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la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda pinopic1 il 23/11/2009, 21:02

Evidentemente non ci intendiamo e non hai visitato i siti che ho linkato.
Intanto stabiliamo una cosa: io in gioventù ho pubblicato sette libri per i quali percepisco ancora qualche centinaio di euro ogni anno di diritti d'autore. Quindi non sono contrario al diritto d'autore. Di autore però, diritto d'autore. Tu. è evidente che non conosci la normativa in vigore che peraltro è estremamente mobile perché editori e major inseguono internet soltanto inasprendo inventando nuovi divieti, e chiedendo inasprimenti delle sanzioni.
Il software Open Content che usi è un esempio di come si possa tutelate la propria proprietà intellettuale in maniera diversa da come si fa normalmente. Non volevo dire che anche tu usi prodotti a gratis, ma che c'è chi produce e distribuisce e guadagna senza sequestrare un bene culturale e chi riconosce che i suoi guadagni dipendono dal pubblico che ne diffonde l'uso e la conoscenza.

per chiarire quello che mi riguarda così magari al smetti di accusarmi di voler usare a sbafo il lavoro degli altri:
Io volevo realizzare trasmissioni di "Storia dell'arte, della musica e dello spettacolo" autrice mia figlia. Nessuna pubblicità e nessuna transazione economica che m,i portasse dei guadagni. All'interno delle trasmissioni avrei dovuto inserire dei brani musicali (leggera, sinfonica, lirica, operetta), ma anche brevi recitazioni di opere teatrali e di saggi. Brani di musica sinfonica, lirica, operetta. Inoltre con la musica leggera avrei coperto i vuoti tra una trasmissione e l'altra. Il tutto per non più di 8 ore al giorno e non tutti i giorni.

Per radio amatoriali senza fine di lucro e senza pubblicità la SIAE chiede 240 Euro (se non si superano i 30 ascoltatori in contemporanea), la SCF 360 + IVA. (per un anno). E un sito senza pubblicità neanche indiretta. In più c'è da pagare il webcast provider per avere la banda necessaria (30 euro mese per 25 ascoltatori).
Mi andava anche bene.
Ma poi ho scoperto che la licenza SIAE di cui sopra vale soltanto per la musica leggera. Avrei dovuto pagare anche la licenza per la lirica, la licenza per l'operetta, la licenza per le opere teatrali e la licenza per le opere letterarie.


Le radio che pagano hanno anche le loro entrate e pagano in proporzione agli incassi dalla pubblicità. La nromativa per le radio web commerciale invece prevede, oltre alla percentuale sulla pubblicità, anche altre somme in base al numero dei contatti e al numero di pagine generate nel sito. Tu che frequenti Internet capirai subito quanto sia assurdo far pagare in base al numero dei contatti senza sapere di che contatti si tratta. Anche le pagine generate penalizzano i siti che non vogliono essere esclusivamente commerciali.

Non hai visitato evidentemente i siti di Jamendo e di Creative Commons, altrimenti avresti visto che ci sono altri mezzi per tutelare i propri diritti d'autore o editore o compositore. Mezzi che tengono anche conto di tre fatti :
1. Il diritto d'autore è stato istituito e viene tutelato dalla legge attraverso enti di stato o licenziatari perché si ritiene che si tratti di cultura. Con l'introduzione del diritto d'autore si voleva favorire la diffusione della cultura permettendo agli autori di fare gli autori senza morire di fame o essere al servizio di qualche mecenate. Non si intendeva sequestrarla a vantaggio di case editrici e discografiche.
2. Le diffusione di un'opera è anche (soprattutto) merito del pubblico, degli utilizzatori, della scuola, degli educatori. Vale anche per la musica leggera. E questo gli autori e gli interpreti lo sanno benissimo.
Tu hai mai comprato un disco senza averlo mai ascoltato?
3. Bisogna distinguere l'uso a fine di lucro dall'uso non commerciale.
Inoltre l'uso, per esempio la trasmissione può essere:
a) concorrenziale rispetto agli interessi dei titolari
b) Indifferente rispetto agli interessi dei titpolari.
c) utile anche agli interessi dei titolari.

Nel sito Jamendo trovi più di 10.000 opere musicali di artisti che si riservano soltanto i diritti per lo sfruttamento commerciale (da parte degli utenti del sito), lasciando libero ogni altro uso. Non si tratta di generosità o di stupidità. Nello stesso sito puoi scaricare liberamente gli album e se vuoi trasmetterli da una radio commerciale puoi acquistare i diritti.
Il Fair Use permette anche di trasmettere, di pubblicare su Internet e quant'altro se è evidente l'uso educativo-didattico come puoi verificare in molti altri siti americani compreso il sito educational della NASA (in questo caso non si tratta di musica).
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda franz il 23/11/2009, 21:13

mauri ha scritto:come mai non hanno brevettato internet?
chi lo ha inventato lo voleva lasciare libero immagino, o sbaglio?

Oh, quei cattivi militari americani .... hanno ideato la rete e poi l'hanno ceduta per gli usi pubblici. :o
No, chi ha inventato questa cosa lo usava per fini militari, strettamente riservati.
Poi alla fine della guerra fredda (con la caduta del muro) la rete fu smilitarizzata ed i protocolli divennero di pubblico dominio.
Ironia vuole che quindi oggi la Rete, come oggetto pubblico, sia figlia della caduta del comunismo, che faceva della abolizione della proprietà privata un dogma particolare ed odioso.

In ogni caso chi oggi usa internet per fare business, paga comunque imposte e tasse da qualche parte.
Certo che se da noi sono troppo alte, poi il sito lo mette altrove.

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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda pierodm il 23/11/2009, 22:18

Vedi, Pierodm, oggi, alle soglie del 2010, a quasi 65 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, porre ancora il problema della proprietà (privata o dei soli strumenti di produzione) come se fossimo ancora ai tempi di Marx e Proudhon, puo' essere etichettato in molti modi, anche più crudi.

Prima di entrare nel merito, sarebbe bene puntualizzare che il discorso sulla proprietà non nasce certamente con Marx: è un problema antico, e nel tempo e nello spazio abbiamo l'esempio di una gamma pressoché completa di tutte le sfumature con le quali è stata regolata e praticata la proprietà individuale, sociale, produttiva, etc.
Sempre in via di premessa, vorrei notare che spesso tu ti richiami alla Dichiarazione come una specie di editto scisso dalla storia e dai suoi meccanismi, invece di considerarla per quello che è: una sorta di "carta costituzionale", con tutte le qualità e i limiti di ogni carta costituzionale.
E poi, se laicamente dovessimo sostituire i Dieci Comandamenti con gli articoli della Dichiarazione, che ci vengono opposti come obiezione ultimativa, tanto vale che non perdiamo tempo a discutere di tanti argomenti.

Detto tutto questo, per l'ennesima volta mi meraviglio che una persona dotata di intelligenza e cultura, come tu sei, possa incagliarsi in una lettura tanto pedantesca e asfittica di un argomento, volendolo recepire nella forma più sterile .
E' infatti del tutto evidente che lanciare il tema della proprietà privata, in un contesto come l'attuale, non significa tanto rimettere in discussione il diritto individuale di "possedere le proprie cose", ma richiamare l'attenzione sulle devianze, sui problemi, sugli aspetti controversi della proprietà, che animano l'evoluzione del diritto e il perpetuo adeguamento della legislazione alle condizioni socio-economiche che intanto si determinano.
Per esempio, non 65 anni fa, ma non più di 20 o 30 c'è stato un lungo e animato dibattito internazionale sul concetto e i confini della proprietà privata di fronte al "bene pubblico", in relazione al tema emergente della salvaguardia ambientale - dibattito che per altro è ancora vivo, e largamente irrisolto.
Un tema questo che già da allora non aveva posto soltanto degli interrogatici pratici, ossia strettamente giuridici, ma anche etici e filosofici, politici nel senso più lato.
Non ho seguito molto le vicende che la contrapposizione tra pubblico e privato si sono verificate negli Stati Uniti, ma so che spesso lo scontro che è arrivato all'Alta Corte americana ha visto le grandi holding appellarsi a quegli articoli della Costituzione che garantiscono genericamente la libertà d'impresa e i diritti di proprietà: cosa che può ragionevolmente essere interpretata come una conferma del fatto che certi principi non possono valere a prescindere, e che le mutate sistuazioni storiche e tecnologiche possono dare luogo a risultati paradossali, se non s'interviene con una valutazione di merito.
So anche che l'Alta Corte americana ha dato risposte diverse, e spesso favorevoli alle pretese delle holding: spesso, ma non sempre, e comunque dimostrando che la questione è tutt'altro che chiusa, e tanto meno definita dall'eventuale obsolescenza del marxismo - caso mai, l'accusa di marxismo o, guarda un po', di "comunismo" viene evocata dai settori più retrogradi e pretestuosi della destra economica, di fronte anche alla più timida messa in discussione dei diritti di proprietà.

Tutto ciò, da me riassunto nel concetto di appropriazione, al quale non ho trovato nemmeno il più piccolo e vago riscontro.
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda franz il 23/11/2009, 23:30

Piero, con tutti i limiti, la carta sancisce non il diritto di ognuno di bere coca cola o avere una play station, ma diritti considerati "inalienabili", quindi con un certo grado "assoluto". Nei tempi di oggi.
Sicuramente tra 100 anni saranno superati ed andremo avanti ma non certo (spero) indietro.
In secondo luogo rispetto al titolo atroce, che non merita alcuna sfumatura, è chiaro che le tue precisazioni sanno di arrampicata sugli specchi e di divagazione attorno ad aspetti particolari minori, su cui discutendo a lungo possiamo anche convenire.
Visto che si discute di sesso degli angeli da un millennio circa, non per questo la disussione assume rilevanza e spessore culturale se riproposta oggi.
E qui la meraviglia casomai riguarda la tua intelligenza e cultura, a meno che tu non ci stia prendendo per i fondelli.

E' evidente che esistono dinamiche in movimento tra proprietà pubblica e privata e che queste riguardano ogni polis, dagli USA alla nostra, ma questo fatto non giustifica assolutamente la provocazione messa nel titolo.
Anzi è buona cosa, per discutere delle sfumature, partire da un rigetto, da un rifiuto, meglio ancora da un conato, vista il tema cannibalistico che ha ispirato il tutto.
Poi aprire il tema del rapporto tra proprietà privata e pubblica, ben volentieri, su un altro thread.

Ciao,
Franz
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda pierodm il 24/11/2009, 11:22

Piano piano ci stiamo arrivando.

France', qui nel forum ci sono due argomenti su tre che nascono con un titolo e vanno a finire da mille altre parti - direi anche per fortuna, perché i titoli valgono per quello che sono: una frasetta, spesso volutamente pensata per attirare l'attenzione. Qualche volta felice, altre volte meno, ma non è il caso di rimanere attaccati alla frasetta per dieci o venti pagine, specialmente se i post che si susseguono pongono la questione in forme assai diverse e discordanti.

Per quello che mi riguarda, poi, io rispondo di ciò che ho scritto personalmente, che rispetto al famoso titolo iniziale partiva con una ben precisa delimitazione del significato che si poteva attribuire al concetto esemplificato nel titolo stesso, e ho continuato per argomentare su quello che io avevo scritto e non per difendere l'indifendibile, almeno nella forma in cui era stato espresso.

Se proprio vogliamo soffermarci sul concetto estremo di cui al titolo, dobbiamo mettere la questione sul piano di un "fertile paradosso" - cosa che credo volesse fare l'autore originario che ha dato il via a questo argomento: come vale per tutti i paradossi, allora, è inutile e direi perfino scorretto insistere sul fatto che siano assurdi se presi alla lettera.
"Oggi è più attuale che mai", quindi, non la proprietà in senso lato e generico, ma il problema di come e quanto questo valore sia utlizzato e distorto in alcuni meccanismi del sistema socio-economico - e anche in questo senso la frase che ho messo tra virgolette, citando il titolo, va intesa come come un'estremizzazione, e non alla lettera: oggi il problema non è più attuale che cento o cinquecento anni fa, ma con questa sottolineatura si vuole dire che oggi non è più consentito ignorare il problema stesso, per vari motivi che sono legati, etc etc.
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda pianogrande il 24/11/2009, 14:29

Mi inserisco.
Dovremmo essere tutti daccordo che non stiamo discutendo sulla leggittimità del concetto di proprietà (in tutte le sue forme) ma su come questa prerogativa debba essere regolamentata nella nostra società.
Visto che nella storia, neanche lontanissima nel tempo, ci sono stati uomini proprietari di altri uomini, fare ogni tanto un "tagliando" potrebbe non essere una bestemmia.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda Giorgio Graffieti il 24/11/2009, 15:08

pianogrande ha scritto:Dovremmo essere tutti daccordo che non stiamo discutendo sulla leggittimità del concetto di proprietà (in tutte le sue forme) ma su come questa prerogativa debba essere regolamentata nella nostra società.

non abbiamo mica nulla da inventare... basterebbe essere conseguenti alla nostra Costituzione: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti

La funzione sociale della proprietà privata... forse è quello che ha pensato (la grandissima!!!) Erika...

_________
Era direttrice della filiale della VR Bank a Bornheim. Aiutava i clienti poveri
concedendo scoperti sproporzionati. Condannata a 22 mesi con la condizionale

Erika B., la banchiera Robin Hood
che ripianava il rosso dei clienti

DAL nostro corrispondente ANDREA TARQUINI


BERLINO - Come Robin Hood, rubava ai ricchi per aiutare i poveri. Ma è una donna e non un aitante cavaliere; non ha colpito nella mitica foresta di Sherwood bensì nei pressi della placida Bonn, l'ex capitale provvisoria della Repubblica federale. E il suo nemico non era lo spietato sceriffo di Nottingham ma invece la legge della democrazia tedesca. Adesso, scoperta e processata, è stata condannata non solo a restituire il maltolto andando praticamente sul lastrico, ma anche a ventidue mesi con la condizionale. Sembra il copione di un serial tragicomico, invece è realtà.

Questa è la storia di Erika B (il nome è stato cambiato per rispetto alle dure leggi sulla privacy), direttrice di una filiale della VR-Bank nei pressi di Bornheim, prospera cittadina a ovest di Bonn. Oggi Erika si dichiara pentita, dice di non capire cosa le è passato per la mente. Ma che voleva solo aiutare clienti poveri in difficoltà, e di persona non si è messa mai in tasca un centesimo.

Per il tribunale, presieduto dalla giovane, bionda giudice Susann Ulbert, non è stato facile arrivare al verdetto. "E' stata una scelta difficile quella per arrivare a una condanna giusta", dice la magistrato. "Da un lato siamo di fronte a gravi danni finanziari recati a persone, dall'altro si è trattato di un comportamento non dettato dalla ricerca dell'utile personale, quindi abbiamo affrontato un caso radicalmente diverso dai soliti".

Dal 1990, Erika - oggi 62enne, taglie forti, vestita di scuro, così si è presentata in aula coprendosi il volto con un giornale davanti a fotoreporter e telecamere - era direttrice della filiale della VR Bank presso Bornheim. I clienti poveri con forte bisogno di denaro ma non in possesso delle credenziali e garanzie necessarie per ottenere fidi o crediti la impietosivano. E lei escogitò, per pietà e spirito di solidarietà umana, uno stratagemma per aiutarli. Concesse a moltissimi di loro crediti, fidi e scoperti assolutamente sproporzionati alle possibilità dei loro redditi, prelevando soldi dai conti di clienti ricchi. In tutto, la Robin Hood del Reno riuscì così ad aiutare i suoi clienti poveri per 7,6 milioni di euro. Poi dopo bonificava di nuovo i soldi sui conti dei legittimi proprietari. Ma in alcuni casi i soldi erano spariti dai conti dei clienti poveri, non c'era possibilità alcuna di restituirli. Per cui i clienti ricchi, svaligiati da 'Erika-Robin Hood', hanno perduto in totale, secondo Bild online (www. bild. de, cioè l'edizione online della Bild, il quotidiano popolare tedesco che è il più letto d'Europa) almeno 1,1 milioni di euro, svaniti al vento per sempre.

"La mia cliente non ha tratto alcun vantaggio personale dalla sua azione, lo ha fatto solo per provare pietà", ha detto nella sua arringa l'avvocato difensore, Thomas Ohm. Probabilmente tutti lo credono anche nella piccola frazione di Bornheim dove Erika lavorava: un villaggio di millecinquecento abitanti dove tutti conoscono tutti. E dove forse la banchiera-Robin Hood per qualcuno era una leggenda segreta.

Ma nel mondo d'oggi, anche nella più liberale, pragmatica, solidale e flessibile democrazia d'Europa, non è lecito rubare, neanche per aiutare i poveri. Adesso Erika che non si era mai messa in tasca un cent ha perso tutto: è stata licenziata in tronco dalla banca per cui aveva lavorato per una vita, vive con una pensione di appena 1000 euro lordi mensili, ha dovuto vendere case e polizze-vita per restituire i soldi andati in fumo con la sua 'operazione Sherwood'. "I clienti venivano da me a chiedermi aiuto, erano gente che per le loro precarie condizioni economiche non avrebbero mai ottenuto un credito normale". Così lei ebbe l'idea geniale e illegale per soccorrerli. "Oggi non posso più capire la mia me stessa di allora. Forse ero in preda a una Helfersyndrom", la sindrome che ti fa provare un bisogno quasi patologico di aiutare il prossimo a tutti i costi. A volte anche far del bene si paga caro.

Fonte: La Repubblica
«vedo gente, faccio cose...»
Giorgio Graffieti
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Re: la proprietà è un furto, oggi è più attuale che mai

Messaggioda mauri il 24/11/2009, 19:08

oh grazie giorgio,
questa è da inserire tra le buone notizie
non si potrebbe aprire nel forum un "buone notizie"?
sono così poche e rare e varrebbe la pena tenerne la memoria

ora sarebbe interessante sapere se quelle persone che hanno beneficiato dei bonus oggi stanno dando una mano alla signora
sarebbe un'altra bella notizia in questo mondo di egoisti

quindi è possibile ridistribuire la ricchezza, visto che c'è gente che nemmeno si accorge degli ammanchi...

ora si riparla della speculazione che è ripartita, la carta che produce soldi carta inutile per noi che dobbiamo mangiare e fare benzina, la ricchezza deve esere di chi produce cibo e cava il petrolio e non dei petrolieri e degli speculatori del succo d'arancia
è un furto che ci siano persone con stipendi stellari che nemmeno sanno più dove mettere i soldi, parlamentari strapagati a fare niente e via così e quel signore che spara cavolate tipo pausa mensa dovrebbe parlarci del rapporto tra il suo consumo e la sua produzione, l'altro piccoletto poi con la pubblica amministrazione... madonna mia come siamo conciati
tra poco ci diranno che dormiamo troppo a discapito del lavoro
i soldi vanno a chi produce beni reali
ciao, mauri
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