Loredana Poncini ha scritto:Appurato che pochi e pochissime s'interessano di politica, online ed offline, e tornando al tema di questo forum, propongo di partire dalle nostre conoscenze personali per tentare una spiegazione del fenomeno.
Ringrazio Loredana per aver posto l’accento sulla realtà che ci è più prossima.
Riguardo alle “quote rosa” devo dire che non è facile prendere posizione, anche se molti degli argomenti “contro” non mi convincono.
Le “quote rosa”, come le quote di qualsiasi genere, sono il riconoscimento di una sconfitta, significa che ci sono criteri di selezione che penalizzano una categoria, di genere, di etnia, o altro, indipendentemente dai meriti delle persone. Così si cerca di correggere un danno introducendo un correttivo che di certo equo non è, ma che forse, nel momento dell’emergenza, può aiutare a riequilibrare la situazione.
Emma Bonino dice che le quote vanno bene in Afganistan. Io invece mi chiedo: siamo davvero al livello dell’Afganistan? E purtroppo forse dobbiamo rispondere che sì, lo siamo. Se davvero è così, allora le quote potrebbero essere utili, se usate nel breve periodo.
Il problema dei rapporti tra legge e cultura è complesso, ma come negare che la legge influisca sui costumi e sulla società?
Facciamo un esempio banale e recente: il casco per le due ruote. Prima che venisse introdotto l’obbligo, mi ricordo bene, molti ragazzi si vergognavano di indossare il casco, per non apparire fifoni. Dopo l’obbligo, il confine si è spostato: il problema non era più aver paura degli incidenti, ma il rispetto della legge. Ovvio che sono rimasti gruppi di giovani per i quali rispettare la legge è un optional, ma la maggioranza si è adeguata, e temere le multe appare ai più molto meno “vile” che non temere gli incidenti (la logica della cosa si può discutere, ma è così, purtroppo).
Checché se ne dica, lo stesso vale per la punibilità dell’omicidio o del furto. Fino a circa un secolo fa c’erano omicidi ritenuti “onorevoli” e poco sanzionati, come il delitto d’onore. L’eliminazione di attenuanti del genere dal codice penale non ha certo impedito che alcuni criminali continuassero ad uccidere partner (quasi sempre donne) infedeli, ma la maggior parte delle persone ha smesso di considerare questi delitti come reati minori, e certo la loro incidenza è diminuita.
E poi, pensiamo allo stupro.
Fino a pochi decenni fa non era nemmeno un reato contro la persona, ma solo un reato contro la morale. E la donna stuprata veniva spesso considerata colpevole, o quantomeno complice.
Il costume ha iniziato a mutare, e le donne, tutte insieme di tutti i partiti, sono riusciti ad ottenere che il codice penale venisse corretto, come pure il diritto di famiglia. Ovviamente se no ci fosse stato un inizio di cambiamento nel sentire comune la legge non sarebbe stata cambiata, ma il cambiamento della legge ha contribuito ad una generalizzazione del mutamento del sentire comune: gli stupratori criminali o patologici restano, ma la donna che subisce violenza può ora rivolgersi alla legge senza temere l’ostracismo sociale (beh, diciamo, in linea di massima).
Così penso che potrebbe valere per le “quote rosa”: le donne al presente anche in Italia svolgono quasi tutti i lavori e le professioni, il loro problema è il famoso “tetto di cristallo” cioè l’accesso alla dirigenza.
Certo, se potranno accedere a ruoli di prestigio grazie alle quote, avremo magari dirigenti donne che non lo meritano, ma forse non è così anche per i maschietti?
Una volta riequilibrata “forzosamente” la situazione, una volta che divenga normale vedere le donne al pari degli uomini nei consessi davvero importanti, a quel punto le quote dovranno essere abolite in favore di una vera meritocrazia che consenta a tutti, indipendentemente dal sesso o altro, di competere ad armi pari.
Riguardo all'interesse per la politica ed ai forum politici, non saprei, però un'ipotesi posso formularla.
Al presente, molti vedono la politica attiva come una carriera, e questa carriera è difficilissima per le donne: Quindi perché dovrebbero dedicarvisi più che tanto? Le donne che conosco hanno tutte idee ben chiare e definite, ma con le difficoltà a trovare lavoro per tutti, perché dedicarsi a qualcosa dove le donne sono ostacolate ancora di più? Certo, alcune lo fanno ed anche con successo, ma ci vuole una vera passione che non tutti hanno, maschi o femmine che siano.
E infine una parola sull’8 marzo.
Non si tratta di una festa che le donne debbano festeggiare con gioia: è la commemorazione di una strage, non si sa se avvenuta davvero, ma simbolicamente reale. Ricorda alle donne che la parità non è stata ancora raggiunta, che devono ancora darsi da fare per ottenerla.
Alcuni maschietti si sentono la coscienza pulita se regalano un rametto di mimosa alle donne: non è questo che si chiede loro, tutt’altro. Che poi il consumismo trasformi anche questa festa in una banale occasione per regali o altro, questo non ne cambia il vero significato, che altro non è che il ricordo di uno stato di inferiorità: quando la vera parità sarà raggiunta, anche dell’8 marzo non se ne ricorderà più nessuno.
annalu