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Se il Pdl diventa il Pil...Popolo In Libertà

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Se il Pdl diventa il Pil...Popolo In Libertà

Messaggioda ranvit il 29/07/2010, 17:15

http://www.repubblica.it/rubriche/busso ... ref=HREA-1


La cronaca politica scorre, sempre più tumultuosa, tutta dentro alla maggioranza. D'altronde, quel che avviene al di fuori di essa, oggi, conta poco. Basta leggere, a caso le notizie degli ultimi giorni. Il sottosegretario Cosentino si è dimesso. Come, prima di lui, due ministri: Scajola e Brancher. Quest'ultimo, prima ancora di entrare in carica. Il coordinatore del Pdl, Verdini, invece, è ancora al suo posto. Non si sa per quanto. Lui e Cosentino - ma ora anche il sottosegretario Caliendo - sono indagati. Accusati di avere agito in un comitato occulto - definito, non a caso, P3 - per condizionare le decisioni del CSM e, in generale, la vita politica. Senza porsi troppi scrupoli. A costo di screditare gli avversari politici. E non solo gli avversari. Visto che tra i bersagli più "bersagliati" incontriamo il governatore della Campania. Caldoro. Designato dal PdL. Eletto nelle liste del PdL. Dopo l'esclusione di Cosentino.

Appunto: Cosentino. Costretto a rinunciare a favore di Caldoro. Appunto. Contro cui la P3 ha tramato, per coprirlo di fango. Del PdL fanno parte anche Bocchino e Granata. I quali negli ultimi giorni hanno sostenuto - e ripetuto - che nel partito esiste una "questione morale". Da affrontare senza indulgenza. Suscitando la reazione di autorevoli leader del PdL. Ad esempio, La Russa. Loro compagno di partito. Oggi, nel PdL. Ma anche ieri, quando militavano, tutti insieme, in AN. La Russa è intervenuto, come altri esponenti del PdL. Per esempio, Lupi. Senza indulgenza. Appunto. Hanno invitato i probiviri del partito a occuparsi di loro. Non di Verdini e Cosentino. Ma di Bocchino e Granata. Appunto. E insieme a molti altri - Cicchitto, Bondi, Lupi, Gasparri: tutti del PdL (appunto) - hanno esortato Fini a lasciare la carica di Presidente della Camera. Magari, se possibile, anche il PdL. Dove è ritenuto, ormai, un corpo estraneo. Lo scrive il Giornale da mesi e mesi. Fini è un traditore. Eletto con i voti del PdL al Parlamento, ma anche alla Presidenza della Camera, ora agisce - e parla - come uno di sinistra. Mosso da rancore personale. Contro Berlusconi. E contro i suoi vecchi compagni (si fa per dire...) di AN. I suoi colonnelli, che 3 anni fa, quando il Cavaliere, dal predellino, lanciò il PdL, lo lasciarono solo. E passarono nell'esercito di Berlusconi. Così Fini fece buon viso a cattivo gioco. E divenne, a sua volta, socio fondatore del PdL. Per trasformarsi, presto, in un critico implacabile. Secondo Berlusconi: un capo corrente. E nel PdL le correnti non sono previste. A Berlusconi non piacciono. Anzi non le sopporta. D'altronde, non gli piace - e non sopporta - neppure Fini. Lo ha ripetuto molte volte, negli ultimi giorni. Senza troppa cautela. Sempre negli ultimi giorni, Giulio Tremonti, superministro dell'Economia, ha proseguito la sua faticosa lotta con i ministri del "suo" governo. E con i governatori e i sindaci, compresi quelli del "suo" partito. In nome del "rigore", del controllo dei conti e del bilancio. Anche se, dicono molti compagni di partito, Tremonti userebbe il rigore come un'arma per ricattare il ceto politico locale e centrale. O meglio: per rafforzare solo se stesso. Anche di fronte a Berlusconi. In fondo, dicono che il vero premier sia lui, Tremonti. E, per questo, è guardato con crescente insofferenza anche da Berlusconi.

In questa storia di conflitti politici quotidiani, tutta interna alla maggioranza, ma soprattutto al PdL (appunto), il partner più affidabile di Berlusconi è la Lega. Che non è afflitta da correnti e dissensi personali. Comanda solo uno, con la collaborazione dei suoi fedeli. Dopo di lui comanderanno i suoi figli. Eppure neanche la Lega appare affidabile come un tempo. Per esempio, di fronte agli scandali che investivano il ceto politico e i ministri del PdL non ha garantito a Berlusconi un sostegno convinto. Nella vicenda della legge sulle intercettazioni non ha eretto le barricate. Preoccupata di non farsi coinvolgere in faccende untuose, che ne potrebbero indebolire il ruolo di opposizione nel governo. D'altra parte, perché sputtanarsi mentre i sondaggi la danno in ulteriore crescita? Però, anche la Lega ha i suoi problemi. Il progetto federalista è contraddetto dall'opposizione dei sindaci e dei governatori. Che accusano il governo di svuotare, insieme alle risorse, anche l'autonomia degli enti locali. Così ricorre, anch'essa, alla strategia dell'annuncio. Bossi promette che IVA e IRPEF passeranno, presto, sotto il controllo di Comuni e Regioni. Ma poi Calderoli smentisce. Il suo leader non ha mai detto nulla di tutto ciò. Hanno capito male i giornalisti. Sempre loro. I Nemici del governo e della maggioranza.
Bossi e la Lega, poi, si inquietano ogni volta che Berlusconi dialoga con Casini e l'UdC. Perdono le staffe. E minacciano: noi o loro. Il Nord o il Centro.

Temo che i lettori si saranno stancati di fronte a questa rassegna di notizie degli ultimi giorni. Eppure consumate. Perché le notizie politiche girano su se stesse. Sempre nuove. E sempre vecchie. Cambiano e si ripetono. Sempre uguali. I fatti, gli eventi, insieme ai nomi. Cosentino, Caldoro, Bondi, Cicchitto, Granata, Verdini, Brancher, Calderoli, Maroni, Scajola, Formigoni, Bocchino, Lupi, Gasparri, La Russa. E, ancora, Fini, Schifani, Bossi, Tremonti. Berlusconi. Sempre gli stessi. Protagonisti, comparse e comprimari - a seconda delle occasioni - di conflitti incrociati. Perenni. Che si riproducono lungo linee di demarcazione non troppo rigide, non sempre chiare. Perché, in politica, da tempo tutto avviene dentro i confini della maggioranza. L'altro versante resta perlopiù nell'ombra. Al massimo partecipa ai conflitti del centrodestra. Tifa per Fini oppure asseconda le polemiche interne al PdL. Dove tutto evoca una vita spericolata, per citare un noto osservatore della vita politica e sociale, Vasco Rossi. "Ognuno a rincorrere i suoi guai. Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi."

In questo Paese, dove la virtù più praticata è l'arte di arrangiarsi, dove ognuno antepone a tutto il resto gli interessi personali e della propria famiglia, del proprio borgo, della propria fazione e frazione. Nessun dubbio. Questa maggioranza costituisce l'unica, vera rappresentanza possibile. Più che il PdL, il PIL. Più Che il Popolo della Libertà: un "Popolo in Libertà".
(28 luglio 2010)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Se il Pdl diventa il Pil...Popolo In Libertà

Messaggioda ranvit il 29/07/2010, 17:23

LA CRISI
Pdl, nel documento c'è la "sospensione"
I finiani verso un nuovo gruppo parlamentare
Il vertice si è tenuto a palazzo Grazioli ed è terminato alla due di notte. Respinta al mittente l'offerta del presidente della Camera. Pronto il documento contro i dissidenti: "Non ci sono più le condizioni per stare assieme". Oggi l'ufficio di presidenza dovrebbe ufficializzare l'espulsione. In 33 da Bocchino firmano il modulo per l'adesione a nuovo gruppo. Schifani polemico: legalità non è esclusiva di nessuno

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... ref=HREA-1
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Pdl verso la sospensione dei dissidenti Fini e i suoi pronti

Messaggioda ranvit il 29/07/2010, 17:26

Da ilgiornale.it :

Pdl verso la sospensione dei dissidenti Fini e i suoi pronti all'appoggio esterno

Roma - Stasera l'ufficio di presidenza. Poi si saprà se il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, vorrà dire "basta" alla coabitazione nel Pdl con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Le mosse finali tra le anime del Pdl dimostrano tutta la tensione e l'incertezza che aleggiano nel partito. I finiani si preparano all’espulsione dal partito: 20 deputati avrebbero già firmato la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare (con altri 10 pronti ad aggiungersi). Richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione, dal gruppo o dal Pdl, per Fini, Bocchino, Granata e Briguglio.

Il documento contro la fronda Sospensione, di tre-sei mesi, e non espulsione. Nei confronti dei finiani dovrebbe arrivare nell’ufficio di presidenza di questa sera un provvedimento simile, mentre i vertici di via dell’Umiltà stanno ancora lavorando al documento di "censura politica" nei confronti del presidente della Camera. Ma il testo è suscettibile di modifiche fino all’ultimo momento utile e probabilmente anche nel corso dell’ufficio di presidenza del Pdl. Politicamente rilevante sarebbe fra l’altro il passaggio contenuto nel testo del documento, riferiscono fonti del partito, in cui si rileva che Fini e alcuni dei suoi uomini non sono più "politicamente vicini al Pdl". Alla stesura del testo sta lavorando lo stato maggiore del partito, ma in particolare il coordinatore Sandro Bondi, che negli ultimi mesi ha di frequente duramente polemizzato proprio con Fini. A Palazzo Grazioli è in corso un vertice con i coordinatori nazionali (Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa). Con loro l’avvocato Ghedini a cui si sono aggiunti il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri.

Ultimi contatti nel partito Mosse finali tra le anime del Pdl in vista dell’ufficio di presidenza che si terrà questa sera alle 19. Così, mentre in aula sono in corso le votazioni sugli ordini del giorno sulla manovra, un nutrito drappello di deputati ha risposto alla convocazione di una riunione convocata dal vice capogruppo Italo Bocchino. In aula, comunque, la seduta è andata avanti senza scosse anche senza i circa 18 deputati che hanno risposto all’invito del presidente finiano di Generazione Italia. "Il clima è di sconcerto - ha detto Angela Napoli al termine della riunione - perché è incredibile che si pensi ad espellere persone come Granata, Briguglio, lo stesso Bocchino, se non addirittura Fini. Staremo a vedere quello che deciderà l’ufficio di presidenza. Comunque, i numeri della minoranza interna son ben superiori a quello che pensa Berlusconi".

Verso il nuovo gruppo parlamentare "Altri deputati preferiscono aspettare che arrivi il provvedimento - spiega un finiano - e di leggere il documento politico che l’Ufficio di presidenza del Pdl dovrebbe approvare stasera contro Fini". A questo proposito, alcuni consiglieri di Berlusconi stanno provando un ultimo tentativo per convincere il premier a non percorrere la strada dell’espulsione, e a evitare un documento troppo duro nei confronti di Fini e dei suoi uomini. Particolarmente attivo in questa direzione il consigliere giuridico di Berlusconi, Niccolò Ghedini. Quel che i finiani assicurano nei conciliaboli in Transatlantico e nel cortile di Montecitorio, è che un provvedimento di espulsione nei confronti di esponenti vicini a Fini "riceverà senz’altro una risposta adeguata". E che "se la conta dovesse davvero partire, i numeri saranno altri... Decisamente superiori a 25".
Ecco i nomi dei firmatari Secondo quanto si apprende dalle stesse fonti, gli aderenti sarebbero 20 a Montecitorio: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia. E ci sarebbero poi altri deputati finiani, che non aderiscono a Generazione Italia, che starebbero valutando la possibilità di firmare il modulo. Fra questi, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino. Alcuni di loro hanno espresso nelle settimane passate dubbi sulla possibilità di seguire Fini nel caso di una rottura, ma altri sarebbero pronti a seguire questa strada. "Questi numeri mettono la golden share del governo nelle mani di Fini", dice convinto una fonte parlamentare che partecipa al progetto.

Il gruppo al Senato I finiani sono pronti a costituire un gruppo anche al Senato. Alcuni senatori del Pdl hanno incontrato il presidente della Camera. All’incontro avrebbero partecipato 12 senatori e il numero minimo per formare un gruppo parlamentare a Palazzo Madama è di 10 senatori. "Non è una guerra di religione - ha dichiarato uno dei senatori partecipanti all’incontro - Fini ha esposto le sue motivazioni in modo pacato, sereno, equilibrato e ponderato". I senatori finiani attendono comunque l’esito dell’Ufficio di presidenza di questa sera del Pdl. "Al Senato ci riuniremo anche la prossima settimana - proseguono i senatori - abbiamo eventualmente tempo per organizzarci".

Ipotesi appoggio esterno Per ora attendono gli sviluppi della situazione in vista dell’ufficio di presidenza, ma i finiani stanno già studiando le contromosse nel caso in cui stasera si arrivi a una rottura definitiva, con l’espulsione dal partito. Numeri alla mano, sono già pronti a formare gruppi autonomi. Ma in campo c’è anche l’ipotesi di ritirare dal governo gli esponenti vicini alle posizioni del presidente della Camera, per dare all’esecutivo un appoggio esterno.

Bersani: "Pronti a tutto" "Noi siamo pronti a ogni evenienza", ha commentato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, insistendo sui "limiti ineliminabili" del berlusconismo che sono alla base della crisi del centrodestra. Dopo aver spiegato la sua idea di una "fase di transizione", Bersani ha ribadito che "le elezioni anticipate non sono né nelle nostre disponibilità né nelle nostre intenzioni". "Noi siamo pronti ad ogni evenienza, ma sta alla responsabilità di chi governa prendere certe decisioni - ha continuato Bersani - dipende dall’oggetto di cui si discute se si parla di democrazia parlamentare da ristabilire, di legalità e di temi fondanti, noi non abbiamo pregiudiziali".
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Re: Se il Pdl diventa il Pil...Popolo In Libertà

Messaggioda ranvit il 29/07/2010, 17:27

Bene ! Molto bene!



Quasi come noi......
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Il nuovo partito dei finiani? «An»

Messaggioda ranvit il 30/07/2010, 12:57

Annullato da me.]
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