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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 12/07/2014, 8:27

Ritengo che, parlando di guerre in generale, di vittime civili ed in particolare di minori, ci sia un problema planetario e millenario e quindi avere come oggetto "soltanto quello che avviene in Palestina" sia troppo poco. D'accordo seguire l'emergenza quotidiana (e la Palestina lo è) ma minori muoiono in tutto il mondo da millenni. E sono milioni le vittime. Questo non giustifica o attenua alcun caso particolare, ovunque succeda nel mondo ma è per capire che la Palestina è solo uno dei tanti casi e forse non è nemmeno il caso piu' rappresentativo. Solo che infiamma di più gli animi.

Ben altre sono le "rimozioni" su cui potremmo discutere. A mio avviso infatti ci sono centinaia di conflitti dimenticati che fanno ancora piu' vittime (anche in questo preciso momento) ma nell'indifferenza generale e senza tante foto o commenti sui forum, blog o facebook (dove invece paradossalmente ci si indigna per una foto di Spielberg in posa accanto ad un triceratobo robotico sul set di Jurassic park e decine di migliaia credono che sia la foto di un cacciatore con la sua preda).

Tornando al tema della rimozione, penso sia meglio qualche foto cruda in meno e molti piu' interventi sulle guerre (dimenticate e non) e sui diritti dei minori di tutto il mondo.

http://www.unicef.it/doc/4666/in-repubb ... guerra.htm
http://www.volint.it/new/node/745

A me pare poi che l'uccisione di minori sia in questo caso l'elemento scatenante del conflitto. Un elemento che è stato cercato e voluto dagli estremisti di entrambe le parti (con i rapimenti e l'uccisione di tre coloni ebrei ed un ragazzo palestinese) proprio per il valore simbolico dell'atto ed il conseguente desiderio di vendetta. E ci sono riusciti.
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Israele compie una strage di disabili

Messaggioda flaviomob il 12/07/2014, 15:46

...
La notte scorsa le vittime dei raid israeliani, secondo fonti palestinesi, sono state almeno 16. Tre uomini sono morti nel quartiere di Tufah, alla periferia orientale di Gaza City. Ma l'agenzia di stampa palestinese Quds Press parla di "orrore" a Beit Lahiya, a nord di Gaza, dove l'aviazione israeliana avrebbe centrato un ricovero per piccoli disabili, provocando la morte di tre bambini e provocato diversi feriti tra le infermiere. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Maan, le vittime sono invece due ragazze disabili.
...
http://www.repubblica.it/esteri/2014/07 ... ref=HREA-1

____

(ANSA) - GAZA, 12 LUG - L'aviazione israeliana ha centrato sabato mattina un orfanotrofio a Beit Lahya (nord di Gaza), provocando la morte di tre piccole disabili. Israele sostiene che Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee ed in istituti pubblici. Il braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, afferma di aver sparato sabato mattina un razzo verso l'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv.

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... b5811.html

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 12/07/2014, 18:13

Esatto.
Chi spara missili verso civili e lo fa dai tetti dalle case dei civili.
Chi reagisce colpendo le rampe, pur sapendo che sono sulle case, spesso moscheee e scuole.
Chi sapendo che l'altro sa e non esita certo a colpire, continua in un tragico gioco delle parti in cui tutti sanno che l'altro sa.
Ma si va avanti lo stesso.
I criminali stanno solo da una parte?
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/07/2014, 12:03

Quella carrozzina tra le macerie
13 LUGLIO 2014 | di Franco Bomprezzi

L’immagine è orribile. Una carrozzina pieghevole, vuota, sopra un mare di macerie. Siamo a Beit Lahiya, a nord di Gaza, dopo il raid aereo di Israele che, tra i vari obiettivi, ha distrutto anche un centro per disabili . Le notizie, come sempre in questi casi, sono scarse. Ma tre bambine ospitate nel centro sono morte. Di loro non sappiamo nulla, per ora. E neppure possiamo sapere dove adesso siano finiti gli altri, uomini e donne disabili, che erano all’interno del centro. Scrive Davide Frattini sul Corriere di oggi: “I colpi di avvertimento lasciati cadere da due droni prima dell’alba non li hanno svegliati e anche avessero sentito quel doppio rintocco sul tetto sarebbe stato difficile per loro riuscire a fuggire. Jamala Alaywa ha creato l’istituto nel 1994 a Beit Lahiya, nord della striscia di Gaza, verso il valico con Israele. Ospita tredici pazienti, al momento dell’attacco la maggior parte era in visita dai parenti per il fine settimana, a celebrare in qualche modo il Ramadan”. Cinque minuti per scappare, cinque minuti per sopravvivere. Pochi per chiunque, nulla per chi non capisce o non sente, o non vede, o fa fatica a muoversi velocemente. Ossia per ogni persona con disabilità.

Certo, la spiegazione israeliana è sempre la stessa: volevamo colpire un miliziano di Hamas, un obiettivo militare dunque, sapendo che si rifugia proprio in luoghi che ritiene al sicuro, non bombardabili. Dunque sicuramente un centro che ospita persone disabili. Può darsi che sia vero, e che dunque una parte di responsabilità morale ricada anche su chi si fa scudo incoscientemente di persone civili del tutto ignare di quanto sta accadendo. Ma anche non volendo entrare nel gioco perverso delle giustificazioni e delle reciproche accuse, resta il fatto inoppugnabile che per ragioni militari hanno perso la vita e la serenità persone che nulla hanno a che fare con la guerra, e che già vivono sulla propria pelle, nel corpo o nella mente, i segni di una fragilità, di una menomazione, di una disabilità. E’ inaccettabile, è terribile, è disumano.

I tempi di fuga e di evacuazione delle persone con disabilità, sia in caso di guerra che di evento naturale (terremoto, inondazione, frana) sono ben diversi e più lunghi rispetto a quelli di chi può muoversi in autonomia. Quanto è accaduto ieri è un crimine gravissimo. Senza contare che la distruzione di uno dei pochi centri dedicati a curare e assistere persone con disabilità, a Gaza, è un danno al quale sarà quasi impossibile rimediare, specie continuando lo stato di conflitto armato.

E non dimentichiamo che ogni guerra, al di là del conteggio dei morti, contempla e prevede una vera e propria fabbrica della disabilità: amputazioni, paraplegie, cecità, sordità, fratture scomposte, ferite invalidanti. Un elenco infinito, che ben conoscono i centri di riabilitazione italiani nei quali, a ogni conflitto, arrivano per una prima riabilitazione o per la fornitura di protesi e di ausili, le vittime di paesi lontani. E’ il volto nascosto della violenza internazionale, che non ha mai fine, che si sposta di latitudine o di longitudine, ma che sempre mantiene le medesime caratteristiche di crudeltà e di rovina umana.

Ecco perché quanto accaduto nella striscia di Gaza ci riguarda, come persone, come cittadini del mondo, come Invisibili.


http://invisibili.corriere.it/2014/07/1 ... e-macerie/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/07/2014, 13:10



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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 13/07/2014, 14:05

flaviomob ha scritto:Quella carrozzina tra le macerie
13 LUGLIO 2014 | di Franco Bomprezzi
....
Certo, la spiegazione israeliana è sempre la stessa: volevamo colpire un miliziano di Hamas, un obiettivo militare dunque, sapendo che si rifugia proprio in luoghi che ritiene al sicuro, non bombardabili. Dunque sicuramente un centro che ospita persone disabili. Può darsi che sia vero, e che dunque una parte di responsabilità morale ricada anche su chi si fa scudo incoscientemente di persone civili del tutto ignare di quanto sta accadendo. Ma anche non volendo entrare nel gioco perverso delle giustificazioni e delle reciproche accuse, resta il fatto inoppugnabile che per ragioni militari hanno perso la vita e la serenità persone che nulla hanno a che fare con la guerra, e che già vivono sulla propria pelle, nel corpo o nella mente, i segni di una fragilità, di una menomazione, di una disabilità. E’ inaccettabile, è terribile, è disumano.

I tempi di fuga e di evacuazione delle persone con disabilità, sia in caso di guerra che di evento naturale (terremoto, inondazione, frana) sono ben diversi e più lunghi rispetto a quelli di chi può muoversi in autonomia.

La spiegazione è sempre la stessa perché l'origine è sempre la stessa. Chiunque possa osservare gaza da google earth capisce da solo che la densità della popolazione è tale che usare le città come scudo da parte di hamas implica inevitabilmente vittime civili. Se poi come scudo di usano persone con disabilità mi pare che il termine "perverso gioco della parti" sia iniquo ne determinare le responsailtià. Infatti chi piazza una rampa missilistca estemporanea sopra un asilo (o sopra l'edificio adiacente) sa sicuramente cosa sta facendo (anzi, spera che con le vititme cresca l'esecrazione) mentre chi reagisce da lontano in modo automatico o semiautomatico puo' non saperlo. Ma anche lo sapesse, sarebbe di fronte ad un dilemma: a) non reagisco e lascio quindi che i terroristi possano colpirmi da una "finestra" dichiarata zona franca perchà è un asilo per disabili (e questo implica una ripetizione del l'evento) oppure b) reagisco e passo pure per criminale?
La ripsosta non è semplice. Lo è solo per i pantofolai, che giudicano le drammatiche scejte altrui stando comondamente seduti in poltrona.
Ora è chiaro che il "gioco delle parti" esiste. Ma esiste su entrambi i fronti. Chi abusa e chi pur sapendolo reagisce.
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/07/2014, 15:45

Non c'è nessuna prova che vi fossero dispositivi per il lancio lì, né Israele si è fatta scrupoli di bombardare il porto di Gaza e la nave lì attraccata che, priva di armi, doveva portare prodotti da Gaza in Europa per sostenere la cooperazione internazionale presente in Palestina.
Non si tratta nemmeno di una guerra ma di una pura e semplice vendetta per i tre ragazzi uccisi (riguardo a cui non si è stabilito nulla per sapere chi fossero i responsabili) che ha comportato una strage di civili palestinesi, stiamo arrivando a quasi 200 morti. Oltre un migliaio, i feriti.

I lanci di razzi prima si limitavano alle colonie (illegali) nei territori occupati, insediamenti che anche a detta di Europa ed USA costituiscono una evidente provocazione ed un abuso odioso ma che Israele continua a portare avanti, cercando ogni pretesto per alzare nuovamente il tiro e compiere stragi vergognose ed incivili.

Dopo le stragi compiute dall'esercito italiano, i lanci di razzi sono avvenuti con una gittata maggiore. Ma hanno torto: devono lasciarsi sterminare senza reagire. Potrebbero risultare fastidiosi, questi sub umani.

http://nena-news.it/video-cosi-bombardano-gaza/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/07/2014, 17:25

http://www.internazionale.it/opinioni/g ... sraeliane/


Internazionale
Domenica 13 luglio 2014 aggiornato alle 15.30


Gideon Levy è un giornalista israeliano. Scrive per il quotidiano Ha’aretz.



La realtà di Gaza e le illusioni israeliane

11 luglio 2014 10.53

In seguito al rapimento e all’uccisione di tre ragazzi israeliani nei Territori occupati, Israele ha arrestato in maniera indiscriminata circa cinquecento palestinesi, tra cui alcuni parlamentari e decine di ex detenuti già scarcerati che non avevano alcun legame con il sequestro. L’esercito israeliano ha seminato il terrore in tutta la Cisgiordania con retate e arresti di massa allo scopo dichiarato di “schiacciare Hamas”.

Su internet ha imperversato una campagna razzista in seguito alla quale un adolescente palestinese è stato bruciato vivo. Tutto questo dopo che Israele aveva intrapreso un’offensiva contro il tentativo di creare un governo di unità palestinese che il mondo era pronto a riconoscere, aveva violato l’impegno a scarcerare dei detenuti, aveva congelato la via diplomatica e aveva rifiutato di proporre un piano alternativo per continuare il dialogo.

Pensavamo davvero che i palestinesi avrebbero accettato tutto questo in modo remissivo, obbediente e calmo, e che nelle città israeliane avrebbero continuato a regnare la pace e la tranquillità?

Cosa credevamo, noi israeliani? Che Gaza sarebbe vissuta per sempre all’ombra dell’arbitrio di Israele (e dell’Egitto), alternando momenti di lieve allentamento delle restrizioni imposte ai suoi abitanti a momenti di penoso inasprimento? Che il carcere più vasto del mondo sarebbe continuato a essere un carcere? Che centinaia di migliaia di residenti a Gaza sarebbero rimasti tagliati fuori per sempre? Che sarebbero state bloccate le esportazioni e decretate limitazioni alla pesca? Ma di cosa deve vivere un milione e mezzo di persone? Qualcuno sa spiegare perché prosegue il blocco, benché parziale, di Gaza? Qualcuno sa spiegare perché del suo futuro non si discute mai? Credevamo davvero che tutto sarebbe andato avanti come prima e che Gaza l’avrebbe accettato passivamente? Chiunque lo abbia creduto è stato vittima di un pericoloso delirio, e adesso il prezzo lo stiamo pagando tutti.

Però, per favore, non mostratevi stupiti. Non ricominciate a gridare che i palestinesi fanno piovere missili sulle città israeliane senza motivo: certi lussi non sono più ammissibili. Il terrore che provano adesso i cittadini israeliani non è più grande del terrore che hanno provato le centinaia di migliaia di palestinesi vissuti per settimane nell’attesa che nel bel mezzo della notte i soldati gli sfondassero le porte e gli invadessero le case per perquisire, smantellare, distruggere, umiliare e poi magari portarsi via un membro della famiglia.

La paura che stiamo vivendo noi israeliani non è più grande di quella vissuta dai bambini e dagli adolescenti palestinesi, alcuni dei quali sono stati uccisi inutilmente in queste ultime settimane dall’esercito d’Israele. La trepidazione che provano gli israeliani è sicuramente minore di quella che provano gli abitanti di Gaza, che non hanno allarmi rossi né rifugi né un sistema antimissile come Iron dome che li salvi, ma soltanto centinaia di terrificanti incursioni dell’aviazione militare israeliana che si concludono con la devastazione e la morte di innocenti, compresi anziani, donne e bambini: ne sono già stati uccisi durante l’operazione in corso, come durante tutte quelle che l’hanno preceduta.

Quest’operazione ha già un nome puerile, Protective edge, Margine di protezione. Ma l’operazione Protective edge è cominciata e si concluderà come tutte le precedenti, cioè senza assicurarci né la protezione né il margine. I mezzi d’informazione e l’opinione pubblica israeliani esigono il sangue dei palestinesi e la loro distruzione, e il centrosinistra è d’accordo, naturalmente, così come è sempre d’accordo all’inizio. Il seguito, però, è già scritto da un pezzo nelle cronache di tutte le operazioni insensate e sanguinarie condotte a Gaza in ogni epoca. Stupisce, semmai, che da un’operazione militare all’altra sembra che nessuno impari niente. L’unica cosa che cambia sono le armi impiegate.

È vero che inizialmente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha reagito con moderazione, e per questo è stato debitamente elogiato, ma certo neanche lui poteva starsene fermo davanti ai missili sparati da Gaza. Comunque tutti sanno che Netanyahu non aveva alcun interesse a questo scontro.

Ma le cose stanno proprio così? Se davvero lo scontro non gli interessava, avrebbe dovuto perseguire seriamente delle trattative diplomatiche. Invece non l’ha fatto, quindi è chiaro che in realtà gli interessava eccome. Il suo quotidiano, Israel Hayom (“Israele oggi”), è uscito con titoli strillati: “Vai fino in fondo”. Ma Israele non raggiungerà mai il pazzesco “fondo” auspicato da Israel Hayom, e comunque non certo con la forza.

“Non c’è modo di sfuggire al castigo per ciò che sta succedendo qui da quasi cinquant’anni”, ha dichiarato lo scrittore David Grossman in occasione della Conferenza israeliana sulla pace, che si è aperta a Tel Aviv l’8 luglio. Queste parole sono state pronunciate solo poche ore prima che l’ultimo castigo nella lunga catena di delitti e castighi si abbattesse sui civili israeliani, così innocenti e senza colpa.

(Traduzione di Marina Astrologo)

_______________

POST SCRIPTUM

Qui gli ultimi appelli di Amnesty http://www.amnesty.it/elenco-appelli-firma-online.html
Qui il comunicato su Israele-TO http://amnesty.org/en/news/israelgaza-u ... an-death-t


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 14/07/2014, 9:19

Intervista a Egidia Beretta (dal sito Facebook "Vittorio Arrigoni")

Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, ci ha concesso questa intervista, per la quale la ringraziamo infinitamente.
Non aggiungiamo altro e invitiamo ad una attenta lettura.
Grazie Egidia.

Egidia, in questi giorni drammatici in cui la Palestina, e Gaza in particolare, stanno subendo un'altra violenta aggressione da parte di Israele, il nostro pensiero non può che tornare quasi ogni minuto a Vittorio, alle sue cronache, alla sua straordinaria capacità di analizzare e raccontare. E, di conseguenza, a te, sua madre, che ringraziamo infinitamente per averci concesso questo scambio.

- Innanzitutto, come stai vivendo queste giornate e le notizie di questi giorni?

"Con il cuore angosciato e forte dolore, ma anche con uno sdegno profondo.
Con il libro di Vittorio accanto (Gaza - Restiamo Umani). Vedo il martirio di Gaza, oggi, e ritrovo nelle sue parole di allora la medesima indignazione e l’invocazione all’umanità che io provo adesso."

- Che idea ti sei fatta delle ragioni che hanno portato a questa escalation militare a partire dal 12 giugno, quando i tre giovani coloni israeliani furono rapiti (rapimento e morti mai rivendicate da nessuno), passando per le due settimane di attacchi israeliani in Cisgiordania per la ricerca dei tre coloni, il barbaro assassinio di Mohammed al Khaidr (bruciato vivo per vendetta da alcuni israeliani), fino all'operazione militare di questi giorni?

"E' cosa nota che il governo israeliano si opponesse, temendolo, al tentativo di riconciliazione iniziato fra Hamas e Fatah, che pure era ben visto dagli USA, suo principale alleato e mentore. Ora più che mai, incolpando pur senza prove certe il movimento islamico, ha raggiunto l’obiettivo di stroncare sul nascere il possibile nuovo governo Hamas, Fatah, che dai palestinesi era visto come l’inizio di una nuova stagione di speranza.
Ben prima del ritrovamento dei corpi dei tre giovani coloni,(c’è chi sostiene sapessero già della loro morte,) Israele ha dato inizio alla rappresaglia in Cisgiordania nel modo che da anni sa fare molto bene, arresti, distruzioni, perquisizioni, uccisioni. E ora, Gaza. La punizione collettiva che non distingue, che per colpirne alcuni ne ammazza cento. Con totale disumanità."

- Cosa pensi di Hamas, della sua presenza a Gaza e del lancio dei razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele?

"Hamas governa con il pugno di ferro, non ammette il dissenso e ora, con la caduta in Egitto dei Fratelli Musulmani, si trova ad essere ancora più isolata. Il lancio di razzi verso Israele? Certo lo depreco. Vorrei lo fermassero, per non creare alibi all’invasione, ma credo sia chiedere molto a chi sta assistendo in questi giorni alla strage del proprio popolo. Perché strage è. Non temo di usare questa parola, la stessa che Vittorio non esitava a pronunciare. Questa non è una guerra di autodifesa da parte di Israele. E’ la premeditata volontà di fare più morti possibili perché sono i Palestinesi tutti l’obiettivo."


- Pensi che schierarsi dalla parte dei civili innocenti palestinesi e condannare la politica del governo israeliano possa essere considerato segnale di antisemitismo o, per essere più precisi, di avversione verso le persone che professano la fede ebraica?

"Chi lo pensa o è in piena malafede e gli basterebbe allora informarsi oppure, e sarebbe più grave, ma credo sia proprio questo il motivo, vuole offrire alibi a se stesso per giustificare qualsiasi azione e prevaricazione Israele commetta. Per costoro Israele è intoccabile; può non rispettare le risoluzioni ONU, il diritto internazionale, può colonizzare un territorio, sigillare una Striscia, compiere assassini mirati e, per loro, essere sempre dalla parte della ragione.
Questo per me è fanatismo e fondamentalismo."


- Parlando di informazione e verità, quella che Vittorio ci riconsegnava ogni giorno senza filtri e manipolazioni, come pensi che il sistema mediatico istituzionale (il cosiddetto mainstream) stia comunicando quello che sta accadendo a Gaza? E tu personalmente che canali usi?

"Vittorio era lì, voce dei senza voce. Leggendolo e rileggendolo in questi giorni, capisci quanto sia improprio definirlo semplicemente un reporter, seppur grande. Vittorio scriveva della sua Gaza, della sua terra, del suo popolo. Soffriva, condivideva e raccontava in modo così mirabile e credibile perché era innanzi tutto un testimone profondamente coinvolto.
Io credo che Vittorio sia stato colui che per primo abbia aperto gli occhi di molti sulla Palestina, su Gaza.
Credo, ma forse è solo la convinzione di una mamma, che anche grazie a lui ora ci sia molta più informazione e attenzione su quanto accade, che non durante Piombo Fuso. I TG ne parlano, così come i quotidiani, ma c’è ancora troppa equidistanza, se non addirittura, da parte di alcune testate, compiacimento per l’azione israeliana che vuole schiacciare “la testa del serpente”.
Questo mi fa ribollire il sangue perché, e voglio dirlo ad alta voce, io sono partigiana, sto dalla parte dei palestinesi e non solo da ora, con i gazawi, sto dalla parte di un popolo che soffre l’occupazione, che lotta per i propri diritti, che resiste con coraggio e dignità e vorrei se ne parlasse con verità.
Leggo di tutto, perché voglio essere informata, vengo spesso su questa pagina. Mi orizzonto in particolare con Nena News e con Il Manifesto, con Bocche Scucite."

- In questi giorni stiamo assistendo a una mobilitazione delle piazze di tutto il mondo, dal sud America al Giappone, passando per l'Europa e l'Africa, forse mai vista prima in sostegno della Palestina. Pensi che questi movimenti potranno creare anche solo una minima pressione sulle istituzioni, sui governi, sull'UE e sull'ONU? Che continuano a tacere.

"Penso a quando Vittorio ci urlava da Gaza “andate nelle piazze, gridate la vostra indignazione”. Sta succedendo, ne sono felice. La Palestina è sempre più la nostra “famiglia umana”. Le fotografie che vedo mi allargano il cuore; è l’unica cosa che mi apre al sorriso in questi giorni bui.
Non sono gruppi sparuti, è tutto il mondo che alza la voce. E i governi, se non sono ciechi e sordi, devono tenerne conto. Ho sentito, in queste ultime ore, che si terrà presto un incontro fra Stati Uniti, Germania, Inghilterra e Francia, che l’ONU ha chiesto il cessate il fuoco."
.
- Quali sono, secondo te, gli strumenti più efficaci che noi, che viviamo da questa parte del Mediterraneo, possiamo utilizzare per aiutare i palestinesi?

"Informandoci, informando con chiarezza e precisione, tenendo sotto pressione i media e i governi, scendendo nelle piazze come ora, aderendo alla campagna BDS, promuovendo petizioni, sollevando il velo delle connivenze che legano anche aziende italiane allo Stato oppressore.
Perché mettersi a fianco di un popolo che, come scrive oggi Eduardo Galeano su Il Manifesto, vive condannato ad un’umiliazione perenne e ha perso la patria, la terra, l’acqua, la libertà, tutto, è mettersi dalle parte dei diritti umani, è RESTARE UMANI."

- Infine, Se potessi far arrivare un messaggio alla popolazione civile di Gaza, che in questi giorni sta subendo raid aerei, bombardamenti e teme un attacco via terra nelle prossime ore, cosa diresti loro?

“Mio figlio Vittorio ha dato la vita, io posso solo offrire la vicinanza del mio cuore, che sa cosa significhi perderne un pezzo, a chi ne sta perdendo molti. Conosco la vostra forza, la vostra dignità. Vittorio me ne parlava spesso. Avete radici profonde e nessuno riuscirà mai a sradicarle dalla terra che è vostra e vi appartiene. Io non invoco una pace sterile, invoco giustizia, perché la pace senza giustizia è cosa vana.
Non perdete la speranza, resistete, non vi lasciamo soli.”


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 14/07/2014, 10:53

"Solo quando verrà riconosciuto che c'è un'occupazione che dura da cinquant'anni, quando Israele vedrà i palestinesi come un popolo e quindi sul loro stesso piano. La pace si fa con il nemico. Il mio essere ebreo mi fa stare dalla parte degli oppressi. E in questa vicenda gli oppressi sono i palestinesi: non parliamo di terre contese, ma di terre occupate. Suad Amiry ha il merito di raccontare questo con il punto di vista palestinese e lo fa da grande scrittrice. Capire il profilo umano di qualcuno, cosa ha passato, ma questo non viene fatto. E guardi, anche qui da noi, ormai anche la sinistra non parla volentieri della Palestina. In Occidente ci voltiamo dall'altra parte. Si parla poco di loro: mi creda, il popolo palestinese è il più solo al mondo".

(Moni Ovadia)


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