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"Il «garantismo» e l' aritmetica" di L. Ferrarella

Garantire insieme: sicurezza e giustizia uguale per tutti; privacy e diritto del cittadino all'informazione

"Il «garantismo» e l' aritmetica" di L. Ferrarella

Messaggioda lucameni il 06/01/2009, 14:09

Riporto molto volentieri questo articolo di Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere (e dico "cronista", non editorialista), non solo perchè condivisibile e basato su un'analisi delle leggi e procedure in vigore (non certo come l'aria fritta degli editoriali cloni di alcune firme note di via solferino), ma perchè almeno mostra che il quotidiano non si è del tutto asservito ai nuovi dialoganti (fasulli).
Finchè dura.

"TRE GIUDICI PER L' ARRESTO
Il «garantismo» e l' aritmetica

E' una semplificata nozione di «garantismo» a motivare l' idea di affidare a un collegio di 3 giudici, anziché a un gip, la decisione sugli arresti chiesti dai pm. Ragionano i fautori: se 3 giudici decidono sulla separazione dei coniugi o sui brevetti, a maggior ragione perché lasciare la ben più delicata decisione sull' arresto delle persone a un giudice solo? Lapalissiano. Ma perché, già oggi, non sono decine di migliaia le persone che ogni anno, dal 1998 a questa parte dopo la riforma del «giudice unico», vengono condannate in primo grado, e dunque potenzialmente private della loro libertà, proprio da un giudice solo? Succede per i reati che dal 1998 il codice stabilisce di competenza appunto del Tribunale in composizione monocratica, che coprono circa il 90% delle ipotesi criminose previste dall' ordinamento, che possono determinare condanne fino a 10 anni, e che peraltro nella quasi totalità dei casi vedono l' imputato accusato neanche da un pm togato di carriera, ma da un viceprocuratore onorario. Senza contare che, nei casi di giudizio abbreviato davanti al giudice dell' udienza preliminare, non soltanto decine di anni di carcere, ma persino l' ergastolo vengono inflitti appunto da un giudice solo, senz' altra «rete» che quei successivi passaggi collegiali in Appello e in Cassazione che periodicamente qualcuno ha la bella pensata di tornare a chiedere di abolire, quasi fossero inutile orpello. Allora cosa è davvero «garanzia»? Se non è «garantista» che un giudice da solo possa privare una persona della libertà come misura cautelare per giorni o settimane durante un' indagine, è invece «garantista» che la possa privare della libertà per anni o addirittura per sempre con una sentenza? Ben arrivati a quanti, un po' tardi, riscoprono la collegialità del Tribunale sempre e comunque: ma se si ritiene che nel 1998 il passaggio al giudice unico per troppi reati sia stato un errore, allora prima bisogna dirlo, e poi occorre anche che si indichi dove e come recuperare la montagna di soldi e organici necessaria per riadeguare, al triplo, il numero dei giudici al numero di processi. Così come non sarebbe male, per i riformatori dall' alto e a costo zero, abbassarsi ogni tanto a dare un' occhiata (almeno date le attuali regole e risorse) anche alla sostenibilità pratica e ai costi delle ricadute organizzative di tante proposte estemporanee: ad esempio, in questo caso, senza ignorare l' effetto combinato delle rigide norme sulle «incompatibilità» che il codice prevede tra la vita di un fascicolo e qualunque giudice se ne sia in qualche modo anche marginalmente occupato. Infatti, se ogni inchiesta avesse bisogno di almeno 7/11 giudici diversi - e cioè di 1 gip, di 3 giudici per valutare intercettazioni e arresti, forse ancora di 3 per il Tribunale del Riesame (la cui soppressione sarebbe difficilmente accettata dalle difese per la perdita qui sì di garanzie, di accesso agli atti, e di contraddittorio), di certo di 1 gup per il rinvio a giudizio e di 3 giudici infine in Tribunale per il dibattimento di primo grado - allora basterebbe l' aritmetica per constatare l' insostenibilità organizzativa: già oggi, infatti, in decine di città italiane non ci sarebbero fisicamente abbastanza giudici, mentre in moltissimi altri tribunali gli organici minimi risicati sarebbero raggiunti solo sommando i giudici civili a quelli penali. Ma c' è di più: laddove qualcuno degli sparuti giudici penali risultasse incompatibile con il fascicolo, sarebbe per forza sostituibile soltanto da un giudice del civile (come oggi avviene solo nelle emergenze estive al Riesame). E chissà se chi legge si sentirebbe più «garantito» dal fatto che, a concorrere alla restrizione della sua libertà, sia un giudice civile da anni digiuno di penale. In compenso, e curiosamente, bassissima è la soglia di sensibilità «garantista» su talune ordinarie prassi organizzative che invece meriterebbero forse una qualche attenzione. Ad esempio, in quegli uffici gip che in alcune città, sull' altare dei vantaggi della «specializzazione» per materia, organizzano il lavoro su coppie fisse di «sempre stesso pm e sempre stesso gip», con tutte le annesse sclerosi sia nel caso di eccesso di sintonia che in quello di frizioni. Così come nessuno sembra porsi qualche domanda su quegli altri uffici gip (anche di grossi tribunali italiani) dove il gip che decide se autorizzare/prorogare o no le intercettazioni chieste dal pm non è il gip titolare e conoscitore del fascicolo (dunque in condizione di esercitare un effettivo vaglio dei corretti presupposti delle intercettazioni), ma è ogni giorno un gip diverso, e cioè il gip di turno: con tutti i relativi dubbi sulla reale capacità di controllo da parte di un «controllore» ignaro dello sviluppo della singola indagine in corso e sicuramente senza il tempo minimo in una giornata per studiarne le decine e decine che gli arrivano da tutti i pm sotto forma di richieste di intercettazioni. Certo, sono questioni noiose. Ma è di questa «noia» che è fatta la vita vera e la crisi vera della giustizia quotidiana, se ad esempio si fa lo sforzo di vedere che la recente scarcerazione di due assessori a Napoli per un difetto di notifica non è un accidente raro, ma la sistematica sorte che ogni giorno fa «saltare» il 13% di tutte le udienze proprio solo per difetti di notifiche. Cosa sia davvero «garanzia», come si vede, è questione forse un poco meno semplice di come rischiano di rappresentarla scorciatoie estemporanee che, ancor prima d' essere valutabili giuste o sbagliate, scontano il fatto di essere prive di senso finché, dietro, non abbiano una elaborazione, uno studio, una statistica, una base di confronto con la realtà pratica. E, soprattutto, finché «garanzia» non diventi bussola vera di reali contenuti, anziché vuoto totem al quale appendere il vestito di turno che vada di moda in una stagione di «dialogo» piuttosto che in un' altra di «scontro».

Ferrarella Luigi

(5 gennaio 2009) - Corriere della Sera"
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: "Il «garantismo» e l' aritmetica" di L. Ferrarella

Messaggioda lucameni il 15/01/2009, 16:07

"Zorro
8 gennaio 2009

Alla controriforma del giudici mancava solo la benedizione apostolica del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. E la benedizione è arrivata ieri, dalle accoglienti colonne dell’Inciucio della Sera. Mancino sposa la trovata Tenaglia di affidare le misure cautelari a tre gip anziché a uno. Così, per rifilare l’ergastolo a qualcuno col rito abbreviato e mandarlo in galera a vita, basterà un gip, mentre per arrestarlo per qualche ora ce ne vorranno tre. La psico-riforma serve, per Mancino, a “evitare gravi anomalie, come quelle verificatesi a Pescara e Potenza”. In effatti è grave e anomalo che un Gip e un Riesame applichino la legge, valutando le richieste del Pm e le ordinanze del Gip, accogliendone alcune e respingendone altre. Il fatto poi che delle eventuali “gravi anomalie” debba occuparsi la sezione disciplinare del Csm presieduta dallo stesso Mancino, che allegramente anticipa il giudizio prim’ancora del processo, e per giunta s’impiccia in due inchieste in corso, sarebbe - questa sì - una grave anomalia. Ma solo in un paese dove non è anomalo applicare la legge. Mancino aggiunge che spetta al Parlamento “scegliere i reati da perseguire” (geniale: così escluderà quelli dei politici). E soprattutto che ci sono “troppi giudici nel Csm”: meglio ridurli a un terzo, raddoppiando quelli scelti dai politici (metà dal Parlamento, metà dal Quirinale). Ancora un piccolo sforzo e proporranno collegi giudicanti composti da un giudice scelto dalla Cdl, uno dal Pd e uno - se proprio non se ne può fare a meno - dalla magistratura. Il vero guaio è che ci sono troppi giudici nei tribunali. "

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
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Re: "Il «garantismo» e l' aritmetica" di L. Ferrarella

Messaggioda pinopic1 il 23/01/2009, 12:12

A questo punto conviene sdoppiare la giurisdizione. Una per i comuni mortali e una per gli unti del signore. Così almeno i loro interessi non inquineranno più la giustizia per i più. Separiamo i nostri destini dai loro.
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