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Riepilogo europeo

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Riepilogo europeo

Messaggioda franz il 09/06/2009, 9:46

Vacilla la candidatura di Mario Mauro (Pdl) alla presidenza dell'assemblea
Nonostante la vittoria politica popolare il Parlamento europeo senza chiara maggioranza

Strasburgo, corsa alle alleanze
Al Ppe servono il Pse e i liberali

DAL nostro inviato ANDREA BONANNI

BRUXELLES - Il Partito popolare europeo, nonostante la netta vittoria politica, perde qualche decimo di punto percentuale passando dal 36,7 al 36% dei voti a causa della defezione dei conservatori britannici e del partito euroscettico ceco di Mirek Topolanek. I socialisti registrano un calo netto, dal 27,6 al 22%, perdita che potrebbe essere solo in parte compensata dall'ingresso del Pd nel nuovo gruppo Pse-Democratici, che riporterebbe i riformisti attorno al 25%. Il liberali calano dal 12,7 al 10,9% ma potrebbero recuperare qualche formazione ancora non schieratasi. I verdi crescono dal 5,5 al 6,9. L'estrema sinistra passa dal 5,2 al 4,5. La destra anti-europea dell'Europa delle Nazioni registra una apparente lieve flessione (dal 5,6 al 4,8), ma in realtà crescerà grazie alla confluenza dei conservatori di Cameron e di altre formazioni che ora sono accorpate in quel 12% che ancora non ha scelto ufficialmente il proprio campo.

Il giorno dopo, il computo dei risultati quasi definitivi delle elezioni europee mostra un Parlamento che riflette solo in parte la trasformazione decretata dagli elettori. E che dunque dovrà rinnovare quelle strategie di alleanze e di convergenza tra i grandi gruppi politici che sole possono rendere gestibile l'assemblea. I popolari sono stati i primi a prenderne atto: "Poiché nessun gruppo è in grado di avere la maggioranza - ha osservato Wilfied Martens, presidente del Ppe - dovremo stabilire alleanze con i liberali e i socialisti".

Le scadenze più immediate riguardano la nomina del presidente del Parlamento europeo e il voto di fiducia per la riconferma di Barroso alla guida della Commissione. Se il caso Barroso non dovrebbe presentare difficoltà, la nomina del presidente del Parlamento potrebbe rivelarsi più controversa.

Prima delle elezioni, esisteva un patto implicito tra popolari e socialisti per spartirsi i cinque anni della presidenza: due anni e mezzo a un esponente del Ppe e due e mezzo ad uno del Pse. Ma ora i liberali mettono come condizione per votare la fiducia a Barroso di avere almeno uno dei due mandati presidenziali alla guida del Parlamento. E chiedono al Ppe di rinunciare al proprio uomo. La proposta è abilmente formulata, poiché in seno al Ppe si preannuncia battaglia tra il candidato italiano, Mario Mauro, del Pdl, e quello polacco, Jerzy Buzek, esponente del partito del premier Donald Tusk.

In questa gara, le prospettive di Mauro si sono però affievolite alla luce dei risultati delle elezioni. Berlusconi aveva reclamato il posto di presidente in forza del presunto successo elettorale del Pdl, che avrebbe dovuto fare della delegazione italiana la più numerosa del Ppe. Invece il Pdl riporterà a Strasburgo 29 deputati, meno del previsto. Mentre il partito di Tusk ha ottenuto un vero e proprio trionfo elettorale e, nonostante la Polonia disponga di molti meno seggi dell'Italia, dovrebbe avere lo stesso numero di deputati del Pdl. Buzek, inoltre, avrebbe ricevuto un vero plebiscito personale a livello delle preferenze.

A sfavore di Mauro giocherà anche il fatto che i democristiani tedeschi, favorevoli a Buzek perché la Merkel vuole dare un segnale di attenzione all'Est europeo, saranno di gran lunga la delegazione più forte del Ppe.

Infine, non essendo tutti i popolari europei dotati della elasticità morale di cui fa sfoggio il Pdl, i recenti scandali che hanno coinvolto Berlusconi inducono molti alla cautela quando si tratta di sostenere un candidato berlusconiano. Proprio per questi motivi, tuttavia, per mascherare il modesto risultato elettorale e per riaffermare il proprio prestigio in Europa, Berlusconi sarà indotto a dare battaglia fino all'ultimo sul nome di Mauro. E dunque la proposta di lasciare ad un liberale la presidenza del parlamento potrebbe consentire al Ppe di evitare uno scontro intestino.

L'altra questione che riguarda gli italiani è quella relativa alla scelta di campo del Pd, con i suoi 22 deputati. Febbrili contatti sono in corso tra Roma e la direzione del Pse in vista di una decisione che dovrà essere presa entro il 23 giugno, quando si costituiranno i gruppi politici. Ma paradossalmente il pessimo risultato dei socialisti a livello europeo potrebbe favorire l'ingresso degli italiani, che sarebbero la delegazione nazionale più numerosa dopo i 23 tedeschi. Prima delle elezioni il Pd metteva come condizione ad un proprio ingresso un cambiamento di nome del gruppo, che desse l'idea di una apertura a forze non solo socialiste ma anche progressiste e riformatrici. Finora le resistenze a Bruxelles erano forti. Ma, dopo la batosta elettorale, difficilmente i socialisti potranno continuare a snobbare la richiesta italiana.

(9 giugno 2009)
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