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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Uranio impoverito: la sentenza

Messaggioda flaviomob il 16/08/2011, 9:10

Uranio impoverito, lo Stato deve risarcire la famiglia del soldato Melis

La sentenza del tribunale civile dopo l’archiviazione dell’inchiesta penale. La Difesa pagherà 584 mila euro
MILANO - «Stavamo aspettando da sette anni questo risultato e finalmente è arrivato. Era ciò che voleva mio figlio: che fosse riconosciuta la causa del suo male. I soldi non lo faranno ritornare. Valery si è battuto per questo quando era in vita e noi abbiamo continuato la sua battaglia». Parla adagio Marie Claude Melis, di origine francese, mentre commenta la decisione del Tribunale civile di Cagliari che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 584 mila euro i familiari di Valery Melis, il militare di Quartu morto nel febbraio 2004 dopo una lunga malattia che lo aveva colpito quattro anni prima, di ritorno da una missione in Kosovo.

LE RESPONSABILITA' - Il giudice Vincenzo Amato ha anche ritenuto responsabile l'Esercito di essere stato a conoscenza dei rischi a cui i soldati andavano incontro negli anni Novanta, durante le missioni balcaniche. «Deve ritenersi - scrive il giudice - che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi alle cellule del sistema immunitario come rilevato con frequenza di gran lunga superiore della media per i militari rientrati dai Balcani».

«SENTENZA STORICA» - Parla di «sentenza storica» l'avvocato della famiglia, Ariuccio Carta, mentre la madre del ragazzo, Marie Claude Melis, ha ricordato la lotta del figlio contro il male: «Valery era convinto di farcela, purtroppo non è stato così». Lo Stato dovrà pagare 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 ad ognuno dei due fratelli, più 23 mila euro di spese processuali. Dopo l'archiviazione dell'inchiesta della Procura, condotta dall'ex procuratore aggiunto di Cagliari Mario Marchetti, la sentenza del Tribunale civile sembra puntare comunque l'indice sull'Esercito: «Nonostante fosse stato preavvertito da altro comando alleato - ha proseguito il giudice Amato - non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall'altro non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione».

LE MISSIONI - Il militare morì a 27 anni, il 4 febbraio 2004, dopo aver a lungo combattuto contro il linfoma che lo aveva colpito: nel 1997 e nel 1999 aveva partecipato alle missioni in Albania e Kosovo, nel contingente interforze che partecipò alla guerra nei Balcani. Molti altri soldati sardi si sono ammalati di ritorno da missioni in scenari internazionali: fra questi il maresciallo Marco Diana, che continua la sua battaglia, e Salvatore Vacca, fante del 151/o Reggimento della Brigata Sassari, scomparso a 23 anni nel settembre 1999 per una leucemia acuta. (Ansa)

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/08/2011, 3:37

dal Fatto:


“Libertà per il Tibet, basta oppressione cinese”. Il monaco si dà fuoco per protesta

Tsewang Norbu, monaco 29enne, è andato sul ponte di una cittadina della provincia del Sichuan, ha cominciato a gridare slogan inneggianti alla libertà del Tibet e al ritorno del Dalai Lama a Lhasa. Poi si è immolato morendo sul posto. I monaci di Nyitso hanno portato via il corpo per celebrare i riti funerari ma i soldati cinesi hanno cercato di strapparglielo viaIl 15 agosto Tsewang Norbu, un monaco 29enne del monastero di Nyitso della prefettura di Kardze (tradizionalmente parte della regione del Tibet conosciuta come Kham) è morto dopo essersi dato fuoco per protesta contro il governo cinese.

Verso mezzogiorno Tsewang è andato sul ponte nel centro della cittadina di Tawu, nella prefettura autonoma di Kardze della provincia del Sichuan. Ha cominciato a gridare slogan inneggianti alla libertà del Tibet e al ritorno del Dalai Lama a Lhasa, la ex capitale del Tibet, che fino al 1951 era uno stato sostanzialmente autonomo e indipendente. Dopo una decina di minuti ha bevuto petrolio, se ne è cosparso il corpo e si è dato fuoco, trasformandosi immediatamente in una torcia umana e morendo subito dopo.

Tsering Woeser, la poetessa e blogger buddhista di padre cinese di etnia han e madre tibetana, che vive a Beijing e tiene un blog considerato una preziosa fonte di informazione indipendente sulla Cina, ha scritto su Twitter: “Tsewang ha lanciato dei volantini e gridato slogan, chiedendo libertà per il Tibet e il ritorno di Sua Santità il Dalai Lama”. E ancora: “Dopo dieci minuti si è immolato sulla strada principale per Beijing ed è morto sul posto”. Stando alla Woeser, i monaci di Nyitso hanno portato via il corpo per celebrare i riti funerari ma i soldati cinesi hanno cercato di strapparglielo via.

Sembra che il gesto disperato di Tsewang sia dovuto alle nuove restrizioni politiche e religiose imposte dalla Cina nella regione, e in particolare nella contea di Tawu. Il 16 marzo scorso si era dato fuoco Phuntsog, un monaco di 20 anni del monastero di Kirti, nella contea di Amdo Ngaba a circa 200 chilometri da Tawu, per commemorare la manifestazione del 2009 di monaci e laici durante la quale, a causa della repressione, molti erano stati uccisi. Fra questi una donna incinta, una studentessa di 16 anni e un bambino di 5. Da allora le autorità cinesi hanno dato il via a una nuova ondata di arresti, controlli e sessioni di “rieducazione” forzata.

Il 6 luglio scorso oltre 10.000 persone fra laici e monaci si sono riunite per celebrare il 76esimo compleanno del Dalai Lama. La macchina repressiva si è fatta subito sentire. I rituali previsti non sono stati portati a compimento e, come punizione per aver indetto l’evento, al monastero di Nyitso è stata tagliata l’acqua corrente e l’elettricità per una settimana. Un episodio ancora più grave è accaduto il 10 agosto quando Thinlay, un prigioniero politico tibetano arrestato nell’aprile 2009 per aver distribuito manifestini inneggianti la libertà del Tibet, è morto a causa delle torture subite durante sette mesi di detenzione. In questo periodo sembra sia stato torturato e picchiato duramente anche sulla testa e abbia riportato danni che gli hanno causato gravi disturbi psicologici, di cui ha continuato a soffrire fino alla morte.

Specie da quando è scoppiata la protesta di Lhasa del 2008, i monasteri buddhisti maschili e femminili della Regione Autonoma del Tibet devono affrontare restrizioni delle libertà civili via via maggiori da parte delle autorità cinesi. Chemi Tenzin, un monaco nativo di Tawu appartenente al monastero di Ganden, uno dei tre grandi centri di studio del buddhismo tibetano della scuola Gelugpa distrutto completamente nel 1959 e ristabilitosi in Karnataka, nell’India meridionale, ha detto che “le autorità cinesi hanno tagliato acqua ed elettricità ai monasteri di Nyitso sin dalle celebrazioni per il compleanno del Dalai Lama. Dopo la morte di Tsewang la Cina ha intensificato i controlli e ha circondato il monastero, mettendo i monaci in una situazione di grave pericolo”.

L’agenzia ufficiale del governo cinese, Xinhua, ha riportato che un monaco si è dato fuoco ma “non è chiaro perché si sia bruciato”. Stephanie Brigden, direttore dell’organizzazione Free Tibet di Londra, ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per quello che potrebbe succedere a Tawu. Nelle ultime ore le linee telefoniche sono state tagliate, gli Internet caffè sono stati chiusi […] e l’esercito ha circondato il monastero”.

Anche il neo primo ministro del governo del Tibet in esilio Lobsang Sangay ha dichiarato su The New York Times, in un editoriale dal signficativo titolo “Il mito del paradiso socialista”, che la morte di Tsewang Norbu, che ha definito “la seconda auto immolazione di quest’anno”, è “una testimonianza sulla continua repressione della Cina e sulla continua resistenza dei tibetani.” Ha detto di non incoraggiare le proteste ma che è suo “sacro dovere sostenere i coraggiosi compatrioti senza voce”.

Il suicidio tramite il fuoco è una pratica storicamente attestata in Asia ed è considerata una testimonianza resa per attrarre l’attenzione su un certo problema e, soprattutto, per punire moralmente chi ha costretto la persona a commettere quel gesto. Tsewang ha certamente attirato l’attenzione sulla situazione dei tibetani in Cina ma, stando al rapporto 2011 di Amnesty International, i diritti umani e civili di tibetani, uiguri, mongoli e altre minoranze etniche del paese sono sistematicamente violati. Chi sa se il governo cinese si sente moralmente colpevole del sacrificio di Tsewang.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 30/08/2011, 11:21

Ultimi appelli:

http://www.amnesty.it/elenco-appelli-firma-online.html

29/08/11 - Appello Nepal: le famiglie degli scomparsi meritano giustizia!

L'8 ottobre 2003, Sanjiv Kumar Karna stava facendo un picnic con un gruppo di amici a Janakpur, Nepal, quando, insieme ai suoi amici, è stato picchiato e arrestato da 25-30 ufficiali dell'esercito e della polizia. Non sono stati più né visti né sentiti da allora.

12/08/11 - Appello chiuso Fermare l'angoscia delle famiglie degli scomparsi in Libia

Grazie a quanti hanno firmato questo appello. Vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.

12/08/11 - Azione urgente Pakistan: baluci detenuti rischiano la morte

Il corpo di uno studente attivista baluci è stato ritrovato il 16 luglio, dopo aver trascorso cinque mesi in custodia dei paramilitari e delle Guardie di frontiera. Altridieci uomini baluci, arrestati nello stesso momento, sono in grave pericolo e rischiano la stessa sorte.

11/08/11 - Appello - Brasile, Sudafrica e India devono contribuire a fermare lo spargimento di sangue in Siria

Il 3 agosto il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha dato una risposta del tutto inadeguata alla repressione in atto in Siria. Tre membri, che erano opposti a un'azione incisiva, stanno inviando una delegazione congiunta in Siria. Facciamo pressione su di loro, firma l'appello!

10/08/11 - Azione urgente - Bielorussia: difensore dei diritti umani arrestato

Ales Bialatski, famoso difensore dei diritti umani, è stato arrestato nel centro di Minsk, in Bielorussia, il 4 agosto. Il suo arresto potrebbe essere una conseguenza del suo lavoro
in difesa dei diriitti umani.

08/08/11 - Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio nella nuova legislazione della Romania

In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente protetto dall'attuale legislazione romena.

08/08/11 - Azione urgente Serbia: famiglie rom rischiano sgombero forzato!

Grazie a quanti hanno firmato questo appello. Le famiglie sono state sfortunatamente sgomberate.

28/07/11 - Operazione trasparenza - Diritti umani e polizia in Italia

Nel decimo anniversario del G8 di Genova, Amnesty International chiede all'Italia di introdurre il reato di tortura, gli strumenti per prevenire e punire gli abusi di funzionari e agenti delle forze di polizia e le misure per identificare gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico.

28/07/11 - Appello - Uganda: difensore dei diritti umani arrestato!

Al-Amin Kimathi, difensore dei diritti umani del Kenya che collabora con il Forum musulmano dei diritti umani, è stato arrestato in Uganda, il 15 settembre 2010. Chiedi il suo rilascio immediato!

28/07/11 - Appello - Iran: giornalista condanna a 10 anni di carcere!

Walid Mohammad Sadiq Kabudvand, è un prigioniero di coscienza, difensore dei diritti umani e giornalista della minoranza curda in Iran, arrestato il 1° luglio 2007 a Teheran da agenti della sicurezza in borghese.

22/07/11 - Azione chiusa Cina: Mao Hengfeng rischia di nuovo la tortura!

Il 28 luglio, verso le 11 del mattino, Mao Hengfeng ha fatto finalmente ritorno a casa. Grazie a quanti hanno firmato in suo favore.

22/07/11 - Perù: accesso ai servizi per la salute per tutte le donne

Il Perù continua a essere uno dei paesi con il più alto tasso di mortalità materna di tutta l'America Latina. A morire sono soprattutto le donne native e povere che vivono in aree rurali. La maggior parte di queste morti potrebbe essere evitata attraverso cure mediche accessibili e di qualità.

21/07/11 - Azione urgente - Iran: attivista detenuta nonostante l'ordine di scarcerazione

Maryam Bahreman, attivista per i diritti delle donne, rimane in carcere, nonostante il pubblico ministero di Shiraz abbia ordinato il suo rilascio su cauzione all'inizio di luglio.
Maryam Bahreman è una prigioniera di coscienza.

19/07/11 - Appello - Iran: Arash Alaei deve essere liberato!

Arash Alaei, esperto nella prevenzione e nel trattamento del virus dell'Hiv/Aids, è stato condannato nel gennaio 2009 rispettivamente a sei anni di carcere per "collaborazione con un governo nemico". E' un prigioniero di coscienza!

14/07/11 - Appello - Russia: giustizia per Natalia Estemirova

Il 15 luglio ricorre il secondo anniversario dell'uccisione di Natalia Estemirova, attivista per i diritti umani che lavorava nella regione del Caucaso del Nord. A due anni dalla sua morte non è ancora stata fatta giustizia!


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Il delta del Niger

Messaggioda flaviomob il 07/09/2011, 8:54

"La mia terra, le mie zone di pesca, le mie canoe, i miei orti e i frutteti sono andati distrutti".

Barizaa Dooh ha perso tutto ciò che aveva a causa di una fuoriuscita di petrolio. Centinaia di migliaia di persone, che come Barizaa vivono nel Delta del Niger, sono costrette a bere, a cucinare e a lavarsi con acqua inquinata; mangiano pesce contaminato da petrolio, se sono abbastanza fortunate da trovarlo. Le loro terre o i loro stagni sono ormai inutilizzabili. E questo perché le attività estrattive delle multinazionali causano inquinamento, mettendo a rischio la salute delle persone e minacciando l'accesso a cibo e acqua.
Il governo della Nigeria e le compagnie che da anni fanno profitti grazie al petrolio non possono più ignorare i diritti umani. Il Delta del Niger deve essere bonificato e le aziende devono rispondere dell'impatto delle loro attività sui diritti umani.
++++
Nel 2008, a Bodo Creek, l'incendio di una conduttura dell'oleodotto causò un'enorme fuoriuscita di petrolio, che si è versato nella palude e ha ricoperto la baia di uno spesso strato, uccidendo i pesci. La fuoriuscita è continuata per oltre due mesi e la Shell, responsabile della conduttura, non ha interrotto il riversamento né contenuto la fuoriuscita in tempi adeguati.
A tre anni di distanza, la Shell ha finalmente riconosciuto la sua responsabilità e ammesso che un danno ai dispositivi aveva causato il disastro. Ma non c'è stata ancora alcuna bonifica e le vittime non hanno avuto giustizia.
In questa regione, ricca di petrolio, attraversata da chilometri di condutture delle multinazionali, punteggiata da pozzi e stazioni petrolifere, le persone, soprattutto quelle povere, bevono, cucinano e si lavano con acqua inquinata. Mangiano pesce contaminato da petrolio, quando sono abbastanza fortunate da trovarlo, e se avevano della terra da coltivare o degli stagni in cui pescare, questi sono ormai inutilizzabili. L'inquinamento e i danni ambientali causati dall'industria petrolifera mettono a rischio la salute delle persone e minacciano il loro accesso al cibo e all'acqua pulita.
Le aziende, che non sono vincolate da leggi forti ed efficaci, non prevengono i danni ambientali né rimediano ai loro errori, bonificando le aree colpite.

Il governo della Nigeria e le compagnie petrolifere, come Shell, Eni e Total, che da anni fanno profitti grazie all'estrazione di petrolio nella regione, non possono più ignorare i diritti umani. Il Delta del Niger deve essere bonificato e le aziende devono essere chiamate a rispondere dell'impatto devastante delle loro attività economiche sui diritti umani e sulla vita di centinaia di migliaia di persone.

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/Ser ... tembre2011


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 07/09/2011, 11:21

http://www.italiarazzismo.it/upload/fil ... ambini.pdf

Centinaia di bambini "imprigionati" nel centro di detenzione di Lampedusa. Illegalmente.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda ranvit il 07/09/2011, 11:22

Il governo della Nigeria e le compagnie petrolifere, come Shell, Eni e Total, che da anni fanno profitti grazie all'estrazione di petrolio nella regione, non possono più ignorare i diritti umani. Il Delta del Niger deve essere bonificato e le aziende devono essere chiamate a rispondere dell'impatto devastante delle loro attività economiche sui diritti umani e sulla vita di centinaia di migliaia di persone.




Speriamo sia possibile! :(
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Royal Bomb of Scotland

Messaggioda flaviomob il 07/09/2011, 11:47

Corriere e Amnesty:

Gli sporchi affari della Royal Bank of Scotland

di Monica Ricci Sargentini

Niente più affari con aziende che costruiscono le bombe a grappolo, niente più finanziamenti all’ultimo dittatore d’Europa, il leader bielorusso Alexander Lukashenko. La campagna lanciata da Amnesty International ha funzionato e dopo 10mila email di protesta il direttore esecutivo della banca Stephen Hester si è arreso e ha promesso di sospendere qualsiasi tipo di relazione con i clienti che sono coinvolti nella produzione delle bombe a grappolo. “La Rbs – ha dichiarato – non approverà nessuna domanda di finanziamento che possa portare alla violazione della Convenzione di Oslo sulle munizioni a grappolo. Ci assicureremo sempre che i contratti con chi lavora nel settore della difesa riguardino attività che siano consone allo spirito della Convenzione”.

Amnesty aveva iniziato la sua campagna il 16 agosto nell’ambito di una strategia volta a portare il governo a vigilare sulle banche britanniche che investono alle compagnie che fabbricano queste armi benché esse siano messe al bando nel Regno Unito e in altri cento Paesi. Oliver Sprague, direttore del programma sulle armi dell’Organizzazione, ha accolto con grande entusiasmo la notizia: “Siamo molto contenti che Rbs abbia deciso di non investire più in compagnie che producono questi ordigni. Il loro effetto è talmente orripilante che molti clienti della banca erano indignati anche al solo pensare che l’istituto potesse essere implicato nella loro produzione. La risposta immensa e positiva alla nostra campagna ha reso visibile la repulsione del pubblico per certi comportamenti. Un codice di condotta nazionale sarebbe la giusta mossa. E’ una vergogna che ci sia voluto lo sdegno della pubblica opinione per convincere un istituto di così alto profilo a cessare ogni coinvolgimento con le compagnie che producono questi ordigni illegali”.

La decisione di Rbs mette sotto pressione le altre banche come Barclays e i Lloyds che sono stati svergognati per aver investito i loro soldi nei tre produttori di cluster bombs americani: Alliant Techsystem, Lockheed Martin e Textron Systems.

Chris Atkins, un regista residente a Londra che ha girato un film per Amnesty su queste terribili armi di morte, ha salutato la decisione della Rbs come un esempio della forza dei consumatori nel cambiare la cultura corporativa: “Se fai un bel polverone puoi ottenere qualcosa”.

Lo scorso 29 agosto il quotidiano The Independent aveva rivelato in prima pagina che la Royal Bank of Scotland aveva comprato 800 milioni di sterline di bond bielorussi all’inizio del 2011, un mese dopo che il dittatore Lukashenko aveva represso duramente le proteste sugli ultimi brogli elettorali. Ora l’istituto, che è di proprietà dello Stato, ha promesso di non fare più affari con il leader bielorusso dopo essere stato sommerso dalle proteste dei dissidenti. E speriamo che mantenga la parola.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/ ... -scotland/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 11/09/2011, 10:10

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Sulla lista nera del papa

Messaggioda flaviomob il 14/09/2011, 1:14

http://www.memoro.org/it/Sulla-lista-ne ... a_633.html

Discriminati per l'orientamento sessuale: in Italia è normale...


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda Iafran il 14/09/2011, 8:07

flaviomob ha scritto:Discriminati per l'orientamento sessuale: in Italia è normale...

... per il Cupolone, che fa tanta ombra.
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