Lacrime e dentiere

Non è facile oggi polemizzare contro Berlusconi, e tuttavia si avverte nel suo modo di esprimere il cordoglio un qualcosa di detestabile. Egli non si limita, infatti a dire le parole della pietà, della compassione e dell’aiuto ma cerca di ottenere un plauso personale, un riconoscimento di laica santità. Di qui “lacrime” enfatizzate e troppo esibite. Di qui, non già una sofferenza spartita con chi ha poteri e responsabilità, ma una sofferenza "privata" perchè di lui si dica: “ecco uno che soffre come noi”. Di qui, per via di logica conseguenza, la decisione di lasciare il gruppo delle autorità durante il funerale per mescolarsi alla folla in modo che emerga chiara “l’autenticità”, la "genuinità" della "sua" sofferenza, Di qui la ricerca del bagno di folla quotidiano per dar cameratesche pacche sulle spalle, per “incoraggiare” con battute presuntamene “popolaresche” tipo quella sul "camping", per promettere alloggio nelle “sue” ville, per provvedere, a “sue” spese, a procacciar ponti e dentiere. Tutti comportamenti di veniale cattivo gusto se non fosse che la loro reiterata presenza sui media e il fracasso di tanti orridi imbonitori, li fa apparire come atti d’insigne cialtroneria e d'indegno cinismo. Gino Spadon