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Si profila un'intesa sulla giustizia?

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Si profila un'intesa sulla giustizia?

Messaggioda ranvit il 10/01/2009, 19:40

Da Repubblica.it :

ROMA - «Non c'è nessun punto di diversità con il presidente Fini». Questo il commento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla lettera del presidente della Camera, Gianfranco Fini, pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Berlusconi ha parlato a Cagliari, dove si trova per l'apertura della campagna elettorale del centrodestra in vista delle consultazioni regionali del 15 e 16 febbraio prossimi. «Fini ha fatto presente che le intercettazioni devono continuare ad essere un mezzo per arrivare a scoprire i reati compiuti. Per quanto riguarda nello specifico la corruzione come reato contro la pubblica amministrazione - ha assicurato Berlusconi - c'è questo preciso riferimento nel disegno di legge presentato dal governo. Non ho trovato nessun punto di distanza nella lettera che il presidente Fini, tra l'altro, ha molto cortesemente inviato al ministro Alfano, prima di mandarla al Corriere della Sera».

VELTRONI: «CONDIVISIBILE» - Il segretario del Pd, Walter Veltroni, osserva che nella lettera Fini esprime alcune «considerazioni condivisibili» sulla riforma della giustizia. «Se lo spirito della maggioranza sarà davvero quello espresso oggi da Fini - dice Veltroni - credo si possano finalmente realizzare le condizioni per arrivare in Parlamento ad una riforma condivisa, che non sia oggetto di scontro e contrapposizione». Veltroni aggiunge una stoccata a Berlusconi: «Le parole del presidente della Camera sono però molto diverse dall'atteggiamento tenuto fin qui dal presidente del Consiglio e dal governo, e attendiamo di capire quale sia la reale posizione della destra in materia. Il Partito democratico, dal canto suo, ha sempre messo al centro della sua attenzione il diritto dei cittadini ad avere procedimenti giusti, certi e veloci e in questa direzione ha sempre mosso le sue organiche proposte».

COSSIGA: «MEGLIO TACERE» - «I presidenti delle camere «meno parlano, meglio è»: questo invece il commento del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, che non entra nel merito delle dichiarazioni sulle riforme della giustizia. «La mia ferma opinione di giurista e di politico, che fa parte del Parlamento da ormai cinquant'anni, con l'infausta parentesi della presidenza della Repubblica, e che è stato anche presidente di un ramo del Parlamento, è che i presidenti delle Camere meno parlano di politica e meglio è. Ne guadagnerebbe la loro autorevolezza nello svolgere i loro compiti di presidenti d'assemblea. Ritengo soprattutto fermissimamente che i presidenti delle Camera dovrebbero strettamente astenersi dal parlare, in Aula e fuori dell'Aula, di argomenti che in qualunque modo siano o stiano per essere posti all'ordine del giorno delle Camere o che comunque siano oggetto di polemiche e confronti tra le parti politiche e parlamentari».

VIOLANTE: «LE PROPOSTE DI FINI POSSONO SEGNARE UNA SVOLTA- La lettera di Gianfranco Fini al Corriere raccoglie l'adesione entusiastica di Luciano Violante. Arrivando alla festa di Forza Italia «Neveazzurra» a Roccaraso (L'Aquila), l'esponente del Pd commenta così le proposte del presidente della Camera per riformare la giustizia: «Veltroni è d'accordo sui punti indicati da Fini e questo può segnare una svolta nei rapporti tra maggioranza e opposizione e anche per la riforma del sistema giudiziario». «Se si vogliono davvero - dice Violante - fare le riforme questo processo può arrivare a destinazione ma bisogna evitare di far pesare sulle riforme quelle che sono le turbolenze quotidiane del clima politico e distinguere ciò che riguarda l'assetto del paese dalla politica quotidiana. Se sarà così - conclude l'esponente del Pd - le riforme si potranno realizzare con un beneficio per i cittadini».

ALFANO:CONDIVIDO LE PROPOSTE DI FINI - «Condividiamo nel metodo e nel merito le proposte di Fini sulla giustizia, che seguono le parole del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato e del vice presidente del Csm» ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, arrivando a Roccaraso (L’Aquila). «Le istituzioni e la società hanno maturato la consapevolezza che la riforma della giustizia è indifferibile: non solo è utile, è indispensabile». «Il presidente del Consiglio è il presidente di un Cdm che ha già approvato un testo con la possibilità di intercettare anche per i reati contro la Pubblica Amministra. Berlusconi non ha mai messo in dubbio la possibilità di intercettare contro la corruzione» ha aggiunto Alfano. «Le intercettazioni per i reati contro la P.A. fanno parte di un ddl approvato dal governo. Tutti si possono rendere conto - ha aggiunto Alfano - che sono già nel ddl approvato dal governo. Entro gennaio la commissione Giustizia della Camera approverà il testo del Governo come riterrà di farlo, vedremo se ci saranno emendamenti ma siamo fiduciosi che in tempi rapidi il ddl possa essere approvato con esito positivo».


10 gennaio 2009

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Molto molto bene!

Vittorio
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Cosa aveva detto Fini.

Messaggioda ranvit il 10/01/2009, 20:38

Dal Corriere.it :

L PRESIDENTE DELLA CAMERA: NUOVE REGOLE MA CON UN AMPIO CONFRONTO IN PARLAMENTO
Fini: giustizia, sei punti per cambiare Intercettazioni sui reati amministrativi
«Consiglio superiore, bisogna modificare i criteri di nomina»

Caro Direttore, ci sono fin troppe polemiche ma ben pochi dubbi sulla necessità di «riformare la giustizia». Qualche riflessione in materia, senza alcuna pretesa di organicità, può forse essere utile al dibattito.

1) È auspicabile che le modifiche normative scaturiscano da un ampio confronto parlamentare tra le forze politiche e tutti gli operatori del settore Soprattutto è necessario che queste modifiche derivino da lucide valutazioni delle patologie strutturali del sistema giudiziario e non siano frutto di situazioni contingenti. In altri termini, sarebbe sbagliato prendere le mosse dalle ultime controverse vicende giudiziarie e individuare in esse le ragioni della necessità di una riforma.

2) C'è una realtà non più tollerabile da cui occorre muovere. I cittadini tendono a rinunciare alla tutela legale dei propri diritti perché frenati dalle lungaggini e dalle disfunzioni che scoraggiano il ricorso alle vie giudiziarie; c'è un crescente sentimento di sfiducia nei confronti della giustizia che rischia di minare, specie per la giustizia civile, le fondamenta della nostra democrazia. La stella polare di una riforma "per il cittadino" dev'essere quella di restituire efficienza al sistema. In questo senso, lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate assume un valore determinante quanto l'impegno dei magistrati.

3) In un sistema giudiziario efficiente, il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale garantisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, assicurando l'obiettività nell'instaurazione del processo e, di conseguenza, certezza su quel che è lecito fare e su quel che invece non lo è. Di fatto, tale principio risulta però svuotato della sua effettività: dal momento che per l'autorità giudiziaria non è più possibile perseguire tutti i reati, molto (troppo) dipende dalla discrezionalità dei Pm. Ciò mina agli occhi dei cittadini il principio della legge uguale per tutti. Accanto ad una valutazione sui reati che è utile depenalizzare, può quindi essere opportuno che sia il Parlamento, sentita la Procura generale della Cassazione a fissare i criteri per individuare i reati ai quali dare priorità di trattazione (proposta Mancino). C'è semmai da chiedersi se tale metodo deve diventare la regola (ipotesi cui non credo) o piuttosto trovare attuazione per un periodo limitato, durante il quale prendere le misure necessarie per restituire al sistema la sua efficienza.

4) La riforma dovrà interessare anche il Csm per assicurare che la composizione dell'organismo sia all'altezza delle importantissime funzioni che gli sono proprie. Vanno superate in modo definitivo quelle nefaste logiche correntizie che lo hanno finora penalizzato e screditato.

5) Se è vero — come è vero — che la separazione delle carriere dei magistrati è ipotizzata per garantire l'imprescindibile terzietà del giudice, è comunque evidente che ciò non può avvenire a discapito dell'autonomia e indipendenza del Pm. È necessario pertanto scindere i ruoli, ma senza che ciò comporti la subordinazione del magistrato requirente ad altro potere che non sia quello giudiziario. Fino a oggi il dibattito non ha toccato un tema rilevante: i criteri di selezione dei magistrati sono inadeguati alle loro funzioni. Perché non prevedere per l'aspirante magistrato un periodo di tirocinio sotto la guida di un magistrato esperto, come attualmente avviene per chi si prepara a superare l'esame da avvocato? Mi sembra ipotesi maggiormente in sintonia con la nostra tradizione rispetto alla elezione dei magistrati.

6) Infine sul tema intercettazioni. Sono e devono restare uno strumento indispensabile di ricerca della prova dei reati. Sarebbe insensato privare la magistratura della possibilità di avvalersene nel contrasto alle mafie, al terrorismo ma anche ai reati contro la Pubblica amministrazione. Escludere la corruzione getterebbe un discredito sulla politica devastante per la credibilità della democrazia parlamentare, a esclusivo vantaggio del populismo più demagogico e giustizialista. Non è però più tollerabile che le intercettazioni siano lo strumento per «fare giustizia» attraverso la gogna mediatica. Ciò che accade oggi è indegno di un Paese civile. Per porvi rimedio non è sufficiente trovare un punto di equilibrio tra esigenze investigative degli inquirenti e diritto di riservatezza del cittadino se poi i divieti di pubblicazione delle intercettazioni e i presupposti che le giustificano vengono ignorati. L'obiettivo prioritario dovrà dunque essere quello di rendere effettivi i divieti già esistenti, creando un sistema di sanzioni pecuniarie effettive a carico di quanti le violano e di misure disciplinare specifiche per i magistrati che abusano sistematicamente delle intercettazioni. Non è un bavaglio alla libertà di informazione o una limitazione del potere inquirente, ma una garanzia di rispetto della dignità della persona.

Gianfranco Fini Presidente della Camera dei deputati Camera
10 gennaio 2009
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