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Articoli e Commenti dal resto del mondo

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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 27/10/2011, 19:54

Interessante.... :geek:
trilogy

2011-08-10
Il nodo del manifatturiero
Dani Rodrik, professore di economia politica internazionale all’Università di Harvard, è autore di The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy.

CAMBRIDGE – Sicuramente viviamo in un’età post-industriale, in cui l’information technology, la biotecnologia e i servizi di alto valore sono diventati propulsori di crescita economica, ma i Paesi non si rendono conto che la salute delle loro industrie manifatturiere è in pericolo.

I servizi high-tech richiedono grandi abilità e creano pochi posti di lavoro; è per questo motivo che il loro contributo all’occupazione aggregata è assai limitato. Il manifatturiero, invece, può assorbire un ampio numero di lavoratori con competenze moderate, fornendo così un’occupazione stabile e buoni benefici. Per la maggior parte dei Paesi rappresenta quindi una potente risorsa di impiego in grado di garantire un alto salario.

In effetti, il manifatturiero è il settore in cui prendono forma e crescono i ceti medi del mondo. Senza una vibrante base manifatturiera, le società tendono a dividersi tra ricchi e poveri, ossia tra coloro che hanno accesso a posti di lavoro stabili e ben pagati e coloro che hanno posti di lavoro meno sicuri e vivono nella precarietà. Forse il manifatturiero riveste un ruolo cruciale nel mantenere in una nazione la forza della democrazia.

Gli Stati Uniti hanno sperimentato una costante deindustrializzazione negli ultimi decenni, in parte dovuta alla competizione globale e in parte ai cambiamenti tecnologici. Dal 1990 la percentuale di occupati nel manifatturiero è scesa di quasi quattro punti percentuali. Ciò non sarebbe stato necessariamente un dato negativo se la produttività lavorativa e gli utili non fossero stati sostanzialmente più alti nel manifatturiero (ben il 75%) che nel resto dell’economia.

Sono diversi i settori collegati ai servizi che hanno assorbito i lavoratori passati dal manifatturiero. Per quanto riguarda i settori più specializzati, finanza, assicurazioni e servizi per le imprese registrano complessivamente livelli di produttività simili al manifatturiero. Questi settori hanno creato nuovi posti di lavoro, ma in numero limitato – e comunque prima che scoppiasse la crisi finanziaria nel 2008.

La maggior parte dei nuovi posti di lavoro rientra nei “servizi personali e sociali”, che corrispondono ai posti di lavoro meno produttivi dell’economia. In America questa migrazione di posti verso un basso livello della scala di produttività toglie, ogni anno dal 1990, alla crescita produttiva una percentuale dello 0,3, che corrisponde a un sesto della produttività registrata in questo periodo. La crescente proporzione di lavoro a bassa produttività ha altresì favorito l’aumento dei livelli di diseguaglianza nella società americana.

In America la perdita di posti di lavoro nel manifatturiero ha subito un’accelerazione dopo il 2000, che ha messo sul banco degli imputati la competizione globale. Come ha dimostrato Maggie McMillan dell’International Food Policy Research Institute, esiste una strana correlazione negativa nei singoli settori del manifatturiero tra i cambiamenti sul fronte occupazionale registrati in Cina e quelli registrati negli Usa. Laddove la Cina si è espansa maggiormente, gli Usa hanno perso il maggior numero di posti di lavoro. Nei pochi settori in cui la Cina ha evidenziato una contrazione, gli Usa hanno guadagnato terreno.

In Gran Bretagna, dove il declino del manifatturiero sembra essere stato perseguito dai Conservatori, a partire da Margaret Thatcher arrivando fino a David Cameron, i numeri sono ancor più preoccupanti. Tra il 1990 e il 2005, la percentuale di occupazione totale del settore è scesa di oltre sette punti percentuali. La ricollocazione dei lavoratori verso impieghi meno produttivi legati al terziario è costata all’economia britannica 0,5 punti di crescita produttiva ogni anno, ossia un quarto della produttività totale registrata nel periodo.

Per i paesi in via di sviluppo, la questione del manifatturiero assume un’enorme importanza. Di solito, il gap tra la produttività e il resto dell’economia è più ampio. Quando decolla, il manifatturiero crea milioni di posti di lavoro per i lavoratori non qualificati – donne perlopiù – che sono stati impiegati in precedenza nell’agricoltura o in servizi di minor importanza. L’industrializzazione è stata la forza trainante della rapida crescita registrata nel Sud Europa durante gli anni 50 e 60, e nell’Est e Sudest asiatico dagli anni 60.

L’India, che ha recentemente replicato i tassi di crescita cinesi, è riuscita a sostenere il trend puntando su software, call center e altri servizi per le imprese. E così alcuni hanno pensato che l’India (e forse altri paesi) fosse in grado di raggiungere la crescita intraprendendo un percorso diverso, trainato dai servizi.

Ma la debolezza del manifatturiero rappresenta un freno per la generale performance economica dell’India e minaccia la sostenibilità della sua crescita. In India i settori orientati ai servizi ad elevata produttività impiegano lavoratori altamente istruiti. Infine, l’economia indiana dovrà creare posti di lavoro produttivi per tutti quei lavoratori con scarse qualifiche di cui è ampiamente dotata. Gran parte di quell’occupazione dovrà arrivare dal manifatturiero.

Per i paesi in via di sviluppo, l’espansione dell’industria manifatturiera garantisce non solo una migliore distribuzione delle risorse ma anche maggiori guadagni nel tempo. Questo accade perché la maggior parte dei settori legati al manifatturiero sono ciò che si potrebbero definire “escalator activities”: una volta che un’economia trova un appiglio in un settore, la produttività tende a cresce rapidamente verso la frontiera tecnologica di quel settore.

Nelle mie ricerche ho riscontrato che i singoli settori manifatturieri, come le parti dell’automobile o i macchinari, esibiscono ciò che gli economisti chiamano “convergenza incondizionata”, una tendenza automatica a colmare il gap con i livelli di produttività dei paesi avanzati, che si contrappone alla “convergenza condizionata” tipica del resto dell’economia, in cui la crescita della produttività non è garantita e dipende dalle politiche e dalle circostanze esterne.

Un errore tipico nel valutare la performance del manifatturiero è osservare solamente l’output o la produttività senza esaminare la creazione di posti di lavoro. In America Latina, ad esempio, la produttività manifatturiera cresce a un ritmo smisurato da quando la regione si è liberalizzata e si è aperta al commercio internazionale. Tali risultati sono però arrivati a scapito, e per certi versi anche a causa, della razionalizzazione del settore e delle riduzioni sul fronte occupazionale. I lavoratori in esubero sono finiti in attività che hanno registrato risultati negativi, come il settore informale, provocando una stagnazione della produttività a livello economico, nonostante le impressionanti performance dell’industria manifatturiera.

Anche le economie asiatiche si sono aperte, ma i policymaker hanno rivolto maggiore attenzione ai settori collegati al manifatturiero. Fatto ancora più importante, hanno mantenuto competitive le valute, garantendo ai produttori profitti elevati. L’occupazione nel settore manifatturiero ha registrato un incremento (come percentuale dell’occupazione totale) anche in India, grazie a una crescita trainata dai servizi.

Quando le economie si sviluppano e si arricchiscono, il manifatturiero – “l’arte di creare oggetti” – assume inevitabilmente minore importanza. Ma se ciò accadesse con una rapidità maggiore rispetto alle possibilità offerte ai lavoratori per acquisire competenze avanzate, il risultato potrebbe comportare un pericoloso squilibrio tra la struttura produttiva di un’economia e la sua forza lavoro. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti in diversi Paesi del mondo: performance economiche negative, diseguaglianza dilagante e divisione politica.

Copyright: Project Syndicate, 2011.
http://www.project-syndicate.org
Traduzione di Simona Polverino
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 02/11/2011, 10:34

Finalmente un ottimista... :roll:

November 1, 2011, 9:01 AM
Eurodämmerung

Things are falling apart in Europe; the center is not holding. Papandreou is going to hold a referendum; the vote will be no. Italian 10-years at 6.29 at pixel time; that’s a level at which the cost of rolling over the existing debt will force a default, even though Italy has a primary surplus. And with everyone simultaneously pushing for fiscal austerity, a recession seems almost certain, aggravating all of the continent’s problems.

I’ve been charting this trainwreck for a couple of years, and am feeling too weary to trace through it again right now. Let’s just say that the euro was an inherently flawed idea that can work only given a strong European economy and a significant degree of inflation, plus open-ended credit to sovereigns facing speculative attack. Yet European elites embraced the notion of economics as morality play, imposing across-the-board austerity, tightening money despite low underlying inflation, and have been too concerned with punishing sinners to notice that everything was going to blow apart without an effective lender of last resort.

The question I’m trying to answer right now is how the final act will be played. At this point I’d guess soaring rates on Italian debt leading to a gigantic bank run, both because of solvency fears about Italian banks given a default and because of fear that Italy will end up leaving the euro. This then leads to emergency bank closing, and once that happens, a decision to drop the euro and install the new lira. Next stop, France.

It all sounds apocalyptic and unreal. But how is this situation supposed to resolve itself? The only route I see to avoid something like this involves the ECB totally changing its spots, fast.

Aside from that, Mr. Draghi, are you enjoying your new job?

An earlier version of this post misspelled the surname of the Greek prime minister. It is spelled Papandreou, not Panadreou.

http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/1 ... &seid=auto

Cauteliamoci :mrgreen:
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda franz il 02/11/2011, 13:27

Magari PK ne approfittasse per ragionare sul fallimento delle politiche che USA e alcuni stati EU hanno seguito dagli anni 90.
Bassi tassi di interesse (denaro quasi a costozero) e spesa pubblica come unico volano (inverosimile) della crescita.
Stampa a go-go di carta per sostenere l'economia e defict spending, soprattutto negli stati ora chiamati PIGS (con l'eccezione dell'Irlanda, che debito prime del 2008 non ne aveva e quindi mi riferisco alla "I" solo per l'Italia).
Altri hanno invece sostenuto ricerca e innovazione come volano per la crescita, equilibrio virtuoso nel bilancio pubblico.
Ma il dramma è che anche i virtuosi (formiche?) soffrono per le spese folli delle cicale.

Ora PK è pessimista ma farebbe bene a ripensare alla validità delle politiche che ha sempre appoggiato.
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 09/11/2011, 22:33

:mrgreen: in originale e tradotto con google

It’s the politics, stupid
Commentary: Lack of political courage is the root of the euro-zone crisis

SAN FRANCISCO (MarketWatch) — It’s the politics, stupid.

That reversal of U.S. President Bill Clinton’s campaign admonishment is what someone needs to say to the leaders of Europe as they stand, apparently helpless, and watch bond traders push the euro zone toward disintegration.

Bond traders may be, as one once described himself and his colleagues to me “stupid people with tiny brains” but that doesn’t mean they don’t understand the mechanics of the markets — in the broadest sense of the word — in which they earn their not-insignificant livings.

And the thing they understand better than any of the highly educated, sophisticated leaders of euro-zone nations is that the unsolvable problem with the euro zone is not the sky-high public and private debt levels of its member nations. Nor is it the spiraling yields that investors in Greek, Italian, Spanish, Portuguese and Irish debt are being asked to pay.

No, the real problem is the Byzantine governing systems of the European Union and the lack of courage of the currency bloc’s leaders.

One clear example of this can be found in the way bond traders have left Spain relatively unscathed in recent weeks and months. After all, Spain’s total debt including government, financial institutions, households and non –financial institutions is higher than Italy’s. Spain’s regional banks are widely viewed as basket cases and have been merging to try stay afloat. Its property market is a smoking ruin.

But unlike Italy, Spain has had stable and relatively credible leadership since 2004. Prime Minister Jose Luis Rodriguez Zapatero, generally seen as one of the serious leaders in the EU, has enacted reforms to try to counteract the crisis.

Contrast that to Italy, where Prime Minister Silvio Berlusconi has made a mockery of government as a public service. The parliamentary infighting, sex scandals and other shenanigans are a constant distraction and have kept the government from passing reforms and resulted in a near-total loss of credibility on the world stage. The decline hit a nadir recently when Berlusconi was forced to submit to quarterly monitoring of Italy’s national accounts by the International Monetary Fund.

Spain has an election coming up later this month, and Zapatero faces a tough fight. It would be no surprise if, in a month’s time, the bond traders piled on Spain and we all learned more than we ever thought we would about the country’s government and economy.

But for now, it appears the bully boys in the bond pits have a clearer understanding of the intersection of politics and markets than almost anyone else involved in the euro-zone crisis.

— Christopher Noble

E 'la politica, stupido
Commento: La mancanza di coraggio politico è la radice della crisi della zona euro


SAN FRANCISCO (MarketWatch) - E 'la politica, stupido.

Che lo storno dei ammonimento campagna presidente degli Stati Uniti Bill Clinton è quello che qualcuno ha bisogno di dire ai leader europei allo stato attuale, apparentemente indifeso, e guardare i commercianti legame spingere la zona euro verso la disintegrazione.

Commercianti bond può essere, come una volta ha descritto se stesso ei suoi colleghi a me "gente stupida con il cervello piccolo", ma questo non significa non capire i meccanismi dei mercati - nel senso più ampio del termine - in cui guadagnarsi da vivere non trascurabile.
.
E la cosa che capire meglio di qualsiasi altro colto, sofisticato leader di nazioni della zona euro è che il problema unsolvable con la zona euro non è il livello di indebitamento sky-high pubblico e privato dei suoi paesi membri. Non è neppure le rese a spirale che gli investitori in debito greco, italiano, spagnolo, portoghese e irlandese, si chiede di pagare.
No, il vero problema è il sistema bizantino di governo dell'Unione europea e la mancanza di coraggio dei leader del blocco moneta.


Un chiaro esempio di questo può essere trovata nel modo in cui i commercianti bond hanno lasciato la Spagna relativamente indenne nelle ultime settimane e mesi. Dopo tutto, il debito totale della Spagna tra governo, istituzioni finanziarie, famiglie e società non finanziarie istituzioni è superiore a quello d'Italia. Spagna, le banche regionali sono ampiamente visti come casi disperati e sono state fusione di provare rimanere a galla. Il mercato immobiliare è un rudere di fumare.

Ma a differenza di Italia, la Spagna ha avuto la leadership stabile e relativamente credibile dal 2004. Il primo ministro Jose Luis Rodriguez Zapatero, generalmente visto come uno dei leader grave dell'UE, ha approvato riforme per cercare di contrastare la crisi.

Contrasto che in Italia, dove il primo ministro Silvio Berlusconi ha fatto una presa in giro del governo come un servizio pubblico. Le lotte parlamentari, scandali sessuali e di altri imbrogli sono una distrazione costante e hanno mantenuto il governo di passare le riforme e portato ad una quasi totale perdita di credibilità sulla scena mondiale. Il declino ha colpito un nadir di recente, quando Berlusconi fu costretto a presentare al monitoraggio trimestrale dei conti nazionali in Italia dal Fondo Monetario Internazionale.

La Spagna ha le elezioni in arrivo a fine mese, e Zapatero deve affrontare una dura lotta. Sarebbe una sorpresa se in un mese, i commercianti legame accatastati sulla Spagna e abbiamo tutti imparato più di quanto avremmo mai pensato di governo del paese e l'economia.

Ma per ora, sembra che il bullo ragazzi ai box bond hanno una comprensione più chiara della intersezione della politica e dei mercati di quasi chiunque altro sia coinvolto nella crisi della zona euro.

- Christopher Noble
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 17/11/2011, 12:58

Una complessa analisi sugli scenari macro globali.

The Grand Unified Presentation Of Everything

link: http://www.zerohedge.com/news/grand-uni ... everything
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 16/12/2011, 12:42

Revised EFSF Draft Shows Italy, Spain Responsible For One Third Of European Bailout Funding

Indicating just what a banana continent Europe has become, we present the latest, December version of the EFSF term sheet, where we want to emphasize just two things. First, as the slide below shows, even with Italian and Spanish bond yields blowing out beyond stratospheric levels, and is now glaringly obvious that Spain and Italy will be first in line for the next bailout which may come as soon as a week from today (thank you Australia), the EFSF still claims that Italy and France will be responsible to fund capital into the EFSF. How much capital? €232 billion to be specific. Which just so happens, is just under one third of the total amount that has been "guaranteed" by EFSF commitments (with insolvent Greece, Ireland and Portugal obviously stepped out). Let us repeat: One Third of the European bailout firepower resides with the insolvent Italy and Spain. We also get the following: "In case a country steps out, contribution keys would be readjusted among remaining guarantors and the guarantee committee amount would decrease accordingly."

In other words, as we said back on July 21, when France is the last country to be stopped out of the contribution quota, it will be all up to Germany, or else. And second, and very near and dear to the recently popular topic of rehypothecation, we find that "Once purchased, EFSF could use for repos with commercial banks to support EFSF?s liquidity management." In other words, the bonds received to bailout the broke countries, can then be recycled with the ECB all over again (and potentially infinitely with no haircuts assuming Europe funnels everything through some London-based HoldCo), doubling down the capital burden on the ECB's already meaningless 5 billion capital tranche, then potentially re-repoed, and so on. And there are those who complain that Europe "does not print."

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http://www.zerohedge.com/news/revised-e ... ut-funding
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda trilogy il 23/01/2012, 15:09

Un articolo scientifico molto interessante sotto diversi aspetti.
La ricerca di cui si parla sembra uscita da un libro di fantascienza. In pratica utilizzano una sorta di macchina del tempo molecolare in grado di ricostruire come funzionavano certe proteine prima che siano mutate.
Molto interessante e per nulla scontata poi l'affermazione: "It's counterintuitive but simple: complexity increased because protein functions were lost, not gained," Thornton said. "Just as in society, complexity increases when individuals and institutions forget how to be generalists and come to depend on specialists with increasingly narrow capacities."
In pratica, la complessità aumenta perchè le proteine perdono delle capacità non perchè le guadagnano, così come nella società la complessità aumenta perchè dimentichiamo le funzioni generaliste e dipendiamo sempre più da specialiasti con funzioni molto specifiche. :roll:


Evolution of Complexity Recreated Using 'Molecular Time Travel'
ScienceDaily (Jan. 8, 2012) —
Much of what living cells do is carried out by "molecular machines" -- physical complexes of specialized proteins working together to carry out some biological function. How the minute steps of evolution produced these constructions has long puzzled scientists, and provided a favorite target for creationists.

In a study published early online on January 8, in Nature, a team of scientists from the University of Chicago and the University of Oregon demonstrate how just a few small, high-probability mutations increased the complexity of a molecular machine more than 800 million years ago. By biochemically resurrecting ancient genes and testing their functions in modern organisms, the researchers showed that a new component was incorporated into the machine due to selective losses of function rather than the sudden appearance of new capabilities.

"Our strategy was to use 'molecular time travel' to reconstruct and experimentally characterize all the proteins in this molecular machine just before and after it increased in complexity," said the study's senior author Joe Thornton, PhD, professor of human genetics and evolution & ecology at the University of Chicago, professor of biology at the University of Oregon, and an Early Career Scientist of the Howard Hughes Medical Institute.

"By reconstructing the machine's components as they existed in the deep past," Thornton said, "we were able to establish exactly how each protein's function changed over time and identify the specific genetic mutations that caused the machine to become more elaborate."

The study -- a collaboration of Thornton's molecular evolution laboratory with the biochemistry research group of the University of Oregon's Tom Stevens, professor of chemistry and member of the Institute of Molecular Biology -- focused on a molecular complex called the V-ATPase proton pump, which helps maintain the proper acidity of compartments within the cell.

One of the pump's major components is a ring that transports hydrogen ions across membranes. In most species, the ring is made up of a total of six copies of two different proteins, but in fungi a third type of protein has been incorporated into the complex.

To understand how the ring increased in complexity, Thornton and his colleagues "resurrected" the ancestral versions of the ring proteins just before and just after the third subunit was incorporated. To do this, the researchers used a large cluster of computers to analyze the gene sequences of 139 modern-day ring proteins, tracing evolution backwards through time along the Tree of Life to identify the most likely ancestral sequences. They then used biochemical methods to synthesize those ancient genes and express them in modern yeast cells.

Thornton's research group has helped to pioneer this molecular time-travel approach for single genes; this is the first time it has been applied to all the components in a molecular machine.

The group found that the third component of the ring in Fungi originated when a gene coding for one of the subunits of the older two-protein ring was duplicated, and the daughter genes then diverged on their own evolutionary paths.

The pre-duplication ancestor turned out to be more versatile than either of its descendants: expressing the ancestral gene rescued modern yeast that otherwise failed to grow because either or both of the descendant ring protein genes had been deleted. In contrast, each resurrected gene from after the duplication could only compensate for the loss of a single ring protein gene.

The researchers concluded that the functions of the ancestral protein were partitioned among the duplicate copies, and the increase in complexity was due to complementary loss of ancestral functions rather than gaining new ones.

By cleverly engineering a set of ancestral proteins fused to each other in specific orientations, the group showed that the duplicated proteins lost their capacity to interact with some of the other ring proteins. Whereas the pre-duplication ancestor could occupy five of the six possible positions within the ring, each duplicate gene lost the capacity to fill some of the slots occupied by the other, so both became obligate components for the complex to assemble and function.

"It's counterintuitive but simple: complexity increased because protein functions were lost, not gained," Thornton said. "Just as in society, complexity increases when individuals and institutions forget how to be generalists and come to depend on specialists with increasingly narrow capacities."

The research team's last goal was to identify the specific genetic mutations that caused the post-duplication descendants to functionally degenerate. By reintroducing historical mutations that occurred after the duplication into the ancestral protein, they found that it took only a single mutation from each of the two lineages to destroy the same specific functions and trigger the requirement for a three-protein ring.

"The mechanisms for this increase in complexity are incredibly simple, common occurrences," Thornton said. "Gene duplications happen frequently in cells, and it's easy for errors in copying to DNA to knock out a protein's ability to interact with certain partners. It's not as if evolution needed to happen upon some special combination of 100 mutations that created some complicated new function."

Thornton proposes that the accumulation of simple, degenerative changes over long periods of times could have created many of the complex molecular machines present in organisms today. Such a mechanism argues against the intelligent design concept of "irreducible complexity," the claim that molecular machines are too complicated to have formed stepwise through evolution.

"I expect that when more studies like this are done, a similar dynamic will be observed for the evolution of many molecular complexes," Thornton said.

"These really aren't like precision-engineered machines at all," he added. "They're groups of molecules that happen to stick to each other, cobbled together during evolution by tinkering, degradation, and good luck, and preserved because they helped our ancestors to survive."

Link: http://www.sciencedaily.com/releases/20 ... 143559.htm
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda franz il 23/01/2012, 15:38

trilogy ha scritto:In pratica, la complessità aumenta perchè le proteine perdono delle capacità non perchè le guadagnano, così come nella società la complessità aumenta perchè dimentichiamo le funzioni generaliste e dipendiamo sempre più da specialiasti con funzioni molto specifiche. :roll:

Esatto ma la presenza di un sistema più complesso, fatto da tante parti specifiche e specialistiche, sempre meno generiche aumenta la produttività e l'efficenza del sistema. Che poi il tutto funzioni malgrado l'accresciuta complessità è controllato dalla selezione. Chi funziona meglio, diventa piu' frequente nella popolazione. Se l'ambiente è selettivo, naturalmente.
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda Iafran il 24/01/2012, 1:11

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:In pratica, la complessità aumenta perchè le proteine perdono delle capacità non perchè le guadagnano, così come nella società la complessità aumenta perchè dimentichiamo le funzioni generaliste e dipendiamo sempre più da specialiasti con funzioni molto specifiche. :roll:

Esatto ma la presenza di un sistema più complesso, fatto da tante parti specifiche e specialistiche, sempre meno generiche aumenta la produttività e l'efficenza del sistema.

E' così se l'ambiente non muta, altrimenti una specializzazione spinta può far perdere la capacità di fronteggiare le variazioni esterne o di adattarvisi positivamente.
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Re: Articoli e Commenti dal resto del mondo

Messaggioda franz il 24/01/2012, 9:45

Iafran ha scritto:E' così se l'ambiente non muta, altrimenti una specializzazione spinta può far perdere la capacità di fronteggiare le variazioni esterne o di adattarvisi positivamente.

Solo se la rapidità della mutazione (e la vastità della sue estensione) supera la capacità di adattamento o di spostamento.
Considera che, parlando di evoluzione biologica, la vita esiste da miliardi di anni (le cellule da uno e mezzo mi pare) e via via gli esseri sono diventati sempre piu' specializzati, malgrado cambiamenti climatici fortissimi. E non parlo solo delle glaciazioni ma soprattutto del fatto che le forme di vita che producevano ossigeno hanno drammaticamente cambiato l'atmosfera del pianeta, rendendola tossica per le altre forme di vita. Certo, moltissime forme specializzate di vita si sono estinte ma proprio perché sono state sostituite da altre, ancora piu' specializzate e piu' adatte (e nel frattempo tuttavia abbiamo ancora amebe e squali che provengono praticamente immutati da periodi geologici passati e batteri che possono vivere solo in assenza di ossigeno, come gli esseri viventi di miliardi di anni fa).

In campo economico/industriale vale la pena di considerare il caso Kodak/Fujifilm che ho sottoposto qui: viewtopic.php?f=19&t=4415
La rapidità delle mutazioni di mercato indotte dalla fine della fotografia analogica, dovuta alla nascita di quella digitale è uguale per i due organismi (Kodak e Fujifilm) ma diverse realtà aziendali hanno saputo adattarsi diversamente alla stessa mutazione ambientale.
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