Iafran ha scritto:Loredana Poncini ha scritto:E questo perché ognuno di noi possa vivere non grazie alla competizione ed all'accaparramento,
Forse basterebbe solo che le remunerazioni dei parlamentari e dei politici vari fossero molto più vicine a quelle dei cittadini e adeguate alle loro prestazioni e che non si facesse di tutto per instaurare in Italia
"caste" di privilegiati.
A dire che 150-190 anni fa lo spirito di tanti "italiani" illustri e non illustri era ben altro (anche se gli opportunisti e quelli con il senso degli affari non sono mai mancati sulla faccia della Terra) altrimenti non poteva sostenere i moti che si proponevano nella penisola per l’indipendenza del popolo.
I garibaldini ne sono stati impregnati più di tutti, pagandone le conseguenze ma anche godendone per aver contribuito a fare l’Italia. Alcuni di questi, poi, non sono stati tanto "in armonia" (non per loro colpa) con quelli che sono subentrati e l’hanno governata (e non si sognerebbero proprio di condividere oggi le aule parlamentari con certa "gente")!
Di un garibaldino nato a Longobardi (Cosenza), qualcuno (Giuseppe Abbruzzo, sotto il titolo
"Luigi Miceli, autore d’un gesto unico nella storia del Parlamento Italiano", sul periodico
“Confronto”, pubblicato in Acri, CS, n. 6 di giugno 2010), ha riportato quanto segue:
<< … la sua vita di rivoluzionario ci interessa … ma andiamo oltre. Dopo l’Unità d’Italia, il Miceli fu eletto deputato in più legislature. Militò nella sinistra. Ricoprì la carica di Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, nel 1878, e di Ministro dell’Agricoltura nel 1888 (Governo Crispi).
Forse qualcuno ricorderà il sentito discorso, pronunciato il 6 aprile 1861, tendente a respingere la formula, proposta per intestare gli atti:
Vittorio Emanuele II per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. Secondo il deputato, come giustamente evidenzia il Camardella, quel
“primo Re d’Italia" e la “grazia di Dio”, offendevano (Pietro Camardella, I Calabresi della Spedizione dei Mille, Roma, 1913) i diritti della Rivoluzione. Abbiamo voluto scrivere di Luigi Miceli, però, per un aspetto unico e raro che lo caratterizza e lo distingue da quanti si sono detti e si dicono al servizio del popolo in Parlamento. Quanto diremo farà discutere e meditare, ma resta il fatto che nessuno, mai nessuno, tranne il citato Camardella, ne ha voluto scrivere e parlare:
“… più come un onore, che come un onere … tutti … dovrebbero ricordare che Luigi Miceli, nonostante l’alta posizione che occupava alla Camera, si mantenne per parecchi anni con la sola pensione dei Mille e col modesto assegno mensile che il fratello Giuseppe, preside di Liceo e prete liberalissimo, gli mandò, finché non ebbe sposato la figlia del ricco e dotto professore di chimica Filippo Schwarzemberg, emigrato tedesco”.
In parole povere rinunziò, per motivi ideali allo stipendio di deputato e ministro!Altri tempi, si dirà, ma a sentire dei lauti stipendi dei parlamentari, delle auto blu, degli appannaggi vari … c’è da fare diversa considerazione. Che dire del 10% di uno stipendio mensile dei parlamentari, al quale si proponeva di rinunciare, a parole, che supera di non poco quello annuo dei dipendenti pubblici e dei pensionati con 40 anni di servizio, se non più? …>>
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Miceli http://partitodelsud.blogspot.com/2008/ ... nismo.html