MA L'ANM: I POLITICI ANZICHÉ CRITICARE RIFLETTANO SU COME VANNO LE COSE NEI COMUNI
Caso Pescara, Violante contro i giudici
L'esponente Pd: «D'Alfonso arrestato senza ragioni. Ora valutazione seria nei confronti di tutta la magistratura»
ROMA - Il «caso Pescara» dimostra che serve «molta prudenza» ma anche «una valutazione seria dei dati che va fatta nei confronti di tutta la magistratura». A dirlo è l'ex presidente della Camera, ed ex magistrato, Luciano Violante commentando, ai microfoni di Sky Tg24, la scarcerazione del sindaco Luciano D’Alfonso, dopo una settimana agli arresti domiciliari, accusato di associazione per delinquere, concussione, corruzione, peculato ed altro nell'ambito dell'inchiesta, condotta dal Pm Varone, su presunte tangenti nei lavori pubblici di Pescara. «Non sussistevano le ragioni per le quali è stato arrestato - ha sottolineato Violante -. Credo ci voglia molta prudenza perché è caduta una amministrazione per ragioni, a quanto pare, insussistenti». Violante ha quindi rivolto «un invito alla prudenza» e a «una valutazione seria dei dati che va fatta nei confronti di tutta la magistratura».
«INDAGINI APPIATTITE SULLE INTERCETTAZIONI» - Sul «caso Pescara» interviene anche Lanfranco Tenaglia: il ministro della Giustizia nel governo ombra del Pd, spiega che i democratici non condividono l’ipotesi di limitare le intercettazioni soltanto ai reati gravissimi, in particolare dice "no" a progetti che puntano ad escludere reati come quelli contro la pubblica amministrazione. Ma nello stesso tempo polizia e magistratura, sostiene Tenaglia, devono «riscoprire una cultura delle indagini», oggi «troppo appiattite» su questo strumento investigativo.
AN: «MA LE ACCUSE RESTANO» - La messa in libertà del sindaco, che dopo avere seguito la messa di Natale nella chiesa della Madonna dei Sette Dolori - dove è stato accolto con calore dai partecipanti che lo hanno abbracciato e incitato, invitandolo anche a ritirare le dimissioni presentate all'indomani del provvedimento di custodia cautelare - ha trascorso la giornata con parenti e amici, è stata però determinata in particolare dalla decisione dello stesso D'Alfonso di dimettersi dalla carica di primo cittadino, un passaggio che ha consentito di far cadere il rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato. Questo particolare, contenuto nell'ordinanza del gip De Ninis che ha revocato il provvedimento restrittivo, è stata ancora una volta sottolineata dal coordinamento provinciale di An, partito che sta all'opposizione, che in una nota ha poi evidenziato come «in termini di gravità giudiziaria il quadro accusatorio, già integralmente condiviso dal gip nel momento dell'adozione delle misure cautelati, rimane nel suo complesso confermato ed anzi sotto taluni aspetti rafforzato» dopo l'interrogatorio del costruttore Massimo De Cesaris, avvenuto dopo la scarcerazione del braccio destro di D'Alfonso, Guido Dezio, con l'ammissione di aver operato i versamenti (leciti e registrati) accertati nelle indagini, in favore del sindaco D'Alfonso e del suo partito politico, allo scopo di agevolare l'ottenimento dei lavori dal Comune di Pescara che da anni non forniva commesse alle sue imprese». Questa ammissione, ha rilevato An, ha «rafforzato l'originaria prova a sostegno del sinallagma ('contrattò, ndr) della corruzione che l'on. Veltroni, il sen. Brutti e l'on. Violante hanno pietosamente cercato di ridimensionare a mero finanziamento illecito ai partiti».
«RITIRARE LE DIMISSIONI? CI PENSERO'» - E lui, il sindaco? Le ritirerà le dimissioni come gli chiede a gran voce una parte dei suoi sostenitori? Per farlo ha tempo fino al 5 gennaio, dopodiché l'addio alla poltrona di primo cittadino diventerà definitivo. «Per il momento - ha spiegato Luciano D'Alfonso - quello che sto facendo è capire quello che è successo e perché è successo, dopo comincerò a pensare quello che devo fare».
LA REPLICA DELL'ANM - Sempre da SkyTg24 arriva anche una replica da parte dell'Anm, l'organo di rappresentanza dei magistrati, affidata al segretario dell'associazione, Giuseppe Cascini. Anziché criticare i magistrati, secondo il sindacato delle toghe, il mondo politico dovrebbe riflettere e «interrogarsi su cosa accade nelle amministrazioni comunali», sulla «corruzione diffusa nel Paese». Perché le inchieste «ci segnalano un problema generale che non può essere affidato solo alla magistratura». «Sono abbastanza sorpreso - ha detto ancora Cascini - dalle reazioni del mondo politico sul provvedimento giudiziario. La critica ai provvedimenti giudiziari è sempre legittima e possibile, ma qui si discute moltissimo dell’aspetto tecnico della vicenda, cioè del provvedimento di scarcerazione intervenuto dopo le dimissioni del sindaco, e si trascurano invece gli aspetti che dovrebbero interessare la politica: sono gli aspetti legati alle accuse rivolte ad amministratori comunali». Certo, aggiunge il numero due del sindacato delle toghe, resta ferma «la presunzione di innocenza per tutte le persone accusate». Ma «la politica, se non vuole lasciare la magistratura sola in un’azione di contrasto del fenomeno della corruzione, deve interrogarsi seriamente sul tema della regolarità dell’azione amministrativa, della legittimità dei comportamenti dei pubblici amministratori. Altrimenti rischiamo di entrare nuovamente in una fase di conflittualità tra politica e magistratura, della quale non si sente il bisogno».
ALFANO NON COMMENTA - Non ha invece voluto prendere posizione il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che interpellato dai cronisti al carcere minorile di Palermo si è limitato a commentare che «avremo tanti giorni al rientro dal periodo delle festività natalizie per occuparci di questi argomenti. Oggi sono qui per stare accanto a questi ragazzi e credo sia giusto che si riscattino».
Corriere.it, 26 dicembre 2008