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L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico

Messaggioda franz il 30/10/2010, 12:12

IL RETROSCENA
L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico
"Il governo non può telefonare alla polizia"

«Dobbiamo prepararci. Il governo tecnico è alle porte. E noi andremo all'opposizione. Per certi versi è pure un bene». La sua analisi è spietata. E non lascia spazio a vie di fuga. Fini valuta la rottura col Pdl, ma vuole arrivarci sulla giustizia e non sul Rubygate
di CLAUDIO TITO

EPPURE il quadro dipinto ieri da Umberto Bossi ha colto di sorpresa pochi dei membri della segreteria della Lega riunita d'emergenza ieri a Via Bellerio. Il braccio di ferro ininterrotto con Gianfranco Fini, gli esodi che stanno travagliando il Pdl e ora lo shock del «Rubygate» stanno facendo crollare le azioni del quarto esecutivo Berlusconi.

Tutti fattori che l'istinto politico del Senatur ha captato con nettezza. Infatti, davanti ad un centrodestra che un "colonnello" berlusconiano definisce «sfinito e depresso», si sta facendo sempre più largo la tentazione del blitz, della spallata al governo. Nelle ultime 48 ore, i contatti tra il segretario del Pd Bersani, il leader Udc Casini, il presidente della Camera Fini e il capogruppo democratico Franceschini si sono via via intensificati.

Soprattutto si è accelerato il pressing sul capo di Futuro e Libertà. Che mai come in questo momento ha iniziato concretamente a valutare l'idea di «rompere». Nei colloqui che Fini ha avuto con i vertici del suo movimento e con i rappresentanti dell'opposizione, ha fatto capire che stavolta «qualcosa è cambiato». «Ma il campo su cui far cadere il governo - è il suo ragionamento - non può essere quello delle compagnie femminili del premier». Il «Rubygate», insomma, non può essere l'appiglio per disarcionare il Cavaliere. I finiani, semmai, ora alzeranno il tiro su due fronti: la giustizia (lo stesso Fini ha dato il primo segnale ieri), e su «l'abuso di potere».

Il percorso, dunque, non è più quello fissato fino alla scorsa settimana. Non si tratta di aspettare le amministrative di primavera per «cuocere» il presidente del consiglio. Perché, come Casini ha fatto notare ai suoi interlocutori prima di partire per gli Stati uniti, «Berlusconi non sarà mai più così debole». Una debolezza non solo politica ma connessa al «malessere» dei vertici dell'Amministrazione pubblica, alla «freddezza» di ampi settori della Confindustria e alla distanza che le gerarchie ecclesiastiche hanno frapposto tra Palazzo Chigi e Oltretevere. Una considerazione che ha colpito non poco il presidente della Camera. E che sta corroborando le riflessioni di Bersani e Franceschini.

Non a caso l'opzione di presentare nei prossimi giorni una mozione di sfiducia sul caso «Ruby» per coinvolgere subito i finiani è stata accantonata. Sia il segretario Pd che il capogruppo hanno recepito il messaggio dei finiani: «non potete pretendere di farci votare la sfiducia su una cosa del genere». Ma sul resto la tensione verrà subito alzata. Nel Pdl poi è ormai scattata la sindrome del «si salvi chi può».

Molti dei «maggiorenti» del Popolo delle libertà hanno cominciato a parlare con franchezza persino con gli uomini del centrosinistra: «Così non si va avanti, non abbiamo più un leader. Forse è addirittura meglio che facciate un governo tecnico». L'esodo verso Fli e Udc è senza sosta, in modo particolare a livello locale. E intanto il presidente del consiglio si sente sempre più «accerchiato» e sospetta l'esistenza di un piano per «screditarmi a livello internazionale».

Per non parlare della crudezza con cui ieri Bossi ha parlato di Berlusconi e della sua coalizione. Con i big lumbard è stato pesantissimo nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi anche in riferimento alla vicenda «Ruby». «Ma come gli viene in mente di chiamare la Questura. Un uomo del governo non può farlo, è a dir poco inopportuno. Questa è una cosa che danneggia noi. Ci fa perdere voti, soprattutto a Milano. Come lo spieghiamo?». E ancora: «Il redde rationem sarà a gennaio. Prepariamoci, Silvio cadrà e noi andremo all'opposizione. E ci resteremo. Qualcuno mi dice di un governo Tremonti, ma non esiste. Noi stiamo con Silvio. Tanto il governo tecnico dura comunque poco. Poi si torna al voto. E tutto sommato, prima delle urne, se stiamo un po' all'opposizione ci fa bene. Ci rigenererà».

L'obiettivo leghista è far arrivare la legislatura almeno fino a febbraio, quando scadranno i termini per i pareri da formulare ai decreti sul federalismo. Scaduti quei termini, i decreti entreranno in vigore. «A noi basta», ha ripetuto il Senatur. Che nel frattempo ha aperto di fatto la campagna elettorale. Il prossimo 20 novembre, infatti, si riunirà il «Parlamento del nord» che giaceva in sonno da anni: «Lì inizieremo a rullare i tamburi».

Una situazione senza vie di fuga di cui il Cavaliere ora inizia a preoccuparsi. «Al consiglio europeo - si è sfogato ieri con i fedelissimi - si parlava solo di quella Ruby. Avevano tutti in mano il New York Times. Ma se arriviamo a dicembre, il governo tecnico se lo scordano». Con l'ultimo scandalo, però, si è riaperto anche il fronte della Chiesa. Gianni Letta è dovuto correre ai ripari. Ha obbligato il premier a partecipare lunedì prossimo ad un meeting sulla famiglia organizzato da Carlo Giovanardi e a prevedere una manovrina a dicembre per finanziarie le scuole cattoliche. Il tutto mentre giovedì scorso si verificava un'assoluta novità per il centrosinistra. Quasi l'intero stato maggiore democratico (ad eccezione di Bersani) è stato ricevuto da Mons. Fisichella e da Josè Martins, ex prefetto della Congregazione per la santificazione. D'Alema, Franceschini, Finocchiaro hanno conversato per quasi un'ora con i due prelati. Segno che davvero nelle sale ovattate del Vaticano qualcosa è cambiato.

(30 ottobre 2010)
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Re: L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico

Messaggioda ranvit il 30/10/2010, 13:13

Avevo letto l'articolo stamattina.

A far cadere Berlusconi, oltre la Chiesa..., possono essere solo Fini o Bossi.

Bossi finchè non trova chi appoggia la sua Padania non si "scozzica" da Berlusconi. E non mi pare che ci sia qualcuno che lo voglia fare.
Una volta pero' "caduto" Berlusconi, non credo che Bossi si farà isolare...

Fini lo farà solo se e quando risulterà chiaro che non è colpa sua se cade il governo : quindi solo se e quando sarà Berlusconi stesso a forzare la mano della legislatura o se ci sarà uno smottamento biblico di parlamentari del Pdl (ma entrambe queste possibilità hanno poche chances) o quando Chiesa e "poteri forti" lo dovessero appoggiare apertamente....e qui mi pare siamo a buon punto.

Una cosa è certa : il centrosinistra attualmente non conta una mazza!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Anche al Sud ci sono problemi

Messaggioda franz il 30/10/2010, 15:01

Micciché dà vita alla Forza del Sud
A Berlusconi: «Fedeltà non è infinita»

Il sottosegretario: «I terroni sono meglio dei polentoni ma noi faremo come la Lega». A Confalonieri: «Io non
mi permetto di dare consigli sul palinsesto di Canale 5»


PALERMO - «Il Pdl è il primo partito in Italia, ma qui in Sicilia è abbastanza scombinato. Mi faccio totalmente carico della ricostruzione del quadro politico del centrodestra in Sicilia». Così Gianfranco Micciché ha battezzato al teatro Politeama di Palermo il suo nuovo partito, Forza del Sud, proponendo di formulare insieme alla maggioranza una proposta per le prossime elezioni nazionali. «Non si può continuare così, oggi nelle amministrazioni locali siciliane c'è una grande confusione e bisogna mettere ordine» ha scandito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

BERLUSCONI - Poi si è rivolto al premier, facendo riferimento alle polemiche di questi giorni su episodi della sua vita privata e chiedendo un chiaro impegno per il sud: «A Berlusconi dico che potrebbe anche mantenere il suo stile di vita, a lui piace. Ma quello che ci fa star male è il cambiare del suo atteggiamento in riferimento agli equilibri politici all'interno del governo. Noi politici del sud ti abbiamo sempre dimostrato di esserti amici, di averti sempre dato vittorie in tutte le province della Sicilia. Ma la nostra fedeltà, al punto in cui siamo, ed essendo cresciuti politicamente, non è infinita. Io gli voglio un bene bestiale, però voglio più bene al sud e alla Sicilia. E quindi è arrivato il punto che i rapporti tra noi e il governo si chiariscano. Berlusconi ci metta nelle condizioni di stare con lui, altrimenti saremo contro di lui». Mai con la sinistra comunque: «Ho una forza politica che deve dialogare con tutti, ma la naturale collocazione è all'interno del centrodestra. Certo un governo con la sinistra siciliana non lo faremo mai».

COME LA LEGA - Micciché ha spiegato di avere maturato la decisione di creare un partito durante un Consiglio dei ministri: «In una disputa tra me e la Lega Berlusconi scelse loro e mi disse: "Gianfranco loro sono un partito, tu no". Ecco, oggi siamo un partito». In questo Paese, ha proseguito, «c'è una parte razzista, convinta che siamo terroni e che non possiamo farcela. E c'è un'altra parte che crede che i terroni sono meglio dei polentoni, e noi ce la faremo. Noi abbiamo dietro la Magna Grecia, loro gli Unni. Loro hanno le paludi nebbiose, noi il sole e i colori». Micciché spiega così gli obiettivi della nuova formazione politica: «Dobbiamo stare al governo e fare come ha fatto la Lega. Dobbiamo starci con un partito che rappresenta solo il sud. E che possa condizionare le scelte del governo». Per esempio sul federalismo: «Così com'è non ci piace e sarà una delle prime battaglie su cui ci confronteremo. Non lo facciamo passare». E per quanto riguarda il sud rivendica: «A chi crede che la mafia sia stata sconfitta chissà da chi, dico che l'abbiamo sconfitta noi, i siciliani. Non è venuta la Nato, i morti ammazzati sono i siciliani e sono i nostri magistrati e le nostre forze dell'ordine a lottare contro la mafia».

CONFALONIERI - C'è stato anche un botta e risposta a distanza con Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che in un'intervista al Corriere della Sera ha chiesto a Berlusconi di impedire la nascita del nuovo partito di Micciché. Questi, al termine dell'assemblea costituente, risponde a stretto giro di posta: «Io non mi permetto di dare a Confalonieri suggerimenti sul palinsesto di Canale 5».

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