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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Una buona notizia!

Messaggioda flaviomob il 10/01/2012, 0:53

Azerbaigian, rilasciato Jabbar Savalan, ora gli altri 16 ancora in carcere!
28 dicembre 2011

Jabbar Savalan, il giovane attivista dell'Azerbaigian per la cui scarcerazione Amnesty International aveva raccolto, poche settimane prima, più di un milione di firme (di cui oltre 70.000 in Italia) nel corso della maratona globale "Write for rights", è stato rilasciato il 27 dicembre 2011 a seguito di una grazia presidenziale.

Ora l'organizzazione per i diritti umani chiede che le accuse nei suoi confronti siano completamente ritirate e che la sua reputazione sia riabilitata.

Savalan era stato arrestato il 5 febbraio e accusato di detenzione di droga. Un giorno prima, aveva pubblicato su Facebook un post in cui auspicava l'avvio di una stagione di proteste sul modello di quelle egiziane. A marzo e aprile, centinaia di persone erano scese in strada chiedendo riforme e rispetto dei diritti umani.

Nonostante le analisi del sangue avessero provato che non aveva fatto uso di droga, Savalan era stato condannato a due anni e mezzo di carcere sulla base di una "confessione" estorta sotto pressioni e in assenza del suo avvocato.

Amnesty International, esprimendo gioia per il rilascio di Savalan, ha sollecitato un analogo provvedimento nei confronti di altri 16 prigionieri di coscienza, arrestati durante le proteste di primavera e condannati a lunghe pene detentive al termine di processi irregolari.

(Amnesty)


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 11/01/2012, 21:14

E' difficile da raccontare, ma in queste ore alcuni membri di Avaaz sono torturati dal mostruoso regime siriano. Manhal* ha raccontato che è stato rinchiuso in una prigione segreta dove gli hanno strappato via le unghie di mani e piedi e fatto più volte l'elettroshock. "Ho visto la morte in faccia, e loro mi hanno torturato quasi fino a uccidermi", ci ha detto. Ma se agiremo ora potremo far sì che il sacrificio di Manhal sia la goccia che fa traboccare il vaso perché il mondo intero si schieri contro il regime di Assad.

Gli osservatori della Lega araba hanno fallito nel tentativo di fermare la repressione, ma la pressione su Assad si sta intensificando. Avaaz ha appena pubblicato un report terribile in cui svela atroci verità sui luoghi di detenzione in Siria, inclusa quella che riguarda Manhal. Se ora saremo in grado di costruire un appello globale di massa, potremo costringere governi chiave a confrontarsi con l'orrore di questo report e accelerare così la fine di Assad.

Firma la petizione ora e non appena raggiungeremo le 500.000 firme le consegneremo insieme al report di Avaaz alla Lega araba e al Consiglio di sicurezza dell'ONU, chiedendo che deferiscano Assad alla Corte penale internazionale per essere processato per crimini contro l'umanità.

* Il nome di "Manhal" è stato cambiato per proteggere la sua identità.

Link per firmare l'appello:

http://www.avaaz.org/it/arrest_syrias_t ... 80&v=11946


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/01/2012, 6:41

Lasciati indietro: negato il diritto all'istruzione ai bambini dello Zimbabwe!
Data di pubblicazione dell'appello: 10.01.2012
Status dell'appello: aperto

Immagine

Il 18 maggio 2005, che coincide con l'inizio dell'inverno in Zimbabwe, il governo aveva avviato un'operazione di smantellamento degli insediamenti abitativi precari, meglio conosciuta come Operazione Murambatsvina che tradotto significa "Sbarazzarsi della spazzatura", lasciando, nel giro di poche settimane, 700 mila persone senza casa e senza mezzi di sostentamento, nonostante sentenze del tribunale ordinassero di non procedere con gli sgomberi.

Prima dell'Operazione Murambatsvina migliaia di persone guadagnavano grazie al commercio informale, unica fonte di reddito per la maggior parte degli abitanti dello Zimbabwe. Gli sgomberi forzati di massa hanno distrutto insieme alle case anche le attività di piccola e media dimensione, spingendo persone già povere nella miseria. Alle donne che grazie ad attività informali riuscivano a mantenere sé stesse, i propri figli e gli orfani della pandemia dell'AIDS, è stato impedito di proseguire il loro lavoro.

L'Operazione Murambatsvina ha avuto un'altra conseguenza negativa e cioè l'interruzione dell'istruzione per 220 mila minori tra i 5 e i 18 anni. Gli sgomberi forzati hanno compromesso l'accesso all'istruzione in diversi modi. La demolizione di case e la distruzione di proprietà hanno gettato i capifamiglia nella miseria e in alcune zone gli edifici scolastici sono stati demoliti, mettendo quindi fine all'istruzione di un'intera comunità di studenti; anche il trasferimento forzato di alcuni capifamiglia verso zone rurali ha contribuito a interrompere l'istruzione dei loro figli.

L'operazione Garikai ("Nuova vita"), lanciata in un secondo tempo come sforzo di ricostruzione per fornire alloggi alternativi agli sgomberati dell'Operazione Murambatsvina è stata di scarso successo: la maggior parte di coloro che dovevano beneficiarne, comunque una minoranza degli sgomberati del 2005, ha ricevuto solo un appezzamento di nudo terreno senza servizi, su cui , ancora nel marzo del 2011 si sopravviveva in rifugi di plastica. Le poche case costruite grazie al progetto Garikai sono risultate completamente inabitabili, prive di pavimenti, finestre, acqua o servizi igienici.

Durante gli sgomberi forzati del 2005 sono state distrutte anche le scuole organizzate dalle agenzie umanitarie. Quando è stata lanciata l'Operazione Garikai il governo si è opposto al fatto che le organizzazioni umanitarie riorganizzassero scuole utilizzando strutture temporanee. Il governo ha chiesto alle agenzie umanitarie di fornire edifici permanenti se volevano aiutare le vittime con abitazioni o scuole. Il risultato è stato che ad oggi non sono state costruite nuove scuole.

Per firmare on line:
http://www.amnesty.it/zimbabwe_diritto_ ... ne_bambini


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/01/2012, 6:50

Usa: 'Abd al Rahim Hussayn Muhammed al Nashiri rischia la pena di morte
Data di pubblicazione dell'appello: 10.01.2012
Status dell'appello: aperto

Immagine

La pena di morte è stata approvata quale opzione nell'imminente processo di un cittadino saudita, detenuto presso la base navale di Guantánamo Bay, a Cuba. L'uomo sarà giudicato da una commissione militare, un tipo di giurisdizione che non è conforme agli standard internazionali del giusto processo.

Il cittadino saudita 'Abd al Rahim Hussayn Muhammed al Nashiri da circa nove anni è in custodia delle forze statunitensi. Arrestato nell'ottobre 2002 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dalle forze di sicurezza locali, dopo un mese è stato consegnato alle autorità americane che lo hanno trattenuto in segreto in località sconosciute della Cia per quasi quattro anni. In questo periodo è stato vittima di sparizione forzata e ha subito torture e maltrattamenti. Nel settembre 2006 è stato trasferito alla custodia militare americana a Guantánamo, dove è ancora detenuto.

Il 20 aprile 2011, il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato che 'Abd al Rahim al Nashiri è stato formalmente incriminato sulla base dell'Atto sulle commissioni militari (Military Commissions Act del 2009), con le accuse di "omicidio in violazione delle leggi di guerra" e "terrorismo". È accusato di aver avuto un ruolo per avuto un ruolo preponderante in due attentati: il primo, il 12 ottobre 2000 nello Yemen, contro la portaerei americana Cole in cui furono uccisi 17 marinai americani e feriti altri 40; il secondo, il 6 ottobre 2002 nel golfo di Aden contro la petroliera francese Mv Limburg, che causò la morte di un membro dell'equipaggio.

La raccomandazione del pubblico ministero che la pena di morte fosse un'opzione al processo è stata approvata il 28 settembre 2011 dal vice ammiraglio in pensione Bruce MacDonald, che detiene il titolo di "autorità di convocazione" delle commissioni militari, quando ha qualificato le accuse contro 'Abd al Rahim al Nashiri come reati punibili con la pena di morte.

Il 16 novembre un giudice militare ha dichiarato che il 18 gennaio 2012 avrà luogo la prossima udienza innanzi alla commissione militare a Guantánamo durante la quale saranno stabilite le date del processo.
Prima dell'udienza la difesa ha presentato una serie di richieste, tra cui quella di chiarimenti all'Amministrazione sulla possibilità che la detenzione a tempo indeterminato di 'Abd al Nashiri possa continuare anche qualora fosse assolto dalla commissione militare.
Sia l'Amministrazione Bush che quella Obama hanno affermato che sono legittimate a farlo a norma delle leggi di guerra. Tuttavia l'Amministrazione ha sostenuto che è prematuro parlare di ciò che accadrà ad Abd al-Nashiri in caso di assoluzione. Anche il giudice militare ha dichiarato che si tratta di un problema che potrebbe essere sollevato quando verrà istruita la giuria.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi e incondizionatamente. Il diritto internazionale dei diritti umani, pur riconoscendo che alcuni stati mantengono la pena capitale nei rispettivi ordinamenti, ne proibisce l'imposizione e l'esecuzione in seguito a un processo non conforme agli più elevati standard internazionali di giusto processo.

Le commissioni militari statunitensi non sono conformi a questi standard. Il ricorso alla pena di morte a seguito di un processo iniquo costituirebbe violazione del diritto internazionale.

http://www.amnesty.it/guantanamo_pena_di_morte


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Invictus

Messaggioda flaviomob il 13/01/2012, 23:39

"Son io il padrone del mio destino, il capitano dell' anima mia."




da :
William Ernest Henley (1849-1903).
citato da Nelson Mandela
nel Film "Invictus" - 2009

di Clint Eastwood



Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.




Testo originale

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


William Ernest Henley (1849-1903).


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 14/01/2012, 13:40

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... finocchio/

Si suicida uno dei ragazzi che aveva partecipato al progetto It Gets Better

Eric James Borges era un ragazzo di 19 anni che in qualche modo ce l’aveva fatta a superare i suoi problemi, o meglio, i problemi che la società gli aveva gettato addosso: difficile vivere nelle scuole americane dopo aver fatto coming out, aver confessato la propria omosessualità. Nel video che aveva registrato per il progetto It Gets Better, campagna per “dare alla gioventù omosessuale speranza e futuro”, aveva raccontato tutte le difficoltà da lui superate che, alla fine, lo convincevano a dire: “Ragazzi, andrà meglio”.

IT GETS BETTER – Purtroppo, non ce l’ha fatta, e si è suicidato ieri. Così parlava nel suo video.

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Guantanamo afgana

Messaggioda flaviomob il 15/01/2012, 16:12

Il fallimento di Obama. Guantanamo non chiude, ma si espande...

--

http://lepersoneeladignita.corriere.it/ ... ghanistan/

Bagram, la “Guantánamo” nascosta nel cuore dell’Afghanistan

di Riccardo Noury

Quattro giorni fa, ricordando i dieci anni trascorsi dall’apertura del centro di detenzione di Guantánamo, avevo accennato a un luogo di prigionia se possibile persino peggiore, in funzione da altrettanti anni (e qualche mese in più) e con un numero di prigionieri fino a 18 volte maggiore (nella foto alcuni detenuti lasciano il carcere).

La prigione situata all’interno della base aerea di Bagram, la più grande struttura detentiva diretta dagli Usa in Afghanistan, a nord della capitale Kabul, è ora al centro di un contenzioso tra il presidente Hamid Karzai e l’Amministrazione statunitense: Karzai vuole che entro febbraio Bagram sia posta sotto il controllo del suo governo.

All’improvviso, all’inizio dell’anno, il presidente afgano ha preso a cuore la situazione dei detenuti, nominando anche una commissione d’inchiesta per verificare le denunce di tortura che provengono regolarmente da Bagram (qui a sinistra nella foto).

Il presidente della commissione, Gul Rahman Qazi, rientrato a Kabul dopo aver visitato il centro di detenzione, ha detto che molti detenuti gli hanno raccontato di pestaggi, ispezioni corporali umilianti, esposizione a temperature estremamente rigide.

“Non abbiamo visto segni visibili delle torture sul corpo dei prigionieri, ma ci hanno riferito di averle subite” – ha dichiarato Qazi alla stampa.

Un portavoce di Washington ha replicato che gli Usa “prenderanno sul serio e indagheranno sulle denunce di abusi”, aggiungendo che l’Amministrazione Obama lavora in direzione di un accordo congiunto sul trasferimento dei detenuti di Bagram sotto il controllo afgano “in modo responsabile”, senza specificare quale e in che tempi. Lo stesso impegno era stato annunciato nel 2009, dopo un’inchiesta della Bbc, senza che portasse ad apprezzabili risultati.

Secondo le organizzazioni per i diritti umani, a Bagram si troverebbero almeno 2000 detenuti. Ci sarebbero anche detenuti prosciolti o che hanno scontato tutta la pena, e che tuttavia rimangono reclusi. Qazi ha citato fonti statunitensi, secondo le quali solo un detenuto su 10 sarebbe sotto inchiesta. Un anno e mezzo fa, la Croce rossa internazionale ha parlato di una “seconda Bagram” all’interno della base aerea, un carcere segreto.

La Guantánamo afgana rischia di rimanere una ferita ai diritti umani tanto quanto, se non di più, quella originale. Ci vuole tanto, tanto ottimismo per immaginare che, semmai passeranno sotto il controllo del governo afgano, i detenuti di Bagram saranno trattati nel rispetto dei loro diritti fondamentali.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/01/2012, 13:54

da Repubblica:

CUBA
Prigioniero politico muore
dopo 50 giorni di digiuno


Wilmar Villar, 31 anni, era stato arrestato lo scorso novembre durante una manifestazione di protesta ed era stato condannato a quattro anni di detenzione. L'opposizione: "La responsabilità è del governo"

L'AVANA - Un prigioniero politico cubano è morto in un ospedale di Santiago di Cuba dopo 50 giorni di sciopero della fame. Lo ha reso noto l'esponente dell'opposizione Elizardo Sanchez spiegando che Wilmar Villar, 31 anni, aveva smesso di alimentarsi per protestare contro una condanna a quattro anni di detenzione inflittagli il 24 novembre scorso.

Sanchez, che guida la Commissione cubana per i diritti dell'uomo e per la riconciliazione nazionale, organizzazione illegale ma tollerata dalle autorità, ha precisato che le condizioni di salute di Villar si erano deteriorate negli ultimi giorni e l'uomo era stato ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Santiago di Cuba. La commissione cubana per i diritti umani "considera che la responsabilità morale, politica e giuridica della morte di Villar sia del governo cubano", ha aggiunto parlando di un decesso "evitabile".

Villar apparteneva dallo scorso settembre a un gruppo chiamato Unione Patriottica di Cuba, un'organizzazione nata a metà del 2011, anche questa illegale ma tollerata dalle autorità. Era stato arrestato il 14 novembre mentre partecipava a una manifestazione di protesta. Nel 2010 un altro detenuto politico, Orlando Zapata, era morto 1 dopo 85 giorni di sciopero della fame.


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Vuoi diventare un bandito del clima?

Messaggioda flaviomob il 20/01/2012, 14:01

http://www.banditidelclima.org/?utm_sou ... ign=lancio

Lo scorso 6 dicembre il nostro responsabile della campagna Energia e Clima, Salvatore Barbera, è stato bandito da Roma per due anni con un foglio di via obbligatorio. Il suo crimine? Aver partecipato a una protesta nonviolenta in difesa del clima, davanti a Palazzo Chigi, per chiedere al nostro Governo di impegnarsi contro i cambiamenti climatici.

Se un attivista di Greenpeace è un bandito, tutti noi siamo banditi del clima. E tu? Entra in azione: compila il form e invia la tua foto.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 21/01/2012, 14:52

Da il Manifesto di mercoledi scorso, 18 gennaio.

storie - LA GIUSTIZIA AMERICANA E LA CACCIA AI RAGAZZINI
Minori ZERO TOLLERANZA

APERTURA - Marco Cinque

Dopo la vicenda di Cristian Rodriguez, un ragazzino di 13 anni che rischia l'ergastolo in Florida, un viaggio tra i «bambini cattivi» degli Stati uniti, arrestati e processati come adulti. Un rapporto del comitato Paul Rogeau.

Cosa può mai succedere a una ragazzina di 12 anni che sgranocchia una patatina fritta nella stazione metropolitana di un qualunque paese democratico? In Italia, Francia o Germania nulla di male, ma se ci si trova a Washington, negli Stati uniti, è un gesto che può costare molto caro e non a causa di qualche malintenzionato o poco di buono, ma per mano degli stessi tutori dell'ordine. Quel che successe alcuni anni fa ad Ansche Hedgepeth è surreale e grottesco. Venne arrestata quand'era dodicenne proprio per aver mangiato una patatina mentre aspettava una compagna di scuola, grazie a un rigurgito repressivo del Distretto di Columbia che prevedeva la cosiddetta «tolleranza zero» per reati anche di piccola entità, tra cui era previsto anche il divieto di consumare cibo all'interno delle stazioni della metropolitana.

La bambina dovette subire tutte le degradanti procedure dell'arresto: ammanettata, perquisita, umiliata, privata dei lacci delle scarpe ed anche dell'inviolabilità di quella dignità umana che dovrebbe essere garantita a tutte le persone, soprattutto ai bambini. Terrorizzata, Ansche pianse per tutto il tempo. Fu poi fatta sedere nella vettura della polizia, in uno scompartimento chiuso, condotta in un centro di detenzione per minorenni dove le vennero prese le impronte digitali e scattate foto segnaletiche come a un qualsiasi criminale. Ma la cosa più assurda sta nel fatto che, per lo stesso identico "reato", un adulto è punibile con una semplice multa, a differenza dei minorenni che sono raramente in possesso di documenti d'identità e sembra siano inclini a mentire sulle loro generalità. Alla faccia del Quarto e Quinto Emendamento della Costituzione dove si afferma che nessun cittadino può essere discrimi nato!

In questo caso invece è accaduto l'inconcepibile. Oggi Ansche ha la vita rovinata da quella dolorosa vicenda e dalla sua fedina penale che, secondo la recente decisione presa dopo 4 anni di inutili ricorsi dal Giudice Federale John Roberts (ora Capo della Corte Suprema Usa), dovrà restare sporca per sempre, semplicemente per aver mangiato una maledetta patatina.
Oltre ai casi di Ansche e di Cristian Rodriguez (un tredicenne che rischia la galera a vita), divulgati dal Comitato Paul Rougeau, le vicende giudiziarie e poliziesche statunitensi sono piene di bambini dai 5 ai 13 anni perquisiti, ammanettati, arrestati e processati alla stregua dei furfanti più incalliti.

Sono molti gli arresti, spesso frutto di abusi di potere, consumati nelle scuole americane: nel 2007, nella Cavaliere High School californiana di Palmdale, le guardie della sicurezza hanno aggredito, rompendole un braccio, una studentessa sedicenne che aveva fatto cadere in terra le briciole di una torta e non le aveva raccolte, assaltando poi con brutalità anche un altro studente che riprendeva la scena con un telefonino. Per coprire l'aggressione, condita persino da insulti razzisti, gli agenti hanno fabbricato prove false per incriminare i minori, facendoli arrestare il giorno successivo. Nel 2010, a New York, la dodicenne Alexa Gonzalez è stata ammanettata e trasferita nella stazione di polizia per aver scarabocchiato con dei pennarelli sul suo banco scolastico frasi innominabili come: «Io amo i miei amici Abby e Fede». L'organizzazione New York Civil Liberties Union ha intentato una causa relativa a più di 20 casi di arresti illegali e abusi fatti dai funzionari della sicurezza nelle scuole dello Stato di New York.

Persino le scuole d'infanzia non sono immuni dagli interventi di zelanti poliziotti, totalmente estranei al senso della misura e anche del ridicolo, come quelli che l'anno scorso hanno ammanettato e arrestato Michael Davis, un bimbo di appena 5 anni, nella scuola di Stockton, in California. E Michael non è l'unico cui è toccata questa sorte, anche ad un'altra vivace bimbetta della stessa età, in una scuola materna di St. Petersburg, in Florida, è stato riservato lo stesso inqualificabile trattamento.

Evelyn Towry, una bambina autistica di 8 anni, è stata prima maltrattata dal personale della scuola elementare di Kootenai, riportando segni e lividi sul corpo, poi ammanettata e arrestata dalla polizia; ma pure qui la scena si è ripetuta, con un altro bimbo disabile di 8 anni afflitto da autismo, arrestato dagli agenti della polizia di Denver. Una bambina di 10 anni, Reagan Green, è stata arrestata e incriminata di aggressione a Flower Mound, in Texas, a seguito di una baruffa avuta con la sua sorella maggiore. Il 29 aprile del 2010 il giudice Duane Huffer di un tribunale per Minori dell'Indiana, decretò che il dodicenne Paul Gingerich venisse processato come un adulto per aver ucciso con un'arma da fuoco il patrigno di un suo amico.

L'elenco sarebbe ancora piuttosto lungo e potrebbe sembrare uno scherzo di cattivo gusto, se non il tentativo di offuscare la credibilità di una nazione troppo generosamente accreditata di elevati livelli di rispetto dei diritti civili e umani, ma in verità questa vuole essere semplicemente una presa d'atto dell'amara realtà che si consuma con inquietante regolarità negli Stati uniti, dove ben 70 ragazzini di 13 e 14 anni sono stati condannati all'ergastolo senza la possibilità di liberazione (come documentato dall'organizzazione Equal Justice Initiative) e dove attualmente ci sono oltre 2000 giovani condannati a morire in carcere.
Tutti gli studi neurologici, psicologici e sociologici confermano che i bambini di 12 e 13 anni hanno spesso un senso di responsabilità non sufficientemente sviluppato. Proprio per questo sono considerati immaturi per votare, guidare, sposarsi senza il consenso dei genitori, bere alcolici e hanno ancora l'obbligo della frequenza scolastica. Ma sono incomprensibilmente considerati maturi per essere arrestati, processati e spediti in gattabuia come qualsiasi adulto.

La maggioranza dei ragazzini condannati a morire in prigione per reati commessi nella fase adolescenziale provengono da ambienti di degrado ed emarginazione. Hanno vissuto situazioni di abbandono, povertà, violenza, abusi fisici e sessuali. Inoltre, i minori destinati nelle carceri per adulti rischiano di essere aggrediti e violentati cinque volte di più che se si trovassero in carceri minorili ma, in ogni caso, per loro andare in galera è esattamente come finire nell'ultimo girone del peggiore inferno. Per fortuna di molti degli attuali galeotti in braghe corte, il primo marzo del 2005 la Corte Suprema votò, a stretta maggioranza, la sospensione della pena di morte per i minorenni, altrimenti una parte di loro avrebbe seriamente rischiato di essere affidata alle mani del boia. Il patibolo persiste purtroppo per i malati mentali, che probabilmente ispirano meno compassione dei pur temibili furfanti in erba.
Alla luce dei casi riportati, che sono solo la punta di un iceberg ben più vasto e profondo, verrebbe da pensare, al di là degli abusi e dei diritti violati, che la pedagogia stessa sia una materia totalmente sconosciuta a molti legislatori, insegnanti, giudici e poliziotti americani. La caccia ai bambini cattivi è aperta ormai da troppo tempo, sarebbe bene che i governi dei paesi alleati aiutassero i "cacciatori" a chiuderla al più presto.

(Per il Comitato Paul Rougeau ha collaborato Grazia Guaschino)


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