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ENTRO LE 13 ARRIVERANNO AL CAPO DEL GOVERNO
Lettere firmate, finiani via dal governo
Sacconi: «Si consuma il tradimento»
Il viceministro Urso: «Dimissioni irrevocabili. In caso di voto, coalizione di centrodestra con Udc, Api e Mpa»
MILANO - «Dimissioni irrevocabili». Ai microfoni di Sky Tg24 l'annuncio del coordinatore di Futuro e libertà Adolfo Urso non lascia spazio a fraintendimenti. In mattinata il viceministro lascerà il suo incarico nel governo. La sua lettera di dimissioni, assieme a quelle del ministro Andrea Ronchi e dei sottosegretari Menia e Buonfiglio, arriverà entro le 13 sul tavolo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un atto formale che aprirà ufficialmente la crisi. Le lettere di dimissioni, ha spiegato il sottosegretario di Fli alle Politiche agricole Antonio Buonfiglio, sono composte da «tre righe asciutte, senza commenti». Nel caso di un ritorno alle urne, i finiani puntano ad un'altra coalizione di centrodestra aperta a Udc, Api ed Mpa, ha spiegato anche Urso, dicendosi comunque disponibile ad un accordo per un governo di unità nazionale che realizzi una riforma elettorale «con tutti coloro che sono interessati», quindi anche con il Pd.
«TRADIMENTO» - Critici Pdl ed esecutivo nei confronti dei finiani. «Con il ritiro della delegazione dal governo si sta consumando il tradimento» ha detto ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha parlato di «grave errore politico» di Fli. L'annuncio fatto da Urso di «dimissioni irrevocabili» arriva all'indomani della presa di posizione del presidente del Consiglio, che ha aperto all'ipotesi di un ritorno alle urne, ma solo per la Camera, nel caso in cui a Montecitorio il governo non dovesse avere la maggioranza nel voto di fiducia. Non ha parlato delle dimissioni della delegazione Fli il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenuto con Giorgio Napolitano, alla presentazione del rapporto «L'Italia che c'è», di "Italia decide" presieduta da Luciano Violante. «Tra le responsabilità della classe dirigente - è uno dei passaggi del discorso di Fini - c'è anche quella di aver smarrito quel senso della dignità, della responsabilità e del dovere che dovrebbero essere proprie di chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, come prevede un articolo della Costituzione che è tra i meno citati e conosciuti».
«CHIUDIAMO UNA PAGINA» - «La nostra proposta politica è stata chiara - ha ribadito Urso in mattinata- : un nuovo governo con una nuova maggioranza di centrodestra che riunisca tutte le forze popolari a cominciare dall'Udc di Casini e una nuova agenda delle riforme che si basi sul patto della crescita, già sottoscritto e proposto dalle forze politiche da tutte le forze sociali, Confindustria e Cgil incluse. Se questa ipotesi - è la precisazione dei finiani - non dovesse ottenere riscontro, dopo aver approvato la Finanziaria di stabilità apriremo formalmente la crisi». «Noi - ha aggiunto Urso - vogliamo con queste dimissioni chiudere una pagina e proseguire la legislatura con un nuovo governo di centrodestra». Nel caso in cui si tornasse alle urne, «ci andremmo - ha specificato il viceministro dimissionario - con un'altra coalizione di centrodestra con le forze che si richiamano ai valori del popolarismo europeo e quindi Fini, Casini, il movimento di Lombardo, l'Api di Rutelli e comunque le altre forze sociali e produttive del paese che vogliono, nel centrodestra, dal centrodestra, cambiare e rinnovare la politica, voltare pagina, fare davvero le riforme».
APERTURE AL PD - Quanto poi all'ipotesi di Italo Bocchino di un accordo con la sinistra per un governo di responsabilità, Urso ha precisato: «Se la nostra proposta di realizzare un nuovo governo con una nuova maggioranza di centrodestra, che riunisca tutte le forze popolari a cominciare dall'Udc, non si dovesse realizzare ci rivolgeremo a tutti coloro che sono interessati a realizzare una riforma elettorale e un sistema che consenta agli italiani di scegliere in maniera più consapevole e soprattutto di scegliere in modo tale da garantire la governabilità del Paese».
Redazione online
15 novembre 2010