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Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Messaggioda gabriele il 05/04/2010, 11:43

franz ha scritto:Analisi su termometropoliitco http://www.termometropolitico.it/index. ... umeri.html

Analisi su notapolitica: http://www.notapolitica.it/2010/4/2/vin ... vinti.aspx

Interessante analisi degli amici di NoiseFromAmerika.
Siamo tornati praticamente alla situazione di governi regionali del 2000, ma allora la destra vinceva anche in Liguria e Puglia ma non in Campania. nel 2000 la destra vinse con 8 regioni su 14. Solo 7 regioni non hanno mai cambiato governo in 20 anni.
Sono Lombardia, Veneto per la destra e Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata per la sinistra.

Franz



Solo alcune considerazioni

Il PDL ha perso un terzo del proprio elettorato (più di 3 milioni di voti)

La Lega perde circa 200 mila voti ma, bene o male, tiene

Il CSX perde elettorato (poco più di 2 milioni e mezzo di voti), ma al netto dell'UDC i due schieramenti sono quasi alla pari per uno scarto di circa 100 mila voti

L'UDC muove più di un milione e duecento mila di voti. De quali, in queste elezioni, poco più di 500 mila con il CDX, 500 mila da soli e meno di 200 mila con il CSX.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Il falso mito del risultato elettorale già scritto. Ma solo

Messaggioda franz il 08/04/2010, 13:26

Oggi che le classi sociali hanno perso visibilità e forse sono perfino scomparse, confuse in mezzo a una moltitudine di individui. E le ideologie sembrano ridotte a leggende perdute nel tempo. Oggi, in politica, si evocano altre definizioni. Meno suggestive, meno epiche, ma comunque eloquenti. Capaci di spezzare. Distinguere. Stigmatizzare. Dividere il mondo. Per esempio: gli aristocratici e il popolo. Con tre p. Oppure la gente. Con quattro g. I radical chic e i radical choc. La sinistra dei salotti e la destra delle partite IVA e delle piccole imprese. Quelli che parlano di cultura tra Uomini di Cultura - rigorosamente con le iniziali maiuscole - e quelli che parlano dei problemi di tutti i giorni nella vita di tutti i giorni con le persone comuni. Quelli dell'Alta Finanza e quelli che hanno i calli alle mani. Insomma: definizioni di senso comune dette in modo diretto. Capaci di tracciare confini chiari e netti. Per riprodurre la distanza fra Noi e Loro. Amici e nemici. Senza possibilità di dialogo, ma che dico?, di sguardo reciproco. Ciascuno per la sua strada, dalla sua parte della strada. Senza neppure pensare di attraversarla.

Così, i "populisti" - orgogliosi di essere tali, dalla parte del popolo, di quelli che faticano e si sporcano le mani - guardano gli "elitisti" e gli aristocratici da lontano. Come animali rari. La destra popolare e la sinistra impopolare. Condannata - e rassegnata - a perdere le elezioni. Tutte le elezioni. Sempre. Senza speranza. E viceversa. Gli aristocratici, chiusi nei loro salotti e nei loro circoli culturali, tra loro, lontano dal vociare del popolo minuto. Il ventre di questa società imbarbarita dal benessere e dalla televisione. Che la sinistra aristocratica osserva con malcelata insofferenza. Così tutto pare congelato. Vincitori e vinti predestinati, in competizioni elettorali non competitive. Dall'esito scontato.


Non c'è luce, in questo scenario senza luce. In questa rappresentazione ideologica. Tanto ideologica, però, da occultare la realtà. Fino a negarla. Come spiegare, altrimenti, comportamenti ed esiti elettorali tanto diversi in poco tempo? Nello stesso giorno? La sinistra sconfitta nel 1994 vittoriosa nel 1996; di nuovo sconfitta nel 2001 e poi di nuovo vittoriosa, in tutte le elezioni successive, fino al 2006. Per poi subire l'insuccesso nel 2008 e le battute d'arresto successive. E, dall'altra parte, come spiegare le vicende altalenanti di Berlusconi, One Man Show. Che, dopo il 1994, solo "insieme" alla Lega. Nel 2000, nel 2001, nel 2008. E solo "grazie" alla Lega, alle regionali di 10 giorni fa. La Lega, per sua parte, oggi appare invincibile. Eppure ha perso tante volte, da quando è sorta. È cresciuta e poi si è ristretta. Dall'8% nel 1992 al 10% nel 1996: 3-4 milioni di voti. Poi è crollata negli anni seguenti.. Ha tenuto a fatica il 4%. Per poi risalire, dopo il 2006. Fino a raggiungere e sfondare, negli ultimi 3 anni, la barriera del 10%. Senza però produrre la valanga di voti degli anni Novanta.

E come spiegare, con la teoria del Popolo con tre p, lontano dalle èlite, che quel popolo, lo stesso popolo, lo stesso giorno, il 28 marzo scorso, ha votato diversamente, molto diversamente, per la Regione e il Municipio? A Venezia e a Lecco, per esempio: i voti leghisti, alle regionali, si sono tradotti in sostegno ai sindaci di centrosinistra.
Perché, ha suggerito qualcuno, le città sono radical chic. Affollate di borghesi e intellettuali da salotti. Ma, allora, Verona? Governata dalla Lega? Dubitiamo che, se si fosse votato per il Comune, due settimane fa, i cittadini avrebbero votato diversamente.
I benpensanti e i malpensanti, i salotti e le partite IVA, la società civile e la società reale. Queste definizioni dirette, per quanto suggestive e di senso comune, sono molto più ideologiche delle vecchie ideologie. Aiutano a coltivare l'etica dell'irresponsabilità. Non spiegano ma rassicurano. Non aiutano a distinguere, ma soddisfano gli istinti. Sono autoconsolatorie. Ti convincono che se perdi non è colpa tua. Ma della gente. Del popolo. Oppure degli intellettuali, dei poteri forti. Del destino cinico e baro. Storie già scritte, dove la politica e gli uomini non contano. Storie senza pathos e senza epica. Troppo scontate per essere vere. Sono attraenti e insidiose. Soprattutto per chi ha perso.
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Re: Il falso mito del risultato elettorale già scritto. Ma solo

Messaggioda gabriele il 08/04/2010, 16:09

franz ha scritto:Oggi che le classi sociali hanno perso visibilità e forse sono perfino scomparse, confuse in mezzo a una moltitudine di individui. E le ideologie sembrano ridotte a leggende perdute nel tempo. Oggi, in politica, si evocano altre definizioni. Meno suggestive, meno epiche, ma comunque eloquenti. Capaci di spezzare. Distinguere. Stigmatizzare. Dividere il mondo. Per esempio: gli aristocratici e il popolo. Con tre p. Oppure la gente. Con quattro g. I radical chic e i radical choc. La sinistra dei salotti e la destra delle partite IVA e delle piccole imprese. Quelli che parlano di cultura tra Uomini di Cultura - rigorosamente con le iniziali maiuscole - e quelli che parlano dei problemi di tutti i giorni nella vita di tutti i giorni con le persone comuni. Quelli dell'Alta Finanza e quelli che hanno i calli alle mani. Insomma: definizioni di senso comune dette in modo diretto. Capaci di tracciare confini chiari e netti. Per riprodurre la distanza fra Noi e Loro. Amici e nemici. Senza possibilità di dialogo, ma che dico?, di sguardo reciproco. Ciascuno per la sua strada, dalla sua parte della strada. Senza neppure pensare di attraversarla.

Così, i "populisti" - orgogliosi di essere tali, dalla parte del popolo, di quelli che faticano e si sporcano le mani - guardano gli "elitisti" e gli aristocratici da lontano. Come animali rari. La destra popolare e la sinistra impopolare. Condannata - e rassegnata - a perdere le elezioni. Tutte le elezioni. Sempre. Senza speranza. E viceversa. Gli aristocratici, chiusi nei loro salotti e nei loro circoli culturali, tra loro, lontano dal vociare del popolo minuto. Il ventre di questa società imbarbarita dal benessere e dalla televisione. Che la sinistra aristocratica osserva con malcelata insofferenza. Così tutto pare congelato. Vincitori e vinti predestinati, in competizioni elettorali non competitive. Dall'esito scontato.


Non c'è luce, in questo scenario senza luce. In questa rappresentazione ideologica. Tanto ideologica, però, da occultare la realtà. Fino a negarla. Come spiegare, altrimenti, comportamenti ed esiti elettorali tanto diversi in poco tempo? Nello stesso giorno? La sinistra sconfitta nel 1994 vittoriosa nel 1996; di nuovo sconfitta nel 2001 e poi di nuovo vittoriosa, in tutte le elezioni successive, fino al 2006. Per poi subire l'insuccesso nel 2008 e le battute d'arresto successive. E, dall'altra parte, come spiegare le vicende altalenanti di Berlusconi, One Man Show. Che, dopo il 1994, solo "insieme" alla Lega. Nel 2000, nel 2001, nel 2008. E solo "grazie" alla Lega, alle regionali di 10 giorni fa. La Lega, per sua parte, oggi appare invincibile. Eppure ha perso tante volte, da quando è sorta. È cresciuta e poi si è ristretta. Dall'8% nel 1992 al 10% nel 1996: 3-4 milioni di voti. Poi è crollata negli anni seguenti.. Ha tenuto a fatica il 4%. Per poi risalire, dopo il 2006. Fino a raggiungere e sfondare, negli ultimi 3 anni, la barriera del 10%. Senza però produrre la valanga di voti degli anni Novanta.

E come spiegare, con la teoria del Popolo con tre p, lontano dalle èlite, che quel popolo, lo stesso popolo, lo stesso giorno, il 28 marzo scorso, ha votato diversamente, molto diversamente, per la Regione e il Municipio? A Venezia e a Lecco, per esempio: i voti leghisti, alle regionali, si sono tradotti in sostegno ai sindaci di centrosinistra.
Perché, ha suggerito qualcuno, le città sono radical chic. Affollate di borghesi e intellettuali da salotti. Ma, allora, Verona? Governata dalla Lega? Dubitiamo che, se si fosse votato per il Comune, due settimane fa, i cittadini avrebbero votato diversamente.
I benpensanti e i malpensanti, i salotti e le partite IVA, la società civile e la società reale. Queste definizioni dirette, per quanto suggestive e di senso comune, sono molto più ideologiche delle vecchie ideologie. Aiutano a coltivare l'etica dell'irresponsabilità. Non spiegano ma rassicurano. Non aiutano a distinguere, ma soddisfano gli istinti. Sono autoconsolatorie. Ti convincono che se perdi non è colpa tua. Ma della gente. Del popolo. Oppure degli intellettuali, dei poteri forti. Del destino cinico e baro. Storie già scritte, dove la politica e gli uomini non contano. Storie senza pathos e senza epica. Troppo scontate per essere vere. Sono attraenti e insidiose. Soprattutto per chi ha perso.
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Subito dopo le elezioni ho sentito Cacciari, nell'intervista integrale e non quella proposta nei vari Tg, affermare che la vittoria a Venezia è stata schiacciante anche grazie al merito di molti assessori che hanno fatto politica attiva sul territorio. Si sono fatti conoscere e hanno profuso una mentalità incentrata sulla vicinanza alla popolazione che, sempre secondo Cacciari, ha fatto sì da far avvicinare un buon numero di elettori del centrodestra alle posizioni del centrosinistra.

Attività politica "solidale", quindi. Vicina all'elettorato. Ciò che, quanto dici tu, Francesco, assomiglia, anche se in senso populista, all'azione della Lega. Solo che la Lega, si sa, non ha mai fatto faville a Venezia.

Poi c'è stata l'alleanza strategica con l'UDC.

Per la prima volta a Venezia si è scelto un sindaco senza dover fare il ballottaggio.

Che Cacciari abbia ragione?
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Re: Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Messaggioda pianogrande il 09/04/2010, 23:39

Certo che se il PD scopre che per essere popolari bisogna stare vicino alla gente ed ai suoi problemi, forse, qualche voto in più si riesce a racimolarlo.
Siccome, però, non reputo la dirigenza del PD così ignorante e sprovveduta da non capire una cosa così evidente, il problema che mi pongo diventa un'altro: perché non lo fa?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Messaggioda franz il 10/04/2010, 8:12

pianogrande ha scritto:Certo che se il PD scopre che per essere popolari bisogna stare vicino alla gente ed ai suoi problemi, forse, qualche voto in più si riesce a racimolarlo.
Siccome, però, non reputo la dirigenza del PD così ignorante e sprovveduta da non capire una cosa così evidente, il problema che mi pongo diventa un'altro: perché non lo fa?

Perché non è più capace di farlo?
Perché si è persa la capacità di farlo, l'abitudine di stare nel territorio?
Non sono risposte, sono ipotesi.
Una simile cosa non puo' essere fatta solo da Bersani, davanti ai cancelli della FIAT (in campagna elettorale) ma deve essere fatta sempre, giorno per giorno in tutte le città e paesini.
Ovviamente ci vogliono anche le persone capaci di farlo.
E ogni tanto oltre a saper ascoltare bisogna avere anche qualche cosa di sensato da dire.
La Lega sa ascoltare e per quanto riguarda il "sensato" ricorre al populismo, che ha presa in un certo elettorato.
E siamo sicuri che le cose che diciamo noi (come quelle lette anche qui sul predominio della politica) siano percepite come sensate dall'elettorato del Nord e di gran parte d'Italia?

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Re: Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Messaggioda annalu il 10/04/2010, 17:16

franz ha scritto:Perché non è più capace di farlo?
Perché si è persa la capacità di farlo, l'abitudine di stare nel territorio?

Ecco. Sarà che ormai sto cominciando a perdere le speranze riguardo alla nostra classe politica (tutta o quasi), ma a volte mi viene da pensare che il "berlusconismo" sia ormai entrato nel sangue e nelle menti anche di molti politici di centrosinistra, e non mi riferisco ai soliti Latorre e soci.
Se la politica diviene una professione, penso che molti funzionari si trasformino in qualcosa di molto simile agli impiegati statali, e purtroppo a quegli statali che non aspettano altro che la fine del loro turno di lavoro, e che svolgono i loro compiti senza sforzarsi troppo. Mentre la politica funziona solo se tutti i politici credono davvero in ciò che fanno, e ci mettono passione (o sanno molto bene "far finta" di mettercela).

franz ha scritto: Lega sa ascoltare e per quanto riguarda il "sensato" ricorre al populismo, che ha presa in un certo elettorato.

Che la lega sappia ascoltare, può darsi, quello che è certo che poi di "sensato" non dice molto, e quello che dice non è solo populismo, ma molto peggio. Io evito sistematicamente (per amore della mia salute) di leggere le varie sparate di esponenti leghisti, ma a volte mi capitano sott'occhio: invettive contro tutti gli stranieri e i diversi in qualsiasi senso, ricerca sistematica di qualcuno su cui scatenare gli odi imputandolo di tutti i mali ... insomma, la Lega riesce a farmi paura, col suo estremismo razzista e inconcludente, con la sua ignoranza esaltata a virtù ... e la Lega è pure giovane, mentre almeno Berlusconi ha una certa età, e non è immortale, anche se forse crede di esserlo.

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Re: Regionali 2010 - Esito e analisi del voto

Messaggioda gabriele il 11/04/2010, 10:21

franz ha scritto:Ovviamente ci vogliono anche le persone capaci di farlo.
Franz


Occorre anche dare l'esempio, ma i dirigenti PD pensano solo al loro.

Un male che il PD ha ereditato in anni di sbando politico.

Mandate a casa questi inetti. Mettete gente giovane. Ovviamente non è detto che sappiano fare di meglio, soprattutto se raccomandati da un qualunque D'Alema di turno, ma di certo se il PD si tiene questa dirigenza, non riuscirà ad uscire dal pantano in cui si è cacciato.

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