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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Kony2012, successo virale con molti dubbi

Messaggioda franz il 17/03/2012, 16:02

Kony 2012: successo di marketing virale, dubbi sull'efficacia

Il video Kony2012, dedicato al dramma dei bambini trasformati in soldati e delle bambine reclutate come prostitute in Uganda da Joseph Kony, leader di una milizia ribelle denominata Lord's Resistance Army, è diventato il più virale della storia di Internet in termini di velocità di diffusione, battendo persino il record di Lady Gaga, il cui video Bad Romance era arrivato a cento milioni di visualizzazioni in 18 giorni. Kony2012 ci è arrivato in sei.

http://www.youtube.com/watch?v=Y4MnpzG5Sqc

A prima vista sembra un trionfo per l'attivismo via Internet: ora tutti sanno chi è Joseph Kony e molti premono affinché qualcuno ponga fine alle sue crudeltà. Ma esaminando le attività e i rendiconti pubblici della Invisible Children, Inc., l'organizzazione che ha realizzato il video, emergono dei dati che legittimano qualche interrogativo.

Per esempio, secondo il suo rendiconto 2011, Invisible Children ha raccolto fondi per 13,8 milioni di dollari, http://c2052482.r82.cf0.rackcdn.com/ima ... 1320205055 ma stando a un'intervista del cofondatore Jason Russell, ben un terzo di questa cifra (quindi circa 4,6 milioni di dollari) è stato speso per realizzare il video virale e un altro terzo se n'è andato in "promozione collegata al film". Solo il terzo rimanente è stato speso per aiutare i bambini e le bambine ugandesi.

Ci sono altre associazioni che dimostrano un'efficienza decisamente superiore nella gestione dei fondi che ricevono e non spendono milioni di dollari per produrre video promozionali che, specialmente nel caso di questo video di Invisibile Children, hanno un sapore autopromozionale e delle coreografie hollywoodiane il cui scopo non sembra essere quello di aiutare gli ugandesi ma quello di far sentire bene chi guarda il video e dargli l'illusione pericolosa che basti condividere un video su Facebook e Twitter o comperare un kit di solidarietà da 30 dollari (contenente poster e braccialetti) per risolvere tutti i problemi del mondo.

Inoltre Kony2012 non è l'unico video di autoincensamento prodotto da Invisible Children con i soldi delle donazioni (provenienti anche da gruppi e associazioni con ideologie discutibili), come ha segnalato BoingBoing: l'organizzazione ha prodotto veri e propri videoclip con balletti sul tema del genocidio e con slogan perlomeno surreali, sufficienti a porre in dubbio la serietà e le vere motivazioni di quest'organizzazione.

Chi vive in Uganda, inoltre, non ha preso molto bene il video virale dedicato a Joseph Kony, che è stato interpretato come una trita ripetizione dell'ideologia colonialista che vede l'uomo bianco arrivare per sistema tutto e mettere in riga i poveri selvaggi. Durante una proiezione a Lira, nell'Uganda settentrionale, il pubblico se n'è andato indignato, definendo il video "un insulto" e un'ingerenza grossolana ed è anche partita una sassaiola, secondo quanto riferisce la BBC.

La campagna virale di Kony 2012 ha prodotto ricavi di ben 15 milioni di dollari in una settimana, secondo i dati dichiarati dall'organizzazione e riportati dal sito di verifica Visibile Children. Resta da vedere dove verranno spesi questi soldi.

http://visiblechildren.tumblr.com/post/ ... -the-money

Articolo di Paolo Attivissimo
http://retetre.rtsi.ch/index.php?option ... &Itemid=62

Pochi minuti fa ho letto questo su repubblica

Nudo e ubriaco: arrestato il regista di Kony2012
http://www.repubblica.it/esteri/2012/03 ... 1703785/1/

Shock negli Usa e per chi in tutto il mondo ha appoggiato la sua richiesta di fermare il criminale ugandese Joseph Kony, che ha schiavizzato 30mila bambini soldati. Il regista Jason Russel è stato arrestato dalla polizia di San Diego nudo, ubriaco mentre si masturbava in pubblico (nelle foto). Il suo video-denuncia "Kony2012" è stato il più velocemente cliccato della storia: 70 milioni di volte in 5 giorni
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 18/03/2012, 13:03

La chiesa non ha nulla da dire?

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Olanda: quotidiano denuncia, negli anni '50 minori castrati in ospedali cattolici

Amsterdam, 17 mar. (Adnkronos/Dpa) - Almeno 10 minori vittime di abusi sessuali all'interno di scuole cattoliche in Olanda furono castrati negli anni '50. Lo scrive oggi il quotidiano olandese NRC Handelsblad, riferendo che le castrazioni furono eseguite in strutture psichiatriche cattoliche per "curare" ragazzi ritenuti omosessuali e, in almeno in un caso, per punire una vittima di abusi sessuali che aveva avuto il coraggio di denunciare l'accaduto. Il resoconto del quotidiano si basa sulle dichiarazioni delle vittime, sui referti medici, lettere private e documenti legali.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Ester ... 92931.html


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 18/03/2012, 13:36

Pedofilia e Chiesa, minorenni castrati
Olanda: negli Anni '50 almeno 10 vittime.


Secondo il quotidiano Nrc Handelsblad, la Chiesa cattolica olandese, negli Anni '50 si sarebbe resa responsabile della castrazione di alcuni minorenni.

La scandalo dei preti pedofili si estende a macchia d'olio. L'ultima denuncia è arrivata dal quotidiano Nrc Handelsblad, secondo il quale la Chiesa cattolica olandese, negli Anni '50 si sarebbe resa responsabile della castrazione di alcuni minorenni a causa della loro presunta omosessualità e per scoraggiare la denuncia di casi di pedofilia.
Informazioni a questo proposito, si legge sul quotidiano, sarebbero state fornite alla commissione Deetman, che fino allo scorso dicembre ha indagato sui casi di pedofilia, anche se della vicenda non si fa cenno nel suo rapporto finale.
CASTRAZIONI FORZATE. Il giornale olandese sostiene invece di aver raccolto diverse prove sulla castrazione forzata di un giovane e forti indizi sul fatto che ad almeno altre 10 vittime di abusi siano stati asportati i testicoli.
La commissione Deetman ha replicato alle affermazioni sostenendo di non aver inserito nel suo rapporto alcun riferimento a casi di castrazione di minori vittime di abusi perché aveva elementi troppo scarsi per procedere a ulteriori indagini.
L'osservatore della Santa Sede a Ginevra: «Atti aberranti ma non limitati alla Chiesa»

Intanto, l'osservatore permanente della Santa Sede all'ufficio Onu di Ginevra, monsigno Silvano M. Tomasi, nel suo intervento alla 19/a sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo ha dichiarato che gli abusi sessuali su minori commessi da membri del clero sono «atti aberranti» contro cui «la Chiesa cattolica ha continuato a sviluppare e ad adottare misure decisive».
Ma non si può «ingannare pensando che gli abusi sessuali siano limitati ad alcune istituzioni». Inoltre, la violenza sessuale sui bambini, oltre a essere «particolarmente ripugnante», «esige maggiore attenzione da parte non solo dei governi nazionali e degli enti preposti a fare rispettare la legge, ma anche di ciascun componente della società, poiché la responsabilità di proteggere i nostri figli deve essere condivisa da tutti i membri della famiglia umana».
«AZIONI DEPLOREVOLI». La delegazione vaticana, ha detto Tomasi secondo quanto riporta l'Osservatore Romano, «è consapevole delle azioni assai deplorevoli commesse da alcuni ministri religiosi, i quali hanno tradito i valori stessi che predicano in nome delle loro rispettive tradizioni di fede, commettendo atti aberranti di abuso sessuale nei confronti di minori».
Nell'ultimo incontro internazionale a Roma è stato lanciato un nuovo Centro per la protezione dell'infanzia per4 formare il clero e altro personale ecclesiastico nella prevenzione degli abusi su minori. Tomasi ha infine avvertito che «questo Consiglio, e la società nel suo insieme, non devono ingannarsi pensando che gli abusi sessuali nei confronti di minori sono limitati ad alcune istituzioni» ma «permeano in modo insidioso tutti gli elementi della società, e nella maggior parte dei casi si verificano in famiglia, nel vicinato e nell'ambito sociale diretto del bambino', ha sottolineando.
PROTESTA A SAVONA. Il portavoce della rete L'Abuso, Francesco Zanardi, ha annunciato che domenica 18 marzo attenderà insieme a diversi sostenitori il passaggio della processione patronale nel centro di Savona. «Le persone silenziose chiedono conto al cardinal Calcagno. La chiesa le rinnega ma silenziosi e non violenti ci saranno anche loro, quelli coinvolti da 32 anni di abusi sessuali di preti pedofili che ben quattro vescovi savonesi hanno consapevolmente deciso di coprire a danno di decine di bambini». ha dichiarato. E ha aggiunto: «La nostra sarà una presenza silenziosa che non vuole né intralciare la processione, né offendere i cattolici che partecipano. Manifesteremo con una maglietta che riporta i volti dei vescovi ed una scritta 'Hai ancora il coraggio di lasciare i tuoi figli sotto la loro tutela?'».
Sabato, 17 Marzo 2012

http://www.lettera43.it/attualita/43907 ... strati.htm


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TAV e 41 bis

Messaggioda flaviomob il 23/03/2012, 15:10

Da due mesi Giorgio Rossetto, arrestato lo scorso 26 gennaio è trattato come un boss mafioso e senza "ora d'aria". Dopo una visita a sorpresa della delegazione con Gianni Vattimo, chiesta un'ispezione

Giorgio Rossetto, uno dei No Tav arrestati il 26 gennaio scorso, da quasi due mesi detenuto nel carcere di Saluzzo, è recluso - denuncia il movimento - in uno speciale braccio di isolamento, come quello costruito per l'applicazione dell'articolo 41bis riservato ai mafiosi. È in attesa di giudizio ma l'ora d'aria «la trascorre in un cunicolo anziché all'esterno». Motivo è il sovraffollamento.
Ieri, una delegazione, composta dall'europarlamentare Gianni Vattimo (Italia dei Valori), dai consiglieri regionali Eleonora Artesio (Federazione della Sinistra) e Fabrizio Biolè (Movimento 5 Stelle) e dai volontari dell'associazione Antigone, ha visitato il carcere e ha chiesto al ministero della Giustizia un'ispezione. E che venga risolto il problema alla radice: ovvero ridurre da 430 a 200 il numero dei detenuti, visto che questi sono i posti disponibili. «Il sovraffollamento determina situazioni del tutto anormali - ha spiegato Artesio - come quella di Rossetto, ovvero di persone in attesa di giudizio che si trovano rinchiuse nel settore di massima sorveglianza, con limitazioni sulle ore di socialità. Inoltre, chi è in attesa di giudizio non può partecipare alle attività di laboratorio. E diversi detenuti hanno ribadito il problema di non poter ottenere in tempi ragionevoli delle visite mediche specialistiche».
«Insieme agli altri militanti - raccontano i compagni - Rossetto non ha piegato la testa e anche dietro le mura ha continuato a battersi per le condizioni dei detenuti». Con altri undici ha denunciato in un documento la pesante situazione: «Le gabbie degli animali - scrivono i dodici detenuti - hanno almeno le reti e le sbarre, mentre qui c'è solo un alto muro di cemento. Se in uno spazio simile ci fosse un animale con un peso superiore a 15 chilogrammi, si arrabbierebbe persino la Protezione animale. La direzione si giustifica dicendo che questa è una casa di reclusione (penale) e non una casa circondariale. Per salire nelle 6 sezioni del carcere bisogna essere 'definitivi'. Lì ci sono laboratori, le attività in comune, la palestra, l'area per giocare a pallone».
Il movimento valsusino ha lanciato una campagna di denuncia: «Una battaglia di dignità e di resistenza». Ieri, in conferenza stampa, Alberto Perino ha sottolineato «come i governi abbiano recuperato i 168 milioni di euro destinati al tunnel geognostico di Chiomonte, tramite una delibera del Cipe, da fondi destinati e vincolati all'edilizia scolastica e, ironia della sorte, all'edilizia carceraria». In chiusura, Lele Rizzo, comitato di lotta popolare di Bussoleno, ha ricordato «come tutti i No Tav abbiano da subito lottato per denunciare la situazione carceraria loro e di tutti i detenuti».
Intanto, in piazza Castello continua il digiuno pubblico a staffetta «Ascoltateli!» (www.ascoltateli.org), con l'aiuto e l'assistenza del Centro Studi Sereno Regis: un'azione collettiva e nonviolenta per la riapertura del dialogo sulla vertenza Tav. Hanno aderito intellettuali, politici e cittadini.

Il manifesto


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 25/03/2012, 12:31

Auguri, Tina!

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Auguri Tina Anselmi

Oggi compie 85 anni Tina Anselmi. Articolo 21 le manda i piû sentiti auguri e la ringrazia perché ha sempre portato nel cuore e nella azione, l’amore per la Costituzione e per la legalità repubblicana.

- Perché, giovanissima, scelse di stare con i partigiani cattolici contro i nazifascisti.
- Perché ha contrastato le mafie e le logge.
- Perché non si è piegata di fronte alla loggia P2, quando molti le consigliavano di lasciar perdere.
- Perché ha sopportato gli insulti e le ingiurie di chi voleva fermare la sua voglia di ricercare verità e giustizia.
- Perché gli amici di Licio Gelli tentarono di farla passare per pazza come spesso accade a chi cerca di squarciare il buio ed illuminare i troppo inconfessabili misteri d’Italia.
- Perché è stata accantonata quando avrebbe potuto dare ancora molto all’Italia.
- Perché ha sempre difeso l’articolo 21 della Costituzione, contrastato i bavagli e denunciato i giornalisti che assecondavano i piani del materassaio di Arezzo.

Il presidente Napolitano ha auspicato, per il prossimo futuro, una ” Donna al Quirinale”. Che magnifica presidente sarebbe stata Tina Anselmi!

Beppe Giulietti


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... mi/200050/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 26/03/2012, 13:18

Tobia Imperato
– 26 MARZO 2012

Tobia Imperato, arrestato il 26 gennaio. Dal 13 febbraio Tobia è agli arresti domiciliari in isolamento assoluto con un’accusa ridicola: ha afferrato “per un braccio un operatore di polizia allo scopo di ostacolarne l’avanzata” nel corso dello sgombero del presidio della Maddalena il 27 giugno 2011. Il contatto in questione avviene su un ripido pendio a fianco dell’autostrada ed è preceduto da un intervento piuttosto rude di alcuni poliziotti che hanno appena buttato per terra un manifestante con le mani alzate. Il contatto dura solo un paio di secondi, senza che si possa apprezzare alcun intento violento da parte di Tobia. Tobia ha sostenuto, con dichiarazione spontanea resa in interrogatorio, di essersi aggrappato al poliziotto perché stava scivolando all’indietro. In effetti, dal filmato si vede che, immediatamente dopo aver appoggiato la mano sul poliziotto, egli cade all’indietro e scivola giù per la scarpata.

In realtà la colpa di Tobia è essere l’autore del libro “Le scarpe dei suicidi” nel quale svela le responsabilità della magistratura e della DIGOS torinesi nella morte di Sole e Baleno. Poiché per le cose scritte nel libro non hanno potuto perseguirlo, hanno colto questa occasione per metterlo a tacere. Quasi ogni sera infatti andava a parlare del libro e del TAV in Val di Susa in serate pubbliche.

I domiciliari in isolamento assoluto (in attesa di giudizio!) sono una forma di tortura inaccettabile in uno stato moderno che si dichiara democratico.

Da sabato 3 marzo, Tobia ha iniziato uno sciopero della fame e si alimenta con sola acqua per protestare contro questa inaccettabile persecuzione. La procura non ha autorizzato un medico a visitarlo fino a venerdì scorso. La visita medica del 10 marzo ha registrato “una perdita di peso di sei chili (altri quattro chili erano stati persi durante la detenzione in carcere) e condizioni generali caratterizzate da affaticamento, debolezza , ipostenia. Cominciano a evidenziarsi i problemi legati alla mancanza di assunzione di zuccheri, grassi e proteine. I liquidi che Tobia assume sono assolutamente necessari, ma decisamente insufficienti a mantenere un adeguato equilibrio metabolico, il rifiuto ad assumere bevande zuccherate non aiuta”.

Purtroppo nessun giornale, nonostante i comunicati stampa che abbiamo fatto e spedito a tutti, ha scritto una riga su questo fatto gravissimo e sulla sua protesta estrema.

Alberto Perino



Ecco alcune considerazioni di Tobia Imperato, che ho trasposto in versi (S.V.)



Chi vince contro lo Stato?

Chi vince contro lo Stato?
Questo mi ha chiesto un secondino,
saputo che ero un arrestato NO TAV,
mentre frugava tra i miei effetti personali,
cercando nella pasta portatami da casa un’improbabile lima.
Chi vince contro lo Stato?
Non gli ho risposto.
Non spreco tempo a convertire gli sbirri.
Ma dentro di me avevo decine di risposte.
Sapevo di aver già vinto io.
Io che, completamente nudo,
ero costretto a fare piegamenti davanti a lui
per dimostrare che non mi ero infilato niente nel culo.
Io che non avevo paura di lui né di quelli come lui,
né dentro né fuori.
Io che non mi piegavo e non mi sottraevo alla lotta.
Io che ero disposto a mettermi in gioco, sempre e comunque,
per difendere la mia libertà e quella di tutti.
Io che non ero e non sarò mai solo.
Io che ricevevo in continuazione telegrammi, lettere, giornali,
anche da compagni che non conoscevo.
Con me c’era una Valle intera,
violata da un’occupazione militare
che imponeva la devastazione in nome di un falso progresso.
Una Valle che mi sosteneva.
E sosteneva tutti gli altri arrestati, rispedendo al mittente
le accuse di essere noi dei violenti infiltrati nel movimento.
Anzi, ci considerava a pieno diritto dei valsusini.
Ci ringraziava per aver condiviso con i suoi abitanti
assemblee, momenti conviviali e situazioni di lotta.
E insieme alla Valle, in tutta Italia
si moltiplicavano le iniziative in nostro sostegno.
Queste erano le cose che mi passavano per la testa,
mentre mi rivestivo dopo l’umiliazione subita.
E dentro di me ridevo.
Sapevo di essere io il più forte.
Lo Stato, per mezzo di giudici e poliziotti,
avrebbe potuto anche distruggere la mia esistenza.
Io ho già vinto.



Tobia Imperato 13.03.12

http://www.associazioneradioaut.org/pri ... -imperato/

vedi anche
http://www.eliolannutti.it/blog/2012/03 ... -assoluto/
http://tuttosquat.net/news/aggiornament ... a-imperato


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 26/03/2012, 14:42

Salari da fame e straordinari , viaggio nelle fabbriche cinesi delle mascotte di Londra 2012

L'indagine di una ong su due multinazionali per cui lavorano tremila operai e che producono il merchandising dell'evento



MILANO - «I consumatori guarderanno le mascotte olimpiche e penseranno a quanto sono buffe e carine. Ma non vedranno mai la fatica, le paghe basse, il cibo cattivo e il sudore che abbiamo speso per realizzarle». Zhang è un lavoratore cinese di 28 anni, e ha avuto il coraggio di denunciare la propria storia a Play Fair, raccontando della situazione nelle fabbriche produttrici di merchandise per l'Olimpiade di Londra.
DOPO LA FOXCONN- Questa ed altre storie sono raccolte nel rapporto di Sacom, rete di attivisti con sede a Hong Kong, e Play Fair, organizzazione internazionale nata per monitorare il rispetto dei diritti durante i giochi olimpici. Storie che raccontano di sacrifici, fatiche e dolori di intere generazioni che lavorano per le grandi multinazionali del giocattolo e della tecnologia. Un altro scandalo dopo la bufera Foxconn, un altro elenco di violazioni dei diritti umani e dei lavoratori, perpetrate all’interno del mercato del lavoro cinese. L’inchiesta, durata un anno, ha esaminato le condizioni di lavoro di due fornitori cinesi di multinazionali con sedi a Hong Kong e Londra, vincitrici degli appalti per la produzione di badge e delle mascotte Wenlock e Mandeville con il marchio olimpico 2012. Entrambe danno lavoro a oltre 1.500 operai, prevalentemente studenti o lavoratori migranti. «Abbiamo discusso per la prima volta l’ipotesi di investigare la situazione in queste due aziende tra febbraio e marzo del 2011, partendo con la ricerca sul campo a marzo. La fase successiva invece è stata a giugno e agosto, sempre nella prima azienda. La seconda azienda, invece, che produce le mascotte per le Olimpiadi, è stata oggetto d’inchiesta a ottobre e novembre 2011,» spiega Debby Chan, giovane e instancabile ricercatrice a capo del progetto.

GLI ABUSI - E la lista di violazioni riscontrate nelle “aziende del comitato”, situate nelle aree rurali della provincia di Guangdong, è davvero lunga. Nessuno degli operai è stato pagato in rispetto dello stipendio minimo, in grado di coprire i costi base, ma al contrario, quasi tutti sono stati costretti a fare oltre 100 ore di straordinari al mese per vedersi garantita una paga accettabile. Straordinari che però non si potevano evitare se non con un permesso speciale concesso dalla direzione dell’azienda. Alcuni operai lavorano 24 ore di fila, senza pause e senza un giorno di riposo, mentre altri non hanno neanche mai visto una copia del contratto di lavoro. Secondo le ricerche di Sacom, anche i sistemi di sicurezza sono insufficienti. Gli operai inoltre non sono a conoscenza del funzionamento e ignorano sistematicamente le norme di sicurezza per poter lavorare più velocemente. Non vi è rappresentazione sindacale, ma, ancora peggio, nell’azienda produttrice dei badge olimpici sono stati trovati lavoratori di 15 anni. «Sappiamo però che in questo caso il comitato olimpico ha chiesto l’interruzione del contratto perché sono stati trovati dei lavoratori sotto il limite legale d’età, quindi casi di sfruttamento di lavoro minorile,» aggiunge Chan. Problematiche sono anche le ispezioni indipendenti. Secondo quanto riportato da Sacom e Play Fair, i lavoratori sono stati minacciati e, in alcuni casi, pagati per mentire ai funzionari. «Ci sono anche altre motivazioni: i lavoratori sono consapevoli che vi sono ispezioni, ma, nonostante tutto, non vogliono rivelare quali siano le reali condizioni di lavoro. Da una parte perché non sono sicuri di potersi fidare e di poter ottenere dei miglioramenti, dall’altro perché temono di perdere i clienti e quindi il posto di lavoro. In queste aziende poi vengono assunti molti lavoratori di mezza età, per i quali sarebbe sicuramente difficile trovare un altro posto di lavoro,» prosegue Chan.

GLI ACCORDI - Ma dalle zone difficili e isolate dove sorgono queste due fabbriche il documento è finito sul tavolo del comitato olimpico. Su spinta di Play Fair e dei sindacati inglesi, il comitato ha firmato un accordo per la promozione dei diritti di questi operai, riconoscendo le violazioni riscontrate in Cina e promettendo una strategia per evitare che questo si ripeta. Il documento, firmato dai sindacati in rappresentanza delle Ong e dalla direzione del comitato, stabilisce un piano d’azione per il 2012, anno in cui dovranno essere resi pubblici i nomi e le località dei fornitori cinesi e, soprattutto, dovrà essere garantita la formazione all’interno delle fabbriche, per promuovere la conoscenza dei diritti fondamentali dei lavoratori. Al momento, il primo obiettivo è stato raggiunto: il comitato ha reso pubblica una prima lista, che racconta nomi e luoghi delle aziende dove avviene il 72% della produzione. «E’ stato molto complesso realizzare questa ricerca e raccogliere le prove» spiega Debby con un sorriso. «Abbiamo lavorato di nascosto all’interno delle fabbriche, abbiamo realizzato interviste in esterno, è stato un lavoro rischioso. Ma ha dato dei frutti preziosi anche per gli anni a venire».
Chiara Caprio

http://www.corriere.it/esteri/12_marzo_ ... ab45.shtml


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 29/03/2012, 8:46

Torturato e ucciso perché omosessuale.

--

Muore il giovane gay cileno
torturato barbaramente dai nazi

FILIPPO FIORONI
28.03.2012
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Picchiato e bruciato dall'odio fascista, Daniel Zamudio ha lottato 24 giorni e poi se n'è andato, firmando col suo corpo la petizione per una legge contro la discriminazione che il governo di destra e le confessioni religiose rifiutano


È morto questa mattina Daniel Zamudio, il giovane omossessuale cileno vittima di un pestaggio nazista, oppure, vittima di una follia che perdura anche in paesi come il Cile, dove la pura razza ariana diventa una questione ancor più ridicola di quanto già non fosse nella Germania degli anni '30. Ad ucciderlo sono stati quattro suoi coetanei, che il 4 marzo scorso hanno deciso di passare il sabato sera tortulandolo per 6 ore. Picchiandolo fino a rompergli le ossa, incendiandolo, sfregiandolo di svastiche e portando la madre a dire, in lacrime, che quando l'ha visto in ospedale il suo corpo era «come un ammasso informe».

Quello di oggi è l'epilogo di un'agonia durata 24 giorni, un giorno per ogni anno vissuto da Daniel ed un giorno in più di quanto avessero previsto i medici. La maggior organizzazione per la difesa dei diritti GLBT del Cile, Movilh (Movimiento de Integración y Liberación Homosexual), sta cercando faticosamente di dare un senso alla totale assurdità di questa morte, chiedendo una rapida approvazione della legge contro la discriminazione, che ormai da 7 anni fa da zeppa a qualche seggio dimenticato del Congresso nazionale.

La sinistra ed il centrosinstra hanno subito appoggiato la proposta, visto che il codice penale è carente di una normativa in merito ed ha anche bisogno di un programma educativo nelle scuole, per lavorare su una cultura ispanica, anglosassone e indigena in cui l'ombra della dittatura di Pinochet non ha ancora del tutto smesso di accarezzare le menti con la tentazione del fascismo. I quattro asssissini, infatti, hanno tutti tra i 19 ed i 26 anni, una formazione scolastica incompleta e storie di famiglie difficili alle spalle. L'idea, poi, ha incassato anche il plauso del cantante portoricano Ricky Martin, dichiaratosi da poco gay ed ora prontissimo nel mettere la portata mediatica della sua voce al servizio di Daniel, alla cui memoria ha dedicato un premio appena riconosciutogli da un gruppo Glbt internazionale.

Contro questi sforzi, però, c'è la posizione nettamente contraria dei parlamentari di governo, nonchè quella perlomeno ambigua delle comunità religiose, con particolar fervore degli evangelisti e degli ebrei. Hedito Espinoza, uno dei vescovi di questa chiesa dissidente, ha per esempio detto che «bisogna vedere bene come sarà la legge, perchè il rischio è quello di confondere la libertà con il libertinaggio», ossia che per evitare di discrimanare qualcuno, non si deve finire con l'accettare i gay.

Il capo della comunità ebraica cilena Shai Agosin, invece, ha detto che la norma anti-discriminazione «non è una legge solo per gli omosessuali», perchè, se così fosse, «la società ne risulterebbe danneggiata». Per quanto riguarda il governo, d'altra parte, risulta interessante il comportamento assunto dal sindaco di Santiago, Pablo Zalaquett, del partito Union Democrata Independiente (Udi), che fa parte della coalizione del presidente Sebastian Piñera e che poco tempo fa è andato alla Corte Suprema assieme agli alleati Democracia Cristiana (Dc) e Renovacion Nacional (Rn) per bloccare la legge.

Dopo aver passato alcune ore fuori dalla porta dell'ospedale, accanto al padre di Daniel che veniva ritratto affranto dai media locali, Zalaquett ha provato a cancellare gli anni di ostruzionismo conservatore dichiarando: «Se in questi giorni qualcuno è stato vicino alla famiglia della vittima, quello sono stato io» e poi si è dimenticato di fare presente che in ottobre si ricandiderà alle municipali.

Visto che il caso ha toccato sul vivo un pò tutta la società, la linea del centrodestra sembra essere quella di condannare duramente il fatto, ma cercare di non farne una bandiera per i diritti dei gay, perchè il paese più stretto e lungo d'America non è pronto per ciò che per esempio nella vicina Argentina è da tempo considerato un diritto.

Intanto, mentre la nazione si interroga sui limiti della solidarietà, la Procura del distretto Centro-Nord di Santiago ha cambiato il capo d'accusa sui 4 neonazi: da tentato omicidio a omicidio aggravato e ha chiesto il massimo della pena, che in Cile, in questo si all'avanguardia, sono solo 40 anni. Poi, il sito del Movilh ha caricato una home page tutta nera, con un link a a cui chiunque può lasciare un messaggio di solidarietà alla famiglia di Daniel.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6926/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 30/03/2012, 6:43

Molto male, Giappone.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri ... 0225.shtml

Roma, 29 mar. (TMNews) - La decisione del Giappone di impiccare tre prigionieri, dopo che erano trascorsi quasi due anni senza esecuzioni, è stata giudicata "un profondo passo indietro" da Amnesty International. Il ministro della Giustizia, Toshio Ogawa, ha autorizzato le tre impiccagioni, spiegando che era suo "dovere", come titolare del ministero.

"Queste tre esecuzioni sono un profondo passo indietro e riportano il Giappone in quella minoranza di paesi che usano ancora la pena capitale", ha dichiarato Catherine Baber, vicedirettrice di Amnesty International per l'Asia e il Pacifico. "Giustificare azioni che violano i diritti umani col 'dovere ministeriale' è inaccettabile. Al contrario, dovrebbe essere responsabilità di chi ha incarichi politici di affrontare la criminalità senza ricorrere alla punizione più crudele, disumana e degradante".

Tomoyuki Furusawa, 46 anni, è stato impiccato a Tokio; Yasuaki Uwabe, 48 anni, a Hiroshima; Yasutoshi Matsuda, 44 anni, a Fukuoka. Le condanne a morte in Giappone vengono eseguite mediante impiccagione, solitamente in segreto. I prigionieri ricevono un preavviso minimo o non vengono neanche avvisati.

Solo due giorni fa, Amnesty International aveva pubblicato il rapporto sulla pena di morte nel 2011, sottolineando il positivo sviluppo dell'assenza di esecuzioni in Giappone per quasi due anni. L'organizzazione aveva chiesto, e rinnova oggi la richiesta al Giappone di unirsi agli oltre due terzi dei paesi che hanno abolito per legge o nella prassi la pena capitale o che hanno dichiarato una moratoria come primo passo verso l'abolizione.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 09/04/2012, 20:30

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