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"Il caso Pescara non toccato dalla riforma della giustizia"

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"Il caso Pescara non toccato dalla riforma della giustizia"

Messaggioda lucameni il 01/01/2009, 15:27

Giusto per mettere i puntini sulle I.

"Il caso Pescara non toccato dalla riforma della giustizia"

Notizie per vari aspetti sconcertanti e (all' apparenza) prive di plausibili giustificazioni, come quella degli arresti domiciliari da prima applicati, e dopo pochi giorni revocati, nei confronti del sindaco di Pescara, sono fatalmente destinate a provocare effetti di corto circuito nell' immaginario mediatico. Anche perché, in assenza di informazioni certe ricavabili soltanto dagli atti giudiziari, ognuno si sente autorizzato a dire la sua, spesso soltanto su basi emotive, con il rischio di perdere di vista il quadro di insieme. Nel contempo, è questo anche il contesto più adatto a favorire - nella dilagante confusione delle lingue - il consueto uso strumentale di notizie del genere. Tanto è vero che il «caso Pescara» è stato da qualcuno subito assimilato, per un verso, al «caso Salerno-Catanzaro» e, per altro verso, al «caso Napoli» (tutti tra loro assai differenti, ma poco importa), pur di trarne elementi per ribadire la necessità e l' urgenza di una «riforma della giustizia». Una riforma di cui da mesi si parla, senza che ancora ne siano stati resi noti i contenuti, a parte il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche firmato dal ministro Alfano, di cui peraltro il presidente Berlusconi quasi ogni giorno invoca profonde modifiche. In quale modo la vagheggiata riforma della giustizia avrebbe potuto influire - se già fosse stata realizzata - sulla vicenda giudiziaria del sindaco di Pescara, è quesito al quale non si saprebbe cosa rispondere. Certamente non avrebbe potuto influirvi nessuna della riforme di livello costituzionale di cui tanto si è discusso, a cominciare da quella relativa alla separazione delle carriere tra giudici e magistrati del pubblico ministero (molti, del resto, hanno registrato con sorpresa, su alcuni punti, una significativa disparità di valutazioni tra la procura pescarese e il competente gip). Ma lo stesso vale anche per le riforme di livello codicistico più volte preannunciate, nessuna delle quali attiene specificamente alla disciplina di applicazione delle misure restrittive della libertà dei soggetti indagati. E infatti, a proposito di questa ultima vicenda, l' accento critico è caduto soprattutto sulla esigenza di una maggiore oculatezza, da parte dei magistrati, nel richiedere e nell' applicare le suddette misure (esigenza sacrosanta, ma relativa al profilo di professionalità degli stessi magistrati, da garantirsi ovviamente nei confronti di qualunque cittadino), non già sui congegni normativi riguardanti i rapporti tra pubblico ministero e giudice. Anzi, proprio la circostanza che il gip di Pescara abbia deciso la revoca degli arresti domiciliari imposti al sindaco (per il venir meno delle esigenze cautelari, grazie anche alla scelta spontanea delle dimissioni, ferma restando la «gravità del quadro indiziario» a suo carico) solo dopo avere ascoltato la difesa «appassionata» dello stesso sindaco, dimostra, semmai, che in questo caso l' interrogatorio di garanzia ha assolto la sua funzione di «contraddittorio successivo» alla esecuzione della misura. In armonia, del resto, con i normali sviluppi della dialettica processuale. Anche se, almeno in ipotesi del genere, sarebbe certo preferibile un meccanismo di «contraddittorio anticipato» rispetto al provvedimento del giudice. Quanto al tema delle intercettazioni, non si vede davvero come l' inchiesta di Pescara (al pari, per esempio, delle recenti inchieste di Napoli) possa fornire argomenti nel senso di una limitazione nell' uso di questo importante strumento investigativo, tanto più utile proprio nelle indagini contro il malaffare politico amministrativo. Altro discorso è, invece, quello della pubblicazione delle risultanze di tali intercettazioni: pubblicazione da vietarsi quando esse siano ancora coperte da segreto, o comunque quando riguardino persone, condotte o circostanze estranee alle indagini. Qui davvero un serio limite deve essere posto, sia attraverso opportuni filtri in sede processuale (così da evitare, in primo luogo, la indebita diffusione di intercettazioni irrilevanti, anche all' interno di atti giudiziari), sia attraverso adeguate sanzioni nel caso di violazione del suddetto divieto. Ciò che specialmente preoccupa, infatti, non è l' esecuzione in sé delle intercettazioni (quando correttamente operate, per ragioni di giustizia), bensì lo scempio che ne viene fatto attraverso la arbitraria divulgazione dei colloqui intercettati, allorché non siano necessari per i fini del processo. Ed è questo, dunque, il tema su cui soprattutto dovrà intervenire il legislatore, ma senza trarne pretesto per restringere l' attuale ambito di ammissibilità dello strumento.

Grevi Vittorio" (professore di procedura penale presso l'Università di Pavia)

Dal Corriere della Sera del 29/12/2008
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Re: "Il caso Pescara non toccato dalla riforma della giustizia"

Messaggioda ranvit il 01/01/2009, 16:44

>Anche se, almeno in ipotesi del genere, sarebbe certo preferibile un meccanismo di «contraddittorio anticipato» rispetto al provvedimento del giudice.<

Appunto....caro Grevi.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Puntini

Messaggioda franz il 01/01/2009, 16:49

Mettiamoli tutti, i puntini.
Che sia indispensabile una riforma della giustizia credo che una verità risaputa da molti decenni.
Come servono riforme della scuola, della sanità, delle pensioni, del welfare assistenziale, della forma organizzativa dello stato.
Il fatto che le proposte di riforma CDL in cantiere siano spesso inutili e fuorvianti non è una motivazione per negare la necessità di vere riforme. Anzi. Siamo stati al governo 5 anni dal 1996 al 2001 e altri due dal 2006 ai primi mesi del 2008 senza pero' combinare un tubo nemmeno noi, sul fronte della giustizia. Abbiamo solo fatto perdere tempo al paese.

Il fatto che un giudice possa sbagliare (come anche un medico o un ingegnere che costuisce ponti) è normale ma non è norrmale che non risponda dei suoi gravi errori, dei danni che provoca, dopo che sono stati individuati.
Anni fa un genitore fu arrestato per violenza alla figlia di pochi anni e solo dopo essere stato mesi in galera, bollato come pedofilo, si capi' che si era in presenza di un caso particolare di infezione degli organi genitali che era stato scambiato per effetto di una violenza. Incompetenza dei medici (uno puo' sbagliare, un team non deve) e superficialità del giudice, che non ha richiesto perizie di tipo diverso.

Chi sbaglia paga. Il medico è denuciabile. Il giudice?
La responsabilità del professionisti è enorme. Quando crolla un ponte o una diga, ... quando un medicinale causa effetti devastanti come il talidomide, ci sono cause, processi. Ma quando sbaglia un giudice? Se incarcera ingiustamente un amministratore pubblico, che danno viene provocato a lui ed al suo partito? Il fatto che un giudice non sia responsabile dei suoi atti (se sono formalmente ineccepibili, anche se sbagliati nella sostanza) fa si' che la giustizia possa essere usata per la lotta politica, per eliminare esponenti locali e nazionali.

Qui non serve alcuna separazione delle carriere ma solo il normale principio che chi sbaglia deve pagare, a tutti i livelli: civile e penale. E soprattutto che chi sbaglia deve essere radiato dalla professione, come avviene con gli altri professionisti.

Ciao,
Franz
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Re: "Il caso Pescara non toccato dalla riforma della giustizia"

Messaggioda lucameni il 01/01/2009, 17:02

A parte che non bisogna dimenticare che- tutt'ora e senza bisogno di una riforma ad hoc - diversa funzione hanno i PM e altro i magistrati giudicanti. E che dal 1988 c'è una legge in merito alla responsabilità civile dei magistrati.
Il fatto che un GIP possa scarcerare - tanto per dire - è cosa normale, inerente la sua funzione.
Come esistono i proscioglimenti e le assoluzioni (e le prescrizioni).
Tutto nella norma codicistica.
Perciò non vedo meraviglie di sorta.
I casi eclatanti ci sono e ci si può e ci si deve ragionare, ma, come spesso succede, basta una scarcerazione di cui non si conoscono nemmeno bene le motivazioni (e ricordiamo che siamo in ambito cautelare, ovvero per definizione le esigenze possono cambiare in "corso d'opera"), perchè lorosignori si gettino a pesce per strumentalizzare e fare esercizio di garantismo peloso (ovvero volto a difendere un loro affiliato o la loro coscienza poco pulita).
E ovviamente tutto contribusce a minimizzare furbescamente quanto rileva dalle inchieste e dalle situazioni di malaffare, sulla scorta di un menefreghismo molto italico e dal detto "tutti colpevoli tutti innocenti".
Io direi: "tutti colpevoli", chi più chi meno.
Chi più perchè ha commesso un fatto criminoso.
Chi meno perchè ha minimizzato e se ne è fregato.


http://www.ristretti.it/areestudio/giur ... sabili.htm

http://www.chiarelettere.it/post/2006545.html
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