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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 05/08/2015, 9:07



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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/08/2015, 8:31

https://www.middleeastmonitor.com/news/ ... eu-boycott

Major concerns in Israel over EU boycott

Tuesday, 11 August 2015

The Israeli banking sector is deeply concerned following an EU consultative committee recommended a boycott of banks involved in settlement policies, local media reported yesterday.

Israeli newspaper Maariv reported an Israel official in the banking sector saying: "There are major concerns in the Israeli banking sector after news that the EU might adopt recommendations to boycott Israeli banks involved in settlement activities and grant housing loans to buy homes in settlements."

The official warned that this would cause a serious problem as all Israeli banks are linked to settlements. "This is not a boycott of certain goods here or there, but a boycott of the entire banking sector which is largely and directly connected to the EU."

According the official, the Israeli authorities have to recognise what an EU boycott means for Israeli banks.

"This means freezing the properties of Israeli banks abroad," the official said. "Any bank that grants housing loans in Jerusalem will be blacklisted."


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 17/08/2015, 10:32

I perché della mortalità infantile a Gaza

17 ago 2015

Assenza di medicinali, resistenza ai pochi permessi da Israele, allattamento da madri che hanno respirato fosforo bianco, consanguineità: ecco perché nella Striscia il tasso di mortalità infantile è così alto.

di Federica Iezzi

Roma, 17 agosto 2015, Nena News – Secondo i dati dell’ultimo report dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), il tasso di mortalità neonatale, cioè il numero di bambini che muoiono prima di quattro settimane, nella Striscia di Gaza è salito al 22.4‰ contro il 2‰ documentato in Israele.

Il tasso di mortalità neonatale, insieme al tasso di mortalità infantile, cioè il numero di bambini che muoiono entro del primo anno di vita, è uno dei più importanti indicatori del benessere socio-economico e delle condizioni sanitarie di un Paese.
La dipendenza economica e la debolezza sociale sono fattori che incidono sui tassi di morbilità, cioè sulla frequenza con cui una malattia si manifesta in una popolazione, e di mortalità.

Anche la monitorizzazione della salute materno-fetale si riflette sulla mortalità infantile, attraverso corretta nutrizione e alimentazione, adeguati controlli medici a madre e nascituro e allattamento al seno.

Il semplice allattamento al seno ha un ruolo rilevante nella prevenzione delle infezioni neonatali, riducendo i tassi di mortalità. Gli effetti dei gas tossici (fosforo bianco), respirati durante le ultime offensive militari israeliane sulla Striscia di Gaza, sono correlati alla progressiva riduzione nella produzione di latte in donne in età fertile.

Malattie infettive e respiratorie, inadeguata alimentazione, carenti condizioni igienico-sanitarie fanno crescere i tassi di mortalità neonatale e infantile.

L’impatto a lungo termine dell’assedio a Gaza con la conseguente carenza di materiale sanitario e di farmaci è un aspetto strettamente correlato all’aumento dei tassi di mortalità neonatale e infantile.

Ne sono un esempio gli antibiotici. Israele non permette l’ingresso a Gaza attualmente di 154 differenti tipi di medicine, tra cui diverse classi di antibiotici. Per cui ne viene usata una limitata gamma per la cura di infezioni. Utilizzando a tappeto sempre lo stesso farmaco, per ogni tipo di infezione, si creano resistenze. Dunque i microrganismi diventano sempre meno sensibili agli antibiotici, facendo crescere i tassi di mortalità a causa di infezioni che diventano incurabili e letali.

Secondo la lista dettagliatamente redatta dal Ministero della Difesa israeliano, a Gaza non è permesso l’ingresso dei cosiddetti materiali ‘dual use’. Sono prodotti che possono avere un duplice utilizzo. Materiali chimici come dietilenetriammina, trietilenetetramina, amminoetilpiperazina, etilendiammina e una serie di catalizzatori, che se entrano nel processo di preparazione di medicinali nelle industrie farmaceutiche diventano salvavita, se invece diventano componenti di razzi e munizioni, si trasformano in un pericolo per lo stato di Israele. E allora tutto bandito dal governo di Tel Aviv, a discapito di chi con quei farmaci, nella Striscia, può scorgere la guarigione.

La quantità di farmaci che dalla Cisgiordania raggiunge effettivamente Gaza, copre appena il 5-7% del fabbisogno locale.

Crescono i tassi di morbilità e di conseguenza quelli di mortalità neonatale, per la mancanza delle semplici culle termiche per i neonati. A Gaza non entrano nuovi materiali e le culle che sono rimaste nei dipartimenti ospedalieri di neonatologia, bombardati, distrutti e smantellati durante Margine Protettivo, l’ultima offensiva militare israeliana sulla Striscia, o non funzionano perfettamente o funzionano a metà, non riscaldando, a causa della preoccupante discontinuità elettrica. Prematuri e neonati di basso peso vengono così sottoposti a rigide temperature che favoriscono ipotermia, infezioni sistemiche e malattie respiratorie.

Le operazioni militari israeliane su Gaza, la divisione politica palestinese, l’assedio di Israele e la chiusura egiziana del valico di Rafah, impedisce di fatto alle fabbriche locali di ottenere le materie prime, necessarie per la produzione di farmaci, e i pezzi di ricambio per apparecchiature medicali, danneggiate dalla guerra e da anni di degrado.

Nonostante licenze dal Ministero israeliano della Sanità e approvazioni dalle aziende fornitrici israeliane, i materiali grezzi, si fermano al valico di Kerem Shalom, unico valico commerciale funzionante tra Striscia di Gaza e resto del mondo, senza nessuna motivazione fornita dalle autorità di Tel Aviv.

Ancora, le complicate procedure di ingresso da Israele di vaccini contro rosolia, morbillo, parotite e poliomielite mettono a rischio le campagne di vaccinazione nella Striscia di Gaza. Fattore direttamente correlato alla mortalità infantile. Secondo i dati dell’UNICEF l’ultimo ingresso di vaccini nella Striscia, risale allo scorso novembre, con l’accesso di 65.429 singole dosi di vaccino antipolio e 50.000 dosi di vaccino anti-pneumococco, per qualcosa come 400.000 bambini

Infine il fenomeno della consanguineità, inevitabile in un Paese i cui movimenti delle persone sono aspramente ristretti, accresce i tassi di mortalità neonatale, a causa dell’alta percentuale di evenienza di difetti genetici. Nel 2013, 960 bambini su 3128 sono nati da matrimoni tra consanguinei.

Secondo i più recenti dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 19% delle morti neonatali a Gaza sono legate a malformazioni congenite o disordini metabolici. Nena News

- See more at: http://nena-news.it/i-perche-della-mort ... kOx95.dpuf


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 18/08/2015, 10:21

Insomma, cosa significa l''Apartheid israeliano'?

Creato Domenica, 15 Dicembre 2013 12:18

Haaretz.com
09.12.2013
http://www.haaretz.com/news/features/.premium-1.562477

Insomma, cosa significa l’ “Apartheid israeliano”?

In Israele, la meticolosa suddivisione della popolazione è guidata da un principio di disuguaglianza che avvantaggia la classe dirigente.

di Amira Hass.

Che cosa intendono quelli che parlano di Apartheid israeliano?



Sicuramente non intendono il razzismo biologico ufficiale che ha governato il Sud Africa. Certo qui non mancano atteggiamenti razzisti e arroganti, con le loro sfumature religioso-biologiche, ma se si visitano i nostri ospedali tra medici e pazienti si possono trovare sia arabi che ebrei. A questo proposito, i nostri ospedali sono il settore più sano della società.

Quelli che parlano di "apartheid israeliano" si riferiscono alla filosofia dello "sviluppo separato" che era molto diffusa nel vecchio Sud Africa. Questo era l'eufemismo usato per il principio della disuguaglianza, la segregazione deliberata delle popolazioni, il divieto di "miscelazione" e lo spostamento dei non-bianchi da terre e risorse affinché potessero essere sfruttati dei padroni della terra. Anche se qui le cose sono mascherate da "problemi di sicurezza", con riferimenti ad Auschwitz e alla proprietà decretata dal Cielo, la nostra realtà è disciplinata dalla stessa filosofia, sostenuta da leggi e dalla forza delle armi.

Quali, per esempio?

Ci sono due sistemi giuridici in vigore in Cisgiordania, uno civile per gli ebrei e uno militare per i palestinesi. Ci sono anche due sistemi di infrastrutture distinti, incluse strade, elettricità e acqua. Quello superiore e in espansione è per gli ebrei, mentre quello inferiore e in fase di riduzione è per i palestinesi. Ci sono sacche locali, simili ai bantustan in Sudafrica, in cui i palestinesi hanno un autogoverno limitato. C'è un sistema di restrizioni degli spostamenti e dei permessi in atto dal 1991, proprio quando tale sistema fu abolito in Sud Africa.

Questo significa che l'apartheid esiste solo in Cisgiordania?

Niente affatto, esiste in tutto il paese, dal mare al fiume Giordano. Prevale in questo territorio in cui vivono i due popoli, governati da un governo che viene eletto da un solo popolo, ma che determina il futuro e il destino di entrambi. Città e villaggi palestinesi soffocano a causa della pianificazione volutamente restrittiva di Israele, proprio come accade in Cisgiordania.

Ma i palestinesi che sono cittadini israeliani partecipano alle elezioni del governo, a differenza del Sud Africa?

Questo è vero. Le due situazioni sono simili, non identiche. Qui i cittadini arabi votano, ma non vengono ammessi ai processi decisionali che riguardano il loro destino. C'è un'altra differenza. In Sud Africa, una componente essenziale del sistema era una stretta sovrapposizione tra razza e classe, con lo sfruttamento della classe operaia nera negli interessi del capitale di proprietà dei bianchi. Il capitalismo israeliano non dipende dai lavoratori palestinesi, anche se la manodopera palestinese a basso costo ha svolto un ruolo importante nel rapido arricchimento dei diversi settori della società israeliana dopo la guerra del 1967. Il Sud Africa ha avuto quattro gruppi razziali (bianchi, neri, meticci e gli indiani.) Ognuno occupava un gradino sulla scala della disuguaglianza, al fine di perpetuare i privilegi della popolazione bianca. La razza bianca, inglese e afrikaner, era definita come nazione, nonostante le grandi differenze tra loro, mentre i neri africani erano divisi in base alla tribù di appartenenza. Questo faceva sì che i bianchi fossero il ​​gruppo più numeroso. Qui, la separazione è basata presumibilmente sulla geografia, progettata per mantenere ed espandere i privilegi di cui godono gli ebrei.

Ma anche gli ebrei hanno sotto-divisioni e discriminazioni?

Sicuramente, in base all'origine (ebrei europei contro ebrei arabi,) il luogo di residenza (centro contro periferia), veterani contro i nuovi arrivati o basata sul servizio nelle forze armate. Tuttavia, rispetto ai palestinesi, anche i più discriminati degli ebrei oppressi hanno più diritti rispetto ai palestinesi che vivono tra il mare e il fiume. Ad esempio, la Legge del ritorno si applica agli ebrei di qualsiasi origine, ma non ai palestinesi, anche quelli che i cui genitori sono nati qui, ma che ora vivono in esilio. Allo stesso modo, gli ebrei possono cambiare la loro residenza liberamente. Da Tel Aviv ci può spostare in Cisgiordania, ma da Betlemme non ci si può trasferire nelle zone costiere.

La scala della disuguaglianza ha pioli separati per i residenti della Striscia di Gaza, della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e i palestinesi cittadini di Israele. Questi gruppi sono vittima di diversi gradi di violazione dei diritti umani e civili. Ci sono in gioco suddivisioni progettate per frammentare ulteriormente l'altra nazione che vive qui, con diversi approcci alle aree "C" della Cisgiordania, ai cittadini drusi, ai beduini, ai palestinesi, ai cristiani e ai musulmani. Una burocrazia che crea tali meticolose suddivisioni e classificazioni è guidata da un principio di disuguaglianza che avvantaggia un gruppo egemone.

Ci sono altri esempi?

Si possono citare brevemente le leggi Prawer, in stile afrikaner e le Aree C in Cisgiordania. Dal 1950, il governo afrikaner che guidava il Sud Africa sradicò i neri, i meticci, gli indiani dalle loro terre e dalle loro case per fare spazio ai coloni bianchi. Tutto fu fatto in conformità con le dominanti leggi dei bianchi e con la logica giuridica. Quelle erano le basi coloniali del regime dell'apartheid, che fu istituito in seguito. Anche qui, la componente coloniale sradica i nativi dalle loro terre di pari passo con lo sviluppo delle politiche di "sviluppo separato".

C'è qualche speranza?

L’Apartheid basato sulla divisione in classi in Sud Africa non è stato sconfitto. I critici da sinistra accusano Nelson Mandela e gli altri leader di aver raggiunto un'intesa con il precedente regime in base alla quale i neri hanno ottenuto il voto, ma i bianchi hanno tenuto il denaro. Mentre la povertà resta "nera" in Sud Africa, vi è un gruppo di neri africani che è diventato molto ricco. Tuttavia, non si devono rigettare la transizione verso la democrazia e i cambiamenti sociali che hanno avuto luogo in Sud Africa, così come i metodi di lotta utilizzati da Mandela e dai suoi compagni. Ecco perché i dimostranti israeliani e palestinesi la settimana scorsa hanno portato le sue foto in manifestazioni che le Forze di Difesa israeliane hanno represso con la forza.

Ma Shimon Peres elogiò Mandela calorosamente?

Mandela aveva una grande capacità di perdonare. Peres ha svolto un ruolo importante nella sicurezza e nei legami economici che Israele istituì con il regime razzista in Sud Africa e i suoi fondatori filo-nazisti. Come uno dei padri fondatori dell'impresa degli insediamenti in Cisgiordania e istigatore della "soluzione funzionale", egli ha una grande responsabilità nelle politiche dello "sviluppo separato" che prevalgono qui.

(tradotto da barbara gagliardi
per l’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus)

http://www.amiciziaitalo-palestinese.or ... &Itemid=43


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Una storia diversa

Messaggioda flaviomob il 04/09/2015, 14:44

L'altra faccia di Cristoforo Colombo, schiavista e violento





«Un Cristoforo Colombo peggiore, ma più umano»: così la storica spagnola Consuelo Varela ha commentato un documento inedito di 66 pagine ritrovato nell'archivio di Simancas attraverso il quale si ricostruisce un Colombo avido, schiavista e assassino. Il documento storico è stato illustrato in anteprima mondiale al convegno Genova Europa Mondo organizzato per i 500 anni della morte dello scopritore dell'America.
Il grande navigatore sarà anche ricordato [stasera] con una messa nella cattedrale di San Lorenzo dall'arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, che nel portare il suo saluto al convegno, prima della rivelazione del documento, aveva ricordato che la Chiesa aveva cominciato un processo di beatificazione, poi sospeso. Il cardinale ha ricordato la parte positiva della personalità di Colombo, la sua capacità di guardare oltre ed il suo spirito missionario. «Certo - ha sottolineato - occorre poi analizzare i suoi comportamenti, non solo le sue intenzioni».
Ritrovato dall'archivista Isabella Aguirre nell'archivio della città spagnola di Simancas, dove è custodita la documentazione regia, il documento è il verbale del processo pubblico condotto nella fortezza di Santo Domingo nel settembre del 1500 dal plenipotenziario Francesco Bobadilla inviato dalla corona spagnola. La sentenza tolse a Colombo i titoli di Viceré e governatore di Santo Domingo e ordinò che fosse imbarcato in catene alla volta della Spagna. Del processo gli storici già sapevano, perché ne fa menzione il domenicano spagnolo Bartolome' de las Casas, ma per la prima volta viene alla luce la documentazione completa, come Varela illustra in maniera diffusa in un volume, La caida de Colon. El judicio de Bobadilla, che esce per l'editore madrileno Marcial Pons.
«Bobadilla ascoltò 22 persone, tra cui servitori e amici del navigatore genovese - ha raccontato Consuelo Varela - ponendo loro tre domande: se Colombo era fedele alla corona spagnola, se permetteva che fossero battezzati gli indigeni e se amministrava correttamente l'isola. Dalle risposte - racconta la ricercatrice de la "Escuela de Estudioso Hispano-americano" di Siviglia, autrice di diversi volumi su Colombo e la conquista - emerge che Colombo stava organizzando un governo alternativo a quello spagnolo; che non lasciava che gli indigeni fossero battezzati in modo da sfruttarli come schiavi e che con molta avidità stornava le ricchezze (nei primi tempi soprattutto schiavi più che oro), destinate alla regina Isabella di Castiglia e al re Ferdinando d'Aragona».
Un Colombo violento, dunque, che governava con mano ferma, mozzava lingue e nasi, mandava alla forca chi si opponeva al suo potere o voleva screditarlo spargendo la voce che i Colombo erano di umili origini. In più dalle carte, si ritroverebbero anche le prove che Colombo fu il mandante di un assassinio: quello del marito della cognata portoghese, Miguel Muliart, strangolato per aver tradotto una missiva che un frate francese voleva far arrivare alla corona spagnola per denunciare le malefatte di Cristoforo Colombo.
«L'immagine del Nuovo Mondo che emerge da questo documento è struggente per tutta la crudeltà con cui ci si poneva in un mondo di frontiera dove trionfavano la fame e le malattie - ha concluso Varela - D'altra parte questa era la Conquista».
«La storia della scoperta affonda le sue radici in una realtà complessa e per molti versi inafferrabile», scrive la storica Gabriella Araldi, presidente del centro studi "Paolo Emilio Taviani" che presenta un altro libro scritto da lei con Elena Parma, L'avventura di Colombo. Storia, Immagini mito, edito dalla Fondazione Carige. La ricerca storiografica degli ultimi quindici anni non fa che confermarlo.

http://www.mondimedievali.net/Rec/colombo.htm


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 07/09/2015, 17:56

Corrisponde un po' al caso dell'uomo che morde un cane ... speriamo che non tutte e coppie dello stesso sesso siano così.


Usa: figlio nero a due lesbiche bianche La coppia fa causa, il giudice la boccia

No alla richiesta di "errore" e alla domanda di danni da 50mila dollari, perché il bambino è nato sano. La banca del seme aveva scambiato le provette

17:35 - Due lesbiche statunitensi si erano rivolte alla giustizia americana per uno scambio di provette alla banca del seme. Il bambino era nato nero con la fecondazione dello sperma di un afroamericano e non di un bianco, come richiesto. Ma, dal momento che il piccolo è sano, la causa non ha fondamento: così ha deciso il giudice, esprimendosi contro la coppia di donne e dicendo no alla richiesta di "errore" e di danni per 50mila dollari.
Usa: figlio nero a due lesbiche bianche La coppia fa causa, il giudice la boccia

A presentare l'azione legale contro la banca del seme del Midwest l'anno scorso, dopo essere rimasta incinta nel 2011 con lo sperma sbagliato in seguito a uno sbaglio di provette, era stata Jennifer Cramblett. Lei e la sua partner, Amanda Zinkon, avevano infatti scelto il seme di un uomo bianco con gli occhi azzurri e i capelli biondi, in modo che il nascituro somigliasse all'altro figlio della coppia, Peyton.

La banca del seme si è scusata per l'errore ma Cramblett è andata avanti con la causa. Il giudice della DuPage County, Ronald Sutter, ha però dato ragione alla banca del seme, che sosteneva che la causa non avesse merito legale.

I legali della banca del seme hanno sostenuto davanti alla giustizia che la rivendicazione di "nascita errata" non poteva applicarsi al caso perché il bambino era sano. Respinta anche la richiesta per "rottura del contratto" avanzata da Cramblett per l'errore commesso. Il giudice ha comunque detto a Cramblett che può ripresentare una nuova azione ma per negligenza.

Il caso Cramblett viene seguito dal 2014, quando la donna è apparsa anche in trasmissioni televisive per portare presentare la sua battaglia. Il punto di partenza, ha più volte spiegato, è che ama la bambina, non la scambierebbe mai e non ha problemi ad avere una figlia afroamericana. Quello che teme è che la bambina possa crescere sentendosi emarginata in un contesto prevalentemente bianco come quello in cui vivono.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/us ... 502a.shtml

Una news ottima per la satira: in effetti eccola subito: https://www.facebook.com/kotiomkinlab/p ... =1&theater
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 09/09/2015, 14:59

Cina: Ilham Tohti libero subito!
Data di pubblicazione dell'appello: 09.09.2015
Status dell'appello: aperto Campagna Individui a rischio
Sei un docente, professore, insegnate? Invia una mail ad a.marinari@amnesty.it con nome, cognome, ruolo ed istituto, uniremo il tuo nome alla lista di insegnanti che nel mondo stanno chiedendo il rilascio immediato di un collega con un appello diretto al presidente cinese Xi Jinping.
Ilham Tohti © Archivio privato
Ilham Tohti © Archivio privato
Ilham Tohti, professore di economia all'Università centrale per le nazionalità di Pechino, redattore del sito "Uiguri on line" (www.uighurbiz.cn) e noto critico delle politiche etniche e religiose della Cina nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, è stato condannato all'ergastolo il 23 settembre 2014. É stato portato via dalla sua abitazione a Pechino il 15 gennaio 2014. Sua moglie ha ricevuto il mandato di arresto il 25 febbraio con l'accusa di "separatismo", un'accusa che viene spesso utilizzata contro gli uiguri che parlano delle violazioni dei diritti umani. É un prigioniero di coscienza, tenuto in isolamento per più di cinque mesi, privato del cibo per 10 giorni e incatenato per i piedi.

Li Fangping e Wang Yu, i suoi avvocati, sono stati in grado di incontrarlo per la prima volta, dopo il suo arresto, solo il 26 giugno 2014 presso il centro di detenzione della regione autonoma dello Xinjiang a Urumqi. Li Fangping ha comunicato che Ilham Tohti ha perso 16kg da quando è stato arrestato.

Dopo gli attacchi alla stazione ferroviaria di Kunming il 1° marzo, nella provincia dello Yunnan, che hanno provocato 29 morti e per i quali le autorità cinesi hanno accusati i gruppi uiguri, Ilham Tohti è stato privato del cibo per dieci giorni e i suoi piedi incatenati per più di 20 giorni. A causa della pressione da parte delle autorità, Wang Yu è stato poi costretto a dimettersi dal suo incarico. É stato successivamente sostituito dall'avvocato dei diritti umani di Pechino Liu Xiaoyuan.

Durante un incontro con i suoi avvocati il 5 agosto, Ilham Tohti ha ribadito che si oppone alla violenza e al separatismo e che ha semplicemente messo in evidenza preoccupazioni per questioni sociali e politiche come accademico uiguro.

Durante un altro incontro, il 4 settembre, Liu Xiaoyuan ha scoperto che Ilham Tohti ha ancora i piedi incatenati. Ilham Tohti ha detto che si sente pesante e che avverte dolore all' addome, sembra abbia una cataratta. Non ha ricevuto nessuna visita medica ne alcun trattamento. È stato inoltre aggredito e preso a pugni da altri due detenuti.

La moglie di Ilham Tohti, Guzelnur, è costantemente sotto sorveglianza e in certi momenti non le è permesso neanche di uscire di casa.

http://www.amnesty.it/cina-uiguri-ilham-tohti


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 09/09/2015, 15:24

Presidente Assad: dove sono gli scomparsi?
Data di pubblicazione dell'appello: 27.08.2015
Status dell'appello: aperto
Per i diritti umani in Medio Oriente e Nord Africa
interno di una cella © Archivio privato
interno di una cella © Archivio privato
"Venivamo torturati ogni giorno. C'erano circa 30 persone in una cella. Se un prigioniero moriva, veniva sostituito con un altro. Non ho lasciato la cella un solo momento per tre anni. Non ho visto per tre anni la luce del sole." Salam Othman, avvocato di Aleppo, per cui AI ha lavorato nel 2012 nella campagna per gli scomparsi

Migliaia di persone sono scomparse in Siria negli ultimi quattro anni per mano del governo. Un numero inimmaginabile di persone viene torturato ogni giorno e molte stanno morendo nelle celle di tutto il paese per la loro presunta opposizione al governo. Presidente Assad, ci dica dove sono. Permetta a osservatori indipendenti internazionali di visitare tutti i luoghi del paese in cui si trovano queste persone. Le famiglie hanno il diritto di sapere dove si trovano i loro cari. Non sapere è insopportabile.

In soli quattro anni, migliaia di uomini, donne e bambini sono scomparsi in Siria per mano del governo. Dove sono? Migliaia di persone sono morte nelle prigioni di tutto il paese - a seguito di torture e condizioni spaventose. Innumerevoli altri sono stipati in minuscole celle, sapendo che le loro famiglie non hanno idea di dove siano.

Le famiglie cercano disperatamente di avere qualsiasi informazione sui loro cari. Vogliono sapere perché il proprio figlio è stato preso, dove si trova la propria figlia, se il fratello è stato torturato, se il proprio padre è ancora vivo. Tutte queste persone soffrono per anni senza avere alcuna notizie.

Firma il nostro appello e chiedi al governo siriano di permette a osservatori indipendenti di entrare nel paese per ispezionare prigioni e centri di detenzione dove sono detenuti migliaia di civili.

http://www.amnesty.it/assad-siria-scomparsi


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Taxi Teheran

Messaggioda flaviomob il 13/09/2015, 23:55

Caldamente consigliato :)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... i/1985045/

Una lettera d’amore al cinema. Sono note al mondo intero le parole del regista americano Darren Aronofsky spese lo scorso febbraio nei confronti del film ‘Taxi Teheran’ quando, in qualità di presidente di giuria, lo celebrò vincitore dell’Orso d’oro del 65° Festival di Berlino.

A ritirare il premio, naturalmente, non c’era l’autore della pellicola Jafar Panahi, dal 2010 recluso in madrepatria con il divieto non solo di viaggiare ma soprattutto di esprimersi in “opere d’ingegno artistico ed intellettuale” per 20 anni. Una sorte drammatica che accomuna il regista iraniano a una moltitudine di colleghi suoi connazionali, magari meno famosi ma altrettanto “sgraditi” al regime islamico integralista. E se è vero che per gli autentici artisti “essere privati di fare la propria arte è come essere privati della vita stessa” (sempre Aronofsky, regista libero in una patria devota al I emendamento della propria Costituzione), l’assunto aderisce completamente a Panahi, cineasta puro dallo sguardo profetico.

Il suo talento è riuscito non solo ad aggirare i divieti ma a farceli dimenticare. In altre parole, si antepone al cinema pretestuoso per aderire solidamente all’arte, e questo perché l’autore nato 55 anni fa a Mianeh, nell’estremo nord dell’Iran, è incapace di piangersi addosso. Non l’ha mai fatto, sarebbe in antitesi al suo spirito combattivo ma soprattutto al suo afflato d’artista, come ha annunciato in una dichiarazione “d’accompagnamento” al film: “Sono un cineasta. Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia vita. Niente può impedirmi di fare film. Per questo devo continuare a filmare, a prescindere dalla circostanze: per rispettare quello in cui credo e per sentirmi vivo”.

E il desiderio di vita, cioè di libertà, è ciò che vibra da quest’opera potente, originale, sofisticata, e così lontana da certi filmetti “a tema” dal Malpaese di presunti registi misteriosamente capaci di succhiare i fondi statali per lavori di assai scarso valore. Nessuno, specie chi tenta di fare critica cinematografica seriamente, può evitare di ravvisare l’ingegno cristallino di Panahi, intatto in Taxi Teheran come lo era nella sua filmografia “da uomo libero”, ovvero dall’esordio “in lungo” nel 1995 Il palloncino bianco (Camera d’or a Cannes) a Offside del 2006 (Orso d’argento a Berlino) passando per Lo specchio del 1997 (Pardo d’Oro a Locarno) e soprattutto per Il cerchio del 2000 (Leone d’oro a Venezia). Un cineasta che ha vinto tutto e a cui il proprio Paese ha sempre vietato la distribuzione dei film nelle sale nazionali, precludendone anche la nomination all’Oscar.

Dopo l’arresto nel 2009 e la definitiva condanna d’impedimento professionale l’anno successivo, Jafar ha comunque realizzato in gran segreto due pellicole dai titoli emblematici: This is not a film (2012) e Closed Curtain (2013). Ma la vera maturità espressiva raggiunta “in manette” coincide appunto con l’opera premiata a Berlino, la cui produzione assomiglia alla trama di un film, stavolta d’avventura. Portandosi “Teheran dentro a un taxi”, Panahi si è costruito per sé il ruolo di autista nascondendo la videocamera e riassumendo ogni ruolo della troupe, per evitare di mettere in pericolo altre vite. Solo alcuni passeggeri erano consapevoli dell’operazione, tra questi la nipotina Hana (che ha ritirato a Berlino il premio, suscitando la commozione del mondo), l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh e Omid, il venditore di DVD.

Finito di montare le parti giornaliere, il regista nascondeva le copie in posti (addirittura città) diversi per non essere scoperto. Il film è arrivato segretamente a Berlino su dispositivo USB e se l’Iran non lo può vedere, ad oggi è stato venduto in 30 Paesi, inclusa l’Italia in cui è distribuito dalla neonata Cinema di Valerio De Paolis a partire dal 27 agosto. Dall’abitacolo del suo taxi, il regista ascolta i passeggeri, osserva, riflette e compie un miracolo di meta-cinema, arrivando quasi a un “triplice salto visivo” dal punto d’osservazione fisso della videocamera nell’auto quando filma alcuni reporter in una strada che a loro volta girano un documentario. Uno straordinario respiro di sguardo e d’intelligenza per esprimere quella libertà mai abbastanza apprezzata da chi ce l’ha.


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Vedi

http://www.mymovies.it/film/2015/taxi/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 22/11/2015, 3:19



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