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SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Viaggio nella ordinaria realtà di un paese anomalo; da prendere a piccole dosi

SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda franz il 10/10/2009, 7:50

http://tv.repubblica.it/dossier/bocciat ... 7835?video

Confonde i giudici con gli avvocati.
Altro lapsus freudiano ... che provoca risatine in sala stampa.
È noto che uno dei procedimenti riguarda la corruzione di giudici, compiuta da Previti per favorire le attività economiche di SB. Forse una rara volta in cui dice la verità?

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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda ranvit il 10/10/2009, 10:07

Le gaffes di Berlusconi sono come quelle di Mike Bongiorno : volute e apprezzate da molta parte dell'elettorato...

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda pagheca il 10/10/2009, 21:22

ultimamente fa una gaffe dietro l'altra, perde il controllo facilmente. Non so se ricordate quella sulla conversione da euro a lire italiane di poco tempo fa. Secondo me e' un segno di quel qualcosa che non va che molti sospettano e cui fece riferimento l'ex moglie. Forse prende medicinali come dicono alcuni, oppure e' l'eta'. Comunque, sono il solo a notarlo?

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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda ranvit il 10/10/2009, 22:08

No, non sei il solo. Il problema c'è ma vedremo...
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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda franz il 11/10/2009, 9:12

ranvit ha scritto:Le gaffes di Berlusconi sono come quelle di Mike Bongiorno : volute e apprezzate da molta parte dell'elettorato...

Vittorio

Si, in fondo vengono "apprezzate" soprattutto dalla nostra parte, che le individua come vere battute irresistibili.
E ci scherza volentieri sopra.

http://www.repubblica.it/2006/08/galler ... rlu/1.html
Roberto Benigni - senza mai citare Berlusconi - ha ironizzato su alcune recenti dichiarazioni del presidente del consiglio. "Io sono il più grande comico degli ultimi 150 anni" ha detto. L'occasione è stata un convegno al museo diocesano di Terni sul tema della "giusta mercede". "Che cosa ci faccio io qui? - si è chiesto il comico - sinceramente sono come il ministro Bondi ad un convegno sulla cultura". E ancora, con riferimento alle dichiarazioni di Berlusconi: "Io sono il più grande comico degli ultimi 150 anni, sfido chiunque a negarlo. Sono il più grande e vedrete di che pasta sono fatto". Frasi che hanno strappato applausi e risate. Come quando ha parlato di Gesù, "la seconda persona più perseguitata di tutti i tempi, che non era neanche stato eletto da popolo".
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I rapporti tra Berlusconi Silvio e la giustizia

Messaggioda franz il 11/10/2009, 9:32

Aggiornata quotidianamente, questa scheda è un'ottima fonte di informazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/Procedimen ... ocedimenti
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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda ranvit il 11/10/2009, 10:09

franz ha scritto:
ranvit ha scritto:Le gaffes di Berlusconi sono come quelle di Mike Bongiorno : volute e apprezzate da molta parte dell'elettorato...

Vittorio

Si, in fondo vengono "apprezzate" soprattutto dalla nostra parte, che le individua come vere battute irresistibili.
E ci scherza volentieri sopra.

http://www.repubblica.it/2006/08/galler ... rlu/1.html
Roberto Benigni - senza mai citare Berlusconi - ha ironizzato su alcune recenti dichiarazioni del presidente del consiglio. "Io sono il più grande comico degli ultimi 150 anni" ha detto. L'occasione è stata un convegno al museo diocesano di Terni sul tema della "giusta mercede". "Che cosa ci faccio io qui? - si è chiesto il comico - sinceramente sono come il ministro Bondi ad un convegno sulla cultura". E ancora, con riferimento alle dichiarazioni di Berlusconi: "Io sono il più grande comico degli ultimi 150 anni, sfido chiunque a negarlo. Sono il più grande e vedrete di che pasta sono fatto". Frasi che hanno strappato applausi e risate. Come quando ha parlato di Gesù, "la seconda persona più perseguitata di tutti i tempi, che non era neanche stato eletto da popolo".


[/quote]

Berlusconi è un gran paraculo e anche le sue battute e gaffes, apprezzate dall'elettorato "centrale" (che in un sistema sostanzialmente bipolare determina la vittoria elettorale) certo non dal nostro cosi' impregnato di politically correct, sono finalizzate al raggiungimento dei suoi obiettivi.
Vittorio

da repubblica.it :

L'EDITORIALE
Il caimano si prepara
per l'ultima spallata
di EUGENIO SCALFARI

A ME sembra che Silvio Berlusconi sia sottovalutato dai suoi avversari e mal compreso nella logica con la quale persegue i suoi obiettivi. Vengono messi in risalto i suoi errori, le sue gaffe il suo parlarsi addosso e li si attribuiscono ad un prevalere della sua pancia (per dire dei suoi istinti) su una debole razionalità.
Ebbene non è così. Lo conosco da trent'anni e nei primi dieci ho avuto con lui una frequentazione intensa e alquanto agitata.

Non era ancora un uomo politico ma alla politica era già intimamente legato; sia la fase dell'immobiliarista sia quella successiva dell'impresario televisivo erano intrecciate e condizionate dai suoi rapporti politici. Imparò presto a muoversi come un pesce nell'acqua. Poi l'esperienza politica diretta ha perfezionato un innato talento. Perciò - lo ripeto - non è affatto uno sprovveduto in preda ad istinti irragionevoli, salvo quelli sessisti. In quel campo gli istinti lo dominano e l'hanno spinto a commettere errori inauditi; ma in tutto il resto no.

Conosce il suo carattere e lo usa. Conosce la sua tendenza alla megalomania e all'egolatria e la usa. Usa perfino le sue gaffe. L'insieme di queste movenze costituiscono una miscela formidabile di populismo, demagogismo, culto della personalità. In altri Paesi un decimo se non addirittura un centesimo di ciò che dice e che fa avrebbero provocato la sua messa fuori gioco. In altri Paesi il suo mostruoso conflitto di interessi avrebbe impedito il suo ingresso nell'agone politico; non esiste infatti in nessun Paese del mondo un capo di governo proprietario di metà del sistema mediatico e contemporaneamente possessore dell'altra metà.

Ma in Italia questo è possibile. Attenti però: non è un incidente di percorso. La vocazione degli italiani ad innamorarsi di personaggi come Berlusconi fa parte della storia patria. Per fortuna non è la sola vocazione; convive con caratteristiche differenti e anche opposte. Ma quell'innamoramento verso il demagogo è una costante che spesso è diventata dominante e alla fine ha precipitato il Paese nel peggio. Non è ancora avvenuto, ma siamo già abbastanza avanti nella strada che può portarci ad una catastrofe.
* * *
Da questo punto di vista le due sentenze emesse nei giorni scorsi rispettivamente dal Tribunale di Milano sul lodo Mondadori e dalla Corte costituzionale sulla legge Alfano hanno prodotto un'accelerazione che Berlusconi considera provvidenziale per l'attuazione dei suoi piani. L'ira iniziale che l'ha invaso - che viene dalla sua pancia - è stata rapidamente razionalizzata.

L'attacco contro la Corte, contro la magistratura, contro il Csm, contro il Presidente della Repubblica, è proseguito a mente fredda. Non è più ira, è strategia pensata e messa in atto, la spallata finale che dovrà portare l'Italia istituzionale e costituzionale a cambiare volto radicalmente: da repubblica parlamentare a repubblica autoritaria dove tutti gli organi di garanzia siano cancellati o ridotti ad esanimi fantasmi e dove conti soltanto il plebiscito popolare incitato dagli appelli continui alle pulsioni populiste che covano nella pancia di molti. Questo spiega l'allarme esploso nell'opinione pubblica internazionale.

Lo stupore e anche lo sberleffo che nei mesi scorsi si è manifestato sui giornali di tutto l'Occidente al di qua e al di là dell'Atlantico è diventato negli ultimi quattro giorni una preoccupazione generale e l'Italia è diventata il malato di una malattia infettiva.

In altre circostanze questa reazione avrebbe indotto ad un sussulto di prudenza, ma sta invece accadendo l'opposto; il populismo contiene infatti un'abbondante dose di vittimismo che lo rafforza e lo indirizza verso forme di autarchia psicologica delle quali la Lega è da tempo il più esplicito rappresentante e che trovano nel berlusconismo un importante amplificatore.
Le due sentenze sono impeccabili dal punto di vista tecnico - giuridico.

Quella del Tribunale civile di Milano non fa che confermare quanto contenuto nella sentenza di condanna di Cesare Previti per corruzione di magistrati e di Berlusconi per la stessa ragione con il reato però caduto in prescrizione. Agli effetti penali ma non civili. La quantificazione del danno è secondaria.

La sentenza della Corte che definisce incostituzionale la legge Alfano ha come caposaldo l'articolo 3 della Costituzione che stabilisce la parità dei cittadini di fronte alla legge. Questo è il punto di fondo; l'altro elemento invalidante, e cioè la necessità di procedere con legge costituzionale anziché con legge ordinaria, è secondario perché deriva necessariamente dal primo elemento.

Chi accusa la Corte di incoerenza sostiene una tesi priva di senso; anche nella sentenza del 2004 sul cosiddetto lodo Schifani la Corte aveva infatti eccepito la violazione dell'articolo 3. E quindi, se l'articolo 3 risulta violato fin dal 2004, ne segue ineccepibilmente che per ristabilire l'equilibrio costituzionale bisogna procedere con legge costituzionale e non con legge ordinaria. Dov'è l'incoerenza? La legge Alfano aveva ripristinato l'adempimento all'articolo 3 o il suo emendamento? No.

È quindi perfettamente coerente che, di fronte ad un nuovo ricorso, la Corte lo giudicasse ammissibile. Gli avvocati del premier che proclamano l'incoerenza mentono sapendo di mentire. E i media che non chiariscono un punto così fondamentale ai loro ascoltatori e lettori, sorvolano anzi tacciono del tutto su un punto di capitale importanza e danno adito ad una macroscopica disinformazione.
* * *
A questo proposito viene acconcio citare l'articolo uscito ieri sul "Corriere della Sera" e firmato dal suo direttore. L'ho letto e ne sono rimasto colpito e profondamente rattristato. Sono amico di Ferruccio De Bortoli anche se spesso in questi ultimi mesi ho dissentito dalla sua linea giornalistica. Ma in casa propria ciascuno decide liberamente a quale lampione e con quale corda impiccarsi.

L'articolo di ieri va però assai al di là del prevedibile.
Poiché Berlusconi il giorno prima aveva rimproverato il "Corriere della Sera" d'essere diventato di sinistra, il direttore di quel giornale manifesta il suo stupore e il suo dolore. Cita tutti gli articoli recenti da lui pubblicati che hanno sostenuto il governo e le sue ragioni; rivendica di non aver mai partecipato a campagne di stampa faziose, condotte da gruppi editoriali che vogliono pregiudizialmente mettere il governo in difficoltà con argomenti risibili; ricorda di aver approvato la politica economica e sociale del governo, la sua efficienza operativa, la sua politica estera; ammette di averlo criticato solo quando è stato troppo duro con la Corte costituzionale e con il Capo dello Stato; auspica una tregua generale tra le istituzioni; riconosce al presidente del Consiglio l'attenuante di essere perseguitato in modo inconsueto dalla magistratura. Infine ribadisce la natura liberale che storicamente il giornale da lui diretto ha sempre seguito e nello stesso numero pubblica un'intervista a piena pagina con Marina Berlusconi, con splendida foto nella quale la figlia del leader rivaleggia con una Ava Gardner bionda anziché mora, che in quel contesto assume inevitabilmente una funzione riparatoria per qualche birichinata di troppo.

Mi procura sincero dolore un giornale liberale ridotto a pietire un riconoscimento al merito dal peggior governo degli ultimi centocinquanta anni di storia patria, Mussolini escluso. E ridotto ad attaccare noi di "Repubblica", faziosi e farabutti per definizione, per marcare la propria differenza.

Noi siamo liberali, caro Ferruccio. Liberali veri. Non abbiamo pregiudizi, ma vediamo sintomi ed effetti d'una deriva che minaccia le sorti del Paese.
Vediamo anche la totale inefficienza di questo governo che non ha attuata nessuna delle promesse e degli impegni assunti con il suo elettorato salvo quelli che recano giovamento personale al premier e ai suoi accoliti.

Voglio qui ricordare un non dimenticabile articolo di Barbara Spinelli pubblicato dalla "Stampa" di qualche settimana fa, che forse De Bortoli non ha letto. Mi permetto di consigliargliene la lettura. I giornali ricevono molte querele e molte citazioni per danni, ricordava la Spinelli. Fa parte della rischiosa professione giornalistica e degli errori che talvolta vengono compiuti.

Ma quando è il potere politico e addirittura il capo del governo a tradurli in giudizio perché hanno osato porgli domande scomode, quando questo avviene - ha scritto la Spinelli - i giornali che sono in fisiologica concorrenza tra loro fanno blocco comune e quelle stesse domande le pongono essi stessi, le fanno proprie per togliere ogni alibi ad un potere che dà prova di non sopportare il controllo della pubblica opinione. La stampa italiana - concludeva - non ha fatto questo, mancando così ad uno dei suoi doveri.

Si può non esser d'accordo con il codice morale e deontologico della Spinelli (peraltro seguito da tutta la stampa occidentale) e non mettere in pratica le sue esortazioni. Ma addirittura accusare noi d'una nefasta faziosità rivendicando a proprio favore titoli di merito verso il governo, questo è un doppio salto mortale che da te e dal tuo giornale francamente non mi aspettavo. A tal punto è dunque arrivato il potere di intimidazione che il governo esercita sulla libera stampa?

Ricordo, a titolo di rievocazione storica, che Luigi Albertini incoraggiò il movimento fascista dal 1919 al 1922; gli assegnava il compito di mettere ordine nel Paese purché, dopo averlo adempiuto, se ne ritornasse a casa con un benservito. Ma nel 1923 Mussolini abolì la libertà di stampa e instaurò il regime a partito unico, le cui premesse c'erano tutte fin dal sorgere del movimento fascista. A quel punto Albertini capì e cominciò una campagna d'opposizione senza sconti, tra le più robuste dell'epoca. Purtroppo perfettamente inutile perché il peggio era già accaduto, il regime dittatoriale era ormai solidamente insediato e l'ex direttore del "Corriere della Sera" se ne andò a consolarsi a Torrimpietra.

Ad Indro Montanelli è accaduto altrettanto, ma lui almeno se n'è accorto prima. Difese per vent'anni dalle colonne del "Giornale" le ragioni del Berlusconi imprenditore d'assalto. Si accorse nel 1994 di quale pasta fosse fatto il suo editore e lo lasciò con una drammatica rottura. Ma era tardi anche per lui. Se c'è un aldilà, la sua pena sarà quella di vedere Vittorio Feltri alla guida del giornale da lui fondato. Al "Corriere della Sera" quest'esperienza d'un giornalista di razza al quale dedicano un santino al giorno dovrebbero farla propria per capire qual è il gusto e il valore della libertà liberale.
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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda pagheca il 11/10/2009, 12:20

Quello che manca nel commento di Scalfari e' una vera comprensione delle ragioni per cui parte dell'elettorato e giornali come il Corriere hanno adottato una linea diversa da quella nostra e di Repubblica.

Immaginate di avere una bilancia. Sul piatto di sinistra, mettete gli attacchi alla democrazia, il conflitto di interessi, il carattere del soggetto, le sue battute, i suoi attacchi continui all'opposizione. Sul piatto di destra mettiamo invece la vostra opinione sull'operato del Governo rispetto ai Governi precedenti. E ho sottolineato la parte del discorso su cui focalizzare l'attenzione.

Il punto e' che secondo una parte dell'elettorato l'operato del governo (il piatto di destra) e' piu' importante di quello di sinistra. Che l'azione del Governo SB e' molto piu' incisiva di quella dei Governi precedenti. Che la risoluzione di problemi come quello arcinoto dell'immondizia a Napoli (discutibile, ma e' vero che durante il Governo Prodi non e' stato fatto NULLA in merito e qualcuno deve spiegare loro perche'...), o il fatto che SB si e' veramente curato del dopoterremoto in Abruzzo, anche dopo mesi dall'evento (mentre oggettivamente e' tipico dell'Italia la parata il giorno dopo per fare promesse e la totale dimenticanza a partire dal giorno appresso...), dimostrano che SB e' speciale.

Questo atteggiamento non e' una peculiarita' dell'Italia di oggi. E' lo stesso discorso di chi appoggiava Pinochet in Chile ("comunque ha evitato in qualche modo che il paese andasse nel caos a causa dei comunisti") o di Mussolini (il classico "ma i treni adesso arrivano in orario"). Per questa parte dell'elettorato non e' neanche vero che ci sia un controllo dei media in atto. Queste persone dicono che trasmissioni come quelle di Santoro, o della Dandini, o l'esistenza di giornali come Repubblica, o il Manifesto, dimostrano che la stampa e' comunque libera in Italia (che poi questo non sia vero', ne sono convinto, ma un fatto e' saperlo e un conto e' saperlo spiegare).

La mia personale opinione e' che le presunte capacita' del Governo SB sono in gran parte finzioni, sebbene questo Governo abbai mostrato maggiore capacita' di agire di quelli che lo hanno preceduto, e che comunque la democrazia, il conflitto di interessi, etc. etc. sono cose ben piu' importanti della gestione dell'ordinario. SB ha fatto probabilmente l'1% di quello che un buon governo a livello europeo avrebbe potuto fare. Visto che si parla tanto di Abruzzo, mi chiedo che cosa ne e' della sicurezza ferroviaria dopo l'incidente di Viareggio, o di quella delle scuole i cui soffitti continuano a crollare, o per la sicurezza sul lavoro, che continua a mietere centinaia di vittime ogni anno. Ma mi chiedo anche che cosa avrebbero saputo fare e cosa hanno fatto nella pratica i governi precedenti. Se SB ha fatto l'1%, forse i governi precedenti di CS (da Prodi a D'Alema) hanno fatto lo 0.5% e anche li spesso in maniera clamorosamente sbagliata. Cioe' in valore assoluto la capacita' di agire di SB e' largamente infondata, ma in confronto con chi l'ha preceduto, forse ha saputo fare effettivamente di piu'. Cerco di non dimenticare ad esempio il traghettamento di Prodi nell'euro, per esempio, ma anche li molti italiani, anche di sinistra, lamentano un'operazione fatta male e con un costo eccessivo per la gente. Ricordo il rientro del debito pubblico, i cui effetti si limitano tuttavia a qualche punto percentuale. Ricordo anche certe liberalizzazioni di Bersani, ma anche certi retromarcia che hanno di fatto dimezzato la loro reale portata. Ricordo anche, purtroppo, tutto quello che non e' stato fatto, dalle leggi sul matrimonio omosessuale, ad una riforma reale delle istituzioni in grado di trasformarle da nemico pubblico n.ro 1 ad amico della gente. Ricordo qualche timida riforma sulla ricerca, ma gli immancabili tagli e la paura di scontentare qualche barone. Si puo' dire che la colpa non era di Prodi, ma della infelice coalizione che lo supportava, ma non so fino a che punto tutto questo sia vero.

Ma questa e' la mia opinione, e credo anche la vostra (piu' o meno), mentre quella della maggioranza (o quasi?) degli italiani e' diversa.

Il problema e' che Repubblica, e anche molti di noi, sembrano dimenticare completamente questo aspetto del problema. Per cui come al solito noi come Repubblica e l'articolo di Scalfari, rispondiamo a una domanda diversa da quella che ci viene posta dai nostri avversari e il confronto rischia di divenire il classico "dialogo fra sordi" di cui parlavo tempo fa in un altro mio intervento. Il problema e' che finche' non dimostreremo di saper fare di meglio (cosa complicata, visto quello che e' stato fatto in passato quando ne abbiamo avuto l'occasione) o finche' non sapremo dimostrare alla gente l'importanza di certe regole, ci sara' poco da fare.

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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda ranvit il 11/10/2009, 13:00

Concordo al 100% con Pagheca! Anche perchè dico suppergiu' le stesse cose dal momento in cui si sono conosciuti i risultati elettorali dello scorso anno.

Al contrario di tanti pero', sono tutto sommato convinto che "non tutto il male vien per nuocere". Se è vero infatti che, come sostiene anche Scalfari, c'è il rischio di una dittatura, è anche vero che l'Italia di oggi non è quella di 90 anni fa all'alba del fascismo. Allora l' Italia era in grandissima parte un Paese contadino e le comunicazioni fra italiani coinvolgevano una popolazione ridottissima. Roma era lontana e la gente in gran parte analfabeta si arrangiava come poteva per sopravvivere.
Non esisteva inoltre l'equivalente della Comunità Europea, anzi si era all'inizio di uno scontro titanico tra i Paesi usciti piu' meno sconfitti dalla prima guerra mondiale e quelli vincitori....e tra i Paesi sconfitti vi era la Germania vero colosso demografico ed economico.

Oggi molte cose sono diverse e dopo "il sonno" dell'inciucio cinquantennale Dc/Pci finalmente, accantonato anche il politically correct (che va benissimo in situazione normale ma non quando diventa pura retorica ipocrita), "ce le contiamo di santa ragione"......bene....bene....bene....(vuoi vedere che la Storia ricorderà Berlusconi come grande statista?).

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Re: SB: ho speso 200 milioni per i giudici

Messaggioda pagheca il 14/10/2009, 14:20

Intervento del Segretario del PD al Salone del libro di Francoforte
Frecciata a Berlusconi: "L'immagine dell'Italia non dipende solo dai media"
Giustizia, Franceschini frena i berluscones
"No ai pm sotto altri poteri"
"Sì alle riforme istituzionali, ma a larga maggioranza"


Giustizia, Franceschini frena i berluscones "No ai pm sotto altri poteri"
FRANCOFORTE - Nuovo stop di Franceschini a Berlusconi. "Un conto è la separazione delle carriere dei magistrati, un altro è che il pm sia sottoposto ad altri poteri se non a quello dell'ordine giudiziario", dice il Segretario del PD, proprio nei giorni in cui il Pdl di stretta osservanza berlusconiana rilancia le sue riforme sulla giustizia. Non solo. Dal leader del PD arriva anche un'altra implicita frecciata a Berlusconi: "Immagine dell'Italia non dipende solo dai media".

La riforma della giustizia - Franceschini non evita le domande sulla riforma della giustizia. "Staremo agli atti", dice il Segretario del PD. "Ma - avverte - è essenziale il rispetto della Cosituzione, specie nella parte in cui afferma l'assoluta indipendenza della magistratura". Tradotto: no ai pubblici ministeri sottoposti ad altri poteri.

L'auspicio per un confronto civile - Un confronto sereno e civile tra le parti politiche. E' il messaggio lanciato dal Segretario del PD secondo cui "oggi ci sono le condizioni per un confronto sereno e civile". Un'opportunità storica da cogliere attraverso "una proposta di alto profilo civile". Messaggi neanche tanto in codice contro i toni alterati del discorso pubblico italiano. Per Franceschini "la dialettica politica deve fondarsi su un solido ancoraggio culturale e morale", unico antitodo alla "polemica astiosa, diseducativa fine a se stessa".

Le riforme - Il Segretario del PD insiste poi sulla necessità di riforme il più possibile condivise. E parla dell'art.138 della Costituzione, lo stesso invocato dalla Corte Costituzionale per la bocciatura del Lodo Alfano. Una procedura che "non è stata prevista per caso dai padri costituenti", mentre l'esperienza recente ha dimostrato che "quando una maggioranza dà corso ad una riforma solo sulla base dei voti di cui dispone in Parlamento compie un'operazione legittima costituzionalmente, ma che può presentare inconvenienti di tipo politico".

_______________

Naturalmente i piu' attenti lettori si saranno accorti che a Fini ho sostituito Franceschini. Questo perche' leggendo l'articolo originale sono rimasto stupito a pensare quanto fossero condivisibili i concetti espressi da Fini come Presidente della Camera, ma mi sono anche chiesto se lo sarebbero stati lo stesso se fossero stati dette, per esempio, da un leader dell'opposizione.

La risposta e' che no, a mio avviso. E il no e' dovuto non solo alla posizione speculare (uno parte integrante della maggioranza, l'altro leader dell'opposizione) ma proprio perche' secondo me quando si valutano le cose che vengono dette e fatte in politica e' impossibile non farsi fuorviare dall'idea che ci siamo fatti di chi le dice.

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