Sfrantummati

Da Il Mattino.it :
L'editoriale/ Non avevamo ancora toccato il fondo
MARIO ORFEO
Succede per un bilancio di fine anno di sfogliare le pagine dell’ultimo libro in uscita o di riguardare un articolo di giornale ritagliato e messo da parte. Un libro che parla della crisi finanziaria globale e degli effetti che avrà a breve sull’economia reale, che domanda se «può la politica salvare il mondo» e se tanti uomini e donne, tante famiglie, tante aziende fatte di industriali e operai insieme si salveranno dalla crisi. Un articolo dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua che, sgomento davanti al ritorno della violenza estremista in Medio Oriente e alla tragica reazione israeliana, scrive ai cittadini di Gaza: «Invece di manifestare a favore di irrealizzabili sogni di distruzione e di vendetta... chiedete la vita e non la morte».
Succede poi di leggere nelle stesse ore la deposizione in Procura del sindaco di Napoli come persona informata dei fatti nell’inchiesta Global service. E sobbalzare sulla sedia davanti a quel verbale «di assunzione di informazioni», cinque paginette fatte di piccole frasi - che riportiamo all’interno del giornale - precedute dal burocratico adr (a domanda risponde), in cui la Iervolino nega che l’imprenditore Alfredo Romeo fosse una sorta di consulente globale del Comune affermando che «egli aveva rapporti con quattro soli assessori, che non esito a definire sfrantummati». Sì, avete letto bene: sfrantummati. Che a Napoli tutti sanno cosa vuol dire ma a beneficio del resto del Paese lo studioso di lingua napoletana Renato de Falco traduce così: «Inaffidabili nel carattere e nel comportamento, per estensione smidollati o falliti».
Un anno fa con i rifiuti ai primi piani dei palazzi, con le immagini della spazzatura per le strade della città e della Campania su tutte le tv del mondo, con i roghi sempre accesi come in un interminabile veglione, avevamo ricevuto in regalo dai nostri governanti già un bel pezzo di vergogna. E stanotte avremmo volentieri brindato al 2009 almeno liberi dalla certificazione di quanto denunciamo da tempo: cari napoletani, siamo stati amministrati da una banda - i pm contestano pure l’associazione a delinquere - di sfrantummati. E chi lo dice? Il sindaco Iervolino.
Nel tentativo malriuscito di attribuire ora agli assessori coinvolti nell’indagine un ruolo di secondo piano nelle sue due giunte. Proprio lei che li ha scelti e difesi, affidando loro deleghe importanti per otto lunghi anni come Cardillo al bilancio dal 2001 al 2008; Di Mezza alle strade e protezione civile dal 2001 al 2006, al patrimonio dal 2006 al 2008; Gambale a scuola e legalità dal 2006 all’aprile 2008; Nugnes a strade e protezione civile dal 2006 all’aprile 2008, ai cimiteri da maggio a ottobre 2008; Laudadio a gare e contratti, poi solo all’edilizia, dal 2006 al 2008.
Dunque, ci risiamo: Napoli caso nazionale. Siamo alla commedia di Scarpetta, l’Italia può ridere di noi e la Lega guadagnare altri voti al Nord per reazione a quindici anni di centrosinistra in salsa meridionale. Proprio come 365 giorni fa, con il carico di vergogna che restava. Ma non è finita: perché, come per i rifiuti, si va avanti. Allora non pagò Bassolino, oggi non paga la Iervolino. Una croce anche per il Pd di Veltroni che ha trovato in Napoli un ostacolo insormontabile. Lui ha chiesto al presidente della Regione di farsi da parte («via i capibastone») e detto alla Iervolino di andare avanti con un rinnovamento totale nel programma e nelle persone. Bassolino è ancora lì e ancora in grado di condizionare perfino il rimpasto al Comune: è intervenuto lui per difendere il vicesindaco Santangelo non gradito al segretario provinciale Nicolais e non proprio una faccia nuova. Conservazione grottesca del potere, misere vendette, resistenza disperata al partito romano, cortigiani d’arte e di saperi ancora da mantenere: tutto sulla pelle dei napoletani.
Sarà che oggi è l’ultimo giorno dell’anno e si prova sempre a buttar via le cose vecchie che hanno funzionato male, sarà che la misura è colma, sarà che l’indignazione è più forte di ogni ragionamento ma come si può dire, parole della Iervolino ai pm, che il suicidio di Nugnes è «come un sussulto di dignità che probabilmente sarebbe mancato ad altri»? Che cosa vuol dire sussulto di dignità davanti a un gesto estremo, terribile e innaturale? E che cosa vuol dire sarebbe mancato ad altri? Qui l’unico vero sussulto di dignità sarebbero le dimissioni di chi ha fallito nei governi della città. Il mondo trema per la crisi dei mercati e per i morti di Gaza o di Sderot, Napoli per quattro sfrantummati. La situazione è grave ma non è seria, Flaiano o chiunque l’abbia scritto aveva ragione.
L'editoriale/ Non avevamo ancora toccato il fondo
MARIO ORFEO
Succede per un bilancio di fine anno di sfogliare le pagine dell’ultimo libro in uscita o di riguardare un articolo di giornale ritagliato e messo da parte. Un libro che parla della crisi finanziaria globale e degli effetti che avrà a breve sull’economia reale, che domanda se «può la politica salvare il mondo» e se tanti uomini e donne, tante famiglie, tante aziende fatte di industriali e operai insieme si salveranno dalla crisi. Un articolo dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua che, sgomento davanti al ritorno della violenza estremista in Medio Oriente e alla tragica reazione israeliana, scrive ai cittadini di Gaza: «Invece di manifestare a favore di irrealizzabili sogni di distruzione e di vendetta... chiedete la vita e non la morte».
Succede poi di leggere nelle stesse ore la deposizione in Procura del sindaco di Napoli come persona informata dei fatti nell’inchiesta Global service. E sobbalzare sulla sedia davanti a quel verbale «di assunzione di informazioni», cinque paginette fatte di piccole frasi - che riportiamo all’interno del giornale - precedute dal burocratico adr (a domanda risponde), in cui la Iervolino nega che l’imprenditore Alfredo Romeo fosse una sorta di consulente globale del Comune affermando che «egli aveva rapporti con quattro soli assessori, che non esito a definire sfrantummati». Sì, avete letto bene: sfrantummati. Che a Napoli tutti sanno cosa vuol dire ma a beneficio del resto del Paese lo studioso di lingua napoletana Renato de Falco traduce così: «Inaffidabili nel carattere e nel comportamento, per estensione smidollati o falliti».
Un anno fa con i rifiuti ai primi piani dei palazzi, con le immagini della spazzatura per le strade della città e della Campania su tutte le tv del mondo, con i roghi sempre accesi come in un interminabile veglione, avevamo ricevuto in regalo dai nostri governanti già un bel pezzo di vergogna. E stanotte avremmo volentieri brindato al 2009 almeno liberi dalla certificazione di quanto denunciamo da tempo: cari napoletani, siamo stati amministrati da una banda - i pm contestano pure l’associazione a delinquere - di sfrantummati. E chi lo dice? Il sindaco Iervolino.
Nel tentativo malriuscito di attribuire ora agli assessori coinvolti nell’indagine un ruolo di secondo piano nelle sue due giunte. Proprio lei che li ha scelti e difesi, affidando loro deleghe importanti per otto lunghi anni come Cardillo al bilancio dal 2001 al 2008; Di Mezza alle strade e protezione civile dal 2001 al 2006, al patrimonio dal 2006 al 2008; Gambale a scuola e legalità dal 2006 all’aprile 2008; Nugnes a strade e protezione civile dal 2006 all’aprile 2008, ai cimiteri da maggio a ottobre 2008; Laudadio a gare e contratti, poi solo all’edilizia, dal 2006 al 2008.
Dunque, ci risiamo: Napoli caso nazionale. Siamo alla commedia di Scarpetta, l’Italia può ridere di noi e la Lega guadagnare altri voti al Nord per reazione a quindici anni di centrosinistra in salsa meridionale. Proprio come 365 giorni fa, con il carico di vergogna che restava. Ma non è finita: perché, come per i rifiuti, si va avanti. Allora non pagò Bassolino, oggi non paga la Iervolino. Una croce anche per il Pd di Veltroni che ha trovato in Napoli un ostacolo insormontabile. Lui ha chiesto al presidente della Regione di farsi da parte («via i capibastone») e detto alla Iervolino di andare avanti con un rinnovamento totale nel programma e nelle persone. Bassolino è ancora lì e ancora in grado di condizionare perfino il rimpasto al Comune: è intervenuto lui per difendere il vicesindaco Santangelo non gradito al segretario provinciale Nicolais e non proprio una faccia nuova. Conservazione grottesca del potere, misere vendette, resistenza disperata al partito romano, cortigiani d’arte e di saperi ancora da mantenere: tutto sulla pelle dei napoletani.
Sarà che oggi è l’ultimo giorno dell’anno e si prova sempre a buttar via le cose vecchie che hanno funzionato male, sarà che la misura è colma, sarà che l’indignazione è più forte di ogni ragionamento ma come si può dire, parole della Iervolino ai pm, che il suicidio di Nugnes è «come un sussulto di dignità che probabilmente sarebbe mancato ad altri»? Che cosa vuol dire sussulto di dignità davanti a un gesto estremo, terribile e innaturale? E che cosa vuol dire sarebbe mancato ad altri? Qui l’unico vero sussulto di dignità sarebbero le dimissioni di chi ha fallito nei governi della città. Il mondo trema per la crisi dei mercati e per i morti di Gaza o di Sderot, Napoli per quattro sfrantummati. La situazione è grave ma non è seria, Flaiano o chiunque l’abbia scritto aveva ragione.