...ti richiamo tra due minuti

[pagheca]

ok, buon per te che ci credi. E la finisco piu' perche' penso che quello che volevamo dire l'abbiamo detto.

un saluto e buone feste
pagheca

[pianogrande]

Il fatto che la colpa sia "anche" dell'elettorato non assolve le gerarchie di partito.
Intanto, quelle si possono cambiare .......... l'elettorato no.
Il compito è difficile? Difficilissimo? E questo è un motivo per lasciare al suo posto uno sconfitto?
L'estrema conseguenza sarebbe che alla guida del PD ci potrei andare anch'io.
Poi, se le prendo di santa ragione, la colpa è dell'elettorato.
Un leader, poi, ha anche il compito di convincere (di far cambiare idea).
La ricerca del consenso non è solo andar dietro ai sondaggi ma, sopratutto, convincere che la mia idea è migliore di quella dell'avversario.
Se non fosse così, il miglior leader politico sarebbe quel signore che vediamo spesso sugli schermi di ballarò con i suoi "cartelli".
Chi non è capace di trascinare, di convincere, di scaldare i cuori, di chiedere ed ottenere, non è un leader.
Chi non è un leader non può fare il segretario di un partito politico.
Mi rifiuto di credere che il c.s. non disponga di persone all'altezza.

[Stefano'62]

Fosse stato in Italia forse le cose sarebbero andate diversamente....ma non è detto. Un leader se è un "campione" si adegua al "suo popolo". Se è "scarso" non ci riuscirà mai!

Un leader che si adegua al popolo è,per definizione (altrimenti non avrebbe bisogno di 'adeguarsi')un leader che scende a compromessi con le proprie idee.
Se fa questo allo scopo di diventare (o continuare ad essere) un leader,significa che il suo unico scopo è esercitare il potere,e NON invece portare un contributo personale alla comunità.
Quindi un leader che,come dice Vittorio,si adegua al popolo (magari coi sondaggi,proprio come fa berlusconi) non è altro che un parassita.

Le democrazie non devono assolutamente essere guidate da campioni infallibili,devono invece essere guidate da rappresentanti capaci di prendere decisioni precise e sopportarne le responsabilità (oneri ed onori).
Le società in cerca,al contrario,dell'uomo forte privo di dubbi,sono destinate al fallimento (ed è davvero curioso che non se ne renda conto,spesso,gente che continua a 'sparare' sul comunismo e su Stalin....).
L'Italia ne è un buon esempio,credo.

Io condivido il giudizio di Pagheca sugli elettori italiani.
Per questo ritengo che il compito dei partiti democratici debba essere finalizzato al contrastare decisamente la cultura del superuomo,e favorire la diffusione di una cultura democratica seria,di squadra e costruttiva,cercando di migliorare questo Paese pieno di sfigati;altro che cercare il campione e sfidare nerone sul suo stesso adorato terreno....

Ciao

[incrociatore]

Io condivido il giudizio di Pagheca sugli elettori italiani.
Per questo ritengo che il compito dei partiti democratici debba essere finalizzato al contrastare decisamente la cultura del superuomo,e favorire la diffusione di una cultura democratica seria,di squadra e costruttiva,cercando di migliorare questo Paese pieno di sfigati;altro che cercare il campione e sfidare nerone sul suo stesso adorato terreno....

e il modo coerente a questa politica è candidare un impresentabile come Bassolino alle europee?

[pinopic1]

Bassolino non è candidato alle europee.

[ranvit]

Fosse stato in Italia forse le cose sarebbero andate diversamente....ma non è detto. Un leader se è un "campione" si adegua al "suo popolo". Se è "scarso" non ci riuscirà mai!

Un leader che si adegua al popolo è,per definizione (altrimenti non avrebbe bisogno di 'adeguarsi')un leader che scende a compromessi con le proprie idee.
Se fa questo allo scopo di diventare (o continuare ad essere) un leader,significa che il suo unico scopo è esercitare il potere,e NON invece portare un contributo personale alla comunità.
Quindi un leader che,come dice Vittorio,si adegua al popolo (magari coi sondaggi,proprio come fa berlusconi) non è altro che un parassita.

Le democrazie non devono assolutamente essere guidate da campioni infallibili,devono invece essere guidate da rappresentanti capaci di prendere decisioni precise e sopportarne le responsabilità (oneri ed onori).
Le società in cerca,al contrario,dell'uomo forte privo di dubbi,sono destinate al fallimento (ed è davvero curioso che non se ne renda conto,spesso,gente che continua a 'sparare' sul comunismo e su Stalin....).
L'Italia ne è un buon esempio,credo.

Io condivido il giudizio di Pagheca sugli elettori italiani.
Per questo ritengo che il compito dei partiti democratici debba essere finalizzato al contrastare decisamente la cultura del superuomo,e favorire la diffusione di una cultura democratica seria,di squadra e costruttiva,cercando di migliorare questo Paese pieno di sfigati;altro che cercare il campione e sfidare nerone sul suo stesso adorato terreno....

Ciao

Il compito di un "capo" è portare le sue truppe alla vittoria.....adeguarsi non significa necessariamente scendere a compromessi, almeno nel medio-lungo periodo. D'altra parte se non vince le elezioni, in democrazia, non avrà nemmeno l'occasione di fare quelle scelte che hanno per obiettivo la comncretizzazione dei propri convincimenti.
E, comunque, come già detto, se perde le elezioni se ne deve andare a casa!
Non è importante vincere una battaglia, ma la guerra!

I ns attuali leader perdono sistematicamente sia l'una che l'altra...

Vittorio

[Stefano'62]

Ma chi l'ha detto che il compito di un partito è vincere (per forza) le elezioni ?

Il compito di un partito è prima di tutto culturale,
Il compito dei partiti è aggregare coloro che hanno determinati principii e opinioni in modo da rendere utile e costruttiva la loro applicazione alla realtà oppure,se vogliamo vederla da un'altra angolazione,fornire una risposta alle esigenze di una comunità che sia condivisa da un gruppo di cittadini che si riconoscono in un determinato modo di pensare;i differenti progetti devono venire confrontati in modo democratico (elezioni) e il popolo sceglie quello che ritiene più convincente.
Le opinioni di maggioranza governano per una scelta di praticità,non perchè siano automaticamente certificate giuste a prescindere,ed è per questo che non è democrazia se non c'è rispetto per le idee della minoranza,perchè il confronto deve continuare e non può essere azzerato da una "vittoria" (non è mica una partita di calcio !).
Quindi un partito,come dicevo,ha un primario compito culturale nel senso che per mezzo di un dibattito cerca di permeare la società dei valori che propugna;invece il suo compito non è quello di sruffianarsi la gente cercando il consenso a prescindere da un ragionamento di utilità pubblica,solo per poi andare al potere....

Quel modo di fare è esattamente ciò che viene giustamente chiamato demagogia ed è il peggior cancro del sistema democratico,perchè è ciò che lo trasforma in qualcos'altro mantenendone la maschera democratica.
Bisogna finirla con 'sta pippa del capo,del campione o del leader....diamogli il nome giusto:superuomo !
In una democrazia vera nessuno è indispensabile perchè ciò che conta sono le idee e i progetti,non un cretino vanaglorioso mascherato da semidio che racconti la balla che quelle idee sono sue e possibili solo se c'è lui....


L'idea che un partito che perde le elezioni ha fallito è un'idea pericolosa,perchè porta ad adeguarsi al concetto che invece bisogna inseguire in modo demagogico le pulsioni popolari,che vanno certamente tenute da conto perchè esprimono i problemi cui rispondere.....ma una cosa è elaborare risposte finalizzate ad una soluzione sulla base dei principii,un'altra è prostituirsi in cerca di voti.
Quando cioè il compito di un partito da culturale diventa di potere (vincere per forza) non siamo più in una democrazia,ma in una partitocrazia,molto spesso demagogica.

Vogliamo battere berlusconi per salvare l'Italia o per sostituirci a lui ?
Non è questa la mia idea di democrazia.

[ranvit]

Siamo messi male.....Buona Pasqua a tutti!
Vittorio

[incrociatore]

Bassolino non è candidato alle europee.

avevo ricevuto questa notizia... mi rallegro che sia una notizia errata.

[pianogrande]

Non sarebbe male, su questo forum, ricercare, insieme, una definizione di cosa sia un politico vincente ed un politico sconfitto (o perdente).
Provo a lanciare un sasso nella ricerca di un punto di equilibrio.
E' vero che il "vecchio p.c.i." non è mai andato al governo ma parlare, ad esempio, di Berlinguer come di un perdente sarebbe una bestemmia che grida vendetta.
Lì, eravamo al culmine di una strada tutta in salita.
Mi permetto di considerare uno sconfitto Occhetto quando ha consegnato l'Italia al cavaliere (non era assolutamete adatto a contrastarlo sul piano comunicativo).
Un'altro approccio, solo apparentemente banale, potrebbe essere: quando si ha un importante obiettivo, meglio ancora se condiviso dalla base, e si fallisce, è il momente di levarsi di mezzo.
Dovremmo "insistere" molto su questo per ottenere dei risultati.