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Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

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Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda mariok il 14/08/2009, 23:15

L'articolo di Giorgio Bocca su l'Espresso (ecco il link) può anche essere opinabile.

Sono nato e cresciuto in un quartiere popolare di Napoli, dove il contrabbando (all'epoca, tempo felice, si limitava a quello delle sigarette), lo sfruttamento della prostituzione, il controllo del territorio da parte di famiglie camorristiche facevano parte di un contesto ritenuto normale. E le "tacite regole di coesistenza" di cui parla Bocca, tra criminalità organizzata e forze dell'ordine, erano parte integrante e necessaria al "pacifico" mantenimento di quel contesto.

Non mi scandalizza, tuttavia, che ciò che afferma Bocca possa essere considerata da alcuni una bestemmia contro il "nostro virtuoso sistema sociale".

Ciò che mi lascia basito è la reazione di tutte le forze politiche, vera e propria aggressione contro chi si permette di far sentire una "voce fuori dal coro".

La Russa parla di "accuse farneticanti da parte di chi, come Giorgio Bocca, non ha esitazioni ad infangare una delle principali, se non la principale, eccellenza italiana riconosciuta come tale nel mondo".

Maurizio Gasparri, e ti pareva, promette un'azione legale contro il giornalista per le "deliranti accuse di collusione in Sicilia tra Carabinieri e mafia".

Marco Minniti avverte che "la consapevolezza che l'Arma dei Carabinieri costituisca e abbia costituito nel passato un pilastro fondamentale nell'azione di contrasto contro le mafie non può essere messa in discussione".

Per Casini "L'articolo di Giorgio Bocca è infame e ogni altro commento è superfluo".


Nell'epoca in cui è normale definire Mangano un eroe, tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda ranvit il 15/08/2009, 10:14

Non amo molto Bocca ma questa volta non posso che essere d'accordo.

Il finale dell'articolo dice : "Eppure una ragione del 'comportamento speciale' della più efficiente polizia italiana verso la mafia c'è ed è evidente: i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di estraneo e di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia. In ogni paese siciliano accanto alla Chiesa e al parroco c'è una caserma dei carabinieri e una cosca mafiosa. Spiega Camilleri nel suo aureo libretto: i parroci sono persone oneste, ma sanno che a mettersi apertamente contro la mafia restano isolati, senza sussidi, senza ragazzi negli oratori. E i carabinieri? I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che la loro vita è appesa a un filo che un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. Non è naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?
(12 agosto 2009)"



Questo fa il paio con quanto sostengo io circa i rapporti della Chiesa e delle classi dirigenti in genere (quindi anche Stato) con la Mafia....naturalmente questo non significa che ogni prete o vescovo o magistrato o politico sia colluso, anzi. Ma è un fatto che nelle piu' importanti famiglie siciliane fino a qualche decennio fa...un figlio "gestiva" il patrimonio di famiglia (e in Sicilia questo vuol dire "convivere" con la mafia o spesso esserne parte), un altro faceva carriera nella Chiesa e l'altro ancora in magistratura o nelle forze dell'ordine. Naturalmente quando occorreva....si facevano consulti di famiglia.
Questo spiega perchè è cosi' difficile lottare contro la mafia!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda raffaele leone il 15/08/2009, 10:22

Non Minniti, ma Travaglio sul suo Blog e Orlando su quello dell'IDV,difendono Giorgio Bocca.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda franz il 15/08/2009, 11:29

E i carabinieri? I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che la loro vita è appesa a un filo che un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. Non è naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?

È assolutamente naturale, soprattutto in una lunga "guerra di posizione" che dura da decenni.
Il caso di queste "tacite regole" è noto anche studiando i comportamenti sul fronte durante la prima guerra mondiale, quando italiani e tedeschi, nelle rispettive trincee, si guardavano a vista, sparando di tanto in tanto per far vedere di esserci ancora, ma rispettando di fatto un tacito accordo di non belligeranza. "Secondo il ricordo di Lazzaro, tra le due trincee v'erano appena una trentina di metri ed i soldati dei due schieramenti alla fine fraternizzarono come talora accadeva su altri fronti dove, quasi per un patto tacito, si cercava di sopravvivere evitando di spararsi addosso: «Loro ci davano il tabacco, che scambiavano con le nostre pagnotte. Quando lo stato maggiore l’ha saputo, ci ha dislocati in una zona più dura»."

Ma non è certo questo il punto, caro Bocca.
Mi pare che qui si cerchi di attirare l'attenzione sul dito.
Il problema vero sono gli accordi, le intese piu' o meno tacite, ad alti livelli, a Roma, non tra chi sta in trincea.

Ciao,
Franz
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda mariok il 15/08/2009, 11:59

raffaele leone ha scritto:Non Minniti, ma Travaglio sul suo Blog e Orlando su quello dell'IDV,difendono Giorgio Bocca.


Infatti. Questo è il punto che volevo sottolineare.

Bocca può anche aver ecceduto in generalizzazioni o superficialità nell'analisi di un fenomeno complesso.

Ma ha comunque il merito di sollecitare una riflessione. E qual'è la risposta pressocchè unanime dei politici, PD inluso?

Sdegno, anatemi, addirittura minacce di azioni giudiziarie.

Miniti parla di "un pilastro fondamentale nell'azione di contrasto contro le mafie" come se, a parte singoli episodi di eroismo personale, fosse un titolo di cui andare orgogliosi per una guerra vinta, fingendo di ignorare che il fenomeno mafioso è ormai dilagante in tutte le zone ed i settori del paese e che una classe politica seria, prendendo spunto anche dall'articolo di Bocca, dovrebbe piuttosto chiedersi come mai ciò accada e soprattutto dove intervenire per invertire tale tendenza.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda pinopic1 il 16/08/2009, 14:18

franz ha scritto:Mi pare che qui si cerchi di attirare l'attenzione sul dito.
Il problema vero sono gli accordi, le intese piu' o meno tacite, ad alti livelli, a Roma, non tra chi sta in trincea.

Ciao,
Franz


Accordi che ormai non sono neanche tanto un mistero. Accordi che si sono ripetuti più volte nel corso della nostra storia. E chi sta in trincea non può che ubbidire. Tacendo.
Ma credo che a questo alludesse Bocca.
Ma anche chi ha reagito difende chi obbedisce. E' il minimo che possa fare.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda mariok il 17/08/2009, 9:13

Sul fatto che "gli alti livelli" hanno le più grandi responsabilità e che i grandi accordi si fanno a Roma non c'è dubbio.

Ma l'immagine di chi "sta in trincea" costretto solo ad ubbidire mi sembra esagerata.

Il potere mafioso (non a caso chiamato anche piovra) estende i suoi tentacoli in una molteplicità di settori e di livelli, anche quelli locali.

D'altra parte perchè meravigliarsi che le collusioni, gli accordi più o meno taciti oltre a verificarsi nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, nelle Asl e nelle aziende ex-municipalizzate, si verifichino anche localmente nelle forze dell'ordine o nella magistratura?

Il fatto che ci sono stati e ci saranno veri e propri eroi pronti a dare la vita per la difesa della legalità, non significa che da una parte (nella cosiddetta trincea) ci sono solo i puri e che tutto il marcio sta solo a Roma.

Quello che appunto sembra suggerirci Bocca è che il fenomeno mafioso è qualcosa di più complesso ed esteso di quanto possa apparire secondo una visione schematica di una guerra tra buoni tutti da una parte e cattivi tutti dall'altra.

C'è piuttosto da dire che, al di là delle belle frasi di circostanza e di qualche convegno tra i soliti "addetti ai lavori", anche a sinistra l'analisi e l'iniziativa politica appaiono quasi inesistenti. Ed ancora una volta è Berlusconi a preannunciare la sua campagna pubblicitaria anche su questo tema e toccherà a noi inseguirlo sul suo terreno!
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda pinopic1 il 17/08/2009, 13:18

Gli accordi locali, le tacite intese, sicuramente ci sono e possono investire anche le forze dell'ordine. Ma questo genere di "convivenza"con la criminalità si realizza in qualsiasi luogo.
Invece la persistenza del fenomeno mafioso e la sua invasività sono dovute ai grandi accordi ad alto livello che si sono ripetuti in momenti critici della storia nazionale e hanno reso potenti e "politicamente" e "socialmente" rilevanti le mafie.
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Re: Tempi duri per le (rare) voci fuori dal coro

Messaggioda mariok il 22/08/2009, 11:46

21 agosto 2009, in Marco Travaglio

Chiudete quella Bocca

Signornò
da l'Espresso in edicola

Per farsi un’idea di com’è ridotta l’intellighenzia italiota, basta contare le dichiarazioni di solidarietà giunte a Giorgio Bocca dopo il linciaggio che ha subìto per il suo ultimo articolo sull’Espresso “Quanti amici ha Totò Riina”: nessuna. Mentre i migliori squadristi Pdl sparacchiavano insulti (il più gentile era “infame”, made in Casini) e minacciavano di “portarlo in tribunale” (Gasparri, con rispetto parlando), e mentre i marescialli Latorre e Minniti deliravano da sinistra, il mondo dell’informazione e della cultura taceva e acconsentiva. Con una rimarchevole eccezione: Franco Abruzzo, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti lombardi, solidale con i carabinieri “leali servitori” ecc.

Come se Bocca li avesse accusati in blocco di colludere con la mafia. Come se non fosse l’autore dell’ultima intervista al generale Dalla Chiesa e non conoscesse i tanti uomini dell’Arma uccisi da Cosa Nostra. E dire che Abruzzo, docente di storia del giornalismo, ha pubblicato sul suo sito la tesina di un’allieva su “L’inchiesta di Tommaso Besozzi sulle bugie dei Carabinieri e del Viminale sulla morte del bandito Giuliano”. Bugie per coprire i mandanti di Portella della Ginestra, anno 1948.

Da allora troppe tappe della storia della mafia sono segnate da depistaggi in divisa nera a strisce rosse. Dall’omicidio di Mauro De Mauro a quello di Peppino Impastato, che i carabinieri del capitano Subranni gabellarono per un terrorista esploso con la sua bomba (i giudici che hanno condannato i boss assassini parlano di “sistematico depistaggio o conduzione delle indagini viziata da sconcertante coacervo di omissioni, negligenze, ritardi e opzioni investigative preconcette” e la relazione unanime dell’Antimafia lancia pesanti accuse alla squadra di Subranni). Giù giù fino alle trattative avviate col mafioso Vito Ciancimino durante le stragi del 1992 da Mario Mori e Giuseppe De Donno, ufficiali del Ros comandato dallo stesso Subranni (ovviamente promosso).

E poi la mancata perquisizione del covo di Riina nel ‘93 e la mancata cattura di Provenzano nel ‘95 per cui Mori è imputato di favoreggiamento mafioso. Nella sentenza del processo Borsellino-bis, si legge che la trattativa Ros-Ciancimino “ha interferito coi processi decisionali della strage” di Via d’Amelio: “al di là delle buone intenzioni dei carabinieri… chi decise la strage attribuì a quella mossa di rappresentanti dello Stato il significato… che il gioco al rialzo poteva essere pagante”. Mele marce? Magari: quelle, una volta individuate, vengono espulse dal cestino per evitare che intacchino quelle sane. Invece chi trattava con la mafia ha fatto e continua a fare carriera: già comandante del Ros e del Sisde, il generale Mori è consulente del sindaco di Roma Gianni Alemanno ed è stato appena chiamato dal governatore lombardo Roberto Formigoni a vigilare sulle infiltrazioni mafiose nei cantieri dell’Expò. Dunque non è successo niente. Bocca si vergogni e arrossisca.
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