di atteggiamenti la storia della chiesa e della religione - non solo cattolica - è piena, sia nei primi secoli, sia in quelli successivi.
Non solo cattolica, abbiamo detto: i riti protestanti, anglicani, etc, che godono di tanta buona stampa, in realtà offrono aspetti di fanatismo e di intolleranza non troppo dissimili da quelli del cattolicesimo romano, confortati da una feroce versione biblica del cristianesimo invece che dagli editti e dalle pandette papalini.